La soppressione del servizio notturno di guardia medica sarà un ulteriore colpo mortale per la Locride e, soprattutto, per i comuni dell’entroterra. Il già depotenziato servizio del 118 sarà chiamato a dare assistenza sostituendosi ai presidi di guardia medica e con aggravio di assistenza ospedaliera di primo soccorso.
Per tale motivo, il Sindaco della Città di Locri, dopo aver ricevuto nei giorni scorsi un sollecito da parte del Sindacato Medici Italiani ed aver ricevuto una delegazione di medici ed il dott. Pantaleone Fioresta, rappresentante Sindacato Nazionale Associazione Medici Italiani, ha ritenuto doveroso condividere la preoccupazione manifestata, considerate le gravi conseguenze per il territorio della Locride, e inviare un appello al Presidente del Consiglio del Ministri per cercare di scongiurare quanto potrebbe verificarsi con la sospensione del servizio di guardia medica dalle 24,00 alle 08,00.
Di seguito la lettera indirizzata a Renzi:
Al Presidente del Consiglio dei Ministri Dott. Matteo Renzi
On.le Presidente del Consiglio dei Ministri, nella qualità di Sindaco della Città di Locri, ho ritenuto doveroso condividere la preoccupazione dello SMI, Sindacato Medici Italiani, dello SNAMI, Sindacato Nazionale Associazione Medici Italiani e di altre sigle sindacali del settore ed esprimerLe, per conto dei cittadini che rappresento – e ritengo anche a nome della martoriata popolazione della Locride – una forte inquietudine per l’ipotesi prospettata dal coordinatore della SISAC, Vincenzo Pomo, e così come espresso dall’atto di indirizzo per la medicina generale, licenziato dal Comitato di settore, di un’articolazione dell’assistenza medica territoriale sulle sedici ore (c.d. H16), anziché sulle 24 ore così come è oggi.
Tale fondamentale forma di assistenza sanitaria è stata sino ad oggi assicurata capillarmente su tutto il territorio nazionale dal servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica), attività che in alcune realtà – ed in particolar modo per molti comuni dell’entroterra della Locride – rappresenta l’unico presidio sanitario a tutela degli anziani, dei disabili e dei malati cronici. Ancora di più servizio necessario in un territorio disomogeneo e fornito da una rete viaria precaria, così come è appunto quello della Locride.
Inoltre, la soppressione della guardia medica andrà a pesare, dalle 24 alle 8 di mattina, sul servizio 118, che si troverebbe a svolgere, in contemporanea, due tipologie di attività completamente diverse: i “codici rossi” di emergenza e le visite e prescrizioni per patologie minori. Questa situazione provocherà disfunzioni nell’assistenza medica molto gravi, con il reale rischio di intasamento dei vari pronto soccorso, nonché disagi enormi soprattutto nelle aree geograficamente meno raggiungibili e distanti molti chilometri dal presidio ospedaliero o dalla postazione di 118 più vicina.
Tale disagio verrà avvertito ancora di più presso l’Ospedale di Locri, unico nosocomio presente all’interno di un territorio che serve quasi 150.000 abitanti, con una popolazione che nei periodi estivi come minimo raddoppia.
Un Ospedale che per logiche politiche e di psuedo spending review, sta subendo continui tagli di personale medico e paramedico; di investimenti finanziari sia per la struttura che per macchinari e attrezzature; sia in termini di sicurezza e accoglienza dei degenti. Una situazione che nel tempo si è aggravata sempre più, a causa del commissariamento della Sanità calabrese, del commissariamento dell’ASP 5 di Reggio Calabria, del mancato interesse nel cercare di investire su un Ospedale e un territorio “lontano” dal centro di controllo provinciale, e che negli anni ha visto la chiusura dei vicini ospedali di Gerace e Siderno.
In una situazione del genere, rinunciare anche ai presidi di guardia medica, sarebbe una decisione catastrofica, che, oltre ad isolare ancora di più molte popolazioni, farebbe collassare il Pronto Soccorso di Locri (attualmente sono anche 4 ore di attesa per un codice verde a causa della carenza di personale) e andrebbe a far crollare tutta la struttura già attualmente precaria.
La presenza di postazioni di guardia medica aiuta in qualche modo a sopperire, almeno nelle ore notturne, ad una situazione di disagio e precarietà assistenziale che purtroppo negli anni è divenuta permanente entrando in una logica di normalità.
La riforma delle cure primarie, così come ipotizzata, non serve sicuramente al miglioramento del servizio e non porterà ad alcun risparmio, anzi ci sarà sicuramente un aumento dei costi in quanto anche le cure basilari verranno traslate su servizi più complessi (come Pronto Soccorso e 118).
Certo di un Suo autorevole intervento a riguardo, mi è gradita l’occasione per porgere distinti saluti, con la speranza che possa avere un occhio di riguardo per questo territorio, così lontano geograficamente ma anche da ogni logica politica di reale interesse sia nazionale che regionale.