Caro Tito, prima di dirti dei miei appelli alle Istituzioni anche internazionali che dimostrino come e quanto, fin da ragazzo e da adolescente, io fossi sensibile alle situazioni di sofferenza sociale su cui intervenire per risolverle positivamente (come, ad esempio nel 1986, la desertificazione urbanistica del borgo antico di Badolato (Cz) che mi ha indotto a lanciare l’allarme del “paese in vendita”)….. sento il bisogno personale e l’obbligo civile di ringraziare tutti coloro che nel mondo, ma specialmente nella nostra Europa, ci hanno comunque permesso di vivere in pace (o almeno in assenza di guerre) come non era mai accaduto per così lungo tempo in questo vecchio e litigioso Continente. Sì, penso che dobbiamo ricordarci di quelle persone (specialmente di quegli statisti) che hanno tentato di unire le nazioni europee in un progetto comune di buon vicinato, collaborazione e di unità, dopo la fin troppo devastante esperienza dei due folli confitti mondiali 1914-1918 e 1939-1945. E’ doveroso ringraziare innanzi tutto coloro i quali sono morti ed hanno sofferto in queste immani guerre e a causa delle grandi dittature del 20° secolo e nelle lotte per la libertà e la democrazia.
Bisogna, tuttavia, ammettere che questa euro-occidentale (dal 1945 ad oggi) è una “pace amara” poiché, pur nell’assenza di guerre guerreggiate, permangono situazioni di grandi sofferenze (e persino di martirii), specialmente per le classi più umili. Pace amara ma pur sempre pace (come è la “dura lex sed lex” cioè … la legge è dura ma è legge … questa pace è amara ma è pace)!… Per quanto amara, questa pace è sicuramente un bel passo avanti verso, si spera, un mondo decisamente migliore. Adesso è meglio una pace amara piuttosto che una guerra di morti, violenze e devastazioni (persino nucleari)!… Spetta a ciascuno di noi trasformare una “pace amara” in una pace dolce e permanente (per tutti, nel mondo)!…
Infatti, adesso diventa ancora più importante e significativo ringraziare e ricordare tutti coloro che ci hanno portato a questo lungo periodo di pace dal 1945 ad oggi (ben 71 anni) … proprio adesso che la lunga ed amara pace europea rischia di interrompersi se gli attuali statisti (che hanno la grande responsabilità del nostro Continente) cadranno nella trappola della guerra mediterranea e mediorientale (Siria, Libia, Iraq e dintorni), che poi non sono altro che guerre per il “ vile” petrolio. Il nostro appello è che si agisca in modo tale (diplomaticamente e pacificamente) da scongiurare un conflitto che, acceso alle porte di casa nostra, potrebbe incendiare tutta l’Europa (e anche oltre). Speriamo davvero di cuore che venga scongiurata per tutti i popoli (non soltanto per noi europei) ciò che è stata già definita “la terza guerra mondiale a pezzettini”!… L’Europa è forse già stanca di pace?… Adesso, quindi, l’allerta è necessaria, indistintamente per tutti, in difesa della pace!…
E, adesso, pure come pensiero di “pace” e di “normalità” ti racconto di quando ero solito scrivere ad alcune Istituzioni, anche internazionali, taluni miei appelli per contribuire (pure come semplice “testimonianza” nel mio piccolissimo, goccia nell’oceano) alla migliore soluzione di evidenti sofferenze sociali o per aumentare le adesioni all’Europa Unita e, quindi, a favorire e rafforzare proprio la pace tra i popoli. Tutto questo per dimostrare di come e quanto io fossi stato sempre sensibile alla ingiusta povertà della gente e alla necessità di armonizzare le nazioni. Ideali che ho coltivato specialmente durante l’esperienza e il periodo del complesso musicale “Euro Universal” (1967-1973), il gruppo musicale che cercava di realizzare la “musica etica” basata proprio su paradigmi di “vita etica” e di pace. Tutti questi miei precedenti “appelli” sono stati elementi che poi hanno contribuito a portarmi ad esprimermi pure nell’appello per eccellenza quale può essere considerato quello di “Badolato paese in vendita” (che è il tema principale di tutte queste “Lettere su Badolato”)!…
Mi scuso, intanto, con te e con i lettori se, così facendo, interrompo al 1973 il racconto evolutivo della mia esistenza sociale (finalizzato, appunto, alla vicenda del “paese in vendita”) redatto fino alle Lettera su Badolato n. 8 – Capitolo quinto … ma tale interruzione è dovuta al fatto che ho appena trovato una documentazione di cui mi ero proprio dimenticato. Documentazione che erano tra le carte del complesso “Euro Universal” e che ho ripreso dopo quasi 4 decenni per rispondere ad un Editore (Maurizio Maiotti, Viale Certosa 299 – 20151 Milano – info@jamboreemagazine.com) il quale (leggendo della mia “band” e del “Pop-Islam” proprio su questo tuo sito www.costajonicaweb.it) mi ha chiesto di inviargli una scheda su quella bella esperienza da inserire su un libro dedicato ai gruppi musicali degli anni Sessanta e Settanta. Ti accludo l’immagine della copertina provvisoria di tale Opera che piacerà soprattutto agli amanti della musica e degli ideali assai pacifici di quegli anni, ancora tanto vicini al nostro affetto e alla nostra considerazione, poiché anni preziosi e di lotta per “un mondo migliore”.
