cambiamo-messina-dal-bassoCambiamo Messina dal Basso sul ponte sullo Stretto: <<“All’interno del corridoio Scandinavo Mediterraneo il Ponte sullo Stretto risulta indispensabile ai fini di un collegamento stabile tra la Sicilia e il resto del continente”. Troppo facile rispondere che il corridoio arriva a Malta (altro che i tre chilometri di mare dello stretto), che il corridoio non ha previsto il Ponte e che la politica dei corridoi non ha senso se non si ragiona per reti.

Ma l’ennesima suggestione o meglio miraggio, che ciclicamente riappare nel dibattito sul ponte sullo stretto, ci viene ugualmente servita sotto il solleone da un omogeneo fronte politico sindacale di centro destra che si prepara a “flashmobbarsi” il 31 luglio prossimo nell’atrio del Comune (?).

L’occasione è l’altra suggestione/miraggio degli oltre 200 miliardi di euro del Recovery fund destinati all’Italia, che non si sa ancora se, quando e per cosa verranno utilizzati.

Niente di nuovo insomma sotto il sole cocente dell’estate.

Ma perché fino ad oggi non si è fatto il Ponte sullo Stretto? È colpa dei nopontisti, degli ambientalisti, dei nordisti? È colpa di governi nazionali, regionali, di sindaci delle due sponde? È colpa della mafia, di poteri occulti, della troika?

No, la verità è che sono rimaste sul tavolo le domande tecniche ed economiche a cui nessuna delle forze pontiste intende dare o è in grado di dare risposta ed in questi decenni, del resto, nessuna risposta credibile e praticabile è venuta dai circa 450 milioni buttati per tenere in piedi la madre di tutte le suggestioni e di tutti i miraggi ovvero l’idea del Ponte sullo Stretto.

Decenni di discussioni, progetti, analisi costi benefici vengono oggi bypassati come se nulla fosse, concentrando tutta l’attenzione su come assaltare la diligenza del Recovery fund.

 Ci si augura che l’annunciata definitiva chiusura della società Stretto di Messina spa cancelli una volta per tutte il miraggio del Ponte, portando al centro del dibattito non la suggestione del Ponte, ma un’idea di Futuro sostenibile e praticabile per i nostri territori e per le nostre comunità, per evitarne il collasso economico sociale che s’intravede all’orizzonte.

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