Caro Tito, oggi (domenica 20 febbraio 2022) il nostro amico Demetrio Spanò, il super-centenario di Reggio Calabria, avrebbe dovuto compiere 102 anni; ma un destino avverso Lo ha bloccato martedì 15, in modo quasi beffardo, proprio a soli cinque giorni da tale festoso appuntamento. Tanto atteso pure da me. Possiamo dire che Lo conoscevo fin da quando sono nato. Le nostre due famiglie erano unite da un comparaggio che, all’epoca negli anni cinquanta, significava quasi un legame di parentela stretta e di profondo e collaborativo rispetto, pure in àmbito lavorativo, facendo parte della stessa squadra di manutenzione della ferrovia sia Lui che mio padre.
Tu hai cominciato a conoscere Demetrio Spanò, ex ferroviere di Reggio Calabria, due anni fa, quando il 20 febbraio 2020 ha compiuto cento anni e Gli è stata fatta una bella festa in un lussuoso hotel sullo Stretto, con la partecipazione della famiglia, di parenti ed amici, ma anche dell’allora sindaco Giuseppe Falcomatà (come dimostra la foto di Nicola Santucci. Te ne ho fatto degno resoconto mercoledì 04 marzo 2020 con <<https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-271-ferroviere-demetrio-spano-di-reggio-calabria-e-i-suoi-cento-anni-ricordando-isca-e-badolato-cz/ >>. Un toccante e bellissimo evento documentato pure da Reggio TV e da vari altri organi di stampa. Tra i tanti graditi omaggi, pure un abbonamento annuale di libera circolazione sugli autobus dell’ATAM (Azienda Trasporti per l’Area Metropolitana), rinnovato poi un anno fa, il 20 febbraio 2021,al compimento dei 101 anni. E i vertici dell’ATAM lo avrebbero rinnovato ancora al 102° compleanno che, purtroppo, non c’è stato.
1 – AD UN SOFFIO DAL COMPLEANNO 102
Infatti il figlio Pino, gli altri familiari e noi più cari amici stavamo già curando i preparativi per festeggiarLo in questa imminente domenica 20 febbraio, quando appunto avrebbe compiuto 102 anni. Nessuno si sarebbe mai aspettato quell’improvviso crollo che, proprio in vista dell’importante traguardo, ci ha portato via il super-centenario Demetrio Spanò. Il quale era o sembrava essere in buona salute visto che, pur con i suoi tempi lenti, ha coltivato ancora, fino a pochi giorni prima, il piccolo terreno avuto dai genitori ad Ortì Superiore, sulle immediate colline della città della Fata Morgana con stupenda vista sullo Stretto, dalla parte dello Jonio, fino all’Etna quasi sempre fumante. Un vero Eden. Un’èstasi che non ha eguali al mondo. E tu lo sai meglio di me giacché vivi a Messina (anche se, dalla parte della Calabria, lo scenario appare più ameno e irresistibile).
Ci ha lasciati così il nostro carissimo amico Demetrio, uno degli ultimi protagonisti e testimoni della seconda guerra mondiale, dei campi di concentramento nazisti e della faticosissima ricostruzione dell’Italia. Per me è stato un amico e compare di famiglia tra i più squisiti già dalla mia primissima infanzia che ho trascorso con i figli Pino e Mimmo, fin quando, verso i primi anni sessanta, tutta la deliziosa famiglia non si è trasferita nella natìa Reggio Calabria.
