Caro Tito, siamo così arrivati alla “Lettera n. 400” mentre il prossimo 4 ottobre (fra quasi quattro mesi) dovremmo festeggiare – si spera – i dieci anni di queste “Lettere a Tito”. Con una media di oltre 40 corrispondenze annuali. Quanti Personaggi abbiamo fatto conoscere!… Quante tematiche! Quante proposte sociali abbiamo avanzato! Quanto lavoro fatto! Alcune piccole soddisfazioni, ma tante anzi troppe le sofferenze socio-culturali. E le delusioni. Oltre all’onnipresente e sempre crescente dolore del mondo, la sofferenza più duratura che mi porto dietro da quaranta anni esatti (1982-2022) è il progetto CALABRIA PRIMA ITALIA che non riesce a decollare, nonostante abbia cercato di proporre continuamente semplici cose fattibili alle istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali. Nel progetto “Calabria Prima Italia” c’è anche la proposta di realizzare la “Festa del nome Italia” così come a Reggio Emilia festeggiano il “tricolore” nazionale.
1 – IL RECENTE NO DI LAMEZIA ALLA FESTA DEL NOME ITALIA
Ad eccezione di pochi studiosi, pare che non importi a nessuno che il nome ITALIA sia nato 3500 anni fa in Calabria e, in particolare, nell’Istmo tra i Golfi di Squillace e di Lamezia. E che tale fatto storico potrebbe essere una risorsa a 360 gradi, se bene valorizzato. Figurati che poche settimane fa l’Amministrazione comunale di Lamezia Terme ha detto NO alla prima Festa del NOME ITALIA già prevista per il 18 giugno, mentre prima aveva acconsentito, pure offrendo gratis la grande sala delle conferenze. Pare che si sia messa di traverso un’assessora, di cui conservo ancora la email di dissenso (“Paolo, conoscendo il nome di qualche componente del comitato, eviterei…” delle ore 15,29 di sabato 30 aprile 2022). Basta, quindi, una sola persona per mandare all’aria una cosa così bella, qualificante e … storica!?!…
Mi spiace tanto per Lamezia Terme (città che la mia famiglia ama da generazioni) pure perché lo storico e giornalista prof. Vincenzo Villella (direttore del sito web e della neonata rivista cartacea “Lamezia Storica”) si era impegnato davvero tanto per organizzare un appuntamento così importante per tutta l’Italia, in particolare per l’intera Calabria e specialmente per l’Istmo, ma anche per i calabresi e gli italiani residenti fuori dai confini regionali e nazionali. Pazienza. Adesso dobbiamo ricominciare tutto da capo e cercare di realizzare tale prima edizione della FESTA DEL NOME ITALIA a Squillace, dove lo scorso anno 2021, in aprile, è stato fondato, nel contesto del Comune, il “Centro Studi e Ricerche sulla Prima Italia” di cui sono principali animatori il dottore Franco Caccia (sociologo, assessore alla programmazione e al turismo) e il filosofo Salvatore Mongiardo di Soverato (pure come Scolarca della Nuova Scuola Pitagorica di Crotone). Il prof. Armin Wolf, studioso di Ulisse e della Prima Italia, ne è il Presidente onorario.
Quindi, adesso dobbiamo aspettare che il Comune di Squillace sia pronto a decidere una data che, negli imminenti mesi estivi, sicuramente sarà vicina al periodo di massima presenza turistica sullo Jonio. A dire il vero, Squillace era la prima candidata a realizzare la FESTA DEL NOME ITALIA già dal 2020. Ma ha esitato un po’. Poi si era detto disponibile il prof. Villella di Lamezia che aveva bene organizzato l’evento, però quando quasi tutto era pronto e ne erano stati informati-invitati pure le più alte cariche dello Stato e gli Enti più interessati, gli Amministratori comunali di Lamezia hanno detto NO.
