Martina Hauser, consulente del ministero dell’Ambiente, con la nota diffusa in data odierna e che pubblichiamo di seguito, replica alla puntata di Report dal titolo ‘Ambiente di famiglia”, andata in onda su Rai3 domenica 16 novembre 2014: <<Prima di ritornare in Italia, nel 2006, ho seguito molti progetti di ricostruzione dei servizi pubblici locali di citta’ distrutte dalla guerra, nei Balcani, per conto delle Nazioni Unite e della Cooperazione italiana.
Quando sono arrivata a Cosenza nel 2011, ho avuto la sensazione di essere ritornata indietro: ho vissuto il degrado del bellissimo centro storico, evidentemente lasciato per anni nell’incuria, i rifiuti per strada, l’acqua disponibile a singhiozzo, gli impianti fotovoltaici per edifici pubblici e scuole montati e abbandonati a se stessi, gli edifici pubblici occupati parzialmente da “inquilini” abusivi di varie categorie, le infrastrutture di amianto in varie zone della città, mai censite e messe in sicurezza.
In questo paesaggio degradato emergevano, quasi come un simbolo, i gruppi di cani randagi a “passeggio” nei giardini pubblici e nelle strade, che mettevano spesso a rischio la sicurezza delle persone, con aggressioni che hanno causato anche con gravi danni.
La supponente Gabbanelli racconta che sono passata da Cosenza come assessore all’ambiente solo per inaugurare il nuovo canile. Ma forse, la poverina non ha la capacità di leggere i rapporti che ho presentato al consiglio comunale sul lavoro fatto in pochi mesi, per riportare i servizi in una condizione di decenza e legalità, con l’aiuto di un gruppo straordinario di funzionari e volontari. O forse, la supponente non può toccare gli amici degli amici.
Sono orgogliosa di avere “scoperchiato” la pentola del mal governo dell’ambiente a Cosenza, di cui sono responsabili alcuni esponenti politici che si definiscono progressisti, che siedono ancora, inutilmente, nel consiglio comunale, nonostante abbiano distrutto quella bellissima città. A questi signori ho chiesto ripetutamente e pubblicamente di rendere conto dei disastri di cui sono responsabili, sulla base dei dati che ho raccolto e analizzato. A questi signori la supponente poteva fare qualche domanda, ma evidentemente sono amici degli amici. Qualche domanda poteva essere rivolta anche alle Autorità responsabili, alle quali ho inviato puntuali, circostanziate denunce, tutte pubbliche e tutte disponibili.
A proposito degli amici degli amici, visto che la supponente sproloquia sul canile, ecco alcuni dati che sono pubblici e si commentano da soli. Quando ho iniziato a fare l’assessore, il Comune di Cosenza spendeva circa 350.000 euro all’anno per il ricovero in tre canili privati di 605 cani: a Oppido Mamertina (Lombardo&Bonarrigo), a Gioia Tauro ( “Metauria Ecologia”) e Rocca di Neto (“Mister Dog”). Tutto questo mentre il canile municipale di Donnici era in stato di abbandono, non veniva utilizzato e i cani randagi assalivano le persone nel centro della città.
In pochi mesi abbiamo “rivoltato” la situazione, con l’aiuto decisivo delle associazioni animaliste, del centro veterinatrio dell’Azienda sanitaria provinciale e di volontari che hanno assicurato gli alimenti per i cani, altrimenti non disponibili per carenza di fondi pubblici, tutti assorbiti dal pagamento del ricovero nei canili privati.
In un anno il canile comunale è stato recuperato e messo in funzione. Con il programma volontario “Fido t’affido” è stato possibile registrare l’adozione di oltre 200 cani e i costi delle convenzioni con i tre ricoveri privati sono stati ridotti del 20.%. Il randagismo in città è stato in buona parte se non debellato, controllato e monitorato. Sulla base del lavoro avviato, la previsione era quella di una riduzione dei ricoveri e dei costi pari al 75% entro i prossimi due anni.
Ma gli amici degli amici vanno protetti. Ecco perché, il famoso giornalista investigativo Lucio Chianca e la sua sodale Gabanelli non sono andati a vedere a chi appartengono i canili ricovero, non sono andati a chiedere al Corpo Forestale se per caso il randagismo non sia un fenomeno organizzato e non hanno chiesto che fine hanno fatto le mie denunce. E pensare che REPORT lo pagano gli italiani con il canone.>>