Caro Tito, venerdì scorso 24 marzo 2023 è stato uno dei giorni più belli della mia vita, almeno per due motivi. Il primo è avere reso finalmente e pubblicamente omaggio e riconoscenza ad Alcide De Gasperi (1881-1954) davanti alla sua tomba posta all’ingresso della basilica di San Lorenzo fuori le mura a Roma, davanti alla città universitaria de “La Sapienza”; il secondo è avere rivisto due carissimi amici d’adolescenza dopo parecchi anni. Per spiegarti bene, devo partire un po’ da più lontano …

1 – LA MIA SCELTA DI VITA PRO BADOLATO

Giusto 50 anni fa, nella primavera 1973, studente dell’allora unica Università degli Studi di Roma (oggi “La Sapienza”), decidevo di cambiare il mio corso di laurea per poter conoscere meglio Badolato, il mio paese natìo, e poter essere così più utile alla mia interzona di provenienza e, possibilmente, all’intera Calabria, bisognosa di sostegno sotto tutti i punti di vista, perché lasciata praticamente in abbandono da tutti i governi post-unitari (vale a dire dopo la malaunità d’Italia del 1861).

Fin dagli anni (1961-64) della Scuola media a Catanzaro Lido, mi sentivo portato verso gli studi dell’Etica e della Morale, incoraggiato in questo dall’allora insegnante di Lettere, professoressa Anna Maria Longo Bova di Catanzaro. E, perciò, fin dal primo anno d’Università ho frequentato con più interesse ed assiduità le lezioni di “Filosofia Morale” del prof. Franco Lombardi (vera autorità accademica, 1906-1989) il quale, vedendomi così tanto interessato, mi avrebbe dato la possibilità di diventare suo assistente, iniziando così la carriera universitaria (seppure dopo lunga gavetta). Possibilità che, in verità, mi era stata prospettata, poi, pure in Sociologia dal prof. Gianni Statèra (1943-1999), relatore della mia tesi di laurea. Gli studi approfonditi mi sono sempre piaciuti e ancora di più se universitari e nei circuiti internazionali; per cui quella accademica avrebbe potuto essere la mia strada anche professionale oltre che vocazionale. Però, per Badolato, mio paese natìo, e la Calabria ho rinunciato a tutto ciò.

Infatti, a “disturbare” tali prospettive universitarie era intervenuto l’aver constatato che Badolato e interzona (come gran parte del Sud) avevano estremo bisogno di un “pronto soccorso” …. di una “terapia d’urto” per risollevarli da una depressione generalizzata dovuta a parecchi fattori (principalmente all’emigrazione che li privava delle migliori energie e poi anche da una mancanza di autocoscienza delle proprie residue potenzialità). Era quindi necessario, anzi urgente, studiare bene la situazione per cercare le migliori indicazioni o soluzioni lungimiranti. Come figlio di questa Terra e di questa Gente, sentivo una responsabilità molto particolare e pressante. Così ho lasciato gli studi filosofici per dedicarmi alla più approfondita conoscenza di Badolato e dintorni con i metodi storico-sociologici alla ricerca di una terapia efficace per risollevare la situazione generale alquanto critica.

Così, tornato a Badolato nel giugno 1973, mi sono messo immediatamente a fare le ricerche “sul campo” per rispondere all’argomento della tesi di laurea “Evoluzioni delle caratteristiche socio-economiche di Badolato nel dopoguerra”  assegnatomi da quel big della sociologia che era Gianni Statèra, uno degli  allievi prediletti del maestro sociologo Franco Ferrarotti con il quale ho avuto un interessante scambio di idee sul Sud Italia e in particolare sulla Calabria … Innanzi tutto era utile conoscere la storia più recente attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti. Pure con piglio da giornalista (quale in effetti ero fin dall’aprile 1965) ho intervistato (dal 1973 al 1976) oltre trecento persone, registrando fonograficamente le nostre conversazioni. Uno degli argomenti più sentiti da tutti era l’arrivo a Badolato il 24 marzo 1952 dell’allora Capo del Governo, Alcide De Gasperi, il quale aveva consegnato le chiavi dei primi 78 alloggi (su 350) per gli alluvionati, fatti in muratura con garbo e stile, a distanza di appena cinque mesi dal tragico evento. Come si suole dire, a riguardo ho acoltato tutte le campane e, in particolare, tutti i protagonisti di quella movimentata giornata di lunedì 24 marzo 1952.