Via Whatsapp, alle ore 23.10 di martedì 15 febbraio 2022 ho ricevuto questo messaggio dal figlio Pino << Ciao Mimmo, ti comunico che Demetrio è tra le braccia del Signore accanto alla sua amata moglie >>. Sorpresa, dolore e delusione allo stesso tempo ho provato a tale tristissima notizia. Sorpresa perché non me lo aspettavo nemmeno io (pur nel mondo del possibile, ovviamente); dolore perché una perdita così importante pesa molto nell’anima di chi come me Gli ha voluto sempre molto bene e Lo conosceva da oltre 70 anni; delusione perché, sinceramente, mi stavo preparando a celebrare pure io i suoi 102 anni, di cui ti volevo offrire un resoconto anche fotografico della festa di compleanno. Il dispiacere è quindi raddoppiato (se così possiamo dire) per la morte in sé e per la delusione di non averLo potuto onorare ancora una volta. Non avremmo avuto il medesimo stato d’animo se il triste evento fosse avvenuto dopo il 20 febbraio. Tale scomparsa improvvisa ci è sembrata una vera e propria beffa, a pochissima distanza dal compimento dei 102 anni. Appena cinque giorni!…
L’estremo saluto Gli è stato dato nella Basilica di Santa Maria della Consolazione, conosciuta come Santuario dell’Eremo, sulle alture reggine, giovedì 17 febbraio alle ore 10.30 con le cautele previste per il Covid. Ho raccomandato allo stesso figlio Pino e ad altri amici che hanno partecipato ai funerali di toccare la bara come affettuoso saluto mio e di tutta la mia famiglia dei Lanciano di Cardàra. Cosa che è avventa pure all’indomani mattina, venerdì 18 febbraio, quando è stato tumulato alle ore 09.03 proprio mentre inviavo a Pino un altro messaggio di vicinanza. Tre tocchi sulla bara per il nostro ultimo saluto. Addio, Demetrio!
2 – IL GRAZIE DELLA FAMIGLIA
E’ stata tale e tanta la partecipazione al rituale estremo saluto comunitario al Santuario dell’Eremo (molto amato da compare Demetrio) sia in presenza e sia tramite messaggi di cordoglio che il figlio Pino Spanò ha sentito il dovere di ringraziare tutti tramite la seguente lettera, diffusa su “facebook” ed altri social.
<< Carissimi! In questa triste circostanza, il mio pensiero di ringraziamento, insieme alla mia famiglia, va a tutti Voi che siete tantissimi ed avete speso bellissime parole per rendere onore alla memoria del nostro amatissimo super-centenario. Avete dimostrato una grande vicinanza nel nostro immenso dolore. Dopo aver incominciato ad elaborare la dipartita di mio padre, le vostre parole di affetto mi hanno emozionato tanto, pure nel ricordare momenti felici che porterò sempre nel cuore.
Carissimi, leggendo e rileggendo i vostri messaggi pieni di amore, di conforto e di sensibilità, mi avete arricchito di ulteriore orgoglio per avere avuto un padre che ha saputo vivere onestamente ed è stato sempre disponibile con tutti, senza mai chiedere aiuto neanche nei suoi bisogni. A volte tra padri e figli, alcuni valori non si approfondiscono, non si conoscono per pudore, visto pure che mio padre è stato sempre un uomo molto riservato anche con i figli, nonostante ci ha voluto molto bene e non ci ha fatto mai mancare niente, anzi tutt’altro.
Francamente, con le vostre dediche, mi avete fatto conoscere parti che ignoravo; anche se avevo letto sue belle doti pure in un libro di Storia dove è menzionato in più pagine. Voi mi avete dato conferma di un valore diverso. Sono sicuro che mio padre Demetrio Spanò, l’uomo che avete stimato in vita, continuerà ad essere di esempio per la nostra generazione e per quella dei nostri figli. Continuerà a vivere ancora e sempre nei nostri cuori, anche dopo la sua vita terrena. Sono sicuro che il Signore Iddio lo accoglierà nel giardino dell’Eden perché anche lassù possa continuare a curare i prati del Paradiso. La mia famiglia ed io personalmente Vi ringraziamo con tutto il cuore. Vostro Peppe Spanò – Reggio Calabria, giovedì 17 febbraio 2022ore 12.12>>.
3 – IL RICORDO DELL’ULTIMO MEDICO
Caro Tito, ieri mattina, sabato 19 febbraio, Pino Spanò ha ricevuto, via facebook, il seguente messaggio inviatogli da “King Lions” ovvero l’ultimo medico che ha tentato di strappare il papà dalla morte, ma purtroppo è stato tutto inutile.
<< Ho avuto modo di conoscere poco il signor Demetrio, ma, per quel poco, ho avuto la possibilità di capire che era una di quelle persone che entrano immediatamente nel cuore per la loro semplicità e per il bene che trasmettono al solo stare loro vicino. Avrei voluto con tutto me stesso poter cambiare il corso degli eventi ma a volte anche noi medici assistiamo impotenti all’evolversi delle vicende umane. A quella persona, che ho conosciuto per caso e di cui ho ancora il nitido ricordo dei suoi occhi di chi ne ha passate tante ed il sorriso di chi le ha superate tutte, rivolgo il mio pensiero e voglio immaginarlo felice nel luogo del suo nuovo viaggio dove sarà sicuramente molto bene accolto. Ai familiari un caro abbraccio >>.
