Caro Tito, nei nostri piccoli paesi calabro-siculi (italiani e mediterranei più in generale) si nascondono personaggi davvero tanto sorprendenti quanto degni di essere conosciuti e persino imitati nelle opere e nel significato della loro esistenza. Non posso fare a meno di segnalare a te e ai nostri lettori il prof. Enrico ARMOGIDA di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, un comune del catanzarese ad appena 4 km dal mio paese, Badolato di cui anticamente era uno dei “casali” poi resosi autonomo. Ebbene, il prof. Armogida (qui in una recente foto) è uno dei tanti cultori di cui il Sud e in particolare la Calabria sono assai ricchi. Uno studioso, uno scrittore (molto più di inediti che di opere pubblicate) davvero indefesso e tenace che ha prodotto tanto e tanto ancora produrrà, spinto da una passione e da un amore così tanto irrefrenabili e nobili verso la Cultura (con la C maiuscola).
Per la mole di lavoro finora sopportato e per il valore che esprime potrebbe essere considerato uno dei “Giganti della Calabria”. E intendo che questa mia lettera valga a proclamarlo tale e come premio per i suoi grandi e alti meriti socio-culturali, a parte l’arte della docenza che ha esercitato come professione e come missione per tantissimi anni e per numerose generazioni del comprensorio di Soverato. Generalmente, non si può ben capire il personaggio, l’autore di opere se non si conosce il suo paese. Inizio, perciò, a riportare la breve descrizione che fa lo stesso Armogida su Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, un comune che da 60 anni circa ha (come tanti altri) il doppio paese: il bellissimo borgo antico adagiato su una delle colline più panoramiche del Golfo di Squillace e la linda e turistica Marina che si dispiega tra la spiaggia e le alture, fino a volersi ormai congiungere con il nucleo medievale. Infatti …
IL PAESE
Fino alla metà del secolo 20° appena trascorso, il Comune di S. Andrea Apostolo dello Jonio, in provincia di Catanzaro, era “un agglomerato unitario” con una popolazione che si aggirava intorno ai 5.000 abitanti ed era raccolto tutto nel “centro storico originario”, che dalla Chiesa del Patrono, esposta ad Est, si era espanso nel tempo fino alla zona della Matalèna a Sud, alla Cùrva de’ Pignàri a Nord e al Castello – e poi ai rioni Ferràru e Quartùcci – ad Ovest, in modeste casette ad uno o a due piani, ricoperte da un tetto di tegole locali a doppio spiovente e aggrappate l’una all’altra in lunghe file, tutte arroccate sulle 3 colline digradanti su cui sorge il Paese.
Tutt’intorno a esso c’era una serie di ridenti colline, – rivestite di feconde piante di vite ulivo melo pero mandorlo fico e ficodindia e di arbusti di cisto elicriso e ginestra -, e di fertili vallate, – servite da un’infinità di preziose vasche d’irrigazione (gìabbi) e, perciò, adibite per ortaggi e agrumeti. E, per raggiungere la zona marina (coltivata a ortaggi, agrumeti ed uliveti), ci si avvaleva di una vetusta Mpetràta, una larga e ripida mulattiera interpoderale, lastricata di pietre dei nostri fiumi, che dalla Chiesa Matrice scendeva fino alla Chiesa del patrono Sant’Andrea e da lì – da una parte – alla Stazione ferroviaria e – dall’altra – al Vallone di Bruno, che, attraverso l’antica Varànda che proveniva dalla località di Campo, portava fino ad Alaca e alla Marina di San Sostene, e formicolava ogni giorno di una marea di gente che, in qualsiasi ora e stagione, scendevano in campagna o rincasavano stancamente in paese, riportando gli uomini, sulle spalle, l’abituale zappa da lavoro e le donne, sulla testa, nella sporta, e i ragazzi, in capienti panieri, la roba raccolta nei fondi.
L’AUTORE
Enrico Armogida (che ancora non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente) è nato in questo ridente borgo nel novembre del 1939. Dopo aver frequentato l’Istituto Salesiano di Soverato, si è laureato in Lettere Classiche presso l’Università di Messina. Ha insegnato prima nella “nuova” Scuola Media Unica, poi è passato nel Liceo Scientifico Statale di Chiaravalle Centrale e da lì in quello di Soverato come docente d’Italiano e Latino, e – per alcuni anni – nel Liceo Classico dei Salesiani come docente di Latino e Greco. È dal 2000 in quiescenza, ma non certo in ozio. Tra i suoi scritti, numerosi e per lo più inediti, meritano di essere ricordati almeno almeno questi nove:
1- La critica marxistica in Italia nel secondo dopoguerra (saggio letterario inedito).
2- “La morte del fratello” e l’odissea della vita in Catullo e in Foscolo (saggio letterario inedito).
3- Saffo (saggio letterario inedito).
4- Il calabrese Saverio Mattei (1741-95): un “mediatore insostituibile” nella più matura e felice produzione poetica del Manzoni (saggio storico-letterario inedito).
5- Saverio Mattei: “napoletano” o “calabrese”?… Il sostrato “andreolese” nella “traduzione poetica” dei Salmi (saggio letterario inedito).
6- Il Presepe e i “santucci” della Parrocchia SS. Pietro e Paolo (saggio inedito).
7- Biografie di personaggi illustri di S.Andrea. Tra questi ci sono L’architetto Francesco Armogida (1905-57), L’Arciprete don Antonio Mongiardo (1828-1918), Il maestro don Orazio Vitale (1899-1967), L’insegnante Totò De Rosi (1920-51).