Eppure, il sindaco Mascàro avv. Paolo, con cui ho conversato al telefono per 4 minuti e 22 secondi venerdì 22 aprile 2022 dalle ore 17.46, si era detto disposto persino ad invitare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella! Ultima mia email di aggiornamento alle ore 19.12 di venerdì 29 aprile 2022. Peccato, perché avevamo già buoni contatti con il Quirinale ed avevamo “pre-invitato” tutte le Forze Armate, la Prefettura, i Ministeri, gli Enti territoriali, tante altre Istituzioni e stavamo persino per invitare ambasciate, associazioni italiane e istituti di cultura all’estero perché la FESTA DEL NOME ITALIA si potesse fare pure almeno, per iniziare, in alcuni Paesi di emigrazione! Dunque, sabato 18 giugno non si farà più a Lamezia Terme la prevista PRIMA FESTA DEL NOME ITALIA. E Lamezia ha già una bella e ampia “Piazza Italia” da valorizzare! …
Caro Tito, non capisco come mai una Città così antica, progredita ed arguta come Lamezia abbia fatto un così clamoroso autogol. A volte emerge quella che io definisco la “Calabria suicida” o “autolesionista”. Quella Calabria (e, in questo caso, quella Lamezia) che dice di NO ad un evento di particolare spessore storico, socio-culturale e promozionale di tenore molto elevato … mentre invece predilige esaltare eventi, altrettanto utili e doverosi di attenzione (come, ad esempio, festeggiare il giovane Luigi Strangis che ha ottenuto recentemente una bella affermazione artistica nella trasmissione nazionale TV “Amici”) ma che, in verità, non qualificano il territorio come la Festa di quel nome “Italia” nato proprio tra Lamezia e Squillace 3500 anni fa e che caratterizza ormai tutto un popolo dentro e fuori i confini nazionali!…
Un personaggio pubblico, riferito al giovane Strangis (cui formulo i migliori auguri), ha esordito (riportato dai giornali regionali): “La Calabria ha bisogno di modelli simili!”. Nulla da obiettare, abbiamo pure bisogno di cantanti e di artisti che rappresentino la Calabria in Italia e nel mondo … però rinunciare alle proprie più antiche radici come il NOME ITALIA mi sembra alquanto autolesionista ed è, comunque, indicativo dei valori alquanto vacui (tutto sommato) che girano, molto preponderanti, in questi nostri malconci tempi presenti. Ma chiediamoci, per piacere, perché la Calabria stenta?!?…
Ci sono, infatti, città o territori che, come Lamezia, hanno una grande missione storica, che però sprecano o non sanno riconoscere o valorizzare come invece sarebbe utile e necessario! E, a furia di sprecare tali preziosità, si finisce sempre più poveri di valori e, di conseguenza, sempre più esposti alla precarietà e all’insignificanza, quando non all’involuzione; mentre altri si inventano addirittura gli eventi, senza averne base e diritto, pur di progredire e significare, pur di avere visibilità e tornaconti di vario genere!… E noi che abbiamo davvero tanto, non finiamo mai di sprecare. Quasi a dispetto di noi stessi!… Povera Calabria!!!…
2 – CAPO SUD E’ FERMO
La Calabria ha perso un’altra notevole risorsa storico-geografica dalle grandi potenzialità … è CAPO SUD cioè la costa e l’entroterra tra Capo Spartivento di Brancaleone e Scilla o, addirittura, tutta la provincia o Città metropolitana di Reggio Calabria. Eppure il territorio aveva risposto molto bene, nei primi due anni da quando, nel settembre 1999, avevo proposto tale Progetto promozionale al Presidente della Provincia di Reggio, dott. Cosimo Antonio Calabrò, ai Comuni interessati di quell’Area dello Stretto, alla Regione Calabria e ad Altri. Purtroppo, nonostante tante sollecitazioni, CAPO SUD è rimasto fermo. Ne abbiamo trattato proprio all’inizio di questa nostra corrispondenza! … Ringrazio, pure qui e ancora una volta, tutti coloro che ci hanno creduto denominando “Capo Sud” le loro Aziende. Speriamo che si possa riprendere il discorso!
