Caro Tito, che coincidenza essere giunti alla lettera n. 89 proprio oggi che si celebra il 9 novembre 1989 giorno della caduta del “Muro di Berlino” che poi ha avviato la riunificazione delle due Germanie, dopo il disastro della seconda guerra mondiale e dopo 28 anni di “muro” fisico (13 agosto 1961 – 09 novembre 1989)! Oggi, quindi, ricorrono i 25 anni dalla caduta di quel muro tedesco, mentre il muro italiano, quello tra Nord e Sud si è ancora di più rafforzato! Che paradossi ha la Storia! Proprio cento anni prima della costruzione del muro di Berlino, nel 1861 con la cosiddetta “unità d’Italia” si costruiva intenzionalmente, colpevolmente, istituzionalmente il muro tra le due Italie, il Nord conquistatore e il Sud conquistato e colonia. Ma tale muro (che poi il leghista Umberto Bossi avrebbe voluto fosse steso come la muraglia cinese non soltanto immaginaria tra il mare Tirreno e quello Adriatico per separare idealmente e fisicamente le due Italie) non è colpa del Nord, a mio parere, ma è colpa dello stesso Sud. Infatti, non sono mai stato tra quei meridionali o meridionalisti che vengono definiti “vittimisti” o “piagnoni” ma sono sempre stato un assai sereno ipercritico verso noi stessi meridionali. Non sono di quelli che addossa sempre la colpa agli altri, ma tendo prima a fare una seria e logica autocritica storica, personale e collettiva … tanto è che dal 1977 parlo e scrivo di “suicidio del Sud” e non certo come Sud occupato dal Nord e cose del genere, atteggiamento tanto caro a taluna pubblicistica storiografica (anche di questi giorni), che ha un fondo di verità ma che da sola però non basta a valutare bene la cosiddetta “questione meridionale”. Mi spiego.
Nella primavera del 1977, nel concludere in tre volumi la tesi di laurea “Evoluzioni delle caratteristiche socio-economiche di Badolato nel dopoguerra” (1944-1977) alla pagina 391 del secondo volume ho scritto, tra tanto altro: ” La novità (di questo mio studio) è nell’aver individuato, attraverso l’analisi badolatese, gli elementi sociali che m’inducono a credere che il Sud si stia “suicidando”. Tali elementi sono innanzi tutto la repressione del rinnovamento culturale e promozionale anche da parte dei vari poteri locali che dovrebbero invece coordinare le energie comunitarie … (omissis) … Questi anni, comunque, sono decisivi sia per Badolato sia per il Sud: dipenderà dalla presente generazione attuare una consapevolezza capillare sulla necessità di dover risorgere da se stessi: altrimenti il Sud resterà alla mercé di interessi socio-economici altrui… (omissis) … Per evitare il suicidio, che equivale a farsi annientare, dopo essere già stato disgregato, il Sud deve prendere coscienza e coordinare le idee e le iniziative. Alla fine di uno studio sociologico su una Comunità, dopo la diagnosi, sarebbe doveroso indicare delle terapie. Per una Comunità come Badolato così come per tutte le aree depresse il problema principale è il coordinamento di una coscienza reale della situazione in cui si versa, un coordinamento ed una coscienza generalizzata, capillare che deve essere presa da e nel tempo di una generazione. Per questo penso che il Sud debba ricercare la generazione decisiva per operare un vero rilancio popolare”. Chi volesse consultare questa mia tesi di laurea può rivolgersi all’Archivio di Stato di Catanzaro o all’associazione culturale La Radice di Badolato (che hanno i primi due volumi originali). A me è rimasta una fotocopia dei due volumi e il terzo originale delle fotografie.