4 – UNA PERSONA ASSAI RARA
Credimi Tito, in tutta la mia esistenza, fatta ormai di 72 anni, non ho incontrato persone più miti, gentili e signorili di Demetrio Spanò (1920-2022). Il suo carattere ed il suo comportamento Lo hanno reso “persona rara” non soltanto per me, ma per chiunque Lo avesse conosciuto o, ancora meglio, per chiunque abbia goduto della sua amicizia davvero sincera e sempre generosa. Un vero “signore” come si dice dalle nostre parti.
Alle ore 08.31 di mercoledì 16 febbraio 2022, il poeta reggino Franco Donato che ha ben conosciuto compare Demetrio, così mi ha scritto, via whatsapp: << I genitori non si vogliono perdere mai, però bisogna ringraziare Dio per le belle testimonianze che Demetrio ci ha lasciato. Anch’io ho perso il papà all’età di quasi 100 anni, e si soffre, cercando comunque di guardare con gratitudine il Signore che ha scelto queste splendide persone che ci hanno lasciato perle di insegnamento >>. E poi, alle ore 09.41 di venerdì 18 febbraio, in un altro messaggio sulla messa dell’ultimo saluto a Demetrio: << Il parroco ha fatto una bella omelia, sottolineando la sua devozione alla Madonna della Consolazione >>.
5 – UN DOCUMENTO PREZIOSO
Alle pagine 219-223 del secondo volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (edito nel 2007) ho descritto la presenza della famiglia di Demetrio Spanò, tra Isca e Badolato, dal 1949 fino agli inizi degli anni sessanta, quando poi – come ti dicevo prima – è avvenuto il trasferimento a Reggio Calabria. Ed ho trascritto “Ricordi di vita” una sua breve ma trepidante testimonianza da me richiestaGli sull’alluvione dell’ottobre 1951 che aveva colpito in modo devastante e disastroso Badolato e tutta la fascia del basso Jonio catanzarese e reggino. Un documento unico e prezioso per la storia della nostra costa jonica, così tanto colpita specie nei borghi collinari e montani, tanto da indurre il Governo di allora a costruire i nuovi abitati per i senza-tetto sui più sicuri litorali marini, nel reggino e nel catanzarese, come a Badolato.
A proposito di queste Marine, è utile ricordare che fra un mese circa (giovedì 24 marzo 2022) ricorrono i primi settanta anni della loro nascita ufficiale, dal momento che l’allora Capo del Governo italiano, Alcide De Gasperi, è sceso su questa parte dello Jonio proprio per consegnare le chiavi dei primi alloggi per gli alluvionati, fondando ufficialmente, in pratica, queste nostre solari Marine. Invano, da molti anni e in particolare dal 25 agosto 2021 <<https://www.costajonicaweb.it/la-calabria-il-polesine-la-sardegna-a-70-anni-dallalluvione-del-1951/>> insisto e sollecito perché si faccia qualcosa per ricordare (specialmente alle nuove generazioni, ai turisti e alla Storia) non soltanto quella disastrosa alluvione che ha contribuito a cambiare i destini della nostra fascia jonica, ma anche per realizzare e fissare a parete pubblica almeno una targa-ricordo della nascita delle nostre belle e dinamiche Marine.
Adesso pare che ci sia l’associazione culturale “Circolo Letterario Nicola Caporale” che si sta muovendo per una manifestazione pubblica, utile a ricordare pubblicamente quanto è avvenuto settanta anni fa almeno in Badolato, con l’alluvione e poi la visita di Alcide De Gasperi. Per rendere l’evento di tale ricordo più solenne e ancora più significativo, abbiamo invitato “sulle orme di De Gasperi” sia il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Speriamo che almeno una di queste massime Autorità nazionali risponda al nostro accorato appello. Personalmente penso che non avverrà; questa parte del già dimenticato Sud è fin troppo ignorata da sempre, mai degna di vera attenzione (a parte il Primo Ministro De Gasperi, la cui sensibilità umana e grandezza di statista è ormai proverbiale e non ne nascono più come Lui). Comunque sia, speriamo che tale 70° anniversario venga onorato il più possibile. Specialmente dagli stessi cittadini e, in particolare, dalle Scuole.
