Caro Tito, mi sono sempre ritenuto uno “spirito libero”. Non ho avuto mai né ho adesso tessere di partito, né di religione, né altro legàme che non sia il puro e semplice diritto alla sopravvivenza (che spesso viene persino selvaggiamente negato). E non ho nemmeno tessere di associazioni seppur semplicemente culturali. Mi sento equidistante o equivicino (che dir si voglia) a tutti e a nessuno. Ma sempre con l’attenzione civile che bisogna avere per la vita sociale. Come ti ho scritto in altra lettera il 13 giugno 2022 ( https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-405-festeggiamo-insieme-il-mio-50mo-elettorale/ ) mi onoro di non essere mancato mai nemmeno ad una sola chiamata alle urne in cinquanta anni di elettorato attivo. Nel dicembre 1968, a diciotto anni, lasciando il liceo salesiano di Soverato, ho preso le distanze persino dalla religione cattolica che, per questioni puramente logistiche (non c’era altro riferimento sociale a Badolato Marina, mio paese natìo) ho frequentato fin da bambino. Pure per gli studi storici, filosofici e sociologici fatti, ritengo di avere altresì una buona e, comunque, sufficiente autonomia di pensiero.
A quattro mesi dal mio compiere 73 anni, posso provare di aver pagato un prezzo troppo salato per questa mia libertà o autonomia, sotto tutti gli aspetti esistenziali. Una libertà che una vera democrazia dovrebbe garantire e anzi difendere! Tale eccessivo prezzo (dati i tempi) nonostante abbia lavorato sempre, fortemente, tenacemente e alacremente per il “Bene Comune” che è stato la guida e la tensione umana e civile, etica e morale nella mia Wita (vita scritta con la W, tanto per intenderci). Ho tantissimi difetti, ovvio, probabilmente più di tutti messi insieme, però non sono scrivibili alla mia onestà intellettuale che mi è stata riconosciuta sempre, ovunque e comunque. Persino da chi mi ha fatto continuamente “i chiodi di Cristo”.
1 – IGNORANTI IN STORIA NAZIONALE
Mi appresto, perciò, a descrivere alcune riflessioni (fatte mentalmente oppure dialogando con mia moglie) davanti alla tomba di Benito Mussolini, visitata nella mattinata di venerdì 29 luglio 2022 a Predappio (Forlì) suo paese natale. Mussolini, come si sa, fu Duce d’Italia, dal 1922 al 1943 ( https://it.wikipedia.org./wiki/ Benito_Mussolini ). La Storia non ha completato ancora il suo percorso per capire bene chi fosse e cosa abbia fatto costui da istituzionale capo del governo, da temùto e nefasto dittatore o da precursore di talune migliorìe sociali. Lo si ricorda (essenzialmente, giustamente e dolorosamente) per le leggi razziali, l’alleanza con Hitler e la tragedia della seconda guerra mondiale. Ma fu molto di più, nel bene e nel male. Tanto è che ha lasciato una eredità notevole e, in particolare, una vera e propria “fede” valida pure all’estero con imitazioni ed esaltazioni! E ciò non è da tutti. Bisognerebbe vedere ciò senza tendenze e controtendenze, sentimenti o risentimenti. Ma forse è ancora troppo presto. Non basterà un altro secolo ancora perché le acque si schiariscano, tranquille. Ma lo saranno mai chiare e tranquille?… Così come la nostra “Questione meridionale” ancora irrisolta dal 1861, mentre altri Stati (vedi gli USA) si stanno riconciliando con i popoli da loro depredati e sottomessi nelle invasioni e nelle colonizzazioni selvagge. Veri e propri genocidi.
In genere, a scuola l’insegnamento della Storia nazionale si è quasi sempre fermato all’Unità d’Italia – 1861 (massimo al 1866 terza guerra d’indipendenza), sia perché non c’era più tempo per completare il programma, sia per inerzia di insegnanti svogliati e anche per altri motivi che qui sarebbe troppo lungo elencare. Fatto sta che la mia generazione (come penso pure le altre) quanto a Storia nazionale è di un’ignoranza spaventosa e pochi di noi si sono presi poi la briga di leggiucchiare o approfondire i periodi successivi, ma senza quell’entusiasmo o quell’anima critica che è necessario avere in questi casi (se non altro perché la Storia viene scritta quasi sempre dai cosiddetti “vincitori” o da chi ha interessi occulti). Tale notevole ignoranza agevola di molto chi ci governa sotto tutte le bandiere e le ideologie. La prima difesa dei cittadini resta ancora e sempre la conoscenza della propria storia locale, nazionale e, adesso nella globalizzazione, pure quella del resto mondo. Chi più sa, meglio si difende (recita un antico adagio).
