Caro Tito, mercoledì scorso 06 marzo 2024 è stato commemorato, nella sua Cuneo, lo scrittore Benvenuto (detto Nuto) REVELLI (21 luglio 1919 – 05 febbraio 2004) nel ventesimo anniversario della sua morte. E, lieta coincidenza, tu proprio mercoledì 6 marzo, hai pubblicato la “Lettera n. 520” al cui paragrafo 4 avevo accennato proprio a questa figura tanto straordinaria, specialmente per gli eroi del quotidiano, per la gente umile e semplice, quelli che la vita se la sudano più di chiunque altro. Quelli che sono denominati “vinti” in termini letterari (vedi Giovanni Verga 1840-1922) e antropologici. I cosiddetti “vinti” appartengono al popolo lavoratore, quasi schiavo di poteri politici ma anche di mentalità e usanze, di contingenze locali. Quello dei “vinti” è un tema purtroppo sempre attuale, pure perché nel mondo ci sono ancora troppe genti, interi popoli (anzi intere aree geografiche) sottomesse alla prepotenza e agli sfruttamenti. IL MONDO DEI VINTI. Appunto. Come il nostro Meridione. Come tutte le aree soggette a spopolamento, anche nel resto d’Italia e persino al Nord. E in qualsiasi altra parte del mondo.
<< https://nutorevelli.org/ >> questa è la porta d’ingresso del sito web della Fondazione Nuto Revelli dove si possono trovare tante informazioni per conoscere il Personaggio, la sua Vita, le sue Opere, le Iniziative. Sintetizzo per dare un’idea veloce a chi non lo conosce già. Nuto Revelli è stato un ufficiale del Regio Esercito Italiano che ha partecipato alla folle e tragica campagna di Russia (fronte del Don), durante l’altrettanto folle secondo conflitto mondiale. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, è stato protagonista partigiano nella Resistenza nel cuneese, sua zona di nascita. Per decenni si è battuto per dare voce ai dimenticati di sempre: soldati, reduci, contadini delle campagne più povere. Tra i suoi libri: La guerra dei poveri (1962), La strada del davai (1966 e 2010), Mai tardi (1967 e 2008), L’ultimo fronte (1971 e 2009), Il mondo dei vinti (1977), L’anello forte (1985), Il disperso di Marburg (1994 e 2008), Il prete giusto (1998 e 2008), Le due guerre (2003 e 2005), Il popolo che manca (2013), Il testimone – Conversazioni e interviste (1966 – 2003). Prima di dire altro, mi preme riportare qui di sèguito (dentro all’intero paragrafo 1) ciò che il nostro amico Gaetano Drosi (ex Sindaco di Davoli – CZ) mi ha scritto su Nuto Revelli via whatsapp alle ore 16.53 dello stesso mercoledì 06 marzo 2024.
1 – NUTO REVELLI NEL RICORDO DI GAETANO DROSI
Letta anche questa “Lettera a Tito n. 520” senza delusione delle mie sempre alte aspettative alle quali mi hai abituato. Veramente incredibile! Tu ti laurei nello stesso anno 1977 in cui Nuto Revelli pubblica “Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina” (Torino, Einaudi). Al centro di tale opera in due volumi (nella Collana “Gli Struzzi”) frutto di una meticolosa ricerca sul campo, Egli pone le voci degli anziani contadini del Cuneese (“della pianura e della collina” nel primo volume e “della montagna e delle Langhe” nel secondo) assolvendo al ruolo di “notaio della memoria” come l’ha definito – in modo efficace – un qualche studioso di cui ora mi sfugge il nome.
E’ in quel medesimo anno che anch’io lo incontro, nell’àmbito del “Congresso Nazionale dell’Alleanza dei Contadini, cui ero delegato, e proprio in quell’occasione delle promozione editoriale delle predetta Opera da poco pubblicata.
Non ricordo se la città fosse Roma o Bologna. In quella circostanza ho acquistato i due volumi (nella seconda edizione di settembre 1977).
Sul primo volume ha apposto la sua firma, sotto la seguente dedica (preceduta dalla data 22-12-1977): “A Gaetano Drosi, perché il mondo dei vinti non esista più. Con amicizia”.