6 – NICOLA CAPORALE ALTRA PERSONA RARA
E a proposito di Nicola Caporale. Mi viene del tutto spontaneo e naturale abbinare Nicola Caporale a Demetrio Spanò per tutte le doti di signorilità che rendono simili e ed emblematici entrambi. E sono ben lieto di avere goduto proprio di entrambi la più autentica, sincera e paternao fraterna amicizia. Si suole dire che uomini come questi non ne nascono più. E’ proprio vero! … Ben altra etica, altra umanità, altra concezione sacrale della vita. Altro stile. Altrettanto posso dire di mio padre, il quale ne ha condiviso le stesse meraviglie e la medesima epoca di nascita e formazione (primi venti anni del Novecento) … altrimenti come avrei potuto onorarLo con un vero e proprio “Libro-Monumento” in sette volumi!?!…
Nicola Caporale mi voleva così bene che (nonostante un ictus cerebrale Gli avesse tolto la parola e l’uso del braccio destro) mi faceva telefonare da qualcuno dei familiari per sentire la mia voce e rendersi presente al mio esilio. Ciò è avvenuto non una o due, bensì quasi tutte le domeniche dal novembre 1988 al maggio 1994 (un mese prima della sua morte). Alle ore 18.04 dello scorso venerdì 18 febbraio, in un suo messaggio whatsapp la figlia Luisetta mi ha confermato che ricorda ancora molto bene queste telefonate. La cui caratteristica è che avvenivano tra le 10.00 e le 10.30 proprio quando a Villa canale di Agnone (paese di mia moglie, in Molise dove, ripeto, ero e sono ancora in esilio) c’era il festoso concerto campanario della domenica per richiamare i fedeli alla solenne messa del mattino.
Poiché il campanile di quella chiesa parrocchiale era molto vicino in linea d’aria alla cornetta del telefono, facevo ascoltare a Nicola Caporale tutto quel festoso scampanio e Lui ne era lieto assai. Gli dicevo che anche le campane erano contente di questa nostra telefonata domenicale. Un ricordo indelebile ed ancora emozionante, per me. Come dimenticare tanta sensibilità, fedeltà e signorilità???… Che si manifestava pure ogni qual volta (dal 1973 in poi) Lo andavo a trovare nel suo studio di scrittore e di artista: se aveva accesa la televisione oppure il fonoregistratore, immediatamente spegneva, appena appena Gli rivolgevo il primo saluto, entrando. Chi ha oggi tutta questa accortezza e o un simile rispetto pur in presenza di un considerevole scarto di età generazionale?… Sono veramente assai felice di aver conosciuto persone così straordinarie ed ormai uniche ed irripetibili, purtroppo. La vera Cultura della nostra Calabria più autentica!
7 – ANZIANI DEL NORD EMIGRATI A SUD
E, a proposito di anziani, la trascorsa domenica 13 febbraio, ho avuto modo di parlarne con il mio amico Mimmo Barbaro (originario di Platì e compagno d’aula alla seconda classe del Liceo Classico a Locri nel 1969), psichiatra con attività clinica in Molise, ad Isernia (45 km da Agnone dove abito). Sabato 19 febbraio alle ore 07.36 ho ricevuto, via email, la seguente lettera dal dottore Barbaro. La riporto per intero.
<<Caro Mimmo, come ti ho comunicato nell’ultimo nostro incontro avevo accolto favorevolmente la tua iniziativa di sollecitare il mondo cattolico ad indirizzare una particolare attenzione agli anziani soli e abbandonati. Ti eri mosso alla luce di un ennesimo fatto di cronaca diffuso su tutti i media che riguardava una signora anziana ritrovata morta a Como (*) dopo due anni dalla sua scomparsa. La tua proposta consisteva fondamentalmente nel censire in ogni realtà locale tutti i soggetti di età avanzata e non completamente autonomi, lasciati soli nelle loro abitazioni, e monitorare la loro quotidianità per evitare esattamente quello che è successo alla signora della cronaca.
Ovviamente questo episodio non è proprio raro nel nostro tempo, e i media si interessano poco o niente quando il ritrovamento avviene dopo qualche giorno. Come se il tempo intercorso tra morte e ritrovamento segnasse il limite di una dignità offesa, gravata per di più da una colpevole distrazione sociale. La circostanza di rivolgerti al mondo cattolico era suffragata dal principio cristiano inderogabile di avere una Chiesa attenta principalmente ai più bisognosi e agli ultimi.
