Di seguito il comunicato stampa diffuso stamani dai Carabinieri del R.O.S. di Messina: <<Questa mattina, i Carabinieri del R.O.S. hanno eseguito un decreto di sequestro beni finalizzato alla confisca, emesso dal Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti dell’imprenditore Santi Bonanno, ristretto in carcere dal febbraio 2013 per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il sequestro, disposto su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, ha interessato imprese attive nel settore del movimento terra, beni mobili e immobili, azioni e rapporti di credito, per un valore complessivo di cinque milioni di euro .
Il provvedimento scaturisce dall’analisi delle risultanze investigative di pregresse attività condotte dai Carabinieri, e segnatamente di quelle denominate “Vivaio” e “Zefiro”, che avevano evidenziato il rapporto di contiguità delBONANNOcon esponenti di primo piano della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, e in particolare dell’articolazione denominata dei “Mazzarroti”, grazie al quale il predetto aveva conquistato una posizione di rilievo nel panorama imprenditoriale della provincia di Messina.
Più specificamente erano state documentate le cointeressenze, consolidatesi nel tempo, tra l’imprenditore originario di Furnari (Me) e il capomafia Carmelo Bisognano,tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Icaro” esottoposto al regime di detenzione ai sensi dell’art. 41 bisdell’Ord. Pen., nonché con il reggente Tindaro Calabrese, figura di riferimento di “cosa nostra” nella provincia di Messina e tra i pochi in diretto contatto con i boss palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo fino alla loro cattura.
In particolare erano stati individuati gli interessidell’organizzazione mafiosa barcellonese nel settore della realizzazione di opere di rilevanza pubblica – quali la metanizzazione dei comuni del versante tirrenico della provincia di Messina, i lavori del complesso turistico di Portorosa e la costruzione di impianti eolici – e documentato come il Bonanno fosse parte attiva di un sistema economico connotato da permanente illiceità in quanto viziato da stringenti rapporti di cointeressenza con gli ambienti dell’organizzazione mafiosa .
L’attività imprenditoriale del Bonanno era stata poi oggetto di ulteriori approfondimentinel corso dell’attività denominata “Pozzo II”, che aveva fornito inequivocabili elementi di riscontro alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Santo Gullo riguardo le strategie d’azione della famiglia mafiosa barcellonese per il controllo dei lavori di costruzione del metanodotto realizzato dalla Bonatti S.p.a.lungo la tratta Montalbano Elicona/Messina .Più specificamente l’attività aveva documentato come “cosa nostra”, tramite le imprese riconducibili al Bonanno, aveva imposto il proprio controllo in lavori destinati alla realizzazione di opere pubbliche.
L’indagine patrimoniale del R.O.S., coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Messina, nel riesaminare le pregresse indagini, ha evidenziatosia la pericolosità sociale del Bonanno, derivante dai documentati legami con il sodalizio mafioso barcellonese, sia la sproporzione tra i redditi dichiarati dall’interessato e il proprio patrimonio personale, evidentemente accresciuto in ragione della riuscita delle proprie imprese, favorite negli appalti in maniera determinante dalla contiguità agli esponenti di vertice del citato sodalizio.
L’intervento odierno si inquadra nella più ampia manovrainvestigativa del Raggruppamento tesa ad incidere sulle risorse economiche nella disponibilità delle organizzazioni mafiose.>>