Sul secondo volume ha invece impresso l’indicazione autografa del suo recapito: “Nuto Revelli Corso Brunet n. 1 Cuneo”.
E oggi siamo qua, a distanza di 47 anni circa, a scriverne e a parlarne. I tuoi riferimenti culturali (Franco Ferrarotti, Nuto Revelli, Gianni Statèra) sono di indiscusso valore e prestigio. Di tutto rispetto è anche il supporto nel tuo ambiente natìo, avendo potuto contare nell’orizzonte di classica estrazione in cui era immerso Antonio Gesualdo. Hai avuto modo, quindi, di venire in contatto con chi l’etica – sotto i diversi profili da te ricordati in questa “Lettera a Tito n. 520” – l’ha fatta oggetto dei suoi studi e l’ha messa immaterialmente a frutto nelle proprie elaborazioni teoretiche. Gli insegnamenti culturali di tali maestri hanno trovato terreno fertile – per la tua applicazione pratica nel quotidiano vivere – in quell’etica del rispetto respirata nel tuo ambiente familiare e << per vie e viuzze del Paese” >> ove tuo << padre salutava ed era salutato da tutti. E da tutti veniva invitato per un caffè, un bicchiere di vino o per “smorzare” (cioè fare uno spuntino a base di pane, soprassata o altro salame pregiato, olive trattate in salamoia, formaggio pecorino e un bicchiere di vino) >>. Tempi e luoghi in cui la condivisione del poco di cui si disponeva era tacita regola del vivere e del convivere.
2 – UN NUTO REVELLI PER LA CALABRIA
Caro Tito, in sede di laurea, quella mattina di lundì 25 luglio 1977, era di Commissione il prof. Alberto Mario Cirese (Avezzano AQ 1921 – Roma 2011), uno dei più noti antropologi italiani, a quel tempo docente all’Università degli Studi di Roma (oggi Roma 1 La Sapienza). Dopo un interessante dialogo avuto con la Commissione d’esame, il prof. Cirese si è congratulato per il grande lavoro fatto, quasi 4 anni di ricerche sul campo condensate in tre grossi volumi che mi hanno portato ad avere il massimo punteggio per una tesi di laurea, il cui voto finale avrebbe potuto essere 110 e lode. Purtroppo, mi si assegnava il 108 su 110 per un esame superato con il minimo voto (per non andare militare). Mi ha detto che avrei potuto benissimo essere “il Nuto Revelli della Calabria” se avessi continuato a fare bene quelle ricerche sul campo che ho dimostrato di fare molto approfondite con fono-registrazioni e persino fotografie dettagliate sulla condizione di tutta la popolazione, realizzando quasi un “censimento iconografico” (quasi quattromila foto). Era un sottinteso invito a collaborare con Lui?…
E lo stesso mio relatore, prof. Gianni Statera, mi aveva proposto di entrare nel suo gruppo di lavoro (addirittura con prospettive di un posto in RAI – Radiotelevisione Italiana, di cui era Direttore di Dipartimento); infatti so di qualche suo assistente, di mia conoscenza, che è poi effettivamente entrato in RAI. Insomma, ho avuto parecchie gratificazioni per quel mio lavoro socio-antropologico (che mi è costato tanto in tempo, energie e denaro). Purtroppo, non potevo e non volevo accettare di restare a Roma, lontano dalla mia Badolato, verso cui sentivo il dovere di fedeltà per poter essere utile il più possibile alla mia gente, specialmente in àmbito culturale. Infatti, nel settembre 1976, già prima di laurearmi, avevo proposto alle Istituzioni locali, alle associazioni e a tutte le persone di cultura di realizzare una Biblioteca Comunale che fungesse pure da coordinamento socio-culturale polisettoriale, addirittura interzonale o comprensoriale, anche come spinta turistico-promozionale ed organizzativa in quell’importante fenomeno del “turismo di massa” iniziato un decennio prima circa. Purtroppo, sai come è andata. Il sovietismo badolatese e, più in generale, l’inadeguatezza amministrativa assai poco lungimirante mi hanno mandato in esilio, privando me di Badolato e della mia gente e Badolato e la mia gente di me e, quindi, di validi strumenti essenziali (pure scientifici) di progresso anche economico (come ho dimostrato ampiamente con il mio super-attivismo quasi gratuito e così tanto appassionato e vocazionale, poi ovunque fossi stato, in particolare in Agnone del Molise).