Durante il corso dell’anno, faremmo tutti bene a rinunciare a qualche giorno di festa o di vacanza per dedicarci (a tempo pieno) all’esercizio salutare di una maggiore conoscenza e consapevolezza storico-sociale del nostro ambiente. Non è sufficiente conoscere la Storia per come raccontata o distorta dal dibattito politico o dai giornali (non da tutti, per fortuna). Il cosiddetto popolo non ha o non si è potuto fare mezzi o metodi della conoscenza che più lo riguarda. E ciò vale pure per la propria salute psico-fisica e per altri tipi di istruzione che giovano allo stare al mondo con meno fastidi e pericoli possibile.
E questo è uno dei nodi sociali di strategica importanza che finora non ha sciolto nessun Governo, né ritengo riuscirà in tale impresa lo stesso governo Melòni, nato con tante aspettative ma imbrigliato dalla “plutocrazia” come a suo tempo avrebbe detto lo stesso Mussolini che dalla “plutocrazia” è stato annientato (giustamente o ingiustamente che sia). Inoltre, come si fa a superare lo “schiavismo economico-finanziario” che imperversa con ancora più grinta e spregiudicatezza e tiene soggiogati (come la più grande mafia del mondo) interi popoli e Stati, imprese e famiglie, persone e futuro?…
Non si stanno forse avvicendando non soltanto governi da “cure palliative” o da “pannicelli caldi” (come si dice dalle nostre parti) ma addirittura governi che si rincorrono ad aggravare continuamente il debito pubblico in un infinito gioco d’azzardo?… Manca l’arte della frugalità e tale mancanza rischia di farci calare a fondo o, ancora di più, ci schiavizza ancora di più dinanzi agli altri Pasi più robusti e sicuri. Da formiche che eravamo siamo diventati cicale e ci stiamo giocando la reputazione e persino la vita di Stato unitario.
2 – SIAMO DIVENTATI UNA SOCIETA’ LUDICA
Dovremmo metterci in allerta e sospettare quando siamo spinti alla troppa “leggerezza esistenziale” con l’esortazione a fare cose che ci allontanano dalla riflessione e dall’impegno. Invece, noi assecondiamo tale invito alla “distrazione” che per alcuni diventa proprio totale o letale, dopo un lavaggio del cervello quasi completo. Se consideriamo cosa c’è nel cervello di un italiano medio o quanto tempo questi dedica alle cose veramente importanti … troveremmo un cervello fatto prevalentemente di tifo sportivo, di sport (più o meno praticato), di moda, di mangiate e sfizi eno-gastronomici o sagre, di pettegolezzi comunque fatti, di motori (automobili, moto, ecc.), di vacanze (sognate, effettuate, invidiate), di ore e ore passate quasi vanamente al telefonino e ad altri passatempi o ammazzatempi che ci allontanano dalla realtà concreta … E meno male che sono parecchi i cosiddetti “volontari” che si dedicano all’altruismo sociale; e coloro i quali, con metodo e coscienza, vegliano attenti sugli ancora troppo deboli valori di libertà e di democrazia!!!…
Purtroppo, però, basta osservare la pubblicità televisiva o di intere pagine di giornali e riviste; oppure quella più aggressiva che ti impedisce o ti rallenta magari la lettura o la visione interessante sul video-telefonino. Quasi senza accorgercene, siamo diventati una società “ludica” … “leggera” … “disimpegnata” … alla mercé di chi ci ha indotti o psico-costretti a passare ore al supermercato o a consumare più delle nostre necessità. L’abbondanza ed il consumismo (che ha ovviamente i suoi lati utili e positivi) ci hanno piano piano portati ad allentare l’attenzione sulle cose veramente essenziali. Per noi stessi e per chi ci sta vicino o lontano.