Ricordo, ancora e sempre, che queste “Lettere su Badolato” sono soltanto semplici “Appunti” (“pro-memoria” di base per auspicabili sviluppi) peraltro scritti in diretta come “work in progress” e, quindi, possono subire repentini sbalzi temporali ed umorali. L’importante è che la presente interruzione contribuisca a far capire meglio come e perché sia giunto alla determinazione di lanciare il 7 ottobre 1986 l’appello, l’S.O.S. per la salvezza del borgo antico di Badolato, mio paese natìo. Ricordo, altresì, che nell’ottobre 1963 avevo scritto al Sindaco di Roma per la rimozione delle baraccopoli (site nelle periferie della Capitale e, in particolare, lungo la ferrovia proveniente dal sud Italia)… non era dignitoso, infatti, per quella gente abitare e vivere in tali condizioni così poco umane, sociali e civili!
Nel 1968 un’altra lettera ho inviato al Sindaco di Roma per proporre una settimana di manifestazioni (informative, pedagogiche e celebrative) sulla pace e sulle Nazioni Unite da realizzarsi nella Capitale d’Italia dal 18 al 26 ottobre 1969 in vista del primo centenario di Roma-Capitale (1870-1970). Ho spedito dall’Ufficio Postale di Badolato Marina tale lettera raccomandata n. 3323 del 24 ottobre 1968 … Questa data del 24 ottobre è stata una coincidenza voluta e cercata, poiché ogni 24 ottobre si celebra in tutto il mondo proprio il giorno in cui nel 1945 è entrata in vigore la “Carta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite – ONU”. E la data proposta al Sindaco di Roma era proprio concepita (dal 18 al 26 ottobre) come a cavallo del 24 ottobre, giornata dell’ONU.
Penso sia utile ricordare qui che negli anni 1967-68 ho realizzato in Badolato Marina delle Mostre sull’Unione Europea e sull’ONU … proprio per quel desiderio di pace da consolidare in Europa e nel Mondo. Convinto della presenza e della necessità operativa di questi Organismi internazionali, ero andato a Roma, alle loro rispettive sedi, per rifornirmi di materiale illustrativo e descrittivo (manifesti, poster, volantini, opuscoli, libri, ecc.) di tali Istituzioni per divulgarne gli scopi altamente benefici per tutta l’Umanità. Non era cosa da poco, a quei tempi, che un ragazzo di 17-18 anni s’impegnasse autonomamente in una simile attività pubblica di pedagogia sociale, a spese proprie e con tanta passione personale e sociale, divulgativa e coinvolgente.
Come ti ho detto in altra lettera, dal gennaio fino a luglio 1970 ero a Crotone, dove a casa di mia sorella Vittoria mi preparavo da solo e da privatista per affrontare l’Esame di Stato per il conseguimento del Diploma di Scuola Media Superiore al locale Liceo Classico “Pitagora” presentando insieme due anni (i programmi scolastici di seconda e di terza liceo). La preparazione era davvero assai intensa. Nonostante ciò sentivo assai forte il desiderio di interagire con le Istituzioni. Così trovavo tempo e risorse economiche per inviare i due “Appelli” che ti descrivo qui di seguito.
A quei tempi (siamo nel 1970), nei mass-media (giornali, radio, televisione) si parlava assai della necessità di “salvare Venezia” (specialmente dopo l’alluvione del 4 novembre 1966 che aveva sconvolto drammaticamente pure Firenze). “Salvare Venezia” innanzitutto dall’acqua alta che la sommergeva fin troppo spesso e da altre problematiche socio-strutturali (anche di abbandono del centro storico da parte dei suoi più antichi e autentici abitanti). Quasi sicuramente l’attuale e grande quanto discusso e costosissimo progetto MOSE (cioè “MOdulo Sperimentale Elettromeccanico” per l’innalzamento di paratìe per fermare l’acqua alta che nuoceva e continua a nuocere alla bellissima città lagunare) trova le basi in quel lontano dibattito. Evidentemente la mia sensibilità verso la salvezza dei luoghi storici ed altamente significativi era già tanto alta e presente in me se ho sentito l’esigenza di prendermi la briga (io che ero impegnato in studi che non dovevano e non potevano ammettere distrazione alcuna) di redigere un articolato “Progetto per contribuire a salvare Venezia” e spedirlo non soltanto al Sindaco di Venezia ma anche all’UNESCO di Parigi, al Consiglio dei Ministri dell’Europa Unita di Bruxelles (Belgio) e al Consiglio d’Europa di Ginevra (Svizzera).
