Caro Tito, ti vado a raccontare il seguente episodio della “Terza Lista” del giugno 1975 esclusivamente perché si è in seguito rivelato assai importante per il mio futuro a Badolato, condizionando e addirittura rendendo quasi nullo l’Amore per il mio paese natìo. Ritengo ancora adesso che sia stato l’evento principale che mi ha condotto al definitivo esilio nel 1988, poiché taluni partiti politici (che si dichiarano democratici e vicini al popolo) poi, alla fin fine, si sentono i padroni non soltanto del potere affidato loro dai cittadini ma persino della vita delle persone.
Come già sai, dall’estate 1973 conducevo molto alacremente tutta una serie di ricerche su Badolato che avrebbero dovuto fornirmi sufficienti argomenti per la redazione della mia tesi di laurea. Dopo quasi due anni di tale impegno, verso i primi di maggio 1975 avevo già abbondante materiale per cominciare a delineare quelle “Evoluzioni delle caratteristiche socio-economiche di Badolato nel dopoguerra”. Tuttavia, mi mancavano ancora alcune risposte importanti.
Una di queste risposte era fondamentale per saggiare la consistenza (almeno elettorale) del locale Partito Comunista, specialmente dal momento che persino alcuni vecchi fondatori ma anche parecchi semplici militanti mi dicevano (a microfoni spenti) tante negatività sull’Amministrazione guidata dal sindaco Antonio Larocca, ma anche del partito che, in mano ad una seconda generazione di “indegni” – secondo loro – ormai aveva tradito le premesse con cui si era bene impiantato in Badolato nell’autunno 1943.
Devo proprio dirti, caro Tito, che non mi immaginavo nemmeno lontanamente di trovare dentro al granitico (definito in campo regionale “la Roccaforte Rossa”) e tanto famoso PCI badolatese (che era stato esempio e trascinatore in Calabria nell’immediato dopoguerra) tanta divisione, tanta acredine, tanti veleni e persino tanto odio. Coloro che hanno la mia età possono ancora ricordare il clima di “intolleranza” e di “odio” che c’era in Badolato dentro e fuori al PCI … tanto che sembravano essere tutti contro tutti … e mi meravigliavo come poi, quando si trattava di votare, come e quanto fossero invece così tanto uniti, granitici ogni volta dopo tanto pigliarsi reciprocamente a “pesci in faccia”. Gli anni settanta furono davvero assai difficili anche a Badolato e la società locale era dilaniata e divisa da quotidiane polemiche politiche.
Un’altra risposta avrebbe dovuto venirmi da quanta e quale locale Democrazia Cristiana era, sotto sotto, legata al PCI. Si potrebbe addirittura affermare che proprio a Badolato è stato inventato e realizzato il primo “compromesso storico PCI-DC” che dopo qualche anno entrò pure nella scena nazionale (fino a produrre dal 14 ottobre 2007 il PD – Partito Democratico, quale abbiamo ancora oggi). Infatti, da quando nel 1946 (alle prime elezioni comunali) aveva perso sonoramente, la DC badolatese non è mai parsa combattiva (né a parole né in opere) bensì troppo remissiva … tanto da sospettare che c’era un rodato gruppo di PCI e di DC che, all’occorrenza, effettuava vicendevoli scambi di voti (spesso anche alle regionali, alle provinciali e alle politiche) e, di conseguenza, c’era una tacita divisione di “ricchezza” (in senso lato).
Tutto ciò si può ipotizzare (anche se ovviamente non ho prove da evidenziare) poiché in un piccolo paese come Badolato si percepiscono taluni movimenti, talune amicizie (complici e interessate), talune “vox populi” (voci di popolo) e talune confidenze che erano partite alla fonte con la promessa di rimanere segrete e che, invece, come spesso accade in simili frangenti, corrono di bocca in bocca più veloci della luce!
Così, verso i primi del mese di maggio 1975, una mattina (come spesso mi accade) mi svegliai con una specie di “illuminazione” … questa volta alquanto azzardata, dalle conseguenze non valutabili anche a pensarci bene. Tuttavia, ascoltando la voce del mio cuore (che ha quasi sempre ragione), ritenevo che comunque valeva la pena portarla avanti. Spesso soltanto gli azzardi portano alla verità. Inoltre, ero personalmente assai indignato nell’aver constatato (durante la recentissima ricognizione fotografica del primo maggio) come e quanto il territorio badolatese (borgo compreso) fosse in uno stato di abbandono quasi irrimediabile, nonostante qualche lodevole situazione sempre all’altezza della migliore arte contadina nel tenere bene l’agricoltura tradizionale di base. Indignato come e più di me era Pasquale Piroso (Jimmy) che mi aveva accompagnato per tutta la giornata della ricognizione e del sopralluogo per tutte le campagne badolatesi (marine, collinari, montane).
Altra motivazione che mi incoraggiava ad intraprendere una simile inaudita avventura era quella per cui necessitava interpretare e verificare sociologicamente una protesta alquanto diffusa verso l’Amministrazione comunista di Antonio Larocca. Forse, pensavo, molte persone hanno paura di esporsi, di protestare per timore di ritorsioni o di emarginazioni. Di sicuro in tanti badolatesi covava davvero il malcontento ed io ne ero testimone e direttamente “responsabilizzato” specialmente per coloro i quali si erano confidati con me e si aspettavano una qualche iniziativa a loro favore. Quando si dice “dare voce” a chi non ce l’ha o non la vuole avere!…
Però, ripeto, il primo e già sufficiente motivo per avviare tale per me “pericolosa” impresa era quello di saggiare “sociologicamente” (ripeto solo “sociologicamente”, senza altre finalità, almeno per me) le saldature nascoste tra PCI e DC badolatesi, senza altri concorrenti. Perciò, ero convinto che fosse necessario creare un elemento di “disturbo” o di verifica (come una “cartina di tornasole”) quale poteva essere un terzo incomodo alle imminenti elezioni comunali del 15 giugno 1975. Ci voleva, perciò, una “terza lista” che effettuasse una valutazione e un “test” sulla consistenza delle due liste storiche presenti ininterrottamente dal 1946 (cioè da quasi 30 anni) in Badolato. Inoltre, il PCI locale era veramente il “mito” tanto decantato?
Ero altresì cosciente che soltanto per me tale “terza lista” aveva una valenza “sociologica” ma per gli altri (da quelli che la formavano fino ai partiti concorrenti PCI e DC) aveva una valenza prettamente “politica-elettorale” e, specialmente, per il PCI poteva costituire un atto ostile specialmente da parte mia (che provenivo da famiglia e ampissima parentela fedeli al PCI da generazioni). Il rischio era veramente grande ma altrettanto grande era la curiosità scientifica di verificare un dato sociologico, antropologico oltre che politico. Esercitavo comunque un diritto costituzionale e democratico. E altra verifica era registrare le reazioni (fin troppo spesso smodate e inopportune in una società civile) in presenza di un altro concorrente.