Ma ciò che la tua iniziativa ha evocato nel mio animo è una riflessione su una situazione collaterale a quella di cui tu hai perorato la causa. Da medico e psichiatra ho notato in questi ultimi anni uno strano fenomeno: una migrazione di anziani soli provenienti dal nord Italia e sistemati nelle case di riposo della nostra Regione. Certamente in tali strutture alloggiano anche e soprattutto anziani locali. Come dire che è consuetudine ormai molto diffusa nel nostro mondo di relegare i nonni non più produttivi in una particolare “quarantena” fino all’esito mortale. Ma il fatto di farli giungere dal Nord a mo’ di emigrazione per me è stata una sorpresa.
Mi sono chiesto il motivo e non mi sono certo fermato alla motivazione che le tariffe settentrionali possono essere più elevate. Sono andato oltre e da buon psichiatra ho interpretato il fenomeno come un simbolico bisogno di allontanare il più possibile il congiunto dal proprio contesto sociale, quasi a tacitare la coscienza non vedendolo più, anzi dimenticandolo. Insomma, una censura freudiana severa non di un evento stressante ma addirittura di una persona considerata inutile.Ormai ne ho visti parecchi di questi casi. In quegli occhi smarriti ho letto una solitudine esistenziale inguaribile, un vissuto abbandonico, un amaro sentimento di frustrazione. Quando ho chiesto dei loro congiunti mi è stato risposto che il viaggio per una breve visita è troppo lungo e difficoltoso.
Così questa emigrazione prosegue, e nessuno si accorge che questa nostra società sta divenendo oltre che violenta cinica, irriconoscente, indifferente alle proprie radici e alla propria storia. Siamo ancora nel pieno di una pandemia che ha estirpato, e continua a farlo, proprio le nostre radici, i nostri anziani, i nostri rappresentanti di valori in declino. Ricordo che ai tempi del lockdown scrissi delle riflessioni dedicate a loro, ai nostri nonni, che ad uno ad uno se ne stavano andando facendoci disperdere perfino la nostra storia personale e collettiva. Ancora prosegue purtroppo questa triste perdita, e prosegue, ahimè, la loro “quarantena”. Restano ancora isolati nelle loro case di riposo chiuse ai visitatori. E così, si continua a morire non di virus ma di solitudine. Dopo un primo spiraglio siamo tornati a vederli questi nonni solo per videochiamata. Dal loro letto fissano quel display da cui possono scorgere il mondo lontano, troppo lontano e indifferente. Le parole si riducono a qualche lamento, stretto in una rassegnazione che segna il loro inaspettato tramonto.
“Cessate di uccidere i morti…” diceva Ungaretti. Proprio così. Che questo nostro mondo finisca di somministrare la morte a chi sta sulla soglia di essa. È insopportabile che prosegua questo esodo, questo flusso migratorio che ci consegna persone indifese, senza altra richiesta che una carezza, un sorriso, un segnale di attenzione. Certo, esportarli come merce in disuso è inumano. Che se il luogo della loro degenza fosse vicino e consentisse una giusta compresenza forse sarebbe, almeno questo, una pur minima consolazione. Ma i fatti ci raccontano altro. Con l’augurio che la tua iniziativa sia colta pienamente e che cessi pure questa malinconica censura su esseri umani che, ne sono certo, continuano a costituire la nostra irriducibile ricchezza.Un saluto affettuoso, Mimmo Barbaro>>.
