In medicina sono classificate sotto l’acronimo “MICI”. I pazienti hanno imparato a conoscerle come malattie croniche intestinali, ma in genere prima che possa essere formulata una diagnosi il tempo di attesa è di uno, due anni.
È uno degli aspetti più evidenti emerso stamani in occasione dell’incontro promosso al policlinico G. Martino dall’associazione Amici Onlus, con la collaborazione dei Prof. Giuseppe Navarra, Walter Fries e Claudio Romano.
Da una indagine effettuata su un campione di persone dalla nostra associazione – ha sottolineato in apertura il presidente di Amici Onlus , dott. Salvo Leone, è emerso che il 14% di esse ha dovuto attendere cinque o più anni per ottenere una diagnosi.
“La sfida è quella di fare in modo che presto si possa costituire in Italia un registro nazionale – ancora assente –utile per quantificare il numero di pazienti colpiti da MICI; solo così sarà possibile conoscere da vicino il problema e mettere in atto le strategie giuste per risolverlo”.
Ed è proprio con questo spirito che già da tempo all’interno dell’AOU si è di fatto costituito un gruppo di professionisti che opera su più livelli seguendo un modello multidisciplinare: dall’ambito pediatrico a quello degli adulti insieme ai trattamenti possibili sul fronte chirurgico.
L’obiettivo è quello di creare tutte le condizioni affinché il percorso nel quale il paziente si ritrova possa essere il più strutturato possibile.
Nel corso della mattinata sono stati analizzati più temi: dalle MICI nel bambino – che non è un piccolo adulto e come tale ha peculiarità particolari – alla tipologia di interventi che è possibile eseguire, all’ottimizzazione delle terapie oggi più diffuse.
A.M.I.C.I. Onlus è presente in 15 regioni italiane e riunisce le persone affette da Colite Ulcerosa o Malattia di Crohn e i loro familiari; ad affiancarla è un comitato di medici specialisti che con iniziative di questo tipo punta anche a valorizzare lo studio e la ricerca di carattere medico e scientifico.