2 – I DUE PROTAGONISTI DEL 24 MARZO 1952

Per il ruolo istituzionale ricoperto in quell’occasione, primo protagonista fu il geometra Andrea Talotta, allora sindaco comunista di Badolato, il quale, verso De Gasperi Capo del Governo (altro ovvio primo protagonista del giorno), non fece un discorso formale ed equilibrato di “benvenuto” (come concordato con il Prefetto di Catanzaro) bensì mosse un durissimo attacco prettamente politico-ideologico (anche contro la sua figura di capo della Democrazia Cristiana, principale Partito governativo). Con grande veemenza, Talotta ha contestato (tra tanto altro) a De Gasperi i morti calabresi nelle lotte contadine: Giuditta Levato ammazzata 28 novembre 1946 a Calabricata; i tre lavoratori uccisi e i 15 feriti del 29 ottobre 1949 nella strage di Melissa, avvenuta appena cinque mesi prima; ma anche i morti uccisi da agrari o dalla polizia in altre parti d’Italia durante le occupazioni delle terre. E, ancora, la mancata riforma agraria e tutte le omissioni governative verso il Sud Italia, destinato ad essere, con l’emigrazione, il serbatoio di braccia e di menti per le industrie del Nord e per l’estero.

Tale discorso aggressivo di Talotta (impostogli – come mi ha assicurato – dalla Federazione del Partito Comunista di Catanzaro e, probabilmente, sotto sotto anche dalla Direzione Nazionale di Roma) fece molto scalpore, pure perché era sostenuto da cartelli e striscioni alzati in mezzo all’enorme folla presente da parecchi militanti del locale PCI che gridavano slogan antigovernativi. Alcuni di questi contestatori furono tratti in arresto per poi essere rilasciati (per interessamento dello stesso De Gasperi) dopo appena una notte passata in cella.

Alcide De Gasperi (come si può vedere dalle foto scattate dal badolatese Giocondo Rudi e dall’Istituto Luce di Roma), alzando le chiavi dei primi 78 appartamentini destinati agli alluvionati, ha risposto così al discorso irruente e irriverente del sindaco Talotta (cito a memoria, ma il senso è salvo): “Una volta, anche in Russia, era il Sindaco che consegnava ai governanti in visita le chiavi della città. Sindaco di Badolato io non so, non voglio sapere a quale partito Lei appartenga.

Lei è per me solo il Sindaco di Badolato al quale sono io, Capo del Governo, a consegnare le chiavi della nuova città!” … Poi De Gasperi ha concluso il suo discorso (molto equilibrato, da grande statista quale era): “Non aggiungiamo alla miseria anche la voce della discordia!”

3 – IL PENTIMENTO DI TALOTTA

Quando sono andato ad intervistarlo a casa del fratello Antonio nel 1974, l’ex sindaco di Badolato Andrea Talotta non ha voluto che il nostro colloquio fosse fonoregistrato. In cambio mi disse cose assai riservate del suo rapporto con il Partito Comunista in generale e con quello badolatese in particolare, in quei tempi davvero assai difficili e persino drammatici dell’immediato dopoguerra. Tutto ciò per farmi capire il clima rovente che c’era in quegli anni non soltanto a Badolato, dove pure le tensioni sociali erano molto più forti che altrove, anche all’interno dello stesso PCI locale. Tanto è che Egli ha abbandonato per sempre Badolato, andando in esilio a Catanzaro, dove è morto qualche anno fa novantasettenne, senza mai più tornare a Badolato e senza più prendere parte sociale in forma pubblica.