(*) Guarda caso, i funerali della signora Marinella Beretta, ultrasettantenne, morta in solitudine due anni fa, si sono svolti proprio nella mattinata di sabato 19 febbraio 2022 nella sua Como, con la partecipazione di taluni esponenti delle Istituzioni comunali. Per dimostrare che pure, in occasione dei suoi funerali, c’è stata(a mio parere) ulteriore indifferenza, riporto (al paragrafo seguente n. 8) quanto ha scritto il giornale locale<<https://www.quicomo.it/cronaca/como-addio-marinella-beretta-funerali-prestino-.html>>. E questo nonostante il clamore nazionale e i tanti discorsi sulle buone intenzioni. Solo formalità, anche istituzionale. Nessun annuncio di aver preso, nel frattempo, seri provvedimenti contro la solitudine e l’indifferenza sociale verso gli anziani. Solo parole parole parole. Chi sarà il prossimo anziano che verrà trovato morto dopo chissà quanto tempo e dove?…
8 – I FUNERALI DI MARINELLA BERETTA A COMO
Cronaca Pristino – ADDIO MARINELLA, L’ULTIMO SALUTO DI COMO ALLA DONNA TROVATA MORTA IN CASA DOPO DUE ANNI. – Presente il sindaco Mario Landriscina e l’assessore Elena Negretti. Inizio modulo I funerali di Marinella Beretta
Fine modulo
I banchi della chiesa di Prestino, dove si è svolta la cerimonia funebre per Marinella Beretta, erano quasi pieni. Presenti il sindaco Mario Landriscina, l’assessore Negretti e fuori dalla chiesa alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine di Como. Il dramma della solitudine e dell’indifferenza che ha visto come protagonista Marinella, trovata senza vita nella sua casa dopo due anni, seduta sulla sedia del salotto, ha trovato il suo epilogo nel funerale di oggi sabato 19 febbraio.
Le esequie sono state offerte e pagate dalla ditta di pompe funebri Baradello di Montorfano, il comune ha provveduto al cimitero e alla tassa delle spese di trasporto. C’è stata molta solidarietà anche da parte del marmista, del fioraio e dei vari fornitori: ognuno ha messo qualcosa per dare degna sepoltura a Marinella. Non c’è stata nessuna folla però ad accompagnarla: erano circa 150 le persone presenti alla cerimonia.
Il Vescovo monsignor Oscar Cantoni in questi giorni si trova a Roma per il Simposio sulla teologia del sacerdozio. Ha inviato un messaggio di saluto al parroco della comunità di Prestino per le esequie della signora Marinella Beretta. “Rivolgiamo umilmente al Signore le nostre suppliche per Marinella, perché sia ammessa a godere la gioia del paradiso, in compagnia festosa con quanti l’hanno preceduta. Ella, dal Cielo, preghi anche per noi, per questa nostra Città, in particolare per questo quartiere di Prestino, perché impariamo a sentirci maggiormente una famiglia, dove ci si accetta nella nostra differenza, ci si prende responsabilmente cura gli uni degli altri, partecipando ai dolori e alle gioie di ciascuno.”
9– ONORE E LODE A CHI ASSISTE I PROPRI ANZIANI
Nel contesto di questa “Lettera n. 387” sento il dovere di ringraziare tutte quelle famiglie o persone che hanno assistito o che assistono con grande cura ed amore i propri anziani. Come, ad esempio, hanno fatto fino alla fine, con infinite accortezze, le famiglie Caporale e Spanò qui evidenziate per i propri genitori. Spesso nei miei articoli o altri scritti, ho lodato e reso onore a chi, con particolari sacrifici e spesso totali rinunce esistenziali, sta costantemente vicino ai sofferenti e ai non più abili, specialmente ai propri genitori o altri familiari.
In particolare, vorrei qui ricordare l’eroismo della signora Carmela Cirulli di Pietrabbondante nella lunga e continua assistenza al marito, per come ho scritto nell’articolo “Carmela: una donna speciale” pubblicato alla pagina 15 del settimanale “Corriere del Molise” di giovedì 15 ottobre 1992. Ma anche l’eroismo della professoressa Anna Lanciano di Cursi (Lecce) che ha assistito per lunghissimi anni la propria madre, cambiando radicalmente la propria vita, come ho evidenziato alle pagine 345-352 del sesto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori”, assieme al bellissimo esempio dato dai coniugi Mario e Isabella Lanciano di Parma; e a Badolato Marina, dalle sorelle Luisetta e Mimì Caporale, Vittoria e Maria Piroso e dai coniugi Caterina e Totò Rudi. Un esempio soltanto dei tantissimi che si prendono dignitosa ed amorevole cura dei propri cari. Se non ci fossero questi “eroi” la società sarebbe ancora più meschina ed indegna.