I dirigenti del PCI sapevano benissimo che c’erano troppe persone che avevano criticato aspramente (a torto o a ragione) la loro conduzione dei cinque anni dell’Amministrazione Larocca. Pertanto, temevano che tutti questi “dissidenti” votando la Terza Lista e togliendo voti al PCI avessero potuto far vincere la DC. Da parte sua la DC s’illudeva che bastava lasciar fare ai dissidenti PCI per poter vincere facilmente. Era davvero un’appassionante partita, tutta da giocare poiché, indipendentemente dai risultati, la Terza Lista era utile per effettuare una radiografia socio-politica-amministrativa di Badolato, da cui poi trarre una lezione (ognuno per proprio conto) non soltanto per il futuro ma pure per gli annosi problemi concreti dei cittadini.
Tra i tanti che avevo intervistato e che si era dimostrato assolutamente e apertamente contrario al PCI, pur essendo da sempre vero comunista, era a quel tempo Totò Verdiglione (un artista del legno e del marmo, allora cinquantenne). Era assai simpatico e conosciuto in paese e poteva essere facile per lui organizzare una lista di 16 persone da opporre a PCI e DC. Infatti, presto detto, presto fatto. Il terreno era già bell’e pronto! Dopo tre giorni che io ero andato a casa sua per dirgli di questa mia idea (era presente pure il suo consuocero Vincenzo Menniti detto “Coyhu u grossu” cioè “Collo grosso” padre di Andrea, futuro sindaco DC nell’Aratro del 1980) convocò una ventina di probabili candidati per ragionare sul da farsi. Alcuni di questi candidati (come Andrea Bressi 1941, Rosa Teresa Lanciano e Rocco Rulli) erano stati chiamati da me.
In pratica io risultavo “indipendente” (così come, qualche mese dopo, ho letto negli uffici del Viminale a Roma nel rapporto del Prefetto di Catanzaro al Ministro dell’Interno), 7 erano dissidenti comunisti, 6 ex-democristiani e due socialisti. A ben vedere questa “Terza Lista” risultò poi essere stata la “prova generale” per la vittoria nel 1980 della lista civica “Aratro” la quale, raccogliendo tutti gli anti-comunisti, è riuscita a deporre dal “trono” comunale il PCI. Novità più evidente nel 1975?… Nella Terza Lista erano candidate ben due donne (una professionista laureata e l’altra una bravissima contadina della mia Kardàra), mentre nella DC soltanto una e nel PCI nessuna. Il Consiglio comunale badolatese è stato (quasi) sempre “maschile” (e forse pure “maschilista” nelle scelte sociali) e con pochi elementi aventi studi superiori e qualificati (ciò potrebbe non significare nulla per una buona amministrazione, ma spesso il “titolo” aiuta molto così come può aiutare molto avere più donne come consigliere). Tuttavia, ogni partito ha i suoi limiti!
Verso gli inizi di maggio 1975 la prima riunione avvenne a Badolato Superiore nella casa sita in Via Cavone (in dialetto “Cafuni” cioè dirupo) rimasta vuota perché il fratello di Totò Verdiglione era stabilmente emigrato in Argentina. Questa casa era attaccata alla sua e si accedeva dalla cosiddetta Piazza Santa Barbara. Si creò immediatamente un clima di grande entusiasmo tra i convocati che promettevano “battaglia”. Si può immaginare quale e quanto clamore abbia suscitato nella nostra comunità la “Terza Lista” (come fu immediatamente denominata) dal momento che per quasi 30 anni (dal 1946 al 1975) era stato assai monotono e scontato il duello PCI-DC, ma anche il “monopolio” PCI alla guida del Comune.
Alcuni mi davano atto che avevo comunque dato uno “scossone” al nostro ambiente che era fin troppo abituato alle liturgie elettorali dei due partiti maggiori, i quali (proprio perché indisturbati) potevano agire comodamente e senza quasi mai una contestazione né popolare né politica-amministrativa. La tranquillità era, quindi, assoluta senza nemmeno un controllo, pure perché nel PCI vigeva la disciplina del “partito-totem” e solitamente i 4 eletti nella minoranza DC non avevano nemmeno voglia di andare ai Consigli comunali. Come si dice popolarmente “il PCI se la suonava e se la cantava”. E ciò fa male alla vera democrazia! In un’altra occasione mi è stato poi detto che avevo dato uno “scossone” … quando avevo lanciato l’S.O.S. “Badolato paese in vendita” per salvare il borgo dallo spopolamento e dal degrado (1986).
In quella prima riunione della Terza Lista a casa Verdiglione, a parte i dettagli organizzativi che ognuno avanzava, mi sono fatto approvare la necessità di stampare e diffondere il “Programma Politico-Amministrativo” per almeno due evidenti motivi: primo, eravamo una lista del tutto nuova e gli elettori avevano il diritto sacrosanto di sapere come la pensavamo e quali fossero le nostre intenzioni di governo locale; poi un Programma era una innovazione significativa, dal momento che dal 1946 in poi gli elettori badolatesi votavano praticamente a “scatola chiusa” … sulla fiducia sia il PCI che la DC, non in base ad un chiaro Programma amministrativo (meglio se scritto “nero su bianco”).
Infatti il “Programma” scritto è come un contratto tra i candidati e gli elettori … un “contratto” che può essere sempre verificato quando è scritto, poiché un contratto fatto di parole, nell’euforia e nelle promesse dei comizi non può essere verificato del tutto. E far votare i cittadini badolatesi ogni volta a “scatola chiusa” non è stato un bene né per la democrazia e né persino per la stessa classe dirigente. Ma così andavano le cose a quei tempi e con quelle persone. Alla base, si sa, c’è sempre un problema culturale oltre che politico. E quella era la “cultura” sociale di quegli anni (e non soltanto a Badolato, ovviamente).
Alla formulazione del Programma hanno partecipato direttamente tutti i 16 candidati della Terza Lista, ma anche persone esterne (simpatizzanti ed esperti). Tenendo debitamente conto della volontà e delle indicazioni di ognuno, il gruppo di lavoro ha poi redatto il testo che, portato ad una seconda assemblea dei candidati e dei sostenitori, è stato approvato alla unanimità, così come sono stati approvati alla unanimità l’intitolazione ufficiale della terza lista “Lista civica TRE TORRI” e il disegno del logo che gli elettori avrebbero trovato sulla scheda elettorale evidenziava proprio le TRE TORRI dello stemma comunale. Ci autotassammo per far stampare le 4 pagine del Documento Politico-Amministrativo (che qui di seguito di trascrivo come “LETTURA PARALLELA”). Resta pur sempre un documento storico (almeno per Badolato).