Durante l’intervista mi ha messo in guardia a non avere assolutamente a che fare con i comunisti di Badolato. La stessa raccomandazione ho poi avuto, paradossalmente, dall’allora senatore PCI badolatese Luigi Tropeano (1920-1987, pure lui esule a Catanzaro per dissidi con il PCI badolatese) e persino dal super-magistrato badolatese Pietro Scuteri (morto a 95 anni nel 2013) famoso per aver presieduto a Catanzaro un importante processo per la strage di Piazza Fontana (consumata a Milano nel pomeriggio del 12 dicembre 1969). Per l’esilio devo ammettere, molto dolorosamente, che avevano ragione tutti e tre. Infatti, pure io mi considero e sono in esilio permanente effettivo da Badolato dal primo novembre 1988 proprio a causa dei comunisti locali (in gran parte addirittura amici d’infanzia, compagni di scuola e da me beneficiati).

Nell’intervista del 1974, Andrea Talotta mi disse che si sentiva molto dispiaciuto e alquanto pentito per il trattamento riservato ad Alcide De Gasperi non soltanto come Capo del Governo in carica ma anche come persona estremamente mite e volenterosa nella ricostruzione dell’Italia distrutta nella seconda guerra mondiale. Mi sembrava di capire che avesse voluto riparare in qualche modo. “Se fosse ancora vivo andrei a Roma a chiederGli scusa!” mi disse molto contrìto. Ciò non era più possibile, poiché De Gasperi era morto venti anni prima, nel 1954. Da allora ho conservato nella mente e nel cuore quel desiderio di scuse a De Gasperi da parte di Talotta (cui la mia famiglia era legata alla sua genitoriale da vari comparaggi e dal conseguente sacro rispetto quasi parentale).

Andrea Talotta era geometra ed imprenditore edile e, quindi, era ben consapevole cosa avesse significato per Badolato e per tutte le Marine joniche costruite dal Governo De Gasperi per gli alluvionati del 1951 non soltanto in così poco tempo (1951-55) ma persino in muratura e con moderni concetti urbanistici. Quanti terremotati o alluvionati, anche successivi, erano ancora (in quel 1974 così come ancora oggi 2023) ricoverati in baracche, containers o altri alloggiamenti rimasti provvisori per decenni e decenni. Talotta ammetteva che non si poteva pretendere di più da un Governo e in tempi ancora assai difficili nella ricostruzione dell’Italia post-bellica. E nel 1951-55 il “boom economico italiano” era ancora lontano e l’Italia stentava a rialzarsi dopo le distruzioni della guerra. Insomma, Andrea Talotta, smessa la passione politico-ideologica comunista, ragionava con più obiettività e dava merito al Governo De Gasperi di avere fatto uno sforzo enorme con risultati che altri disastrati non avrebbero mai visto. E ciò nelle Marine joniche ha contribuito (tra tanto altro) a salvare lo spirito di comunità, cosa non da poco!

4 – LE PROPOSTE COMMEMORAZIONI

Quando si è verificata l’immane alluvione di Badolato e della Calabria di metà ottobre 1951, io avevo appena un anno e otto mesi. E abitavo vicinissimo al mare con la famiglia nel casello ferroviario di Cardàra. Per tutti i ferrovieri della zona, compreso mio padre, furono giorni di grande lavoro e di preoccupazione (24 ore su 24) per garantire la sicurezza della linea ferrata e la circolazione dei treni rimasta interrotta e poi precaria per diverso tempo durante e dopo le inondazioni che hanno distrutto le campagne non soltanto a monte ma anche attorno alla ferrovia.

Tra troppi danni e disagi, quell’epocale alluvione produsse pure tantissima emigrazione ed io per molti anni ho sofferto tali partenze in modo maggiore che altri bambini della mia età, anche perché alla stazione ferroviaria partecipavo quasi quotidianamente alle strazianti partenze transoceaniche. Pure per questo ho sempre cercato di proporre un qualche monumento (anche archivistico e letterario) per ricordare tale calamità naturale che ha deciso le sorti di Badolato (come borgo e marina) e dei badolatesi.