“Cambiano i tempi ma non le maniere … Per mangiare una volta al giorno sono partiti tanti senza ritorno” cantavano già 50 anni fa “I figli di Calabria” di Soverato con la voce di Vito Maida. Infatti, sono millenni che chiunque governa, alla fin fine, riduce il suo potere alla formula “panem et circenses” (pane e divertimenti) come hanno sancito gli antichi Romani (che di “potere” erano grandi intenditori come il “dìvide et ìmpera” ovvero più dividi e più comandi agevolmente)… Ma, purtroppo, non tutti hanno il pane quotidiano necessario (basta chiedere alla Caritas e alle altre presenze di pronto soccorso alimentare) … tanto i troppo poveri non costituiscono un pericolo, non hanno la pur minima forza psico-fisica nemmeno per protestare … basta dare loro un tozzo di pane. Tuttavia bisognerebbe temère la “plebe” che ha fame. Forse …
Adesso la guerra in Ucraina ci sta aprendo un po’ gli occhi. La favola dello pseudo-benessere è finita! … Finora le guerre lontane e le tragedie di interi popoli non ci hanno impensierito più di tanto. E nemmeno l’inquinamento ed i cambiamenti climatici, se è vero (come è vero) che le nostre abitudini restano incontrollate e stiamo trasformando capannoni, strade, mare, laghi e fiumi in micidiali discariche abusive che non possono non ritorcersi contro di noi e la nostra vivibilità civile e salutare. Le terre dei fuochi si stanno moltiplicando, senza troppi controlli mentre invece bisognerebbe essere drastici pure a beneficio di chi mette fuoco. Si lascia fare troppo (e non soltanto in questo settore). Per non dire della cementificazione selvaggia e di tanti altri piccoli o enormi peccati contro noi stessi e la Natura. Sempre “salvo eccezioni”.
Questo accenno per dire che abbiamo tradito le nostre antiche origini artigiane, contadine e pastorali dove tutto era regolato con criterio assai utile, rispondente e saggio. Quasi gioioso ed armonico, pur nella povertà (che non è miseria o indigenza assoluta). Non c’è più la frugalità che la mia generazione ha conosciuto nella propria infanzia e giovinezza (quindi non un secolo fa) e che molti di noi hanno mantenuto, pur concedendosi qualche inopportuna leggerezza consumistica (a volte più per essere al passo del proprio contesto che per debolezza, tendenza o vocazione). Non era la società perfetta ma era più a misura umana.
Adesso, tale “società ludica” ci ha portati ad una sottile e persino subdola “dittatura” (che paradossalmente alcuni definiscono del “benessere”) dalla quale non riusciamo ad uscire per riprenderci la misura del nostro vivere con saggezza, frugalità e soprattutto vera salute nostra e dell’ambiente. Intanto, però, tale “dittatura” (priva solitamente di veri valori portanti e ricca di disvalori) ci tiene in mano o (per i più pessimisti) sotto il tallone. Non ha nessuna intenzione di mollarci. Possiamo, quindi, dire che siamo passati da una rigida “dittatura fascista” ad una “dittatura senza ancora un nome” ma lassista e nociva? … Fatto salvo il pensiero di chi ritiene che quella fascista non sia stata una dittatura, bensì un << Cura Italia >>.
3 – PREDAPPIO (Forlì)
Caro Tito, queste ed altre riflessioni ho fatto nelle due ore in cui sono stato nella graziosa cittadina e nel cimitero di Predappio (tra le belle colline romagnole, in provincia di Forlì) dove c’è la cosiddetta “Cripta Mussolini” che contiene le tombe di Benito Mussolini, della moglie, di parte dei figli e di altri familiari. Non ti descrivo altro a riguardo, ma ti rimando ai link << https://it.m.wikipedia.org/wiki/Cripta_Mussolini >> e << https://it.wikipedia.org/wiki/Predappio >>.
