Caro Tito, mentre almeno la Comunità Montana V.J.M. di Melito P.S. si è limitata ad aggiungere (in modo soltanto simbolico) “Capo Sud” alla propria denominazione ufficiale senza fare altro di veramente concreto ed efficace, tutte le altre istituzioni territoriali (Comune di Melito, altri Comuni grecanici e dintorni, Provincia di Reggio, Regione Calabria, ecc.) hanno osservato (nel dopo Cosimo Antonio Calabrò e nel dopo Domenico Crea) un silenzio (a mio parere) inquietante rispetto a tutte le potenzialità illustrate dal “Progetto Capo Sud”.
Ed ancora oggi, nonostante i miei ripetuti solleciti, restano così tanto mute da ingenerare in me la convinzione che per la nostra Calabria non c’è proprio più speranza. Non posso e non voglio nascondere, poi, il fatto che tutto questo interessamento per contribuire allo sviluppo e al rilancio dell’Area di Capo Sud (e, quindi, per esteso, della nostra natìa Calabria) è costato a me (in proporzione alla mia “povera” situazione personale) parecchie energie economiche, psicologiche e fisiche, specialmente con i miei numerosi viaggi da Agnone del Molise, dove abito, fino a “Capo Sud”.
L’unica soddisfazione morale mi è stata data non dalle istituzioni ma dalla gente comune, in particolare da coloro che hanno voluto denominare “Capo Sud” le proprie piccole aziende produttive o talune attività socio-culturali. Ti elenco, qui di seguito, le principali o le più rappresentative di cui sono stato a conoscenza diretta.Precisando che l’elenco che segue risale ai primi anni duemila (nel frattempo qualcosa potrebbe essere cambiata) e a parte il “Ristorante Capo Sud” (ex Gabbiano) inaugurato nel giugno 2000 sul lungomare di Bova Marina (cui ho già accennato), una delle prime attività produttive che si sono denominate “Capo Sud” è stata la ditta “Lido Capo Sud” delle sorelle Valeria e Carmen Mangiola sul mare del comune di San Lorenzo nell’area grecanica.
A Montebello Jonico (quindi, fuori del territorio della Comunità Montana Capo Sud) troviamo la “Capo Sud Liquori” di Silvana Calabrò (coadiuvata dal marito Demetrio Arfuso), l’Agenzia Pratiche Automobilistiche “Capo Sud” di Antonio Perpiglia, il Consorzio Colline Reggine “Capo Sud” (produzione e commercializazione prodotti agricoli, con presidente il geometra Giovanni Billari). A Palizzi troviamo la “Capo Sud Cultura e Turismo sas” di Vittoria Alampi e Aurelia Tassone ed il “Ristorante La Lanterna Capo Sud” del geometra Claudio Ligato, collaborato dalla moglie Valeria.
A Melito Porto Salvo ci sono la squadra di calcio “Capo Sud”, la “Associazione Capo Sud” (tra produttori di bergamotto) con presidente l’ing. Giovanni Marino e la “Capo Sud Games” di Rosaci Santoro. A Condofuri Marina opera la “Agenzia Viaggi Capo Sud” di Antonio Nocera. A Gioiosa Jonica Marina troviamo la “Azzurro Charter & Capo Sud” dell’ing. Alessandro Tavernese e Walter Agostino. Due giovani delle provincia di Reggio hanno realizzato il sito promozionale www.caposudcalabria.com.
Di tanto in tanto cerco ancora su “internet” nuovi riferimenti su “Capo Sud”. Recentemente ho trovato pure una “Cooperativa Capo Sud” che opera nel sociale, mentre qualche anno fa mi sono imbattuto nel testo di una lettera datata 23 aprile 2001 (indirizzata ai candidati-sindaco della città di Reggio Calabria) e firmata dal dottore Carlo Colella (presidente della Federazione Italiana Vela della Calabria e della Basilicata”, di cui trascrivo questo passo assai indicativo di come avrebbe potuto svilupparsi in senso ampiamente produttivo l’idea di “Capo Sud”: “…Per Saline il porto promuoverebbe lo sviluppo turistico, richiedendo in via immediata la costruzione di importanti insediamenti alberghieri, inseriti in una vasta area che è già stata identificata come Capo Sud”…
Quasi sicuramente ci sono altre piccole aziende o attività socio-culturali di cui non posso avere notizia, abitando a quasi900 kmdi distanza da Capo Sud. E, a proposito di tale distanza, non posso che dirmi lieto di come siano andate finora le cose, non potendo io operare in loco. Cordialità!