Tutti noi della Terza Lista, per quanto entusiasti della nostra iniziativa, eravamo assolutamente coscienti che potevamo soltanto dare uno scossone al PCI e sapevamo molto bene che ci saremmo comunque classificati terzi. Però noi ovviamente andavamo dicendo che il PCI doveva passare all’opposizione dopo 30 anni di “regime”. Forse perché non avevano la coscienza tranquilla, tale prospettiva incuteva vera paura ai comunisti non solo locali (infatti, non era bello perdere la “Roccaforte Rossa” uno dei migliori simboli regionali del PCI). Non avendo alcuna possibilità di vincere, non abbiamo nemmeno provato a spendere soldi in inutili manifesti. Giusto per occupare i previsti spazi elettorali e non essere completamente assenti, chiesi al mio amico Vincenzo Serrao di Elia (figlio dell’ostetrica comunale) di disegnarmi su miei testi alcune vignette satiriche che ebbero grande successo, benché fossero in bianco e nero e in fotocopia. Era davvero assai acuta e pungente l’ironia di questi fumetti eseguiti magistralmente dal giovanissimo Vincenzo Serrao! Ne devo aver conservata copia originale e, comunque, una è riportata alla pagina 155 del secondo volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” dove spiego le motivazioni della Terza Lista (pag. 152-156).
Tra le tante possibilità, si poteva paradossalmente verificare davvero che i dissidenti PCI (palesi od occulti) avrebbero potuto far vincere la DC, votandola per troppa rabbia ed indignazione. La DC lo faceva presupporre e quindi non si impegnava più di tanto. Personalmente, conoscendo sia il PCI che la DC, ero convinto che i comunisti locali avrebbero comunque superato la pur difficile prova, giocandosi il tutto per tutto. Anzi, a mio parere, sarebbero stati i gruppi DC (già imparentati con il PCI da sempre negli scambi di favore) a dare una buona mano ai comunisti per farli vincere. In fondo era questa per me la più importante “verifica sociologica” per cui mi ero così tanto pericolosamente esposto. E così in parte è stato. Però hanno giocato altri fattori. Ma ecco altre verifiche sociologiche che poi sono emerse:
• Per non perdere il potere, il PCI locale si è apertamente servito di personaggi ritenuti dal popolo poco limpidi (diciamo così per non usare parole più vere, più forti ed appropriate). Ma, quando si gioca il tutto per tutto, non si può sottilizzare. Pur di non fare tornare il fantomatico “mostro” capitalista rappresentato dagli agrari crudeli e “assassini”, il popolo PCI chiudeva facilmente un occhio. “Ubi maior, minor cessat” affermavano gli antichi Romani (praticamente “Il piccolo problema sparisce e si dissolve di fronte al problema o alla minaccia più grande”)! Comprensibile ma non eticamente e politicamente ammissibile, ti pare caro Tito?…
• Essendo alla guida del Comune praticamente da 30 anni, il PCI aveva una rete di aderenti che (a parte i militanti per antica fede comunista) lo sostenevano pure perché avevano attenuto appalti, posti di lavoro e altri benefici (tra cui un semplice “BUONO ECA”) oppure le classiche “promesse elettorali”. L’ECA, a quei tempi, era l’Ente Comunale di Assistenza alle famiglie più povere. Una sera che ero andato a salutare mia zia Concetta alla via Siena della Jusuterra, ho incontrato un cugino primo di mia madre a Piazza San Nicola. Andava distribuendo questi “BUONI ECA” immancabilmente a fini elettorali dato il periodo (oggi si dice come voto di scambio). Glie lo feci notare e lui sorrise beffardo e troppo sicuro di sé (come era suo solito). Poi mi ha detto “Complimenti cugino, hai fatto un bel Programma … sembra proprio il libro dei sogni!”. Gli replicai serio: “Voi in 30 anni di Comune non siete riusciti a realizzare nemmeno uno di questi sogni così necessari per Badolato. Pensate soltanto a Voi stessi e ai vostri compagni e compari!”
• Il sindaco uscente era molto attivo a modo suo ed ha avuto l’abilità e la bravura politico-amministrativa di far sì che gli impiegati comunali (per un paese di appena 3700 abitanti) giungessero (in un modo o nell’altro) al numero record di circa 60 unità. In pratica erano 60 famiglie (e loro addentellati) che avrebbero votato immancabilmente PCI … se non altro per non perdere il posto (poiché non tutti erano assunti a tempo indeterminato). Ero amico di tutti costoro. Anzi con alcuni di loro proprio fraterno amico. Nessuno di questi impiegati mi ha malamente commentato la realizzazione della Terza Lista che avrebbe potuto metterli in pericolo. Qualche battuta ma niente di pesante o ingiusto (come era logico). Invece, uno che aveva un lucroso appalto comunale, temendo di perderlo mi ha più volte minacciato di morte. Personalmente ero tranquillo, ma il tipo ha dimostrato (prima e dopo tale episodio) di essere assai pericoloso per se stesso e per gli altri. I più accaniti contro di me sono stati molti militanti e attivisti, oltre a personaggi che (appartenenti al più evidente familismo comunista) andavano dicendo contro di me e contro Totò Verdiglione tutto il male possibile, dimostrando così di non credere nella democrazia che andavano predicando ma di ritenersi i “padroni” del Comune (poi a livello nazionale parleranno di una necessaria politica dell’alternanza al governo, ma in sede locale guai a metterli in discussione!). Guai quindi a contraddirli con una semplice lista concorrente, secondo il gioco democratico e secondo la Costituzione votata pure dai loro Padri. Spesso succede, infatti, che a furia di occupare per molto tempo un servizio pubblico si tende a privatizzarne il potere dato dal popolo senza mai pensare di poterlo e doverlo lasciare se il popolo decide altrimenti. Ovviamente, in tale clima forsennato, ho perso più di qualche caro amico comunista senza poterlo recuperare in seguito. Mi spiace che il confronto sociale e politico debba essere così tanto aspro da generare divisioni, specialmente in una piccola comunità dove ognuno può essere ed è prezioso. Con le divisioni individuali, sociali e politiche si crea più fratture e spopolamento.
• Infatti, l’acredine nei miei confronti a causa della Terza Lista, credimi Tito, è stata tanta e tale che, immediatamente dopo i risultati elettorali, amareggiato per tale ingiusto trattamento, ho ritirato la mia residenza anagrafica dal Comune di Badolato per il vicino Comune di Soverato (dal giugno 1975 al 25 marzo 1977 quando l’ho portata a Roma). Questa delle mie residenze anagrafiche cangianti (esilii?) può essere considerata pure sociologicamente come la insistente difficoltà economico-sociale ma anche culturale di avere un luogo adatto dove esprimersi per la comunità e stare bene.