Erano decenni che pensavo di visitare Predappio e tale Cripta, non certo per fede politica, ma per vedere un pezzo della nostra Storia nazionale e cercare di capire qualcosa che da lontano mi sfuggiva. Di tanto in tanto leggevo sui giornali di raduni di fascisti con saluto romano a Predappio, luogo di nascita del Duce del quale innumerevoli emblemi esistono e resistono in piccoli paesi così come in grandi città italiane. Figurati che a Badolato le eterne amministrazioni di sinistra (dal 1946) non hanno nemmeno cancellato le frasi con la firma M. (Mussolini) scritte su muri e facciate di case dentro al borgo (la Marina ancora non c’era nel Ventennio). Né il PCI o i loro eredi riescono ancora a modificare la toponomastica del borgo (specialmente dei Savoia, di Garibaldi e di altri) che è un insulto alla questione meridionale che ha svuotato il nostro Comune, il Sud e persino gli Appennini centro-settentrionali e le Alpi. Così in tutta Europa e ovunque la globalizzazione poi ha colpito senza pietà e senza riequilibrare almeno un po’. Il genocidio di una civiltà!…
Così, venerdì 29 luglio 2022, mi sono trovato (per ben altri e seri motivi personali) proprio nella zona di Forlì. Amo la sanguigna Romagna (considerata il Sud del Nord per solarità anche d’animo). Avendo qualche ora libera prima di riprendere l’autostrada adriatica A14 per tornare in Molise, mi sono ricordato di Predazzo che dista poco più di 20 km dall’uscita di Forlì. Lussureggianti le colline romagnole che bisogna scavalcare per giungere nella piccola valle dove si estende questa cittadina che, nel suo centro, sembra Roma per come gli edifici siano imponenti e chiaramente di impianto e di architettura del Ventennio. Non poteva essere altrimenti. Forse il Duce avrebbe voluto fare di più per la sua cittadina natale. Tuttavia la sua impronta è assai evidente e pressoché ormai indelebile a Predappio come nel resto d’Italia (se non altro perché fa parte della Storia anche urbanistica del territorio e dei beni culturali da proteggere).
4 – LA COPPIA CONVINTAMENTE FASCISTA E MUSSOLINIANA
Giunti, mia moglie ed io, al piazzale antistante il Cimitero e parcheggiata l’auto, siamo entrati ed abbiamo notato come sia tenuto molto bene questo “campo santo”. Incontriamo una coppia di pensionati (di circa 70 anni) cui chiediamo della Cripta Mussolini. Dopo avercela indicata, ci hanno chiesto da dove provenissimo. Così, domanda dopo domanda, abbiamo trascorso circa una mezzoretta … il tempo necessario per capire che tale coppia era non solo di fede profondamente fascista ma addirittura “mussoliniana”. Eppure entrambi i coniugi erano nati in piena Repubblica “democratica” nata dalla Resistenza. << Ogni volta che veniamo a trovare i nostri genitori e parenti (il che avviene quasi ogni giorno) noi passiamo sempre dalla tomba di Mussolini per una preghiera ed un pensiero, come per uno di famiglia >>. Così ci hanno detto. E, tra l’altro, erano ultra-convinti che il prossimo governo (caduto quello di Draghi già da pochi giorni) sarebbe stato loro, tramite la figura di Giorgia Meloni, data per vincente pure dai sondaggi estivi. Con Giorgia – affermavano – sicuramente Predappio sarebbe diventata la vera “capitale d’Italia”, uscendo da quel clima di silenzio e tolleranza mantenuto (come una cappa asfissiante) sia dalle amministrazioni comunali di sinistra che da quella attuale di destra. Forse un clima imposto dall’alto per quieto vivere. Hanno paura del fascismo ma il fascismo tornerà – ci dicevano sicuri ed orgogliosi.
Tale anziana coppia era nata e cresciuta a Predappio, un motivo in più per essere non soltanto fascista ma mussoliniana verace, ritenendo il Duce una gloria anche e soprattutto locale. Sicuramente il predappiese più conosciuto al mondo. Avevano in volto la serenità, quasi la seraficità e la sicurezza eterna di chi ha una “fede”. Un credo. Molto forte e radicato. Una Religione. Ritengo beati coloro che abbiano una qualsiasi fede, soprattutto perché riempiono così la loro vita. E la rendono serena, persino nella lotta. Fin da bambino la mia fede sono stati i contadini e gli operai di Cardàra che si dannavano nei loro sacrifici eccessivi per poter campare e bestemmiavano a più non posso per l’avverso destino; a volte anche piangendo e ribellandosi perché i commercianti pagavano troppo poco il sudore del loro difficile e faticoso lavoro. Anzi alcuni di quei mercanti (provenienti pure da fuori regione) li prendevano persino in giro o addirittura li disprezzavano. Mi sentivo impotente perché non riuscivo ad aiutare quei grandi lavoratori, alcuni dei quali si erano fatti 5 oppure 7 anni tra guerra e prigionia nei campi di concentramento tedeschi. Ecco pure perché ho dedicato la vita a Badolato e a tutto ciò che questo mio martoriato paese significa e vale.
