Caro Tito, proprio mentre mi accingevo a scrivere questa “Lettera n. 545” per invitare i nostri lettori a partecipare all’evento di domenica prossima 16 giugno 2024 ore 11 sulla distruzione delle armi a Crotone, ho ricevuto una telefonata dall’amico d’infanzia Giuseppe Spanò (detto Pino) di Reggio Calabria. Mi ha informato del convegno che avrà luogo a Modena (domani) sabato 15 giugno per commemorare i militari italiani prigionieri i quali, tornati in Italia (giusto 80 anni fa) il 15 giugno 1944 dal campo di concentramento nazista di Zeithain (località della Germania, tra le città di Dresda e Lipsia) sono poi quasi immediatamente deceduti di malattia contratta in guerra o nel “Lazarettlager” dove erano prigionieri dell’esercito tedesco-nazista. Pino mi ha poi messo in contatto con il nostro collega giornalista emiliano Aldo Magnoni (tra gli oratori al Convegno di Modena) con il quale ho avuto una breve conversazione telefonica di nove minuti dalle ore 21.31 di ieri sera giovedì 13 giugno 2024. Costui, poi, alle ore 22.16 mi ha inviato la seguente email che qui trascrivo integralmente al paragrafo 1: << Militari calabresi morti all’Ospedale militare di Modena >>.

 

Come ricorderai, avevamo avuto notizia di tale campo di concentramento di Zeithain in occasione dei cento anni di Demetrio Spanò (ex internato dai nazisti ed ex ferroviere di Ortì Superiore) omaggiato dall’allora sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Ne abbiamo accennato ai paragrafi 4 e 5 della << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-271-ferroviere-demetrio-spano-di-reggio-calabria-e-i-suoi-cento-anni-ricordando-isca-e-badolato-cz/ >> di mercoledì 04 marzo 2020.

Ed ecco i nomi dei tre militari calabresi che verranno ricordati nel Convegno di Modena, domani sabato 15 giugno 2024, assieme agli altri malati provenienti da quel “Lazarettlager di Zeithain” nell’80° anniversario del loro arrivo all’Ospedale militare della città emiliana. Questo (al seguente paragrafo 1) il testo della email del giornalista Aldo Magnone di Modena.

1 – MILITARI CALABRESI MORTI DOPO IL 15 GIUGNO 1944

Ti mando i nominativi dei tre internati militari tubercolotici (calabresi) che morirono dopo il rimpatrio all’Ospedale militare di Modena il 15/6/1944 (dopodomani è l’80° anniversario). Morirono in tutto 61 internati di tutt’Italia ed è questo un dato importante, ancora in fase di studio, che va ad integrare i dati noti dei deceduti nel Lazarettlager di Zeithain che fino ad ora parlano di 892 giovani italiani morti. Demetrio Spanò che non partì con il treno ospedale perché non ammalato di TBC, di questi 900 e passa morti ne conobbe tantissimi, se non tutti. Sopravvisse invece dopo un anno di ricovero a Modena il rimpatriato Rosario Franco conterraneo di Demetrio quindi nativo di Ortì. A presto, Aldo Magnoni.

SERINO ARNEO – Regia Marina Taranto, nato a Cosenza (CS) il 22/02/1921. Arrivato da Zeithain all’Ospedale militare di Modena il 15/6/1944, ivi morì il 22/06/1944 alle ore 04:10 per TBC polmonare– N. 33 del registro-.

La salma venne traslata da Modena nel cimitero di Cosenza nel 1954.

 PULICE FRANCESCO – Soldato del 6° Artiglieria P.A., nato a Rogliano (CS) il 01/06/1923. Arrivato da Zeithain all’Ospedale militare di Modena ivi morì il 12/10/1944 alle ore 02:30 per TBC polmonare bilaterale – N. 76 del registro-.

Registrato come Pulice Franco, è sepolto nel cimitero di San Cataldo (MO), posizione tombale: Muro di cinta Israelitico Reparto XV.

 

MUSSO NAZZARENO – Caporal maggiore nato a Cessaniti (CZ) il 4/4/1917. Arrivato da Zeithain all’Ospedale militare di Modena ivi morì il 29/03/1945 alle ore 9,45 per Morbo di Potto con peritonite tubercolare – N. 151 del registro -.

L’ annotazione “La malattia è sì dipendente da cause di servizio” potrebbe far ritenere si trattasse di un optante. Citato nel libro di Alma Giola “I larici neri” p. 197.

Parrebbe traslata la salma nel 1948 nel cimitero locale di “Pannacorni ?”.

 

2 – BASTA GUERRE !!!