• Un mio carissimo amico (un vero e proprio “pasdaran” comunista ultraortodosso, attivista e “fondamentalista”) mi tenne dall’una di notte alle 4 di mattina dentro la sua automobile (rimasta per tutto il tempo con il motore acceso!) per convincermi a votare PCI e non alla Terza Lista. Ho spiegato le mie motivazioni. Purtroppo per lui dopo dieci anni da quel nostro lungo colloquio, tale amico ha lasciato il PCI locale strappando pure la tessera e lasciando per sempre Badolato, sentendosi tradito dal trasformismo comunista. Questa è storia ormai, non più cronaca. E qualcun altro lo ha seguìto. Dopo parecchi anni, pur essendo molto orgoglioso, mi ha ammesso che “avevo ragione” a dare un avviso, una lezione al PCI con la Terza Lista … ma il PCI locale non ha capito il magma popolare che covava nel suo pur apparente e antico granitico consenso. La società cambiava pure a Badolato e molto. Però, gli ex-comunisti (che nel frattempo hanno cambiato nome al partito) hanno poi recuperato … ma con conseguenze non sempre positive. Ormai avevano persa pure loro e per sempre la candida innocenza. Tempo ci vuole, ma la verità viene sempre a galla!
• Personalmente andavo precisando che non intendevo essere eletto, poiché avevo promosso la Terza Lista per una verifica sociologica. Solevo dire: “Se la Terza Lista vincerà (sotto sotto però amavo comunque farli imbestialire visto il maltrattamento che mi riservavano) dovrà lasciare a casa 4 persone, poiché tali sono i posti destinati a voi comunisti in quanto minoranza per la prima volta nella vita politico-amministrativa badolatese”. Inoltre, sapevano bene tutti (ed io lo sottolineavo ogni volta che ero attaccato) che avrei potuto avere personalmente una forza elettorale (mai usata!) da 300 a 400 persone, dal momento che la mia parentela diretta (da parte di madre e di padre) era immensa e sicuramente qualche amico me lo ero guadagnato in 25 anni di vita. Tuttavia, per coerenza (essendo per me soltanto un “test” sociologico tale Terza Lista), non andavo a chiedere voti e avevo lasciato liberi persino i miei genitori e i miei fratelli!
• Infatti, mio padre, acceso e convinto comunista da sempre (vero comunista “apostolico” come l’ho definito io nelle pagine del “Libro-Monumento”) non tollerava che, vincendo la Democrazia Cristiana, potessero tornare i baroni, i famelici latifondisti da cui il PCI li aveva liberati dopo memorabili lotte contadine. Per tale motivo mio padre andava dicendo che non approvava la mia decisione di fare una Terza Lista e che avrebbe votato sempre e comunque PCI. Ovviamente i comunisti badolatesi andavano sbanderanno ai quattro venti la ferma posizione di mio padre, che però veniva criticato da qualcuno rimproverandolo che, trattandosi di suo figlio, almeno avrebbe dovuto stare zitto, pur votando nel segreto dell’urna il suo amato PCI. Tuttavia, non soltanto mio padre sosteneva tale versione delle cose (la paura del ritorno dei baroni e dei latifondisti), fatta credere dalla dirigenza comunista che, a ben vedere, erano al contrario fin troppo compromessi con i baroni e gli agrari di un tempo. Ma pochi nel PCI badolatese riuscivano a intravedere un simile inganno in quel 1975. Se ne accorgeranno anni dopo. Specialmente quando persino il Lungomare di Badolato Marina è stato intitolato nientemeno che al barone Mario Paparo, figlio del più grande latifondista non soltanto di Badolato ma di mezza Calabria ovunque avesse i suoi possedimenti. Perché addirittura il lungomare intestato ad un barone e non, ad esempio, allo “Sciopero a Rovescio” oppure ai “compagni” che avevano patito carcere e ingiustizie?… Il cambiamento effettuato dal comunismo in Badolato in circa 60 anni, con l’inattesa intitolazione del lungomare, è stato palesemente e drammaticamente, storicamente e dolorosamente definitivo. Che mi risulti, non ci sono state serie proteste su tale clamorosa intitolazione … che è ancora lì. Sicuramente i comunisti delle lotte contadine si saranno rivoltati nelle loro tombe! Ma le generazioni cambiano e si rinnovano. A volte stravolgendo l’eredità dei padri. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Purtroppo o meno male? Dipende. Comunque la si possa e voglia pensare … lungomare così intitolato è uno schiaffo al popolo e alla storia di Badolato!
• Una mia scelta di cui vado ancora fiero è stata quella di spostare i comizi dalla piazza principale di Badolato Marina (piazza della Chiesa o piazza Antonio Tropeano) ad una più piccola piazza periferica, posta davanti al Bar Tre Ancore (oggi bar Solesi) che era una sorta di quartier generale del relax dei comunisti badolatesi. Perché ho scelto quella piazza? Almeno per due motivi importanti. Primo, dare più importanza alla periferia della Marina, la quale si stava espandendo poderosamente verso nord (lungo la strada statale jonica 106 in direzione di Soverato – Catanzaro). Tale periferia aveva già subìto gravi torti sociali ed edilizi (sempre ad opera dei comunisti e della loro sottomissione di lottizzazione urbana-topografica al barone Paparo, loro ex-nemico storico) creando il cosiddetto “Ghetto” (un mostruoso quartiere). Secondo, costringere i comunisti che affollavano il bar ad ascoltare il nostro comizio oppure a far chiudere il bar. Sapevo che sarebbe stato uno smacco chiudere o disertare il bar, così sono stati costretti a seguire il primo comizio effettuato fuori dalla piazza principale della Marina. Per merito della Terza Lista l’asse e il baricentro politico diventava la periferia e non più la piazza centrale, dove (come dirò più avanti) comunque abbiamo tenuto un comizio con l’avvocato Francesco Tassone di Vibo Valentia, fondatore di una casa editrice progressista e di tanti movimenti a favore della Calabria e del Sud. Ne resto ancora devoto e riconoscente amico.