3 – BORGATA PARALOUP E LA FONDAZIONE NUTO REVELLI
La nostra Calabria ha avuto parecchi intellettuali che hanno descritto e difeso le classi umili, ma non proprio alla minuziosa maniera di Nuto Revelli. Questi è unico nel suo campo. In effetti, viste come sono andate per me le cose, mi rendo sempre più conto che il suggerimento del prof. Cirese era da tenere presente così come quello del prof. Statera. Tuttavia ho fatto la mia parte, alacremente e da infaticabile stakanovista. Sempre ovunque e comunque. E il mio vasto archivio lo testimonia, anno dopo anno. Purtroppo il mio innato altruismo e le troppe persecuzioni non hanno permesso di realizzarmi nel modo usuale del termine. Come asserito nella precedente “Lettera n. 520 sulla felicità etica” … tutto sommato e nonostante tutto, mi sento eticamente molto felice. E ciò ha ancora la sua importanza in una società competitiva di arrivisti e di vanagloria, mentre ho sempre lavorato per la collaborazione, la cooperazione, la massima condivisione, l’altruismo. Non mi sono risparmiato per la mia gente e sono rimasto onesto, anche intellettualmente, nonostante tante “sirene”. E, quasi sicuramente, pure per questo, sono stato avversato ed emarginato. Considerato, a volte, fuori dal tempo attuale.
Purtroppo, nonostante tante trombe autoreferenziali e autoglorificanti, abbiamo una “democrazia” immatura e vessatrice. Adesso spero soltanto che il mio Archivio, ricchissimo quanto valido ancora oggi non soltanto per la mia gente, possa essere valorizzato da qualcuno, ente pubblico o privato, come mia donazione totale. Altrimenti sarà quel che sarà … io personalmente ho fatto il massimo possibile. Come nessuno ho visto fare finora!… Nuto Revelli è stato fortunato, poiché la sua famiglia e la Città di Cuneo sono riusciti a valorizzare il suo lavoro tramite un’attiva Fondazione, la quale mi ha dato il patrocinio gratuito quando, venerdì 07 ottobre 2011 ho realizzato LA PRIMA MARCIA DEI PAESI SPOPOLATI Badolato Marina – Badolato borgo, nella ricorrenza dei 25 anni dell’inizio della vicenda “Badolato paese in vendita” (07 ottobre 1986). Tra tantissime altre sue attività, la Fondazione Revelli cura la valorizzazione di Paraloup, una piccola borgata spopolata nelle pre-Alpi piemontesi nel comune di Rittana (a 44 km da Cuneo), pure come sede storica di un momento significativo della Resistenza (1943-45) a quota 753 metri. Visita i siti << https://economiacircolare.com/paraloup-storia-rigenerazione/ >> e << https://paraloup.it/en/ >> . Paraloup significa “al riparo dai lupi” in lingua occitana locale.
Caro Tito, personalmente mi sento di essere (e sono) la prova vivente che nessuno è artefice del proprio destino, veramente e in senso assoluto. Più o meno pesantemente, siamo tutti condizionati da elementi esterni alla nostra pur forte volontà. Ci salva però la nostra abilità di adattamento ed i valori che abbiamo coltivato in tutta la nostra vita. Altrimenti saremmo tutti degli infelici, poiché la violenza contro le persone e le comunità è tale e tanta da non poter umanamente riuscire a sopravvivere. Le guerre, i conflitti e le contrapposizioni ideologiche ed egemoniche, gli sfruttamenti ecc. determinano sempre una precarietà di fondo, quando non addirittura la distruzione dei nostri migliori ideali e del lavoro di una vita. Non dobbiamo mai dimenticare che ci sono in giro (ed in ogni ambiente) tanti di quei delinquenti di ogni risma, di ladri e truffatori di ogni forma e di tali e tanti malviventi da essere circondati, assediati in modo tale che sembra già un miracolo andare avanti con il minor danno possibile.