Ho cercato di proporre commemorazioni nei vari anniversari, specie per quelli più importanti. Fino a che ho trovato nell’Associazione Culturale “Circolo Letterario Nicola Caporale” di Badolato Marina (presieduta dall’insegnante Myriam Rovito) quella più sensibile e giusta per realizzare nel 2022 il 70° anniversario della nascita di Badolato Marina e delle altre Marine joniche. Abbiamo sempre ritenuto che l’atto di nascita delle Marine joniche fosse la data di lunedì 24 marzo 1952 proprio quando Alcide De Gasperi è venuto in Calabria (e, quindi, a Badolato) a dare le chiavi delle prime case ben costruite in muratura e, quindi, stabili, quali ancora sono.

5 – IL SETTANTESIMO ANNIVERSARIO DELLE MARINE JONICHE

Nel 2002 ho invano esortato istituzioni e cittadini a commemorare i 50 anni della nascita di Badolato Marina e delle altre Marine joniche, nate dopo l’immane alluvione del 1951. Finalmente, grazie alla sensibilità e all’attivismo dell’Associazione culturale “Circolo Letterario Nicola Caporale”, si è potuto celebrare almeno il 70° anniversario sabato 23 e domenica 24 aprile (con un mese di ritardo sulla data del 24 marzo 1952-2022). Con una suggestiva e commovente cerimonia (cui hanno partecipato alcuni sindaci dei paesi vicini assieme a quello di Badolato), sabato 23 aprile 2022 mattina, proprio sul luogo dove era situato il palco da cui ha parlato De Gasperi, si è commemorata la sua venuta quando ha consegnato le prime case agli alluvionati nel rione Stazione (cioè a ridosso della stazione ferroviaria). Così, alla presenza di popolo e di scolaresche si è svelata la targa che ricorda quello storico evento che segna, appunto, la nascita delle Marine joniche. Dopo tale cerimonia si è aperta una mostra di fotografie e di cimeli di quella data memorabile. Inoltre è stato distribuito l’opuscolo “Case crollate, casette colorate” realizzato da Luisetta Caporale e Giulia Scerra per l’Associazione Caporale al fine di conservare memoria di quell’alluvione del 1951 e della costruzione delle nuove case in Marina.

Il giorno seguente, domenica 24 aprile, si è svolto un convegno di approfondimento sul tema dell’alluvione e sulla presenza di De Gasperi a Badolato e negli altri paesi della Calabria dove ci sono stati maggiori i danni di quella calamità naturale e, quindi, dove è avvenuta la costruzione sul litorale dei nuovi paesi che oggi sono diventati cittadine dinamiche e turistiche. Ovviamente, la data del 24 marzo 1952 potrebbe unire tutte queste Marine sia culturalmente che operativamente per crescere insieme. Ma, nonostante ripetuti solleciti per tale unione (addirittura pure come marchio), mi sembra difficile che si giunga ad un’azione o politica comune di progresso e di valorizzazione. Ed è stato addirittura impossibile pure organizzare una gita a Roma per porre fiori alla tomba di De Gasperi.

6 – IL 24 MARZO 2023 OMAGGIO A DE GASPERI

Dopo la conclusione della commemorazione della storica venuta di De Gasperi in Calabria e, in particolare a Badolato, ho lanciato la proposta di una gita a Roma per rendere omaggio alla tomba di De Gasperi e per dirgli “grazie” per avere dotato la costa jonica di veri e propri paesi, in così poco tempo e con un decoro non più replicato dalla Repubblica Italiana nel rosario di calamità naturali avutesi dal 1952 in poi. Un dato da considerare con la massima attenzione e riconoscenza.