3 – I PRIMI 70 ANNI DELLE MARINE
Invece, tanta soddisfazione mi ha dato l’iniziativa per la celebrazione dei primi 70 anni di Badolato Marina e di tutte le altre Marine, poi divenute cittadine, nate per ospitare i senza-tetto della disastrosa alluvione dell’ottobre 1951 che ha devastato la fascia jonica e i borghi collinari e montani della provincia di Catanzaro e di Reggio. Erano anni che proponevo (ad enti, associazioni e cittadini) di celebrare la nascita delle Marine, specialmente a beneficio delle nuove generazioni e anche dei turisti, ma pure della Storia in sé e per sé.
Così, grazie all’associazione culturale “Circolo Letterario Nicola Caporale” (presieduta da Myriam Rovito e appoggiata in questo caso dal Sindaco Nicola Parretta) si è celebrato degnamente il 70° anniversario della nascita delle Marine Joniche e, in particolare, di Badolato Marina con una serie di eventi molto toccanti e memorabili. Tra questi l’inaugurazione di una targa-ricordo con la foto del preciso momento in cui (il 24 marzo 1952) l’allora Capo del Governo, l’on. prof. Alcide De Gasperi, ha consegnato le chiavi dei primi 78 alloggi sui 350 previsti al Sindaco di allora, geom. Andrea Talotta, davanti al popolo di Badolato e a questa molto significativa pagina di Storia.
Buona parte della stampa calabrese ha evidenziato l’evento di commemorazione che tu hai sintetizzato lo scorso primo maggio con <https://www.costajonicaweb.it/messa-targa-ricordo-70-della-nascita-di-badolato-marina-cz-inaugurata-nel-1952-da-alcide-de-gasperi/ >>. Sento il dovere di ringraziare ancora una volta l’associazione “Circolo Letterario Nicola Caporale” ed il Sindaco Nicola Parretta per aver finalmente voluto ricordare e rileggere con particolare solennità una pagina di Storia molto sofferta delle nostre comunità joniche. Guardando al futuro. Infatti, adesso stiamo aspettando di vedere riuniti a Badolato Marina i Sindaci di queste Marina joniche, nate con la benedizione di De Gasperi il 24 marzo 1952, sperando che possano collaborare in futuro, sulla base della medesima particolare origine. E’ assai raro, se non addirittura “unico”, vedere più paesi nati ufficialmente lo stesso giorno ad opera di un Capo di Governo. Pure questa sarebbe una originalità da valorizzare al massimo possibile! Non ti sembra, Tito?…
4 – UN CONVEGNO SU SUOR GIULIA DE MARCO
In queste ultime settimane, un’altra soddisfazione mi deriva dal fatto che a Sepino (amenissimo borgo e località termale del Parco Naturale del Matese, in provincia di Campobasso, ma più vicino alla provincia campana di Benevento) si sono create le condizioni sociali e culturali per riprendere il discorso da me proposto nella primavera 2014 sulle vicende di Suor Giulia De Marco, sepinese, la quale nella Napoli del 1600 ha prodotto una vera e propria rivoluzione nella condizione delle donne. Ne aveva scritto per primo, circa quaranta anni fa, l’amico prof. Antonio Arduino, allora direttore della Biblioteca Comunale di Agnone del Molise. Ed io nel 2014 avevo donato alla Sindaca di Sepino tutti i libri scritti (anche a livello nazionale) sulla rivoluzione di Suor Giulia e presentato un dettagliato progetto per la valorizzazione dello stesso borgo di Sepino e di tale personaggio storico che fa onore a tutto il genere umano, in particolare al lento e travagliato cammino di emancipazione delle donne. Anche dentro le strutture degli Ordini religiosi.