Quello della “Generazione decisiva” (che assuma il compito di effettuare una “rivoluzione culturale” per ridare vera vita al Sud Italia e, per esteso, a tutti i Sud del Mondo o, meglio, alla salvezza dell’intero pianeta Terra) è un tema che ho sempre coltivato e che continuo a indicare (nel contesto del “Riequilibrio” indispensabile) perché mi sembra la chiave di ogni e qualsiasi azione “salvifica”. Ma una “generazione decisiva” ha bisogno di un “leader” carismatico o, meglio, di una intera e granitica classe dirigente che guidi e solleciti la soluzione definitiva della “questione meridionale”. Finché non ci sarà questa specie di “terapia d’urto” (a fronte dell’attuale nociva “terapia di mantenimento”) non ci sarà alcuna speranza, è bene dirlo chiaramente, anche a scanso di equivoci o di ulteriori illusioni. Il Sud Italia ha queste notevoli potenzialità, però finora mi è sembrato di capire che (in gran parte e salvo eccezioni) le classi dirigenti meridionali siano come “pagate” non soltanto per non fare niente e restare immobili ma persino per reprimere i pur timidi tentativi di alzare la testa per la riconquista della propria dignità individuale e di popolo. Chi sono le classi dirigenti meridionali e chi le paga?… Non è necessario essere grandi studiosi per individuarle … forse basta leggere tra le righe i vari Telegiornali che fanno vedere come e quanto il territorio del Sud Italia, dall’Abruzzo alla Sicilia e alla Sardegna, stia pure diventando (tra tanto altro in sconvolgente negativo) sempre più una grande discarica d’ogni tipo di rifiuti mortali vomitati dalle industrie del “Nord” (inteso come capitalismo industriale italiano ed estero). Basterebbe già tale elemento concreto (che fa davvero morire di cancro la gente e che devasta uno dei più belli e sani territori del mondo) per capire chi sono i complici di tale tragica situazione. E ancora prima chi sono stati i complici delle cosiddette “cattedrali del deserto” della Prima Repoubblica (grandi e piccole industrie mai partite o cessate dopo aver depredato colpevolmente i soldi pubblici)?… Chi sono stati i complici di queste e tante altre nefandezze ed infamità???… Forse e paradossalmente, avrebbero dovuto essere le classi dirigenti del Sud (assieme al popolo) ad alzare un proprio “muro” di protezione per contrastare vecchi e nuovi barbari, vecchi e i nuovi predatori!?!…
Ecco, “complici” è la parola più giusta per spiegare il “suicidio del Sud”. Infatti, tutto è cominciato con i meridionali “complici” dei Piemontesi, degli Inglesi e di altre forze che hanno voluto conquistare ed asservire il Sud, utilizzando paradossalmente un sedicente liberatore di popoli come Garibaldi (il quale poi si è tanto amaramente ricreduto!). Chi ha aiutato, all’interno del Regno di Napoli, chi ha tradito? … Generali dell’esercito, i cosiddetti liberali, nobili, aristocratici e industriali che si erano illusi di trovare nei Savoia (e nei loro alleati super-predatori) maggiori libertà e ricchezze ed invece sono stati essi stessi traditi irrimediabilmente. Dunque, “i traditori a loro volta traditi” (lo stesso Garibaldi si è detto tradito dall’intera operazione piemontese della conquista del Sud) sono stati alla base, all’origine del “suicidio del Sud” … infatti se non è suicidio il tradimento!!!… Invito e sollecito, quindi, a rileggere criticamente la Storia (dalla prima conquista del Sud da parte dei Romani fino ai Piemontesi) e, in particolare, la grande fregatura risorgimentale e, via via, fino ai criminali risultati di oggi giorno.
E chi sono i complici di oggi giorno?… Basterebbe guardarsi attorno. I primi complici, i primi nemici del Sud siamo noi stessi meridionali, dentro e fuori i confini. Infatti, ad esempio, è formata da emigrati meridionali al Nord Italia la consistente e decisiva fetta dei leghisti di Bossi prima e di Salvini adesso. Masochisti a tal punto siamo?… e perché siamo tanto masochisti? … la risposta più semplice è che noi meridionali (non avendo una piena consapevolezza di noi stessi, delle nostre ricchezze e potenzialità, ma soprattutto della nostra dignità individuale e di popolo) siamo facile preda altrui (la Storia ce lo dimostra ampiamente!) … anzi siamo addirittura compiaciuti esterofili!!!… Ho avuto modo di parlare con tanti meridionali che votano e sostengono la Lega Nord e mi sono reso conto di come e quanto siamo autolesionisti (cornuti e contenti), privi di senso di appartenenza e di dignità, di come e quanto non siamo “popolo”. Tale constatazione ho potuto purtroppo avere anche parlando con emigrati meridionali all’estero, ovviamente con le dovute eccezioni.