Nonostante i popoli (specialmente le mamme) siano contro ogni genere di guerra, talune classi dirigenti insistono ad usare frequentemente le armi, al posto della diplomazia e della buona volontà, per risolvere i contenziosi tra Stati. Purtroppo, molto spesso è l’industria degli armamenti che periodicamente favorisce o addirittura innesca i conflitti pure per testare nuovi sistemi di arma e per smaltire quelli divenuti obsoleti, guadagnando sugli uni e sugli altri a costo di innumerevoli morti e di immani distruzioni. Così ci guadagna pure l’industria delle ricostruzioni. Sono tutte risorse umane ed economiche tolte alla possibilità di rendere il mondo migliore anche sotto il profilo sociale ed ambientale.

Quella delle guerre è una situazione che va assolutamente fermata, soprattutto dal popolo che è poi quello che paga la maggior parte delle conseguenze di questi insensati conflitti che alla lunga minacciano l’esistenza stessa del nostro pianeta. Nelle guerre muore la migliore gioventù delle Nazioni, intere famiglie e, quel che è peggio, tantissimi bambini innocenti … come ha dimostrato pure la seconda guerra mondiale (cui fa riferimento la vicenda del primo paragrafo) e come dimostrano, assai dolorosamente, le attuali guerre in Ucraina e in Palestina.

3 – CROTONE ROTTAMA LE ARMI

Sono ormai parecchi anni che (attorno al 10 giugno) la Nuova Scuola Pitagorica di Crotone, sotto l’impulso del suo fondatore e scolarca Salvatore Mongiardo (filosofo e scrittore nativo della nostra Sant’Andrea Apostolo dello Jonio) realizza la manifestazione della simbolica distruzione delle armi. Ho realizzato tale evento pure io in Agnone, assieme ai pacifisti locali, il 10 giugno 2018 nella forgia del maestro Guido Mazziotta il quale sull’incudine della sua forgia ha distrutto armi giocattolo pure alla pedagogica presenza di bambini.

L’efficace e veritiero slogan di queste significative manifestazioni è … SE NON DISTRUGGIAMO LE ARMI … LE ARMI DISTRUGGERANNO NOI. Cosa dire di più?… E’ così tanto chiaro!…  Le armi finiranno per distruggere pure coloro che le costruiscono tanto saranno sempre più micidiali. Perciò, chi ne ha la possibilità vada a Crotone domenica 16 giugno alle ore 11 in Località San Giorgio – Via Fiume Esaro 34 per partecipare alla simbolica distruzione delle armi. Sarà un gesto di alta civiltà non soltanto contro le guerre ma anche contro il semplice e diffuso possesso delle armi che portano, quasi quotidianamente, alla distruzione di tante vite (molti i femminicidi). Si pensi a quanti morti provoca, ad esempio negli Stati Uniti d’America, il possesso delle armi da sparo, alcune delle quali persino da guerra e addirittura in mano a ragazzini che spesso causano delle vere e proprie stragi, specialmente nelle scuole.

4 – SALUTISSIMI

Caro Tito, non vale la pena dilungarmi, tanto è chiaro il discorso (per chi vuole intendere e volere). Quindi saluto te e i nostri sempre gentili lettori con l’augurio che le armi spariscano definitivamente dalla faccia della terra. Per provare un definitivo disgusto della guerra, non basta guardare in TV i filmati delle distruzioni e delle morti che si susseguono quotidianamente … c’è il rischio assuefazione che porta inevitabilmente all’indifferenza. Dovremmo invece leggere i libri o le lettere o i “reportages” che riportano le più dirette testimonianze sul dolore e lo strazio provocate dalla insensatezza dei conflitti. Dovremmo, ad esempio, meditare sulle sconvolgenti pagine scritte dalla crocerossina Alma Giola, la quale riferisce proprio delle drammatiche situazioni del citato “Lazarettlager di Zeithain” nel suo libro “Làrici neri” pubblicato a Modena nel 1953. Qui vengono citati pure i calabresi Demetrio Spanò (con grande ammirazione per la sua notevole sensibilità umana, per l’eroica dedizione e per le rare doti professionali) e Nazzareno Musso di Cessaniti (VV).

 

Adesso non mi resta che ringraziare te per voler evidenziare pure questa 545ma lettera, mentre ringrazio tanto e di vero cuore l’amico Pino Spanò per il contatto con il collega Aldo Mangone, grazie al quale abbiamo avuto i nomi dei tre calabresi della vicenda del treno-ospedale che il 15 giugno 1944 ha riportato a Modena i numerosi giovani soldati italiani poi in gran parte deceduti per le malattie contratte in guerra o nel campo di concentramento nazista di Zeithain.

Grazie a tutti coloro i quali realizzeranno il Convegno di domani nella città emiliana su tali vicende. Spero possa essere un ulteriore momento di riflessione, oltre che di doveroso omaggio ai nostri Caduti, per allontanare sempre più i fantasmi delle guerre dal genere umano. Alla prossima 546. Buon fine settimana. A presto,

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, venerdì 14 giugno 2024 ore 06.26 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web o mi sono state fornite dagli interessati.