Così, dopo otto anni, venerdì 20 maggio 2022 alle ore 18,40 sono stato contattato da Pasquale Giordano, neo-presidente dell’associazione culturale “Sepino nel Cuore” (che conta 164 aderenti e oltre 5000 seguaci su facebook) per comunicarmi che (partito da quella mia proposta del 2014) nel pieno della prossima estate avrò luogo a Sepino un convegno su Suor Giulia, la quale ha rischiato di essere messa al rogo e, comunque, ha subìto il carcere e le torture da parte dell’Inquisizione della Chiesa Cattolica per la sua lungimiranza nella emancipazione femminile e religiosa. Devo dirti, caro Tito, che ne sono veramente assai lieto. Il seme culturale che ho piantato a Sepino nel 2014 adesso pare che stia portando un qualche timido frutto.
5 – LA STRAGE DI CAPACI 23 MAGGIO 1992
Caro Tito, alla pagina 11 della mia premessa al romanzo SPIRAGLI di Rosa Gallelli, edito il 22 giugno 1992, così scrivevo dieci giorni prima, il 12 giugno, ad appena 20 giorni dalla cosiddetta “Strage di Capàci” che oggi si commemora nel suo trentesimo anniversario. Dopo aver passato in rassegna talune tappe e criticità della nostra Nazione e del nostro Stato, evidenziavo …
<< Ma lo shock più violento per l’Italia è ancora l’assassinio del giudice anti-mafia Giovanni Falcone che ha destato scalpore e sdegno anche all’Estero. Una morte annunciata, comunque, mentre la spettacolare e terrificante esecuzione non dovrebbe far dubitare più che tra alcuni settori dello Stato legale e l’Anti-Stato mafioso ci sia almeno una qualche connivenza … altrimenti non sarebbe stato possibile la lunga ed accurata preparazione di una simile strage che ha fatto altre vittime, che aspettano “giustizia” e verità >>.
Poiché solitamente sono quasi continuamente sintonizzato con qualche radio, ho praticamente vissuto in diretta i momenti e le ore immediatamente dopo l’attentato di Capaci, così come ho vissuto in diretta la notizia e gli aggiornamenti sull’altra strage mafiosa di Via D’Amelio che ha stroncato le vite del giudice Paolo Borsellino e dei suoi agenti di scorta, quell’indimenticabile pomeriggio di domenica 19 luglio 1992, appena due mesi dopo Capaci. Ero in viaggio sull’Autostrada A3 tra Lamezia Terme e Cosenza quando la radio ha interrotto i programmi per annunciare e commentare l’altra tragedia di Palermo che ha poi cambiato la lotta dello Stato alla mafia pure con l’appoggio di una maggiore consapevolezza di buona parte del popolo italiano.
6 – TUTTO IL DOLORE DEL MONDO
Delle 400 “Lettere a Tito” fin qui pubblicate, numerose e ricorrenti sono state quelle riferite al “grande dolore del mondo” (guerre, ingiustizie, drammi, e innumerevoli altre sofferenze sociali). Sembra aumentare il già troppo grande dolore del mondo, non soltanto con le centinaia di conflitti armati (ritenuti di bassa intensità, sparsi un po’ ovunque) ma, da tre mesi ormai, pure con la troppo tragica invasione russa dell’Ucraina e la conseguente guerra ad alta intensità che sembra non finire mai e che appare molto più raccapricciante di tante altre per i lutti, la ferocia, le distruzioni e gli effetti collaterali che stanno stravolgendo mezzo mondo, direttamente o indirettamente.
7 – PERCHE’ CI MERITIAMO LE GUERRE
Caro Tito, non sono mai stato un inviato di guerra, però fin da bambino ho ascoltato parecchi reduci raccontarne le atrocità del primo e del secondo conflitto mondiale, come pure delle guerre coloniali in Africa. E da alcuni scrittori ho letto le stragi e le devastazioni dell’invasione del Sud da parte di Garibaldi nel 1860 e il tentato genocidio dell’esercito sabaudo-piemontese (neo-pseudo italiano) nei decenni successivi.