10 -LA SCRITTURA E’ UNO SPARTITO MUSICALE
Caro Tito, qualche nostro gentile lettore ha osservato che nelle mie narrazioni uso troppe parentesi. E’ vero e me ne scuso con chi non le tollera o ne prova fastidioso disagio. Ci sono delle intolleranze alimentari, ci possono essere pure intolleranze grafiche, linguistiche o stilistiche. Persino intolleranze di ritmo narrativo. Fatto sta che, per ognuno di noi, il modo di scrivere si evolve con la persona stessa e con il suo carattere. Così come in un qualsiasi altro lavoratore si evolve il modo di lavorare, specie se acquista più esperienza o va verso una certa perfezione o raffinatezza del proprio stile sia di lavorare che di vivere. Emerge sempre la propria personalità. Quella più evolutiva. Forse con l’età matura o molto avanzata si è maggiormente propensi ad alcune pause pure nella scrittura, come nell’intercalare delle parentesi che, a mio parere, non interrompono o non intralciano la scorrevolezza del discorso ma la “qualificano” in modo più efficace come è più riflessiva l’età della propria scrittura. Infatti, ad un’analisi più attenta si potrebbe evincere l’età di una persona proprio dal modo in cui scrive (stile, contenuti e grafia).
Le parentesi non sono altro che delle “virgole” rafforzate di significato nella spartitura del testo narrativo. Sono un utile espediente per segnalare che lì c’è bisogno di più attenzione nel considerare ciò che è scritto. Come se, sulla strada rotabile, incontriamo un segnale che indica l’esistenza delle doppie curve e l’esigenza di rallentare con il ritmo. Usare più pacatezza. Più tono nel leggere mentalmente o ad alta voce.
In fondo e a ben pensare, un qualsiasi nostro testo narrativo (non oserei mai dire “letterario” poiché la vera Letteratura non è solitamente cosa delle nostre latitudini) a qualunque età espresso è come uno spartito musicale che, attraverso i segni, indica al suonatore (cioè al lettore) come procedere nella esecuzione di quella partitura, che a volte può essere più complessa del solito. Imparare a leggere e a scrivere non significa altro che seguire la propria o l’altrui ispirazione nel palesarsi. E come se tutti fossimo musicisti o cantautori. Ognuno ha il proprio modo di elargire i personali sentimenti.
Per quanto mi riguarda, dedico parecchio tempo (quando ne ho) alla rilettura e alla limatura dei testi, pure di queste lettere. Ho bisogno che abbiano un senso compiuto e che i vari momenti di pensiero siano legati tra loro come le carrozze di un treno-passeggeri. Un treno narrativo che abbia un chiaro itinerario ed una utile finalità di arrivo. E il lettore ne è il viaggiatore principale. Lo faccio sempre per rispetto a me stesso e, soprattutto, dei nostri lettori. I quali dovrebbero comunque considerare che pur di semplici lettere si tratta e non di espressioni letterarie (dove, è evidente, la cura e la perfezione dovrebbero essere il più possibile massime). Se ho scelto di scrivere semplicilettere e non di fare letteratura è proprio perché ho bisogno più di comunicare (spesso con urgenza) contenuti piuttosto che di deliziare pure con la forma i nostri lettori. I quali ormai sanno bene quale è il mio stile narrativo. Essenziale è arrivare insieme alla più utile mèta.
Comunque sia, scrivere mi dà parecchia gioia, persino immensa felicità. Sì, felicità immensa. Ma non tanto per la forma più o meno giornalistica o corretta (posso incorrere in sviste, refusi, persino errori gravi) … quanto per ciò che riesco a trasmettere. Con assoluta dedizione. Amore vero. Tendo ad essere sempre il più vicino possibile all’Armonia. E sono assai lieto quando qualche lettore lo percepisce e me lo dice. D’altra parte (come più volte premesso) ho scelto il metodo informale della lettera e non della letteratura proprio per essere più immediato e vicino alla quotidianità di chi mi legge. Certo, potrei scrivere in modo più erudito e forbìto (ne sarei capace), ma a che serve?… Uso la penna come zappa invece del trattore, per fecondare con la cura dei particolari … proprio come la zappetta sa accarezzare la terra, la mia penna intende essere una carezza d’affetto, pure come gesto di riconoscenza, per chi mi onora della sua lettura.