5– LA CRIPTA E LA GUARDIA D’ONORE
Davanti all’ingresso della Cripta Mussolini c’era una giovane donna che gesticolava e parlava animatamente al telefonino. Forse un’addetta alla sicurezza (poliziotta in borghese), all’organizzazione o all’afflusso dei visitatori nell’angusto sotterraneo?… Ci ha accennato un sorriso di benvenuto. Scendiamo le scale e ci troviamo davanti la “guardia d’onore” ed una giovane coppia con un bambino. Devoto silenzio. Cenno di saluto alla “guardia d’onore” e firma del registro delle presenze. La mia attenzione viene attratta da un nastro tricolore, posto davanti alla tomba di Benito Mussolini, con su scritto: << BUON COMPLEANNO 29-7-1883 DUCE >>. Avrò letto tante volte, studiando, questa data di nascita, ma in quel giorno non mi era venuta in mente. Coincidenza, siamo capitati proprio in tale significativo anniversario. Ho chiesto sottovoce alla guardia d’onore se in quella giornata era prevista qualche manifestazione, ma lui ha risposto di no. Nel frattempo che parlavamo, giunge un giovane fusto, bello e alto, ben rasato, vestito con la tuta mimetica militare; dritto davanti alla tomba del Duce alza il braccio per il saluto romano (o fascista che dir si voglia).
Sempre sottovoce, la guardia d’onore si lascia quasi intervistare e risponde con pacatezza alle mie domande. Pure lui ha in volto la serenità e la seraficità di uno che si nutre di fede in un ideale. Cosa avrà potuto sapere e vivere di fascismo se è nato nel 1956, mi chiedo mentalmente?… Però si sente parte di quella eredità, così come ognuno di noi si sente parte dell’eredità ideale della propria famiglia oppure i cristiani della vita e dell’insegnamento di Cristo, e così via per tutte le altre fedi religiose, politiche, culturali o di altro tipo. La fede è una cosa seria, può essere la parte più autentica del nostro cuore, della nostra anima e della nostra mente. Per la propria fede si è disposti a morire … così come fanno tutti i soldati ucraini che stanno difendendo la propria nazione, il proprio territorio. La Patria. Possiamo convincere qualcuno cambiare idea su tutto ma non far cambiargli fede. Assolutamente. Si sentirebbe morire dentro e sarebbe capace di suicidarsi o di uccidere. Mussolini così è stato capace di immettere fede sia in tanti suoi contemporanei, sia persino nelle generazioni nate lontane dalla sua morte. Come questa guardia d’onore che regala il suo tempo all’ideale che lo rende fiero ed orgoglioso (come si nota nella foto di copertina).
Pure Alfredo Vultaggio (titolare dell’omonimo ristorante di San Vito Lo Capo – TP), che ho intervistato nel settembre 2018 durante il “Cous Cous Fest” (due mesi dopo il giornalista de “la Repubblica” << https:// ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/07/24/a-cena-col-duce-il-ristorante-fascio-nostalgico18.html >>), mi diceva di essere fiero di essere fascista. E non lo nascondeva affatto. Anzi, aveva tappezzato l’ingresso del suo grazioso ristorante con tutte immagini del Duce. Questa sua caratteristica è stata riportata pure da alcuni altri giornali nazionali. Ma non è folclore, questa è autenticità, assicurava Alfredo, nato come tanti del dopoguerra senza aver conosciuto né Mussolini né gli anni del fascismo.
Alfredo mi diceva che la cosiddetta Prima Repubblica era finita nel fango di tangentopoli proprio per mancanza di fede (che impone onestà e rispetto), dal momento che i partiti erano diventati, più o meno, un comitato di affari ai danni dei cittadini e dell’Italia tutta, nonostante il gioco internazionale. Non dissimile la Seconda Repubblica che annaspa, ancora e sempre per mancanza di vera fede. Però, se gli italiani capiranno e adotteranno gli ideali del Duce, l’Italia tornerà a rifulgere nell’onestà e nel rispetto. E quando io gli ho ricordato che lo stesso Mussolini aveva detto che l’Italia, alla fin fine, è un Paese ingovernabile (persino con la dittatura, ndr), Alfredo mi ha risposto che il nuovo fascismo ridarà lo slancio di cui abbiamo tutti bisogno. Pure il volto di Alfredo era sereno e serafico, fiero ed orgoglioso … proprio come uno che si nutre di fede … Lui che nutre gli altri con l’ottima cucina del suo ristorante, persino il celebre scienziato prof. Antonino Zichichi, che abita ancora in una villa lì vicino. Alfredo così mi ha mostrato il tavolo che gli riserva ogni volta nell’angolo preferito di quel locale immerso nell’antica e mistica tranquillità degli uliveti.
