Lamezia Terme, 13 novembre. “L’industria cinematografica in Italia non esiste!”. Ha esordito così Ninni Bruschetta, ospite ieri della prima serata della 6. Edizione del Lamezia International Film Fest, in un incontro con il pubblico assieme al Direttore artistico Gianlorenzo Franzì.
“Il mercato cinematografico è anche peggio di quello televisivo. Purtroppo gli attori non possono scegliere proprio per questa ragione. E io sono fortunato perché in oltre 100 titoli ho fatto anche delle cose meravigliose, come Boris e La linea verticale”, ha spiegato l’interprete che ha poi proseguito con un tono più polemico. “Boris, il film, parla proprio di questo, e si prende gioco del cinema della finta sinistra del nostro paese”. Ma, ormai, “non è tanto un problema di destra o sinistra” quanto della “pochezza intellettuale” dilagante, per cui “si confondono la libertà e l’eguaglianza con la facoltà di poter dire qualsiasi cosa”.
Ed è proprio questo atteggiamento, secondo Bruschetta, ad “uccidere la qualità” e più in generale la cultura.
Ormai, “quando un autore porta una sceneggiatura a un produttore, questo nemmeno la legge. E se lo fa gli risponde che così non va bene perché il film deve far ridere”, ha continuato ancora l’attore, spiegando come questo continuo “mettere da parte l’idea”, ci abbia portato a non scoprire più gli autori.
Ma, d’altronde, in Italia è stato messo in atto “un progetto per distruggere la cultura italiana che non è certo iniziato con Berlusconi ma con Giolitti”. Così, ci siamo ritrovati “a considerare Salvini e la Meloni di destra… E io sono uno che conosce molto bene la cultura di destra, per questo ne parlo. Infatti, non amo definirmi di sinistra, io sono comunista!”.
Conclusa la digressione politica e sociale, Ninni Bruschetta ci ha tenuto a ricordare il regista Mattia Torre, sottolineando come la sua scomparsa sia stata un’enorme perdita per il cinema italiano, e non solo.
Il festival ha poi assegnato all’attore il Premio Ligeia per la sezione Esordi d’autore.