• La Terza Lista ha fatto soltanto tre comizi: due a Badolato Marina (Piazza centrale e Piazza Pisani) e uno a Badolato Superiore davanti al Municipio (luogo storico dei comizi delle lotte contadine). Abbiamo parlato in tanti candidati. La chiusura degli interventi, affidata a me, ha avuto la medesima conclusione “Il popolo ha il governo che si merita!”. A buon intenditor …
• La Terza Lista ha così costretto le altre due forze in concorso (PCI e DC) a fare pure loro almeno un comizio a piazza Pisani. In particolare, a dare man forte al PCI badolatese (considerato in grave pericolo) sono venuti tutti i big regionali. In particolare era venuta pure la mia ex-docente di Lettere della prima media a Catanzaro Lido, quella che mi è stata assai utile ed importante (specialmente per la mia vocazione giornalistica e per il metodo critico che bisognava usare sempre ovunque e comunque). Preciso che pure per questo l’ho ricordata, con riconoscenza e gratitudine, in alcuni miei libri. Tale mia insegnante (che in Calabria è stata a lungo presidente dell’UDI – Unione donne italiane e fervente militante del PCI) nel suo comizio a piazza Pisani (verso i primi di giugno 1975) ha parlato molto contro di me. In particolare ha detto che è stata lei ad insegnarmi come si tiene la penna in mano. Era vero!… E’ stata proprio lei ad insegnare a noi alunni della sua classe di essere “profetici” e “ribelli” come don Lorenzo Milani, di avere una mente ed un cuore liberi e di utilizzare la “critica” ad oltranza su tutti e tutto, di essere cittadini partecipativi ed onesti. Ed io ho fatto proprio ciò che lei mi ha insegnato!… Peccato che poi tale insegnamento le sia rivolto “contro”. Dove è la coerenza?…
• Per andare a votare ho scelto la domenica mattina 15 giugno (ad orario di uscita da messa) quando in piazza Tropeano c’era parecchia gente pure perché sostava davanti alla sede dei seggi elettorali posti in una scuola proprio tra il bar centrale sempre affollato e la chiesa. Avevo preparato un altro dei miei “colpi ad effetto” per dimostrare come e quanto il PCI avesse dimenticato operai e contadini. Infatti, andai a votare con una zappa in spalla, percorrendo il tratto più affollato di gente (da vicino al bar centrale, passando per la piazza ripiena di persone che stavano uscendo dalla messa domenicale e salendo verso il seggio). Ho attratto l’attenzione di tutti e alcuni, avendo capito le mie intenzioni, commentavano proprio ciò che volevo si capisse. Molti (specialmente giovani e bambini) mi attorniavano festosi o mi seguivano increduli e stupìti. Ovviamente, all’ingresso del seggio il giovane carabiniere di guardia mi ha tolto delicatamente la zappa con un sorriso divertito, avendo capito pure lui il senso di quella mia manifestazione pacifica. Ancora adesso qualcuno si ricorda e mi ricorda quell’episodio che, in fondo, è stato una studiata ed attenta azione di “comunicazione sociale” utilizzando una forma tra il teatrale e la protesta politica, comunque divertente e con un chiaro messaggio da tutti percepito ed efficace. Tale mia azione eclatante non avrà sicuramente portato un solo voto alla Terza Lista, ma ha colpito la fantasia e l’immaginazione evocativa che quel gesto intendeva proporre. E tanto mi era sufficiente a giustificare il gesto.
• Totò Verdiglione, che da ex-PCI adesso aveva aderito al un partito di sinistra estrema anche se presente in Parlamento (mi sembra il PSIUP – Partito socialista di unità proletaria), chiamò per il nostro comizio finale in Badolato Marina un elemento di spicco della cultura politica calabrese, l’avvocato ed ex magistrato Francesco Tassone (come accennato sopra, originario di Spadola, un paese montano vicino al nostro e operante a Vibo Valentia), fondatore dei “Quaderni Calabresi – Quaderni del Sud”. Fu un onore per tutti noi avere una così prestigiosa e carismatica personalità, che da quel momento ho avuto come amico e vicino in altre mie lotte. Infatti, nonostante fosse ormai ultraottantenne, ha voluto partecipare alla marcia Badolato Marina – Badolato borgo il 07 ottobre 2011 nel 25° anniversario dell’inizio della vicenda “Badolato paese in vendita” in difesa dei paesi spopolati.
Come alcuni di noi (dentro la Terza Lista) prevedevano, i risultati hanno favorito ancora una volta il PCI con un forte margine di voti (+ 341). Infatti nelle elezioni comunali del 15 giugno 1975 alla fine il PCI ha prevalso ottenendo 1047 voti (54,4%) mentre la DC ne ha avuti 706 (36,6 %) e la Terza Lista soltanto 170 (9%). Vediamo come e perché:
• Il PCI si era impegnato molto – bisogna ammettere – per non perdere il consolidato potere comunale. Aveva fatto appello agli emigrati in nord Italia e in Svizzera (specialmente a Wetzikon maggiore e più popolosa colonia badolatese) perché votassero per salvate il partito. Se non ricordo male due autobus sono andati a prendere gli emigrati in Svizzera. Ricordo però molto bene che c’erano parecchi compagni comunisti che attendevano alla stazione ferroviaria di Badolato coloro che tornavano con i treni. Mi è rimasto impresso un episodio. Il papà di un impiegato comunale ancora senza assunzione definitiva era quello che, in modo più concitato, accoglieva festosamente e rumorosamente coloro che scendevano dal treno esortandoli a telefonare ad altri emigrati a scendere per votare. Questo papà mi fece tanta tenerezza e mi sono immedesimato nel suo stato d’animo di padre per difendere la posizione del figlio “precario”. Quanti di questi precari ci sono oggi (anche per colpa degli ex-comunisti)?….
• A proposito di emigrati, girava voce che alcuni voti erano stati dati da altri fidati comunisti con schede vere di elettori mai rientrati in Italia. Altre voci dicevano che i comunisti erano bravi a fare “brogli” (o a suddividere le schede bianche, votandole, con la DC). Ed in effetti, a vittoria riconquistata con maggiore esultanza, qualche comunista si è lasciato sfuggire che avevano votato anche i morti!… Sarà stata sicuramente una esagerazione, ma può dare conto del clima che un terzo incomodo come la LISTA CIVICA TRE TORRI aveva creato.
• In effetti, controllando l’ elezione precedente del 1970 e quella seguente del 1980, il PCI badolatese ha sempre e comunque mantenuto la propria forza elettorale alle comunali. Infatti, nella tornata precedente, il 07 giugno 1970 il PCI ha preso 1038 voti (pari al 58%) ovvero 286 voti in più del partito concorrente (la DC) che ha mantenuto la solita quota di 752 (42%). Poi, l’08 giugno 1980 il PCI pur perdendo per la prima volta ha comunque ottenuto i suoi 1068 voti (49,5%) mentre la lista civica Aratro ha vinto con uno scarto di 20 voti soltanto (1088 pari al 50,5%).
• Essendo il nostro un paese dove tutti sanno (quasi) tutto di tutti, è abbastanza facile conteggiare il voto delle singole persone, spesso avvalorate da indiscrezioni fidate. E’ venuto fuori che il 15 giugno 1975 la DC era venuta in soccorso del PCI, come altre volte in diverse occasioni. Ha così dimostrato che c’era effettivamente uno storico accordo di vicendevole aiuto (come ad esempio, la DC aiuta il PCI alle comunali e questi aiuta la DC alle regionali o viceversa oppure alle politiche). Insomma c’era uno zoccolo duro di “complicità” elettorale che conveniva a tutti. Potere consolidato, dunque. La DC badolatese non aveva alcun interesse a conquistare il Comune.