I nuovi mezzi di comunicazione sociali (radio – tv – internet, ecc.) mi hanno permesso di seguire sempre più in diretta fin dal giugno 1967 (guerra dei 6 giorni tra Israele e i Paesi arabi confinanti) tutti i conflitti nostri contemporanei. E, poiché sono quasi sempre sintonizzato con le radio e con le tv (oggi pure satellitari), riesco persino a seguirne i resoconti in tempo reale. Ormai e ancora più di prima, con i decenni, sono riuscito a farmi un’idea sulle guerre, così come sui conflitti interpersonali e sociali.
Sarebbe difficile sintetizzare, tuttavia ad innescare qualsiasi aggressione è quasi sempre prepotenza, egoismo ed incultura. Sia a livello individuale che collettivo, dietro le tragedie, c’è quasi sempre un delirio di onnipotenza. Ma anche una mancata educazione alla convivenza pacifica. Inoltre, una buona parte ha l’arrendevolezza, la rassegnazione dei popoli (spesso fagocitati da ideologie e passioni irrefrenabili). In particolare, ritengo che tanta responsabilità spetti pure ai genitori che, a volte, offrono i propri figli al sacrificio. Una cosa assolutamente innaturale. Come innaturali sono talune posizioni di alcune Religioni che dovrebbero detestare le guerre, mentre invece le favoriscono e addirittura le teorizzano e le sostengono. Ne abbiamo avuto prova di recente con il Patriarca Ortodosso di Mosca.
Sono sempre più convinto che una decisiva responsabilità delle guerre spetta alle mamme, che non difendono sufficientemente i propri figli dalle carneficine. E, in modo determinante, ci meritiamo le guerre poiché non viviamo sufficientemente in modo frugale ma tendiamo a usare e sprecare le risorse in modo irresponsabile. Il troppo benessere ed i lussi sono l’anticamera delle guerre! Così come lo spreco delle risorse è spesso alla base dei conflitti. Perciò, ognuno di noi (se facciamo un buon esame di coscienza) è complice delle guerre in atto oggi nel mondo, anche se sono tanto lontane che non ne sentiamo nemmeno l’eco.
Ritengo che dovremmo riflettere molto, approfondire, educarci e difendere la pace. Così come dovremmo riflettere sulle armi, il costo stratosferico potrebbe essere utilizzato per sconfiggere malattie (che interessano tutti noi), povertà e salvezza del clima e del pianeta!… E’ una legge ovvia: più se ne costruiscono, più ne girano (pure di quelle leggère e persino ad uso di difesa personale) e più si usano. Il disarmo, graduale e poi totale, è il primo traguardo da raggiungere, altrimenti facciamo chiacchiere. Non lamentiamoci poi se subiremo una qualche guerra di qualsiasi tipo. La meritiamo!…
8 – RINGRAZIAMENTI PER 70 ANNI BADOLATO MARINA
Caro Tito, voglio pure qui ringraziare le amiche e gli amici che sono stati assai gentili nell’inviarmi video e foto sulle manifestazioni che hanno avuto luogo sabato 23 e domenica 24 aprile 2022 per i primi 70 anni della nascita di Badolato Marina e delle altre Marine Joniche. Ho fatto girare sia video che foto pure a badolatesi residenti all’estero. Qualcuno di queste foto ho utilizzato a corredo dei miei articoli e dei comunicati-stampa.
In particolare, devo ringraziare (in ordine alfabetico): l’artista Mimmo Badolato, l’ins. Luisetta Caporale, il maestro Nazareno Circosta, il prof. Vincenzo Femìa, la scrittrice Rosa Gallelli (1950), il dott. Antonio Laganà, il cantautore Andrea Naimo, il dott. Guerino Nisticò, la maestra parrucchiera Vittoria Paparo, i coniugi Caterina e Totò Rudi, il prof. Pasquale Rudi, la rag. Mirella Scaccia.