A rileggere adesso (esattamente dopo 46 anni) quanto ho scritto e descritto in quel “Progetto” mi stupisco io stesso non soltanto per l’insieme delle idee e delle proposte ivi contenute ma per la grande passione sociale e civile da me espressa alla giovanissima età di 20 anni non ancora compiuti. La medesima passione sociale e civile che ho profuso nel lottare per il mio stesso paese natìo durante la vicenda del “paese in vendita” che era un “Progetto” per salvare un borgo “antico” forse quanto la stessa Venezia, pur con le dovute proporzioni di importanza, ma con il medesimo significato ideale e simbolico (pure per migliaia di altri borghi e centri storici meno famosi della laguna veneta).
Per la cronaca, ho spedito il 03 febbraio 1970 la lettera-raccomandata n. 1273 da un Ufficio Postale decentrato di Crotone, mentre dall’Ufficio Postale Centrale ho spedito il giorno dopo (04 febbraio 1970) le lettere-raccomandate n. 3399 al Consiglio dei Ministri dell’Europa Unita di Bruxelles, la n. 3401 al Consiglio d’Europa di Ginevra e la n. 3403 all’UNESCO di Parigi.
Poi, abitando sempre a Crotone, nell’aprile 1970 mi venne l’idea di scrivere al Primo Ministro del Regno Unito (solitamente detto Gran Bretagna o più comunemente Inghilterra) per esprimere la grande simpatia mia personale e del gruppo musicale “Euro Universal” a favore dell’ammissione della sua Nazione nell’Europa Unita. Scrissi una pagina di testo e cercai in Crotone un professore di lingua inglese per la traduzione, per avere la quale pagai 20 mila lire (l’equivalente di un quarto di stipendio di un insegnante elementare di allora), quasi tutti i miei risparmi. Avuta la traduzione, ho spedito la lettera al n. “10 Downing Street” di Londra (residenza ufficiale del Primo Ministro dal 1735) da Badolato Marina con raccomandata n. 2051 del 22 maggio 1970. Oggi come oggi quella lettera assume un particolare significato, poiché i cittadini del Regno Unito saranno chiamati giovedì 23 giugno 2016 ad esprimersi sulla cosiddetta “Brexit” cioè l’uscita o meno di tale Stato dall’Unione Europea!… Speriamo di “NO” poiché renderebbe ancora più debole la pace in Europa e nel mondo.
Ovviamente, nelle suddette lettere, evidenziavo che il complesso musicale degli “Euro Universal” era a disposizione delle Istituzioni e delle Autorità cui mi rivolgevo, nel caso fosse utile alla causa e al progetto proposto. Altra lettera (che mi sono premurato di far tradurre in francese a mie spese, dal momento che non c’era allora un insegnante di tedesco nella zona di Badolato) ho inviato nella primavera 1972 al Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Monaco (Germania Federale) di quell’estate per proporre una serie di concerti degli “Euro Universal” nel Villaggio Olimpico e nelle altre manifestazioni socio-culturali e ricreative collaterali. Ci venne risposto che avremmo dovuto andare a Monaco a nostre spese, le quali poi sarebbero state rimborsate. Però, poveri come eravamo, abbiamo dovuto rinunciare a quest’altra bella opportunità che per noi “Euro Universal” restava un sogno ed una chimera come tante altre occasioni che sembravano a portata di mano ma che la povertà nostra personale e familiare e la povertà territoriale e sociale (non soltanto economica) ci condannava all’emarginazione in un’Italia e in un’Europa che invece viveva momenti esaltanti per taluni giovani e per taluna musica!