6 – LE ALTRE GUARDIE D’ONORE IN ITALIA
Che io sappia, oltre alla Cripta Mussolini di Predappio, ci sono altri due luoghi presidiati da guardie d’onore: a Roma l’Altare della Patria, dove riposa il Milite Ignoto, e il Pantheon dove riposano i primi re d’Italia Vittorio Emanuele II, Umberto I e la regina Margherita di Savoia, ma anche altri personaggi di età precedenti come, ad esempio, il grande pittore Raffaello. Dal 4 novembre 1921 due militari di tutte le Armi piantonano la tomba del Milite Ignoto 24 ore su 24 con qualsiasi tipo di tempo in turni di un’ora. L’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon assicura la presenza di almeno due soci a turno in divisa durante l’apertura al pubblico di questo monumento-museo che ci proviene dall’antichità romana (27 a.C.). Mi sembra che in Italia non ci sia altro personaggio defunto che abbia una “guardia d’onore” … nemmeno i Papi sepolti nella Basilica di San Pietro. Però, accanto agli altari delle chiese che àbbiano l’Eucarestia nel tabernacolo, c’è una fiammella perenne al posto della guardia d’onore.
Almeno per ciò che so ed ho visto io, in altre parti d’Italia e all’estero, non ho notato “guardie di onore” permanenti alle tombe di Regnanti o di Eroi, Padri della Patria, ecc. … se escludiamo la tomba di Lenin sulla Piazza Rossa a Mosca e, solo la domenica, al Milite Ignoto di Atene. Ovviamente sono presidiati gli edifici di Stato più importanti, in gran parte dei Paesi nel mondo (ma ciò non ha niente a che fare con le tombe). Mi sono compiaciuto, però, nel constatare che alcune tombe di Re o Imperatori (poste nelle cattedrali) abbiano ancora fiori freschi (evidentemente qualcuno li depone anche a distanza di secoli dalla morte di tali Personaggi). Così in Francia, Spagna, Portogallo e, da noi, a Palermo nella Cattedrale.
7 – LA FESTA DEL NOME ITALIA
Caro Tito, come ricorderai (pure per << https://www.costajonicaweb.it/lamezia-terme-cz-sabato-18-giugno-2022-la-prima-festa-internazionale-del-nome-italia/ >> pubblicata da te venerdì 08 aprile 2022), tutto era pronto per realizzare a Lamezia Terme la “Prima Festa internazionale del nome Italia” domenica 18 giugno 2022. Avevamo allertato tutte le Istituzioni governative nazionali, regionali e locali, le Forze Armate, la Polizia, Politici, Amministratori, Personaggi di ogni tipo, gente comune. Il Sindaco di Lamezia Terme aveva dato il suo OK; però, poi, per l’obiezione di un’assessora, si è tirato indietro quando non avevamo più il tempo e la forza per riorganizzare tutto. Ti ricordo che l’Amministrazione di Lamezia è o dovrebbe essere di Centro-Sinistra. Ma non è questione di schieramenti, bensì di persone. Adesso, con il prof. Vincenzo Villella (direttore della rivista “Lamezia Storica”) e il “Centro Studi e Ricerche sulla Prima Italia di Squillace”, stiamo cercando di riprendere le fila. Aspettiamo che il nuovo Governo, a guida Giorgia Meloni, finisca di completare il suo Esecutivo in ogni sua parte o componente e poi ci daremo da fare ad organizzare la “Festa del Nome Italia”, pure per coinvolgere le Scuole locali di ogni ordine e grado.
8 – LA FEDE NELLA VITA DI OGNUNO DI NOI
Lo scorso venerdì 29 aprile 2022 ero andato a Predappio semplicemente per vedere la cittadina, visitare la Cripta Mussolini e cercare risposte ad alcune vecchie domande. Non mi spettavo certo di dover o poter fare, assieme a tante altre, alcune riflessioni sulla “fede”. Riflessioni che sto condividendo con te e con i nostri gentilissimi Lettori. Pure io sono e mi ritengo un uomo di fede, intesa come ideali e missione da realizzare. Nel mio caso a favore della mia gente che tanto ha sofferto e che ho visto portarsi dentro tale grande dolore anche quando l’emigrazione ha attenuato la povertà ma ha innescato altre angosce, aggravate dalla lontananza dalla propria Terra e da ingiustizie di base, dovute pure alle cattive o inadeguate politiche anche internazionali, specialmente europee. Politiche che stanno svuotando e straziando i borghi e i territori rurali mentre le città e le metropoli scoppiano. Cerchiamo riequilibrio, pure per la salvezza del nostro pianeta oltre che per la tenuta civile e democratica della nostra società.
