Caro Tito, il prof. Vincenzo Villella (lo storico che abbiamo meglio conosciuto nella nostra precedente << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-534-badolato-citato-da-vincenzo-villella-in-ebrei-di-calabria-e-in-lamezia-storica/ >> di domenica 05 maggio 2024) mi ha inviato (con email di ieri pomeriggio alle ore 18.34) una breve nota di commento sul libro “Calabria la prima Italia” di Gertrude Slaughter (Università del Wisconsin, USA 1939), pubblicato in Italia lo scorso novembre 2023 dall’editore Giuseppe Meligrana di Tropea con la tradizione di Sara Cervadoro. Tale libro è andato esaurito in pochi mesi e adesso siamo già alla seconda edizione. Ed ecco qui di sèguito (al paragrafo 1) il testo integrale della “recensione” di Villella, che ringrazio pure qui, anche a nome di tutti gli appassionati della “Calabria Prima Italia”.
1 – VINCENZO VILLELLA SU “CALABRIA LA PRIMA ITALIA”
Mentre scrivevo il capitolo su San Nilo di Rossano (910-1004) per il mio libro EBREI DI CALABRIA (fresco di stampa e disponibile alla lettura, ndr) cercavo una spiegazione plausibile all’affermazione del santo secondo il quale la vita di un cristiano equivale a quella di sette ebrei ‘miserabili’ e ‘deicidi’. La vicenda riguardava l’arresto e la condanna a morte da parte degli ebrei di Bisignano di un giovane cristiano accusato di aver ucciso un ebreo della locale giudecca. Contemporaneamente stavo leggendo il bel libro CALABRIA LA PRIMA ITALIA della scrittrice americana Geltrude Slaugther, edito nel 1939, e pubblicato nel 2023 in pregevole edizione italiana dall’editore Meligrana di Tropea con introduzione e traduzione di Sara Cervadoro. Ebbene, a pagina 188, sorprendentemente, la Slaugther dà la sua spiegazione sostenendo che San Nilo fece quella affermazione forte non perché ne era convinto, ma perché ne vide la forza per persuadere gli ebrei a non attuare la vendetta uccidendo il giovane omicida.
Non avrei mai immaginato che una scrittrice americana, venuta in Italia nel 1918 dal lontano Wisconsin insieme al marito per dare sostegno al nostro Paese nella Prima guerra mondiale come volontari dell’American Red Cross a fianco della Croce Rossa Italiana, potesse dare una spiegazione ad un fatto storico circoscritto, accaduto in un paese del profondo Sud come Bisignano.
Ma, continuando nella lettura del libro e vedendo che sono tantissimi gli altri avvenimenti e personaggi storici profondamente conosciuti dalla Slaughter, ho capito perché Domenico Lanciano ha profuso tutte le sue forze di convinzione per far tradurre e pubblicare questo interessantissimo libro che attira l’attenzione fin dalla prefazione.
La prima affermazione che la scrittrice fa è di una attualità incredibile: il pensiero e la cultura della “Calabria-prima Italia” modificarono l’antica Roma e si estesero in Europa per divenire parte della nostra tradizione. Ma poi cambiamenti vitali portarono ad un capovolgimento del destino e la Calabria da più prospera e più colta culturalmente divenne la più povera e la più ignorante.
In questo senso la Calabria si è rivelata un “fenomeno” della storia, uno dei centri le cui forze culturali hanno reso il mondo più moderno, ma anche uno dei luoghi meno compresi.
Il compito che la Slaugther nel corso dei suoi soggiorni in Calabria si propose fu proprio quello di rintracciare la fonte originaria di quelle antiche forze ormai perdute per ricostruirne la storia ancora non scritta.
Questo suo interesse per il passato glorioso della Calabria fu costantemente stimolato dall’incontro e dalla conoscenza con la gente nei paesi decimati dalla malaria e nelle visite ai piccoli musei di allora dove erano custoditi i resti antichi dei giorni più gloriosi nella speranza dei loro appassionati curatori di riportare un giorno la cultura calabrese all’originaria dignità del passato.
Questi curatori di piccoli musei locali rivelarono alla Slaughter una vita interiore così dissimile dalla povertà dei luoghi quanto quella stessa povertà era discordante dalla ricchezza delle antiche colonie greche (i sogni ellenici d’Italia).
Colpisce il fatto che, per meglio sottolineare l’importanza che la Slaughter attribuisce ai remoti abitanti della Calabria (protagonisti della storia dell’antica Magna Grecia), la scrittrice dimostri una padronanza di documentazioni storiche, filosofiche, letterarie e artistiche che la portano a citare con precisione frasi e versi di scrittori, poeti e filosofi (da Pitagora a Zeusi, da Milone a Ibico, da Campanella a Mattia Preti).
Furono proprio gli architetti, i filosofi, i poeti di quell’antica Calabria – scrive la Slaugter – i maestri di Atene, di Roma e dell’Europa moderna. I semi piantati in quella antica gloriosa terra calabra germinarono e produssero frutti che, a loro volta, sparsero i propri semi in altre terre in Italia, in Europa e nel mondo. In quella terra, fecondo luogo d’incontro tra occidente e oriente, nonostante sia stato calpestato nei secoli successivi da invasori stranieri e danneggiato da cataclismi naturali e dallo sfruttamento incontrollato dell’uomo, non tutto quell’antico vigore è andato definitivamente perduto, ma ne è sopravvissuto e se n’è conservato abbastanza fino ai tempi moderni.