4 – LA NOSTRA GENTE DEL PROF. GIULIO DE LOIRO
Caro Tito, è con immensa gioia che (alle ore 20.27 di ieri giovedì 07 marzo via whatsapp) ho accolto la notizia della presentazione del libro scritto dal prof. Giulio De Loiro “GENTE NOSTRA” (Uomini e donne dalle mani operose, veri protagonisti della storia di Satriano) che avverrà domani, sabato 09 marzo nei locali della Biblioteca Pubblica di Davoli Marina (CZ) Viale Kennedy 61-A (tel. 393-9161418 direttore prof. Aldo Marcellino). La mia gioia è duplice. Primo perché questo è un libro di grande amore verso la propria gente da parte di un uomo e di uno scrittore eccellente quale è sempre stato Giulio De Loiro (Catanzaro 06 maggio 1944) che ho avuto l’onore di avere come docente (supplente) di lettere nella classe quinta ginnasio dei Salesiani di Soverato nell’a. s. 1966-67. Secondo perché tratta del sudore e delle mani callose degli uomini e delle donne della sua Satriano, di cui è stato sindaco e a cui ha dedicato tutta una serie di studi storici e di pubblicazioni a stampa. Può essere considerato un devotissimo “sacerdote del genius loci”.
Il prof. De Loiro è molto affezionato alla mia Badolato … tanto da aver collaborato recentemente con l’associazione culturale “La Radice” alla difficile e complicata realizzazione dell’importante e imponente volume “La Platea dello Stato di Badolato” (un faticoso ma prezioso studio che offre ai lettori un interessante spaccato della storia medievale di Badolato e dintorni). Alle ore 21.00 di ieri sera, dopo aver ringraziato questo mio ex docente e sempre attuale amico, Gli ho inviato il seguente messaggio: “Nel 1975 ho fotografato le mani più callose di Badolato” … inserendo alcune di queste foto nel terzo volume della Tesi di Laurea. Mani di contadini e di operai così callose e poderose che adesso sono pura archeologia umana, dal momento che non esistono quasi più, mentre prima erano la norma. Ed è bene che se ne abbia memoria, pure come esempio per le presenti e future generazioni.
5 – GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA A BADOLATO
Caro Tito, altra gioia ho avuto ieri sera (alle ore 21.57) quando la scrittrice Rosa Gallelli (di cui ti ricordo il romanzo SPIRAGLI del 1992 da me edito) mi ha inviato la locandina che qui ti evidenzio riguardante la prima edizione della GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA, un evento organizzato dal Circolo Letterario “Nicola Caporale” di Badolato e che avrà luogo alle ore 18.00 di domenica 18 marzo 2024 nei locali della Delegazione Comunale di Badolato Marina. La Giornata Mondiale della Poesia viene celebrata in tutto il mondo ogni 21 marzo. La manifestazione badolatese è stata anticipata a domenica 18 per permettere una maggiore partecipazione.
Infatti, l’Associazione Nicola Caporale invita tutti (piccoli, giovani e adulti) a partecipare alla celebrazione della Poesia con un breve componimento poetico personale avente come tema l’Amore in senso generico da inviare presso << associzionenicolacaporale@gmail.com >>. Intanto l’Associazione ringrazia anticipatamente ogni partecipante alla serata e ogni poeta. Eguale iniziativa avevo sollecitato pure al Comune di Poggio Sannita, Paese dei tanti Poeti, qui in Alto Molise. In particolare mi ero raccomandato al Poeta Tiberio La Rocca e al Sindaco Giuseppe Orlando, ex farmacista del paese, i quali di tanto intanto organizzano Rassegne di Poesia e presentano giovani poeti come, ad esempio, Tamariana Palomba che continua con successo la felice tradizione familiare del compianto papà Giuseppe. Spero che il prossimo 21 marzo (giornata mondiale della poesia) venga messa una poesia in prima pagina su tutti i giornali cartacei e internet, come ho auspicato martedì 26 settembre 2023 alle ore 05.39 in << https://www.gazzettadellemilia.it/cultura/item/43093-la-poesia-in-prima-pagina >> su questo e su altri siti web (tra cui pure www.costajonicaweb.it).