La fede è una bella cosa, è certo. Ti rasserena l’animo, ti riempie la vita, di sublima. Però ti induce a credere che tu sei sempre dalla parte giusta mentre gli altri chissà, forse no, sicuramente no. Non c’è posto per il dubbio o per altre ipotesi. Mentre nella filosofia che ho praticato, il dubbio ha una parte molto importante, essenziale, costruttiva. Però la fede è, generalmente, un’arma a doppio taglio: può salvare ma anche ferire mortamente. Sappiamo come e perché, con il pretesto o la spinta della fede (religiosa, politica, economica, ecc.), si siano fatti immani genocidi e guerre mostruose, ogni sorta di nefandezze contro ogni tipo di ragionevolezza umana e divina. Bisogna, quindi, stare molto attenti. Sarebbe opportuno usare bene la fede e ancora meglio la ragione. Pure perché si può facilmente passare dalla fede al mito. Senza poi ritorno.
9 – SALUTISSIMI
Caro Tito, l’esperienza individuale, collettiva e storica ci spinge a considerare che prima di tutto … “per crescere e vivere bene c’è bisogno di verità” … la cui ricerca è sempre più faticosa per via di troppi populismi ed interessi occulti che determinano persino alcuni atteggiamenti di apparente “fede”. Quindi, non potrei giurare, ad esempio, che non siano in qualche modo pagate o gratificate le “guardie d’onore” alle tombe dei Personaggi. Chi può sapere quando, quanto e se la “fede” di una persona sia pura al 100% oppure che non ci sia una qualche ipocrisia o un qualche nascosto calcolo od opportunismo?… Quante disillusioni abbiamo provato nella vita! … Tante da non credere (quasi) più a niente e a nessuno.
Spero che questa “Lettera n. 432” ti sia gradita e che possa giovare a qualcosa. Solitamente le opinioni o le riflessioni hanno almeno una qualche probabilità di rendersi utili, pur essendo o apparendo assai discutibili o addirittura invise. Anzi, le opinioni e le riflessioni servono pure per alimentare una sana, pacata e lungimirante discussione. Altrimenti vorrà dire che ho perso il mio tempo, ma forse non del tutto, poiché almeno una parte significativa ha valore per me stesso. Grazie, comunque, per voler pubblicare. Ringrazio tantissimo pure qui i siti web amici che rilanciano solitamente le nostre Lettere (in ordine alfabetico): https://www.agenziacalabrianotizie.com – www.gazzettadellemilia.it – www.ilreventino.it – www.lanuovacalabria.it – www.preserreedintorni.it – www.soveratoweb.com. Inoltre siamo entrambi ancora e sempre riconoscenti ai nostri gentili Lettori, specie a quelli più fedeli e, in particolare, a coloro che ci commentano e ci riscontrano. Ormai dopo oltre dieci anni abbiamo guadagnato Lettori affezionati.
Intanto, dedico questa 432 al dottore Domenico Celano, originario di Catanzaro e da oltre 40 anni medico odontoiatra a Roma, città dove entrambi abbiano frequentato l’Università e condiviso per molto tempo non soltanto il medesimo appartamentino da studenti ma anche momenti di crescita umana, sociale e civile assieme ad altri cari amici ed amiche che qui saluto con affetto. Oggi, 08 novembre 2022, il dott. Celano compie 71 anni. Auguri a lui e alla sua bella famiglia, ma anche ai suoi fratelli e alla sorella e alle loro rispettive famiglie. Con un devoto pensiero ai suoi stimatissimi, amabilissimi e indimenticati Genitori. Adesso, non mi resta che salutarti e pensare già alla “Lettera n. 433”. Prosit!
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, martedì 08 novembre 2022 ore 05.44 – Da ben 55 anni (cioè dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le foto sono state prese dal web o sono state realizzate da me venerdì mattina 29 luglio 2022 a Predappio (Forlì).