Infatti, nasco narratore-contadino o contadino-narratore e poi anche “giornalista” informale; non posso cambiare la mia natura. Importante resta pur sempre comunicare, trasmettere e far circolare idee, contenuti e valori. Cercare di intendersi. Tale sento il mio dovere e la mia missione; e penso di essere stato e di continuare ad essere sempre e comunque onesto con chi mi legge. E poiché la lettura che proponiamo è un atto volontario da parte di chi si appresta a farlo … in caso di una pur minima difficoltà o contrarietà chiunque può staccare, in qualsiasi momento, gli occhi e la mente da un testo. Ad ogni modo, ci consola e ci incoraggia sapere di avere almeno qualcuno che ci segue e persino dimostra di apprezzare questo nostro tipo di lavoro. Che appare facile, ma non lo è affatto. Come ogni lavoro serio che rispetti un’etica profonda.
11 – LODE A “CALABRIA.LIVE” DI SANTO STRATI
E, a proposito di lavoro serio e assai faticoso a favore dei lettori, caro Tito, ti vorrei segnalare quanto sta facendo (assolutamente gratis per i lettori) da quasi sei anni il nostro super-collega Direttore Santo Strati con il suo quotidiano web “Calabria.Live” (da Lui fondato nel 2016 a favore i noi calabresi residenti dentro e fuori i confini regionali). E’ uno prezioso strumento di informazione e di cultura che si può ricevere direttamente (nella notte oppure ogni prima mattina) sul proprio telefonino o alla propria casella email, chiedendolo al telefono n. 339-4954175 (anche whatsapp) o a<<calabria.live.news@gmail.com>>. Personalmente trovo tale servizio (gratuito e molto generoso puresul piano socio-culturale) assai importante per nutrire la mia calabresità e per dare un utile ed efficace rimedio o sollievo alla mia “calabresite acuta”di troppa antica data per poter guarire o almeno diminuire.
Ad esempio, tanto per dare qualche numero sulla consistenza di “Calabria.Live”, lo stakanovista Santo Strati e la sua instancabile Redazione ci hanno fornito nell’anno 2021 … ben 2750 pagine digitali; hanno fatto uscire tale giornale puntualmente per tutti i 365 giorni all’anno senza alcuna interruzione o classica pausa festiva (cioè pure a Natale, Capodanno, Ferragosto); hanno regalato un Supplemento per ognuna delle 52 domeniche annuali; hanno pubblicato 25 Speciali tematici; hanno diffuso circa 30mila notizie e 56mila immagini della Calabria e dei calabresi nel mondo. Le firme sono tra le più prestigiose sia in campo regionale che in quello nazionale e a volte anche estero. Adesso, sempre più spesso pubblica pure miei comunicati-stampa su varie tematiche e situazioni. Santo Strati è, inoltre, pure editore librario.
Insomma “Calabria.Live” rappresenta uno sforzo redazionale, organizzativo ed economico senza precedenti nella nostra regione. Ne altre regioni possono vantare uno strumento così puntuale e intenso anche qualitativamente oltre che quantitativamente. Una dedizione, uno sforzo ed uno strumento che io ammiro con devozione, riconoscenza e gratitudine. “Calabria.Live” è un prodotto di autentica fede per la Calabria e i calabresi ovunque nel mondo abbiano casa. Perciò chi volesse sostenere tale fede calabrese, dimostrando la propria attenzione e il proprio gradimento, può contribuire effettuando un volontario bonifico a Callivesrls: Iban IT17B0538716301000043087016.
12– SALUTISSIMI
Caro Tito, la settimana appena trascorsa è stata molto dolorosa per la famiglia, per i parenti e per gli amici del compianto Demetrio Spanò; e, quindi, anche per me. Inoltre c’è tanta ansia e troppa preoccupazione per tutto ciò che sta accadendo per la paventata guerra in Ucraina, che rischierebbe di coinvolgere ed infiammare non soltanto l’Europa. Sarebbe la fine di un lungo periodo di pace nel nostro continente (1945-2021) dopo la tremenda e disastrosissima seconda guerra mondiale (1939-45) assai sofferta pure dal nostro Demetrio Spanò, così come da Rinaldo Rovito (vedi la recente “Lettera n. 382” del 23 gennaio 2022) e da centinaia di milioni di famiglie in tutti i cinque continenti.
Incrociando le dita per la pace nel mondo e per tutte le persone che soffrono qualsiasi tipo di difficoltà esistenziale, ti ringrazio per questa “Lettera n. 387” mentre spero di poterti inviare presto la n. 388. Con i più cordiali saluti,
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, domenica 20 febbraio 2022 ore 20.22 – Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le foto sono state prese dal libero web.