Le eccezioni sono rappresentate principalmente, a mio parere, da quegli emigrati che, avendo fatto fortuna all’estero o avendone acquisite delle utili esperienze innovative, per amore delle proprie origini hanno tentato di tornare nel Sud per cercare di realizzare opere sociali che avrebbero potuto essere significative per il rilancio del Sud … ma sono stati messi nelle condizioni di tornare definitivamente nelle loro terre d’emigrazione, alcuni maledicendo per sempre il Sud (e l’Italia), mettendoci una croce sopra. Perciò, se analizziamo bene le varie situazioni, ci stiamo suicidando con le nostre mani o, meglio, stiamo permettendo ai nostri predoni di ucciderci … la qual cosa che è un suicidio per interposta persona. Infatti è un suicida chi non combatte e si lascia uccidere, specialmente culturalmente e in forma identitaria. Tale è il Sud. Almeno fino ad oggi.
Riuscirà mai il Sud ad uscire da una simile spirale suicida?… Personalmente ne dubito assai. Infatti, attualmente non intravedo una simile volontà, anzi siamo nel pieno della più atroce barbarie e depressione autoindotta. Non si intravede un benché minimo tentativo di reagire e di entrare nella consapevolezza di diventare finalmente “popolo” nel vero senso della parola. Non s’intravede nemmeno un “leader” o una classe dirigente che si ponga il problema della rinascita e dell’autonomia. Nella primavera 1992, a Sessano del Molise, nel corso di una affollatissima pubblica assemblea che s’interrogava che fare dopo il disfacimento dei partiti tradizionali (a causa delle inchieste giudiziarie di Mani pulite) ho proposto (invano) ad alta voce di fondare una “Lega Italica” (memore della Lega Italica che si era battuta contro l’invasione dei Romani, a varie riprese qualche centinaio d’anni prima di Cristo) sia per riproporre l’autonomia del Sud e sia per contrastare la Lega Nord di Bossi che già da allora si capiva quanti e quali danni avrebbe potuto fare all’Italia e, in particolare, a noi meridionali (così poi è stato!) … Forse con una forte Lega Italica noi meridionali potevamo avere una qualche voce in Parlamento e al Governo, senza intaccare l’unità nazionale, ma anzi rafforzandola con maggiore dignità e consapevolezza. Nell’attuale Italia repubblicana il nostro Sud non ha tentato prima (a parte le lotte contadine ed operaie dell’immediato dopoguerra, tradite poi proprio dal partito che le aveva sostenute) e non tenta nemmeno adesso di reclamare nulla, né attraverso manifestazioni popolari (fatta eccezione per situazioni contingenti e territoriali come nelle varie e fin troppo diffuse “terre dei fuochi”) né attraverso una classe dirigente con una propria vera spina dorsale.
E’ assai triste, caro Tito, anzi è sempre più triste e quasi senza speranza la situazione in cui versa il nostro Sud. Ci vorrebbe un grandissimo e straordinario scatto di orgoglio per risorgere da questa quasi irreversibile situazione di “suicidio” … ma, credimi, non ne vedo le pur minime sensazioni. A meno che, non stia covando un vulcanico fuoco sotto cenere (i presupposti ci dovrebbero essere e davvero numerosi) che possa esplodere inavvertitamente! … Personalmente, non smetterò mai di credere e di lottare (pur con le mie troppo esigue forze) per una rinascita completa del nostro Sud, nel contesto di una riscossa di tutti i Sud del Mondo … ma sempre avendo davanti agli occhi l’onnipresente e indispensabile “Riequilibrio del Mondo” … perché forse non ci rendiamo ancora pienamente conto, ma adesso è assolutamente urgente pensare e lavorare per la salvezza del nostro Pianeta Terra, per cui ci vorrebbe un’apposita “generazione decisiva”. Vedi quanto immane e alacre lavoro ci aspetta? … altro che “suicidio del Sud” !!!… qui è l’intero Mondo che è in velocissima posizione di suicidio!… Saluti e baci, Domenico Lanciano (Domenica 09 novembre 2014 ore 12,12)