8- La Democrazia Cristiana a Sant’Andrea Jonio: tra memoria, storia e riflessioni (un volume di 50 anni di storia andreolese, pubblicato in 6 puntate solo sulla rivista locale “Elpis” fra il 2012 e il 2013);
9- Jùavi ’e Carnalàvàri; U ciùcciu e ’A “rota” d’o vrasċìari (liriche in dialetto andreolese, pubblicate in Calabria Letteraria).
Le opere finora pubblicate a stampa dal prof. Armogida sono quattro:
1- L’anima & la pietra. Il paese, la vita e le tradizioni religiose a Sant’Andrea Jonio nella seconda metà del sec. XX – Edizioni Istante; Catanzaro, 2004 (foto di Carlo Maria Elia e Sergio Ferraro);
2- Storia della Parrocchia “S. Raffaele Arcangelo” – Marina di Sant’Andrea Jonio (CZ) dal 1960 al 2010 (in occasione del suo cinquantesimo anniversario), Sud Grafica, Marina di Davoli (CZ), 2010;
– La “Villa della Fraternità” in Sant’Andrea Jonio – Un’opera di fede e di amore – Cittàcalabria edizioni, Soveria Mannelli, 2011;
Ma l’opera più importante, più valida e più preziosa è (secondo me e anche secondo l’autore) il
4- Dizionario andreolese-italiano, un monumentale volume di ben 1300 pagine, che è stato pubblicato in appena 700 copie, nell’ottobre del 2008, dall’Editore Rubbettino di Soveria Mannelli.
Tale volume è stato presentato da illustri studiosi (come lo scrittore e saggista dott. Salvatore Mongiardo), glottologi (come il prof. John Trumper, docente all’Università di Arcavacata – CS) e linguisti (come il prof. Emanuele Banfi, docente all’Università La Bicocca di Milano) dapprima nel paese natìo, poi nella Protomoteca capitolina di Roma e infine nel Circolo Filologico di Milano. Copie del Dizionario sono presenti nelle biblioteche nazionali di Firenze e di Roma e nelle biblioteche comunali di Cosenza e di Catanzaro, nonché nella Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro (VV) e in parecchie biblioteche private di pregio.
Tale vocabolario è il risultato di oltre 30 anni di studi e ricerche, iniziate insieme agli alunni liceali nel lontano 1978-79, perché l’autore (da tempo cosciente che il mondo della civiltà agricola della sua giovinezza stava morendo, ma che non meritava di scomparire del tutto, perché c’erano ancora in esso importanti valori umani, oltre che preziosi residui linguistici di grandi civiltà) ha voluto intraprendere un’ardua ma efficace ed utilissima opera di recupero e di rivalutazione del lessico e della fraseologia dei singoli termini locali della civiltà agricola del primo Novecento.
Il grosso volume non è certo un arido elenco di termini dialettali e di corrispondenti vocaboli italiani, ma è tante altre cose insieme. Ad esempio, è uno fondo diffuso di nostalgica memoria, una ricca e colorita inserzione di detti e proverbi, aneddoti, canti, favole, giochi e filastrocche. E, ancora, è un stupendo “bouquet” di abbondanti e preziose note, saggi e profili biografici, annotazioni di derivati nei termini più semplici, una registrazione di numerosi allotropi ed omonimi. Offre altresì una particolare attenzione agli etimi della maggior parte dei lemmi registrati, su cui il prof. Armogida ha proposto spesso interpretazioni nuove rispetto a quelle comunemente accreditate, partendo certo dal grande glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, ma andando spesso ben oltre – e talora contro – il Rohlfs stesso.
Questo gigantesco lavoro è assai prezioso pure per i paesi vicini, come Badolato, che non hanno ancora e chissà se mai avranno un Vocabolario dialettale utile per le presenti e future generazioni, anche come archeologia della parola evocativa. In effetti, Badolato aveva avuto nel prof. Nicola Caporale (1906-1994) il principale studioso del dialetto e tale studio aveva prodotto un piccolo Vocabolario del dialetto badolatese. Purtroppo, questo come altre sue opere socio-culturali non sono state adeguatamente valorizzate. Bisogna, però, dire che la rivista (prima trimestrale e da qualche anno quadrimestrale) “La Radice” (diretta dal Vincenzo Squillacioti e stampata dalla Sud Grafica di Davoli con una media di duemila copie, destinate anche all’estero) riporta ogni volta in una pagina alcuni vocaboli dialettali badolatesi (passati e presenti) con derivazione e significato.
Devo, infine, ringraziare il prof. Enrico Armogida, non soltanto per il suo immenso e prezioso lavoro intellettuale (e manuale) teso a valorizzare il proprio territorio e la sua gente, ma anche per avermi documentato il suo parere favorevole all’Università Dalettale, quella mia proposta avanzata qualche anno fa e il cui progetto particolareggiato si può ancora leggere in www.CostaJonicaWeb.it grazie alla tua benevolenza, caro Tito!… Un ringraziamento particolare va alla famiglia del prof. Armogida, perché si sa che un uomo da solo può fare ben poco se non ha il paziente ed affettuoso supporto della propria famiglia e di altre persone che lo amano e lo stimano, lo incoraggiano e lo sostengono specialmente nei momenti di scoramento, che sono frequenti quando si affronta un’impresa così titanica, seria e rara come la realizzazione di un maestoso Vocabolario dialettale. Saluti e baci, Domenico Lanciano
Pubblicato il: 29 maggio 2014 @ 09:41
[…] L’Università delle Generazioni qualche mese fa ha assegnato al prof. Enrico Armogida il premio alla cultura, inserendolo nei “Gigante della Calabria”. Tra le tante sue opere edite ed inedite, figura un monumentale “Vocabolario Andreolese-Italiano” edito nel 2008. (vedasi l’articolo https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-80-il-paese-il-personaggio-e-le-opere-di-enrico-armog…). […]