Vittoria Pàparo, in particolare, inviandomi alcune foto della mamma Domenica Rudi fu Andrea (nata in Badolato il 25 novembre 1941) mi ha informato su un episodio di cui non ero a conoscenza. Quando era bambina di dieci anni, quel 24 marzo 1952, Domenica è stata scelta dalla sua scuola per omaggiare di un mazzo di fiori il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi al quale ha cantato “Bianco fiore” una canzone del 1919 che poi, nel secondo dopoguerra, fu adottata come inno della Democrazia Cristiana, partito di cui era principale leader proprio De Gasperi.
9 – GRAZIE A CASTAGNARO – CRISTOFARO E TUCCI
Caro Tito, non posso concludere questa “Lettera n. 400” senza ringraziare pure tre nostri concittadini calabresi che hanno sostenuto la mia proposta di dedicare una statua a Re Italo (fondatore della prima ITALIA anche politica). Infatti, hanno aderito nella stessa giornata di lunedì 14 marzo 2022, appena hanno letto l’articolo << https://www.costajonicaweb.it/calabria-una-statua-di-re-talo-per-la-cittadella-regionale-di-germaneto-cz-con-il-contributo-volontario-di-un-euro-a-cittadino-calabrese/ >>. Assieme all’adesione ideale, hanno promesso di versare un euro-simbolico (o altro contributo in denaro) per le spese di realizzazione di tale statua, che diverrebbe principale emblema della Calabria Prima Italia nella Cittadella regionale di Germaneto di Catanzaro oppure in altro luogo ritenuto idoneo.
Lunedì 14 marzo 2022, il primo ad esprimere la propria adesione (alle ore 11.02) è stato mons. Adamo CASTAGNARO, storico parroco di Conflenti (CZ); alle ore 19.49 è stata la volta di Caterina CRISTOFARO, badolatese emigrata nell’hinterland di Roma; quindi, alle ore 20,47 il medico di Petrizzi (CZ) Domenico Tucci, di cui riporto la pergamena-tipo a Lui rilasciata a ricordo e a documento di tale adesione.
Grazie a Loro, l’onore della Calabria è salvo! Grazie pure a Loro, l’idea della Calabria Prima Italia è avanzata di un qualche significativo ed incoraggiante piccolo passo. Speriamo che siano di esempio per Altri. Quasi sicuramente io non ci sarò più, ma nutro la speranza che, prima o poi, si farà la statua-simbolo di Re Italo e che l’Ente Regione possa denominarsi in modo più appropriato e veritiero CALABRIA PRIMA ITALIA.
10 – SALUTISSIMI
Caro Tito, con questa “Lettera n. 400” ho voluto presentarti (tra le mie innumerevoli proposte e/o iniziative a favore del “bene comune”) due casi che mi hanno dato delusione e sofferenza (Calabria prima Italia e Capo Sud) e due casi (70° Badolato Marina e Suor Giulia da Sepino) che mi hanno dato soddisfazione. Comunque sia, bene o male, per il momento, tra piccole soddisfazioni e troppo sofferenze socio-culturali, la vita ancora va …. Quindi, grazie infinite per le 400 lettere che, pubblicate finora, costituiscono una parte importante della mia gioia di vivere e di stare al mondo! Speriamo di poter raddoppiare!
Intanto, sto ultimando la “Lettera n. 401” dedicata a Pietro Borraro (1927 – 1982) uno degli intellettuali più esaltanti del Novecento europeo. A presto, quindi, e buon inizio d’estate, sempre benvenuta, specialmente dopo un altro lungo inverno (pure di attenzione e tensione Covid). Tanta cordialità e tanta luminosità estiva e jonica a te e ai nostri gentili e pazienti Lettori!
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, lunedì 23 maggio 2022 ore 06.09 (30 anni dalla strage di Capàci) – Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le foto sono state prese dal web libero oppure mi sono state fornite dagli interessati.