Così come è da considerare il fatto che l’attuale sindaco di Badolato ha dimostrato tanta perplessità nell’accettare la mia proposta (e di rendersi guida pure per gli altri sindaci jonici) per il solo fatto che l’omaggio a De Gasperi avrebbe potuto produrre irritazione in quel che resta dei comunisti badolatesi, ancora fermi alla contrapposizione ideologica Partito Comunista – Democrazia Cristiana e probabilmente persino all’idea di contestazione storica a De Gasperi (del cui governo i Comunisti italiani hanno fatto parte pure nel periodo in cui la Polizia sparava sui lavoratori).

Ho chiesto un po’ a tutti coloro che avrebbero dovuto essere interessati ad organizzare una cerimonia solenne di sindaci e di popolo. Pure a badolatesi residenti a Roma. Come accade in simili circostanze, chi in un modo e chi in un altro, nessuno ha aderito con slancio e convinzione. Nemmeno la Fondazione De Gasperi della Capitale che non ha nemmeno risposto al mio invito fatti per telefono e per email, mentre cercavo di coinvolgere pure la Fondazione De Gasperi di Trento, la quale mi rimandava a quella di Roma.

Mi sono trovato “solo” come in tante altre occasioni. Come, ad esempio, nell’omaggio in Trentino alla tomba di Padre Silvano Lanaro che tanto bene ha fatto nei suoi lungi 26 anni da presenza sacerdotale in Badolato Marina, significando per tante generazioni. Alla fine, domenica 28 ottobre 2018 mi sono recato soltanto io, assieme a mia moglie, a dire “grazie” a P. Silvano nel cimitero di Terragnolo, dove riposava ed era nato. Che coincidenza! … Badolato è stata beneficiata proprio da due trentini, De Gasperi e P. Silvano Lanaro (al secolo Luigi).

Devo quindi ringraziare tanto e di vero cuore, i miei amici di sempre (fin dall’adolescenza), Vincenzo Serrao fu Elia e Raffaele Ermocida fu Andrea che hanno partecipato all’omaggio alla tomba di De Gasperi nella tarda mattina di venerdì scorso 24 marzo 2023 nel 71° anniversario di quel memorabile evento della nascita di Badolato Marina. Idealmente, con tale gesto fatto anche a nome di tutte le Marine degasperiane, si chiudono le manifestazioni di commemorazione del 70° dalla fondazione delle Marine joniche.

7 – LA RIPROPOSTA PER DE GASPERI E PADRE SILVANO

So bene come e quanto sia difficile la riconoscenza. Tuttavia è necessaria. E siccome è la migliore qualifica degli esseri umani e sociali, ripropongo l’omaggio alle tombe di De Gasperi e di P. Silvano Lanaro. Magari con un pellegrinaggio sotto forma di gita turistica che tocchi prima Roma (De Gasperi) e poi il Trentino (P. Silvano), magari con una puntata ricreativa sullo stupendo Lago di Garda, alla magnifica città di Verona, alla divertentissima Gardaland. Unendo l’utile al dilettevole, si può, così, realizzare la riconoscenza storica a due personaggi che hanno fatto tanto bene a Badolato Marina.

Così, molti anni fa, un simile programma (che salvi l’utile con il dilettevole) ho proposto ad una agenzia viaggi di Badolato. Ma senza alcun esito finora. Non voglio assolutamente pensare che gli ex parrocchiani di Padre Silvano siano così insensibili e si rifiutino di fare un pellegrinaggio di riconoscenza e di gratitudine per chi ha speso 26 anni della propria giovinezza per la comunità badolatese e dintorni, in tempi in cui c’era veramente bisogno di tutto!