• Peccato poi che, verso i primi di marzo 1976, moriva prematuramente il sindaco rieletto Antonio Larocca. Si capì, in seguito, che Larocca era almeno un elemento unificatore delle molte anime del PCI badolatese, mentre in seguito in tale partito sono venute fuori tutte le contraddizioni e i dissidi che hanno portato alla perdita del Comune nel 1980 a favore di una lista civica (l’Aratro) cui erano confluiti tutti i dissidenti della sinistra unendosi con DC e destra (anche neo-fascista). Tutti contro il PCI. Da allora la sinistra badolatese non è mai stata più la stessa, anche se formalmente il PCI è tornato con l’antico simbolo a riconquistare il potere locale (nel 1985 e nel 1987) e poi (misti ad altri movimenti) con varie liste civiche.
• Per quanto riguarda il risultato della Terza Lista, 170 voti ottenuti non sono stati molti ma nemmeno pochi, visto e considerato il contesto. Ma sicuramente sono stati voti significativi che il PCI ha sottovalutato nei cinque anni seguenti. La Terza Lista aveva comunque mostrato che c’era una forte crepa nel tessuto sociale e politico badolatese. Non c’era più la disciplina e l’obbedienza cieca di tutti i decenni precedenti. L’elettore, il cittadino badolatese cominciava a pensare con la sua testa … ed è proprio questo il risultato maggiore e più significativo datoci dal quel 1975.
• Un sospetto mi è nato dopo qualche settimana quando, per caso, ho notato gettati nella discarica abusiva della foce del torrente Vodà (vicino al mare) un 200-300 stampati (ancora imballati e non utilizzati) del Programma della Terza Lista, evidentemente non distribuiti da qualche aderente della prima ora. Sarà passato con il PCI? E’ stato ricattato? E’ stato minacciato?… Non si può infatti escludere che qualche candidato della Terza Lista abbia subìto pressioni tali da dover abbandonare noi per darsi al suo ex-partito! Ma chi ha tradito?… Sinceramente a me (impegnato subito dopo le elezioni a preparare la quinta edizione dell’Agosto Universitario) interessava ben poco. A perdere tempo per indagare avrei pure saputo, ma era del tutto inutile. A me, come ho detto già in premessa, era stato interessante quanto sociologicamente emerso da tale “test” … da questa “cartina di tornasole” che era stata la Terza Lista … ovvero il malessere di buona parte della popolazione badolatese e la rottura delle adesioni politiche granitiche verso PCI e DC che per 30 anni hanno tenuto, in un modo o nell’altro, il governo di Badolato con tutto ciò che ne è conseguito (nel bene e nel male).
• Nella stessa discarica ho trovato a metà degli anni ottanta (in periodo di amministra zio ne PCI) migliaia di costosi opuscoli “Badolato 4 dimensioni (mare, collina, montagna e lago”) pagati dal Comune e non distribuiti né ai negozi, né ai turisti, né ai cittadini. Sotto gestione prima Aratro e poi PCI, in attesa di conferirli in discarica a quintali, tali opuscoli di 64 pagine a colori erano stati ammassati per anni (rendendoli sporchi ed inutilizzabili) nei locali dell’ex mercato (oggi centro anziani) di Via Garibaldi in Badolato Marina. Chi ha deciso di gettare via un così importante e costoso strumento per il turismo badolatese?… Questo (oltre ad essere un grave sperpero di denaro pubblico) è stato soltanto una delle conseguenze più visibili del fatto che dal 31 dicembre 1982 non ero più bibliotecario comunale (dal momento che sono stato costretto ad abbandonare l’incarico poiché non c’erano le condizioni minime per effettuare bene quel lavoro che pur, con grandi miei sacrifici, aveva cominciato a dare buoni frutti, grazie alla mia grande passione e dedizione). Ma ne descriverò a data più opportuna, trattando del 1982.
• Ed eccoti, caro Tito, come “Lettura parallela” la trascrizione del Documento Politico-Amministrativo della Terza Lista “Tre Torri” (Badolato 03 giugno 1975). Chiunque sia a conoscenza dei fatti e delle realtà può sapere e constatare quante delle cose qui indicate siano state realizzate o disattese dalle Amministrazioni comunali che si sono susseguite dal 1975 ad oggi. Le presenti e le future generazioni tengano ben presente tale “documento” (almeno come orientamento storico). Per conto mio, nel giugno 1975 ho provveduto a consegnare ai 20 consiglieri comunali (che si insediavano per la prima volta) una copia di tale stampato come promemoria delle esigenze che avevamo rilevate nella nostra Comunità badolatese. Esigenze quasi del tutto inevase e, perciò, ancora attuali.
LETTURA PARALLELA
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ELEZIONI COMUNALI DI BADOLATO 1975
DOCUMENTO POLITICO-AMMINISTRATIVO DELLA LISTA N. 3 “LISTA CIVICA TRE TORRI”
PREMESSA
Un documento politico-amministrativo, che intenda presentare una terza lista ed indicare le “attività programmatiche”, deve innanzi tutto assolvere ad un compito che si pone come antecedente rispetto alle indicazioni stesse: “chiarire agli elettori e agli eletti” il modo nuovo nel quale si intende amministrare la realtà di un Comune come quello di Badolato, perché divenga veramente “centro di un’intensa vita democratica”.
L’Amministrazione, nella gestione della cosa pubblica nel nostro Comune, non ha oggettivamente operato una evoluzione e un adeguamento della Comunità alla realtà della società contemporanea. Non ha affrontato, per inadeguatezza del metodo e dei mezzi, le istanze più pressanti; soltanto alcuni problemi sono stati risoluti, peraltro senza mutare le strutture antiquate.
Va riconosciuta qui, comunque, l’importanza delle lotte sociali e politiche che il locale Partito Comunista ha condotto contro le forze borghesi per togliere il proletariato dalla secolare emarginazione.
Però, in questi ultimi tempi, per cause da ricercare nelle mutate condizioni politiche nazionali e nella inadeguatezza della classe politica locale, che non si è rinnovata in funzione al nuovo tipo di lotta di classe, si pone la necessità di una strategia nuova in ordine alle attese realistiche della nostra Comunità.