6 – AUGURI ALLE DONNE OGGI PER 365 GIORNI L’ANNO
Ed eccoci di nuovo ad effettuare un’altra celebrazione, quella della cosiddetta FESTA DELLE DONNE, oggi otto marzo. Personalmente ho sempre celebrato questa giornata, pure con eventi e manifestazioni di carattere regionale, come l’otto marzo molisano del 1992 nel salone del Circolo di Conversazione di Agnone, dove tra l’altro il 14 febbraio del 1990 avevo realizzato con vero successo e gradimento (nonostante un’abbondante e memorabile nevicata) la prima RASSEGNA DI PROSE, POESIE E LETTERE D’AMORE con la partecipazione come “dicitore ufficiale” del Poeta catanzarese Mario D’Agostino coadiuvato dalla Poetessa locale Serenella Giaccio. Un successo imitato da altri Comuni. Ovviamente, ricordiamo e sollecitiamo a far sì che la FESTA DELLE DONNE duri per 365 giorni l’anno. Ricordando, inoltre, che c’è ancora tanto, troppo da fare perché si realizzi nel quotidiano e come civiltà di un popolo il massimo rispetto, la dovuta considerazione e la giusta considerazione di tutte le donne. Quindi, questo otto marzo 2024 è ancora un LOTTO MARZO, una giornata di lotta. Auguri, quindi, a tutte le donne e a coloro che le amano. Davvero davvero!
E, a proposito di donne … ci sono da ricordare e da valorizzare pure quelle donne del nostro Sud andate in sposa a uomini del nord (dagli anni cinquanta fino agli anni ottanta dello scorso secolo ventesimo). Invano dal marzo 2022 ho ripetutamente sollecitato (con lettere, articoli di stampa e colloqui telefonici) parecchi sindaci delle Langhe piemontesi di erigere un monumento alle Calabrotte, ovvero le donne calabresi e meridionali che hanno contribuito molto fattivamente a risollevare le sorti di quel territorio che oggi rifulge anche grazie a Loro. Territorio che oggi ambisce a diventare … “Capitale italiana della Cultura 2026”. Le Calabrotte, così come tutte le donne meridionali emigrate al Centro-Nord (per matrimonio o per lavoro), hanno contribuito molto fattivamente alla ricostruzione post-bellica dell’Italia e (come afferma Lamberto Colla direttore di www.gazzettadellemilia.it di Parma) con il loro amore hanno reso l’Italia più unita… Finora soltanto lo scultore Gianni Verdiglione è riuscito a ricordare (con il piccolo monumento di una “pietra parlante”) tale fenomeno sociale con una targa di marmo dedicata nel 2020, come esempio per tutte, ai cosiddetti sposi di Verona (Luciano Gambaretti 1940 e Giuseppina Carnuccio 1945, convolati a nozze il 25 agosto 1979 a Badolato) che io ho visitato nel marzo 2023 conoscendo il loro unico figlio Giovanni (che, nato nel 1980, mi è cugino in seconda, poiché la madre era cugina prima di mia madre).
A proposito di tali spose meridionali al Nord Italia, un giovane videomaker modenese, Paolo Righini mi ha contattato (tramite il nostro amico avv. Franco Pòlito di “www.preserreedintorni.it” di Squillace – CZ) per sapere qualcosa di più di ciò che ha letto nel nostro racconto storico-sociologico << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-320-la-difficile-emigrazione-femminile-matrimoniale-e-contadina-in-italia-da-sud-a-nord-1945-1985/ >> del 26 febbraio 2021. Paolo intende realizzare un video-documentario sui matrimoni combinati tra donne del Sud e uomini del Nord Italia dall’immediato secondo dopoguerra. Siamo rimasti a parlare al telefono ieri pomeriggio dalle ore 17.52 per circa 57 minuti. Ti terrò aggiornato sulla concretizzazione di tale progetto filmico. Pure Nuto Revelli ha trattato tale tema delle “Calabrotte” (donne calabresi e meridionali in genere) andate spose ad agricoltori ed operai delle Langhe piemontesi.
7 – SALUTISSIMI
Per il momento penso che possiamo concludere qui il pur breve ma sentito e grato ricordo di Nuto Revelli fatto a modo nostro. Così saluto e ringrazio te e i nostri lettori, in particolare i più affezionati, come il nostro sempre gentile amico Gaetano Drosi che ci segue e a volte interloquisce molto utilmente con noi. Alla prossima n. 522. Un abbraccio! A presto!…
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, venerdì 08 marzo 2024 ore 05.55 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web.