8 – IDEALMENTE TANTI DAVANTI ALLA TOMBA DI DE GASPERI

Caro Tito, bisogna credere profondamente in taluni valori etici e civili per poter essere portati a testimoniarli con animo libero, in tutta sincerità e con attenta lungimiranza. Così io credo fortemente nella “riconoscenza” e nella “gratitudine” … altrimenti nella mia vita non avrei mai fatto ciò che ho realizzato sempre gratuitamente con slancio, convinzione e passione. Ne è la prova l’omaggio alla tomba di De Gasperi di venerdì scorso 24 marzo 2023 (a 71 anni esatti della presenza in Badolato e in Calabria dell’illustre statista, vanto dell’Italia del 20° secolo). Devo ancora dire e ricordare che ho fatto tutto a mie spese, come sempre nelle mie iniziative? … Sono assai lieto che mi hanno affiancato, convintamente, i miei due amici fin dai tempi dell’adolescenza badolatese, Raffaele Ermocida e Vincenzo Serrào, con i quali in precedenza ho condiviso tanti altri slanci etici e civili di particolare valore e significato sociale.

Sono assai certo e sicuro che lo slancio e la testimonianza alla tomba di De Gasperi sono condivisi e partecipate idealmente da innumerevoli persone non soltanto badolatesi e calabresi, come ho avuto modo di notare dai primi riscontri avuti da venerdì ad oggi. Ritengo di avere interpretato bene pure i sentimenti di chi avrebbe voluto fare lo stesso mio gesto e non ha potuto. Idealmente Vincenzo, Raffaele ed io non eravamo soli davanti alla tomba dello statista. Sentivamo che molti erano spiritualmente con noi in quell’omaggio non soltanto floreale. Primo tra tutti quell’Andrea Talotta che si era detto rammaricato e pentito di quel discorso “contro” De Gasperi in un momento in cui bisognava lasciare da parte le divisioni ideologiche e politiche per guardare al futuro di Badolato e della Calabria, invece di esacerbare i toni e le lungimiranze. Abbiamo portato al cospetto dell’anima di De Gasperi le sue “scuse”!…

9 – SALUTISSIMI

Caro Tito, a Badolato, nonostante siano passati 71 anni dalla venuta a Badolato di De Gasperi per il beneficio delle case da assegnare agli alluvionati, ci sono ancora gli “irriducibili” che sono rimasti ancoràti a quel passato comunista acritico e permanentemente ideologico, nonostante la loro stessa Storia li abbia già superati (e persino sconfessati). In questi 71 anni non c’è stata alcun’adeguata e saggia riflessione storica a riguardo, come ho sempre sollecitato persino nei loro congressi di sezione PCI negli anni settanta. E questo è un male per una comunità rimasta fossilizzata e senza speranza di vero futuro. Comunque, a ciascuno la propria responsabilità storica e personale. Certo è che se Badolato si trova sostanzialmente sempre più paese “spopolato” (nonostante i tentativi di realizzare un turismo illusorio perché ancora non bene organizzato) lo deve ad una zavorra tanto pesante quanto nociva per un’apertura davvero internazionale ed efficace. Per un vero progresso, anche socio-culturale.

La speranza (se così ancora si può dire, ma forse non vale più per Badolato) è che le nuove generazioni (in parte tuttora ostaggio o contagiate dal vetero-comunismo) prendano vera coscienza storica per poter essere davvero libere e lungimiranti. Personalmente non ho tale speranza per il mio paese natìo. E dico sempre che sarei assai lieti di essere smentito.  Tuttavia lavoro e lotto da sempre affinché il vero comunismo e il vero cristianesimo etici diventino effettivamente protagonisti della comunità badolatese, che pur ha dato episodi e uomini epici il cui eroismo è stato però vanificato da chi è venuto dopo. Come spesso accade con le belle e utili rivoluzioni tradite. Dio salvi Badolato!

Caro Tito, sperando che pure questa “Lettera n. 458” sia utile per qualcosa e per qualcuno, ti ringrazio per volerla pubblicare. Così, pensando alla 459, ti saluto. Sempre con tanta cordialità, stima ed affetto fraterno. Alla prossima!

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, lunedì 27 marzo 2023 ore 07.07 – Da oltre 55 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Alcune foto sono mie altre sono state prese dal web.