MOTIVAZIONI DELLA TERZA LISTA
La nuova lista ha una netta caratterizzazione politica; essa vuole rivendicare a sé un’autonomia e un’originalità che le derivano da un’attenta analisi delle carenze amministrative, sociali e politiche che ha dato luogo la gestione della cosa pubblica nel trentennio post-fascista; la lista trae la sua valida motivazione dall’assunzione di un metodo moderno nel riflettere sulle cause delle carenze e nel proporre soluzioni che vengono viste non entro la grettezza di schemi politici sempre incapaci di rinnovarsi, ad ogni modo mortificanti e disusati.
La lista non esprime alcun dissenso nel confronti del Partito Comunista; ma rimprovera, certo, la sterile burocratizzazione che produce spesso le clientele, con le conseguenti cosiddette rendite burocratiche-parassitarie. Il collegamento con la base, che è la condizione per l’effettivo funzionamento democratico degli istituti amministrativi, non è sempre stato realizzato, prediligendo le soluzioni verticistiche non sempre comprese dalla collettività per mancanza di visione unitarie e realistica.
Si rigetta senz’altro la visione professionale della politica, che è la causa fondamentale in Italia del decadimento dei partiti e della diffusa distorsione morale che fa della politica uno strumento per il conseguimento di fini personali e ristretti.
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Il metodo di gestione che noi proponiamo ha come fondamento le leggi della scienza politica, i principi morali, la probità politica ed amministrativa, la capacità tecnica, svincolata da contraddittorie fiscalizzazioni burocratiche, il senso di responsabilità, e soprattutto la cura razionale ed equa degli interessi collettivi, che verranno esercitati nell’ambito del rispetto delle leggi e dei fondamentali diritti di ciascun cittadino.
Non sarà smarrito l’essenziale collegamento con gli istituti amministrativi e della Regione, dello Stato, nel contesto delle indicazioni e dei presupposti comunitari europei.
La terza lista non esprime una visione municipalistica ed angusta della realtà, ma i fatti e le soluzioni locali saranno considerati sempre in rapporto coi fatti e i problemi più generali: il fine ultimo sarà sempre la crescita socio-economica del nostro ambiente sulla base di concrete iniziative promozionali.
E’ tempo che venga rotto il permanente isolamento in cui ha vissuto il nostro paese, proprio or che irrompono in tutti gli strati sociali bisogni e comportamenti extramunicipali, per lo slargarsi dei rapporti a livello nazionale ed internazionale; occorre che il metodo politico non sia frammentario ed irrazionale; è necessario programmare ipotesi di lavoro, promuovere le discussioni e le critiche razionali, assumere ipotesi e metodi sperimentali, tenendo presente che i problemi, pure affrontati e risoluti settore per settore, debbono essere collocati entro una visione unitaria e globale.
PROGRAMMA AMMINISTRATIVO DELLA LISTA CIVICA
ASPETTO SOCIALE
Primo punto essenziale è l’istituzione del “QUARTIERE” secondo le modalità che saranno decise successivamente.
Compiti essenziali del quartiere sono soprattutto la formazione dei nuovi quadri dirigenti attraverso l’attività sociale degli interessi comuni, e poi anche quelli di una partecipazione di base alla gestione del potere amministrativo, con l’indicazione di problemi generali e specifici (igiene, ordine pubblico, illuminazione, erogazione dell’acqua, rapporti di convivenza reciproca, rispetto dei singoli diritti, contributi assistenziali, consulenza giuridica e fiscale, proposte promozionali, ecc.), tutte cose di cui dovrà tenere conto l’Amministrazione in sede di discussione e delibera.
• Istituzione dei rappresentanti di categoria presso il Sindaco: braccianti, commercianti, artigiani, impiegati, professionisti e studenti, nonché dei pensionati; cui vanno aggiunti di diritto i rappresentanti di enti ed associazioni locali: partiti politici, associazioni giovanili culturali e sportive, religiose, ecc.
• Istituzione di un centro per pensionati con funzioni di impiego del tempo libero (con attività organizzative e d’informazione).
• Rivalutazione delle tradizioni religiose e sociali (ad esempio la settimana santa ed il carnevale storico).
• Rivalutazione delle culture locali (canti popolari, folclore, letteratura in vernacolo e non, usanze varie).
• Difesa ed incremento del patrimonio artistico.
• Istituzione della Biblioteca comunale aperta a tutti e d’orientamenti tradizionali e moderni nella composizione di libri, riviste, apparati documentari, registrazioni fonografiche, dischi, fotografie e con un reparto storico riguardante Badolato.
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• Miglioramento dell’aspetto tipologico, strutturale ed architettonico del paese.
• Contributo al miglioramento dei rapporti sociali tra i cittadini, cercando di eliminare le fratture, risolvendo le tensioni sorgenti.
• Collegamento degli organi amministrativi con gli Emigrati badolatesi in tutti gli Stati Europei ed extraeuropei; con le forze studentesche e gli universitari; sensibilizzazione dei professionisti alla cosa pubblica, cercando di rimuovere tutte le cause che determinano l’apatìa di questo ceto importante alla direzione della collettività.
• L’Amministrazione avrà cura che, al termine dei loro studi, i diplomati abbiano suggerimenti ed orientamenti per la scelta degli studi successivi e siano messi al corrente dei concorsi che vengono periodicamente banditi o delle occasioni di lavoro.
• Avvertenza, mediante affissione tempestiva di manifesti pubblici o mediante fotocopie e avvisi per lettera e a voce, delle ordinanze e delle circolari emanate dai Ministeri o dagli organi periferici per quanto attiene al beneficio dei cittadini e specie per quanto attiene a provvidenze e loro regolamentazione per studenti, contadini, artigiani, impiegati e professionisti. L’esplicazione di tutto questo sarà fatta nel corso delle assemblee di quartiere e nel quadro di un’informazione permanente ai cittadini da parte degli amministratori.
• Promozione di un’igiene più accurata e vigilanza più seria da parte degli agenti preposti, per quanto riguarda l’igiene pubblica, manutenzione degli acquedotti e delle fognature; imposizione agli esercizi di commercio del rispetto delle norme igieniche contemplate nelle leggi nazionali, regionali di polizia e nelle ordinanze prefettizie.
• Vigilanza per il rispetto stretto delle esecuzioni delle licenze edilizie concesse o da concedere da parte della Amministrazione onde evitare abusi troppo evidenti nel settore urbanistico con conseguente manipolazione dell’ambiente naturale e dei diritti dei cittadini; l’evoluzione urbanistica non dovrà essere irrazionale, producendo mostruosità urbane a tutti note, ma terrà conto delle leggi della estetica che mireranno a rendere l’ambiente fisico più armonico ed accettabile.
• Incremento delle strade poderali, delle strutture urbane, delle pavimentazioni di tutte le strade di Badolato Marina, miglioramento della illuminazione, del verde specie per l’infanzia, delle aiuole; completamento ed arricchimento delle attrezzature sportive per migliorare le attitudini e le qualità fisiche dei giovani.
