Grazie al gioco bimbi consapevoli, ma meno stressati e più coraggiosi. I risultati della ricerca condotta da medici e psicologi nel reparto di chirurgia pediatrica dell’AOU G.Martino. I fili di sutura e quelli che muovono le marionette. Ad un intervento chirurgico i bambini d’ora in poi si potranno preparare giocando. La fantasia è una componente preziosa, ma in scena questa volta ci va la realtà, perché se da un lato le marionette “parlano” e gesticolando raccontano che cosa succede durante un intervento chirurgico; dall’altro giochi mirati incidono sull’immaginazione trasformando gli strumenti classici del dottore e degli anestesisti in oggetti più familiari.
Il risultato è quello atteso, visto che i bimbi sono più sereni e più preparati a sopportate le classiche attività che accompagnano un’operazione. A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Pediatric Anesthesia; un lavoro frutto della collaborazione tra un gruppo di psicologi dell’Università di Messina e i medici e il personale sanitario del reparto di chirurgia pediatrica dell’AOU “G. Martino”.
Abbattere il muro del “non conosciuto”: è questo uno dei punti di forza della ricerca svolta presso l’unità operativa complessa diretta dal prof. Carmelo Romeo e coordinata, sul fronte psicologico, dalla prof.ssa Larcan, direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’ateneo peloritano.
Se in campo ci sono medici e psicologici può accadere, infatti, che il percorso classico di una operazione si trasformi in qualcosa di più: è stato ideato e progettato un particolare programma di preparazione all’intervento chirurgico che vede nel gioco e nelle rappresentazioni ludiche la chiave di volta principale. Quella giusta, secondo gli studiosi, per scardinare paure di bimbi e genitori.
Programmi, è il caso di dirlo, a misura di bambino, perché diversificati a seconda delle caratteristiche dell’ intervento e del carattere del protagonista.
Gli psicologi ci sono prima, durante e dopo l’operazione, con una azione ampia che abbraccia una articolazione su più livelli (psicologo-bambino, bambino-genitori e tra pari).
L’efficacia del programma è stata testata attraverso un confronto: i bambini sottoposti al programma manifestavano minori livelli di ansia e un atteggiamento più collaborativo in fase di anestesia rispetto a chi veniva distratto senza un sostegno psicologico e senza fare alcun accenno all’intervento chirurgico.
La validità dello studio, dimostrata anche dalla pubblicazione [Cuzzocrea F., Gugliandolo M.C., Larcan R., Romeo C., Turiaco N., Dominici T., (2013), A psychological pre-operative program: effects on anxiety and cooperative behaviours, Paediatric Anaestesia, 23(2), 139-143. ISSN 1155-5645.] apre prospettive sempre più ampie, nella convinzione che attraverso l’interazione tra più figure professionali si possa garantire al piccolo paziente e alla sua famiglia una assistenza sempre più adeguata, dove il gioco si fonde con la conoscenza e diventa coraggio.