Infine (per spirito di massima lealtà con chi mi legge e di totale onestà intellettuale personale) sento di dover fare riferimento ad un articolo letto domenica 10 dicembre 1972 alla pagina 13 (Avvenire Centro-Sud) del quotidiano nazionale cattolico “Avvenire” di Milano (che nella prospiciente pagina 12 – Avvenire Sud – aveva pubblicato un articolo sul “pop-islam” del mio complesso musicale Euro Universal), poiché penso che, sebbene inconsciamente, abbia avuto un qualche ruolo nell’ideazione della mia proposta – SOS del “paese in vendita”. Infatti, tale articolo s’intitolava “Viterbo da salvare” e raccontava di un gruppo di cittadini (aderenti alla “Gioventù Francescana) che aveva rivolto un appello alle Autorità cittadine affinché venissero salvate dal degrado, dall’abbandono, dal crollo e dallo sgretolamento importanti monumenti (alcune antiche chiese, il palazzo Mazzatosta, la Rocca degli Albornoz, l’intero quartiere medievale di San Pellegrino, la Porta San Pietro, ecc.). Per documentare l’urgenza di salvaguardare tali bellezze ambientali e monumentali, la Gioventù Francescana aveva realizzato un’apposita pubblica mostra fotografica nelle sale del Teatro Unione intitolandola proprio “Viterbo da salvare”. (continua)
LETTURA PARALLELA
Caro Tito, tra le carte degli “Euro Universal” ho trovato pure delle foto del gruppo con le quali adorno questa lettera. Ed ho trovato anche l’intero testo poetico da me dedicato a Badolato. Queste parole d’amore al mio paese natìo sono state musicate al momento da Giuseppe Naimo e da altri elementi degli “Euro Universal” che si trovavano assieme a me (durante un sereno e suggestivo crepuscolo di un giorno del maggio 1968) sulla spiaggia del “Lido Maiolina” (come ho trovato scritto nel foglio originale), cioè nel litorale antistante il nostro rione Maiolina. Nel 1968 la spiaggia di Badolato era totalmente libera, poiché non erano ancora stati edificati gli stabilimenti balneari (il primo lido – Il Delfino – sarebbe stato costruito in legno nel 1969, sulla spiaggia prospiciente la grande Villa del Barone Paparo). Ecco per intero le parole della canzone (i cui versi iniziali, quelli che ricordavo a memoria, ti ho già scritti in una precedente lettera):
BADOLATO
(parole di Domenico Lanciano – musica degli Euro Universal)
Io che ho girato
tutto il mondo
mi son trovato qui
su questa spiaggia.
C’è un grande mare
azzurro e l’Infinito
riecheggia la sua luce
in tutta pace.
Badolato! – coro: Ba-do-la-to!
Badolato! – coro: Ba-do-la-to!
paese dei fiori
paese d’Amor!
Badolato! – coro: Ba-do-la-to!
Badolato! – coro: Ba-do-la-to!
paese carino
piccino così!
Scende la notte
ed io son qui da solo
e vedo intorno a me
mille bagliori.
Alzo i miei occhi al cielo
e mille stelle
trèmulano lontano
come fiammelle.
E la luna … – coro: E la lu-na
intreccia i suoi raggi
con l’onda sul lido.
E una campana … – coro: e un-a cam-pa-na
richiama, richiama – coro: Ba-do-la-to!
paese dei sogni, paese d’Amor!
Caro Tito, ti sto descrivendo “work in progress” (lettera dopo lettera, in crescendo) il mio grande Amore per Badolato, mio paese natìo. Spero che io riesca (pur utilizzando questi “Appunti” imperfetti e incompleti per loro natura, anche perché scrivo con la mia memoria e con qualche documento soltanto tra i tanti esistenti ma non ancora disponibili alla consultazione) a spiegarmi e a farmi capire sull’evoluzione di questo Amore che mi ha portato poi alla vicenda del “paese in vendita” che non è una provocazione o una trovata pubblicitaria (come è stato detto o semplificato giornalisticamente) ma è qualcosa di molto più profondo e significativo. E mi auguro che, lettera dopo lettera, riesca a dimostrare ed evidenziare tutta la profondità e tutto il significato che ha avuto e continua ad avere quel mio appello – S.O.S. per salvare il borgo di Badolato, pure come prototipo di tantissimi altri borghi e come simbolo di una ben determinata civiltà e filosofia del vivere e dello stare al mondo.
Grazie ancora per la gentile e paziente attenzione! Cordialità,
Domenico Lanciano
(Vasto Mare, domenica 13 marzo 2016 ore 13,13)
Dedico questa “Lettera su Badolato n. 9” a tutti i profughi che bussano “biblicamente” non soltanto alle porte dell’Europa ma di tutti i Paesi ricchi o benestanti. Spero, in particolare, che l’Europa li accolga con dignità reciproca. Ripeto … “con dignità reciproca” poiché anche noi europei abbiano necessità di esprimere la nostra dignità in tale importantissima occasione storica. Possiamo considerare questa lettera come un vero e proprio “Appello” – S.O.S. alle Istituzioni internazionali perché salvino chi scappa da guerre, torture, dittature, fame ed altre negatività sociali ed ambientali. Ho già trattato di queste “persone” (persino intere famiglie) nelle altre ed apposite “Lettere a Tito” e non vorrei ripetermi qui. Ma è assolutamente indispensabile ed urgente che specialmente i Popoli europei dimostrino di che vera civiltà siano fatti e capaci ancora adesso!…