• Allargamento dei rapporti con i paesi viciniori per risolvere congiuntamente i problemi che sono di pertinenza delle diverse Amministrazioni, promuovendo insieme iniziative sociali, specie in seno alla Comunità Montana.
• Diffusione dei prodotti sociali e culturali di Badolato attraverso i mezzi di comunicazione di massa perché il nostro paese venga inserito in un circuito permanente di interessi vitali a più livelli.
ASPETTO ECONOMICO
Il presente programma economico mira ad inserire Badolato nell’interzona, sotto l’aspetto agricolo, industriale e turistico, tenendo presenti le prospettive che derivano dai nuovi insediamenti industriali di Vibo Valentia, Gioia Tauro e di Lamezia Terme nonché dello sviluppo turistico-amministrativo di Soverato e Serra San Bruno (specie dopo l’apertura dell’imminente strada per Butulli che accresce il ruolo turistico dell’interzona montana, per cui tra la riva del mare e quota 1200 m. saranno appena 15 minuti d’auto!).
Badolato, può e deve, quindi, essere ricondotta a divenire punto di riferimento e possibilmente di coordinamento dell’intera zona.
• Istituzione innanzi tutto di un perito agrario comunale con compiti di consulenza (selezione delle sementi, uso appropriato dei concimi, selezione delle colture arboree, incremento della zootecnia, guida all’uso dei mezzi meccanici, programmazione agricola del territorio) e di avviamento delle pratiche per contributi spettanti agli agricoltori.
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• La programmazione locale in agricoltura deve tenere conto delle richieste interne (pomodori per salsa, olive, ortaggi e frutta da conservare; particolare attenzione all’allevamento del maiale molto importante nell’economia domestica del badolatese) e di quelle dei mercati regionali e nazionali; la Amministrazione si interesserà per l’assegnazione dei contributi previsti al fine di incrementare l’agricoltura nel settore cerealicolo, vinicolo, della zootecnia, promuovendo la tipicizzazione dei prodotti e l’impianto di nuove colture ed allevamenti redditizi, nel quadro di una ristrutturazione agricola del nostro territorio.
• Si cercherà di creare un’adeguata rete di canalizzazione delle acque per la irrigazione delle terre, sia attraverso l’escavazione di pozzi poderali, sia usufruendo dell’acquedotto consorziale.
• Saranno dati incentivi alla creazione di cooperative (a carattere familiare o interfamiliare) sia di produzione che di distribuzione e commercializzazione dei prodotti; la rivalutazione dell’artigianato locale è essenziale, come pure l’incoraggiamento di piccole aziende manifatturiere che verranno auspicate e favorite per la valorizzazione dei prodotti e della manodopera locali.
• Si cercherà di affrontare adeguatamente e con grande impegno, senza risparmiare alcun tentativo, il problema degli Emigrati che ritornano e che vogliono investire in attività economiche i loro risparmi, poiché il Comune dovrà divenire veramente centro effettivo di coordinamento programmatico-economico-sociale.
• La promozione del turismo locale ed interzonale è essenziale. L’organizzazione, all’interno del quartiere, delle infrastrutture e della capacità ricettizia è determinante, come pure una chiara concezione dinamica ed umana che deve caratterizzare l’intera popolazione nei confronti di questa nuova esperienza collettiva.
• La formazione di una coscienza turistica sarà una mèta che verrà perseguita, come pure il perfezionamento dei servizi e delle modalità turistiche.
• Oltre alle pratiche ordinarie di una cittadina turistica, verrà curata la sicurezza delle spiagge con l’istituzione di un “bagnino comunale” che provveda al controllo della pulizia delle spiagge, specie da vetri e al pronto soccorso.
• Alla promozione delle infrastrutture portanti verrà affiancato tutto un apparato di attività moderne che faranno da supporto turistico, come già l’esperienza efficace di centri turistici suggerisce: mostre e concorsi, tornei, tavole rotonde con incontri di personalità della cultura e dello spettacolo, proiezioni pubbliche di film, ecc.; nonché l’incremento dell’Agosto universitario e la Festa dell’emigrante, nel quadro di coordinamento delle feste civili e religiose nell’àmbito dell’arco estivo e prettamente d’affluenza turistica.
CONCLUSIONE
“Non è senza incontrare energica resistenza che pervengono ad imporsi le grandi idee innovatrici, da cui, nella vita storica dei popoli, dipendono i progressi nello sviluppo e l’incivilimento dell’umanità. Dopo che esse, per la loro forza ed importanza intrinseca, hanno conquistato per sé un gran numero di fautori, generalmente si urtano contro cose caduche, ma apparentemente consacrate dalla loro vita secolare, le quali con vigorìa appassionata e disperata si sollevano alla lotta contro le cose nuove, come apparve per il loro essere più ìntimo, per poter difendere il diritto della propria esistenza.
E’ massimamente a questa lotta per il passato ed il futuro che l’andamento del progresso storico deve movimento e vitalità”.
(da “Guerra dei Trent’anni” di Giorgio Winter, 1905, collezione Onken)
Badolato, 3 giugno 1975
Argirò Pasquale, Battaglia Vincenzo, Bressi Andrea (1931), Bressi Andrea (1943), Caporale Bruno, Ermocida Cosimo, Gallelli Antonio, Lanciano Domenico, Lanciano Rosa Teresa, Loiero Caterina Annina (in Bressi), Mannello Domenico, Menniti Nicola, Piroso Pasquale, Rulli Rocco, Schiavone Andrea, Verdiglione Antonio.
Stop (4 pagine) – Stampato a Locri (RC)
Caro Tito, l’originale di tale documento si dovrebbe trovare all’Archivio di Stato di Catanzaro e alla Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro (VV). Se troverò altri originali tra le mie carte dell’epoca, non esiterò ad inviarne copia ad altri Archivi pubblici. Comunque, ad ogni buon fine, i nostri Lettori potranno scaricare in originale tipografico le 4 pagine del “documento” in coda alla “Lettere su Badolato n. 27” pubblicata il 12 agosto 2017 (http://www.costajonicaweb.it/lettere-su-badolato-n-27-capitolo-24-risorse-del-territorio-e-spopolamento-di-abitanti-e-di-maiali). Per il momento è proprio tutto, anche se ci sarebbe tanto altro ancora da dire a riguardo. Ma questa è pur sempre una “lettera d’Amore” per il mio ex-paese, non una sede di approfondimento e di analisi socio-politica! Ringraziandoti ancora per la pazienza e la perseveranza, saluto te e i nostri Lettori (specialmente quelli più fedeli). Alla prossima “Lettera su Badolato n. 32”.
Domenico Lanciano Azzurro Infinito, lunedì 28 agosto 2017 ore 12,23