Quel che non si è sicuramente perduto è il dato certo che la Calabria è stata la prima Italia, come significativamente la Slaughter ha voluto intitolare il suo pregevolissimo libro. Italia fu il primo nome dato all’estremità della penisola grazie ad un re mitico, Italo, che per primo introdusse l’agricoltura trasformando i suoi Enotri da pastori nomadi in agricoltori stanziali. Il nome poi gradualmente si estese verso nord a tutto il paese.
I 31 capitoli di questo libro, anche se non riportano note e analitici riferimenti bibliografici (presenti nell’edizione originale U.S.A. assieme a numerose foto in bianco e nero, ndr), sono stati costruiti con rigore e metodo, in un linguaggio scorrevole e piacevole, senza falsità e senza errori, come riconosciuto dagli specialisti in storia antica e medievale che hanno letto a suo tempo il manoscritto prima della pubblicazione del 1939. Il messaggio di attualità che oggi dopo più di 80 anni questo libro può ancora lanciare ai calabresi è opportunamente riportato in quarta di copertina: “L’odierna Calabria può essere appieno compresa solamente da coloro che sono vicini alla sua terra ed alla sua popolazione. Ma perfino costoro devono avere una lunga visuale di tempo e di spazio. […] Devono comprendere appieno il loro retaggio storico-sociale […], andare oltre i confini di quella ‘frontiera rimasta indietro’ e rintracciarla nelle forze che formano il mondo moderno. […] Troveranno una linea di quella ereditarietà […], scopriranno altre linee convergenti negli scienziati moderni, nei mistici moderni, nei filosofi e molte altre ancora, attraverso cui ‘le forze creative’ dei nostri tempi sconcertanti troveranno espressione. Per il bene e per il male, secondo l’uso che ne faremo, noi condivideremo quel patrimonio ereditario”.
2 – A SOVERATO LA PRESENTAZIONE VENERDI 17 MAGGIO
Ti ricordo che, fra pochi giorni, venerdì 17 maggio 2024 alle ore 18.00 nella Sala consiliare del Palazzo di Città di Soverato avrà luogo la presentazione dell’edizione italiane del libro “Calabria la prima Italia” alla presenza dell’editore Giuseppe Meligrana, del filosofo Salvatore Mongiardo (grande studioso della Prima Italia) e di altri personaggi, su invito dell’Università della Terza Età. Terrà la relazione ufficiale il prof. Giulio De Loiro, ex sindaco di Satriano, docente in pensione e autore di numerose pubblicazioni storiche.
Nella bella stagione estiva sono previste altre presentazioni di questa per la Calabria grandiosa Opera di Gertrude Slaughter. Nel vibonese a cura della Biblioteca Calabrese, a Davoli per iniziativa del prof. Ando Marcellino e collaboratori della Biblioteca Pubblica Vincenziana di Davoli Marina. Appena saprò le date (pure dell’evento lametino), non tarderò a comunicarlo, sperando che ci sia la partecipazione, numerosa e qualificata, avutasi in dicembre 2023 a Reggio Calabria e ai primi di gennaio 2024 a Squillace.
3 – SALUTISSIMI
Caro Tito, mi ricordo che nel 1968, quando avevo 18 anni, ho scritto un breve articolo, intitolato “Mamma Calabria” poi pubblicato dal quindicinale di Soverato “Sentiero Calabro” di cui era fondatore, direttore ed editore il commercialista dott. Gianni Pitingolo di Soverato, ma originario di Isca sullo Jonio. A quel tempo non avrei mai potuto pensare di avere poi piena conferma storica di ciò, non soltanto per noi calabresi, ma per tutta l’Italia, cui la nostra Terra non ha dato solo il nome ma anche buona parte della civiltà diffusasi poi in tutto il mondo, in particolare nel cosiddetto “Occidente”… come attesta ampiamente il libro della Slaughter … libro che ogni famiglia calabrese (e italiana) dovrebbe leggere e tenere in casa pure per le sue future generazioni. Così come ognuno di noi dovrebbe leggere ed avere in casa il recente libro di Giovanni Balletta intitolato proprio “Calabria Madre d’Italia” (Calabria Mater Italiae). Sono libri che riguardano la Calabria Prima Italia e che specialmente i giovani dovrebbero leggere preziosamente.
E alle nuove generazioni intendo dedicare la foto di queste semplici ma tanto graziose tre margheritine di prato (come simbolo della “trinità familiare” padre – madre – figlio), inviatami dalla signora Maria Rosaria De Rito di Diamante (CS) la quale recentemente ha dato vita all’associazione culturale “Donne del Cedro” e che ama talmente tanto la Calabria da intitolare “Storie d’Amore e di Calabria” il suo libro di esordio con circa cento racconti di donna, di madre e di nonna. Probabilmente lo troveremo nelle librerie e nelle piattaforme internet dopo l’estate.
Nella lieta occasione della FESTA DELLE MAMME di domenica prossima 12 maggio formulo i nostri migliori auguri a tutte le MAMME, in particolare alle neo-mamme che per la prima volta hanno avuto la gioia di un figlio … come la badolatese Vittoria che ha avuto Antonio in Svizzera o come la calabro-siciliana Valentina che ha avuto Carlotta a Milano. Un esempio su tutte e per tutte.
Ma anche alla mamma del tuo nipotino Leonardo. Viva le Mamme, viva la Wita!… Cordialità a tutti e alla prossima “Lettera n. 536”. Ciao.
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, mercoledì 08 maggio 2024 ore 06.27 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web.