Caro Tito, in questi giorni mi sembra si sprechino mimose, auguri ed omaggi alle donne nel giorno dell’8 marzo a loro dedicato … mentre invece la maggior parte delle stesse donne sottolinea il fatto che la “festa delle donne” dovrebbe durare tutto l’anno … non certo nel senso dell’omaggio continuo, quanto nel segno del rispetto e dell’amore continuo e soprattutto concreto. Ecco, nella nostra società se c’è qualcosa che manca assai (o, spesso, addirittura del tutto) è proprio la “concretezza” offuscata dalla retorica. E la retorica (che si può ben tradurre come “fuga dalla realtà” o “egoismo a tutti i costi”) è una malattia che colpisce coloro i quali non vogliono impegnarsi a fare le cose reciprocamente utili e vantaggiose per tutti, per ognuno, per la comunità.
Ne siamo colpiti pure noi maschietti, specialmente quando si tratta di venire incontro e di aiutare, di rispettare e di capire le donne che abbiamo a fianco, in casa e sul posto di lavoro (dalle nostre mogli alle nostre mamme, dalle nostre sorelle alle nostre colleghe ed amiche). Quale attenuante, bisogna però riconoscere che noi maschietti non siamo stati sensibilizzati adeguatamente al rispetto e all’aiuto delle nostre donne, alla condivisione esistenziale … quanti di noi, ad esempio, aiutano ad alleggerire le nostre donne nelle faccende domestiche, nell’accudire la prole e nella gestione degli impegni comuni??? … Anzi, spesso, alcune culture in talune parti del mondo incitano addirittura ad asservire e addirittura a “schiavizzare” le donne. E come possiamo meravigliarci se, fino a qualche secolo fa, nel nostro mondo occidentale, nella nostra stessa Italia si teorizzava (persino sotto il manto della stessa Chiesa Cattolica) che la donna fosse un essere inferiore, cercando addirittura di dimostrarlo scientificamente!
Se ci guardiamo indietro, possiamo constatare che le donne, con le proprie aspre lotte rivendicative, hanno raggiunto (secolo dopo secolo) traguardi inimmaginabili fino a pochi decenni fa e ancora ne devono raggiungere per vedere riconosciuti meriti e diritti-doveri naturali, sociali, politici ed economici. E che dire di tante ingiustizie a danno delle donne fino a giungere al “femminicidio” … una guerra tra i sessi che provoca ogni anno, soltanto in Italia, centinaia e centinaia di morte ammazzate per mano maschile!?… Ecco, ho fatto riferimento a meriti e diritti-doveri “naturali”. La Natura è sempre un parametro veritiero ed affidabile di riferimento per ogni fenomeno anche sociale. E che cosa ci dice la Natura sulle donne?… Innanzitutto che all’anagrafe, per nascita, sono in numero maggiore di noi maschietti.
Vorrà pur dire qualcosa, vero?… Inoltre, biologicamente e psicologicamente, le donne non sono affatto quel “sesso debole” che una certa mentalità ha voluto insistentemente insinuare fino a poco tempo fa. Adesso sono rimasti veramente pochissimi a credere al “sesso debole” applicato alle donne! Anzi, probabilmente e paradossalmente, in natura, il sesso debole potremmo essere proprio noi uomini (alcuni dati scientifici, infatti, tendono a dimostrarlo). Ma non voglio assolutamente percorrere questa stridente e tortuosa strada della superiorità o meno dell’uno o dell’altro sesso, poiché è una strada che porta alla divisione di genere maschile e femminile … mentre, invece, sempre la Natura ci ha imposto di essere “complementari” pur nelle nostre utili differenze. Non abbiamo altra scelta se non collaborare riconoscendo i ruoli e le caratteristiche di ognuno. Personalmente ho cominciato a capire come stanno le cose a riguardo già vivendo in famiglia, dove eravamo, come figli, quattro maschi e quattro femmine. Ed anche nella società calabrese di Badolato e dintorni ho cercato di approfondire il discorso, a cominciare dalla scuola materna ed elementare quando ci è stato concesso di avere classi miste, cosa che poi non è più avvenuta nelle scuole medie e nelle superiori per poi riprendere più liberamente ed efficacemente all’università.
Ma, nell’adolescenza, pur non potendo disporre delle classi miste, è stato possibile frequentare le ragazze almeno in parrocchia , nelle sezioni dei partiti, nelle associazioni (specialmente nel contesto dell’UDI – Unione Donne Italiane) … cosa che è stata assai utile per addentrarsi nell’universo femminile, fenomenale e contraddittorio ma sempre e comunque meraviglioso ed indispensabile. Nel 1971, all’Università degli Studi di Roma, al mio primo esame di sociologia nella cattedra del prof. Francesco Ferrarotti (uno dei più noti sociologi italiani, già a quel tempo) ho presentato una tesina su “La condizione femminile in Calabria” che fu apprezzata anche da Gianni Pitingolo, fondatore e direttore del periodico “Sentiero Calabro” di Soverato, tanto da pubblicarla a puntate, dopo aver dedicato all’esordio buona parte della prima pagina.
A Roma, poi, ho volutamente frequentato in modo assai utile i tanto variegati ambienti del femminismo (più o meno spinto) degli anni settanta-ottanta ma anche ambienti femminili internazionali così come i salotti letterari che offrono pur sempre una gamma di psicologie e situazioni umane particolarmente interessanti ed avvincenti. Certo, non si finisce mai di capire e conoscere le infinite galassie femminili, ma ho potuto almeno farmi un’idea piuttosto veritiera legata alla concretezza del comune destino umano e sociale uomo-donna. Da allora ho continuato intensamente lo studio sociologico e anche filosofico sul mondo femminile fino a convincermi, nella primavera del 1990, che era necessario andare al di là delle formule che ogni movimento aveva elaborato (differenza- donna, il corpo è mio e me lo gestisco io, ecc.). Mi sono convinto addirittura che era essenziale superare persino il concetto di “parità uomo-donna” (quindi, anche il concetto delle “pari opportunità”). Infatti, sempre seguendo la Natura (che, ricordo, fa nascere più femmine che maschi) ho fondato la P.U.D. – Proporzione Uomo-Donna un movimento culturale che cercava di significare e di sensibilizzare proprio sul fatto della preponderanza numerica delle donne sugli uomini. Ci sarà pure un motivo super-concreto se la Natura ha deciso così!…
E così sarebbe bene e meglio per l’Umanità che le donne abbiano ruolo e luogo di governo e di gestione nelle istituzioni e nella società, in proporzione numerica ed anagrafica. Il problema è, piuttosto adesso, come preparare le donne al ruolo istituzionale e proporzionale che spetta loro … proprio per Natura. Per la cronaca, dico che la PUD-Proporzione Uomo- Donna ha fatto scalpore in quel 1990 non soltanto in Molise, dove ho realizzato alcune clamorose manifestazioni regionali, sorrette da una apposita fortunata campagna multimediatica (tra cui una rubrica nel mensile “L’Eco dell’Alto Molise”), a cominciare dalla “Scuola di Politica” su Radio Agnone Uno, su Radio Idea Molise e su Teleradio Campobasso fino al 1992.
Ne riproduco il logo PUD-Proporzione Uomo-Donna che raffigura una famiglia-tipo (genitori e due figli, maschietto e femminuccia) che “INSIEME” corrono verso una stella come punto luminoso sulla strada della reciproca emancipazione e collaborazione, complementarietà e concretezza di percorso esistenziale. Filosoficamente ho poi inserito il concetto concretamente operativo di “proporzionalità” nel contesto della “Città Placentare” e della “Democrazia Genitoriale” ovvero due ipotesi di organizzazione sociale e politica da realizzarsi sempre seguendo le leggi della Natura. Resto arciconvinto che la nostra società va molto male proprio perché non si seguono le leggi della Natura. Oggi 8 marzo 2014, constato che si è fin troppo lontani dal concetto di “proporzionalità uomo-donna” poiché si sta ancora molto faticosamente lavorando e rivendicando sul traguardo delle percentuali minime di partecipazione e della parità, che tuttavia non è assolutamente scontata o accettata, proprio in questi giorni, nello stesso Parlamento italiano che non si mette d’accordo nemmeno sulle cosiddette “quote rosa” nelle liste elettorali così come in altri consessi istituzionali e sociali (come, ad esempio, l’equilibrio di genere nei Consigli di Amministrazione ai sensi della legge 120 del 12 luglio 2011 ampiamente inapplicata o snobbata nonostante le ripetute insistenze dell’Unione Europea). Consideriamo come e quanto in Italia siamo lontani ancora troppo dalla più adeguata ed opportuna partecipazione femminile al Parlamento (soltanto il 20% nell’attuale legislatura mentre a livello europeo la media è almeno del 35%) … tuttavia un primo timido segnale simbolico positivo è giunto dal recente insediamento del Governo di Matteo Renzi (22 febbraio 2014) che vede almeno la parità numerica tra i ministri (8 uomini e 8 donne). Come possiamo constatare, resta davvero molto ma molto lavoro da fare per l’intesa e la collaborazione tra le persone e in particolare tra i sessi. E il mio augurio più fervido e sincero, accorato e lungimirante è che non si perda un solo minuto per armonizzare donne e uomini nel comune destino assegnato loro dalla Natura!
Saluti e baci, Domenico Lanciano
se ognuno avesse rispetto per la persona che è nell’altro,nel mondo non ci sarebbero soprusi e forse nemmeno guerre.