Caro Tito, l’anno 2021 che sta per finire è passato veloce, nonostante le tante, troppe problematiche che si trascina dietro, tanto da consegnarle (quasi tutte irrisolte o persino aggravate) al nuovo anno 2022. Ed è trascorso rapidamente pure per queste mie corrispondenze, tanto che ne sono rimaste parecchie in sospeso. Però, seppure brevemente, non posso tralasciare di segnalarti almeno le seguenti nove tematiche.
1 – SBARCO MIGRANTI NEL PRESEPE 2021
Una signora assai sensibile, della quale conosco le virtù eroiche, mi ha inviato alcune foto del suo presepe 2021. Ed ho notato che ci ha messo il mare e, vicino alla riva, un barcone di migranti che chiedono di poter sbarcare ed avere una vita degna di essere vissuta in pace … loro che fuggono da ogni sorta di drammi e di tragedie! E’ la prima vota che mi giunge notizia di un presepe dove ci sono pure i migranti e, quindi, il mare! Complimenti vivissimi all’Autrice e alla sua famiglia. Ho apprezzato davvero molto, fino alla commozione!
2 – LA NOSTRA ZAMPOGNA ROCK DEL 1970
Per restare in clima natalizio, ti vorrei qui evidenziare la soddisfazione che provo ogni qual volta in televisione (o in altra fonte d’informazione) si dà notizia che la zampogna (con o senza la ciaramella) viene usata in concerti pop-rock e persino di musica classica o sinfonica. E che, addirittura, adesso si studia nei Conservatori! … Perché sono così contento?… Perché i fatti mi hanno dato ragione, sebbene a distanza di alcuni decenni. Infatti, fin dal 1970 ho sempre tanto creduto sulle più ampie potenzialità musicali di questo strumento umile quanto mitico, tanto significativo quanto identificativo per i popoli più semplici della Terra. Non solo Natale, quindi, per la zampogna. Non soltanto mondo pastorale!…
Come già sai, per avertene scritto o accennato più di una volta (sia in queste mie corrispondenze e sia in qualcuna delle “Lettere su Badolato”) nell’estate 1970 ho avuto l’intuizione di utilizzare la zampogna (con o senza la ciaramella) nelle canzoni pop-rock che il mio complesso musicale EURO UNIVERSAL (con la preziosa collaborazione del musicista Pasquale Piroso, detto Jimmy) stava preparando per inviarle alla casa discografica ATLANTIC di New York e ad altre italiane. Mi prendevano per “pazzo” … come tante volte è successo nella mia vita quando ho avanzato idee e proposte assai ardite, lungimiranti e persino avveniristiche, proprio come questa della zampogna che a me sembrava essere uno strumento completo e possedere le potenzialità di un’intera orchestra; non soltanto legato alle dolcezze e alle atmosfere melodiche natalizie cui eravamo abituati. E’ armonium, organo e persino “moog” (ovviamente millenni prima che questi fosse inventato qualche decennio fa).
Da anni venivano a Badolato (per allietare il periodo natalizio e, in particolare, il giro del Bambinello per le case a Capodanno ma anche altre feste religiose pure estive) due zampognari che facevano sempre coppia: quello che suonava la zampogna vera e propria, proveniente dal vicino paese di Sant’Andrea Jonio, e quello che suonava la ciaramella, proveniente dal confinante Isca Sullo Jonio. Adesso non ricordo i loro nomi e cognomi, ma per parecchi anni li ho accompagnati a casa, terminata la giornata di lavoro sonoro a Badolato.
Con lo zampognaro di Sant’Andrea sono stato più volte in contatto per farmi spiegare tutto di questo strumento stupendo, antico quanto suggestivo. Da lui ho comprato una bella ciaramella per 17mila lire nel 1970 (quando lo stipendio di un insegnante elementare si aggirava attorno alle 80 – 90mila lire, giusto per darti le proporzioni) e gli avevo dato pure un anticipo perché mi procurasse una zampogna vera e propria ad uso del mio gruppo musicale. Poi le cose andarono un po’ storte e non se ne fece più niente. Da quando vivo in Molise. Vado spesso a Scapoli (circa 65 km da Agnone, nella stessa provincia di Isernia) che è la riconosciuta capitale italiana della zampogna, pure con vari musei e un Festival internazionale annuale.
3 – UN LIBRO SU SAN FRANCESCO CARACCIOLO
Qui, in Agnone del Molise, il prof. Remo Nicola de Ciocchis è uno dei più eminenti uomini di Cultura, specialmente nel campo della nonviolenza ed in altre discipline umanistiche. Come scrittore ha al suo attivo numerosi libri di varia natura, dati alle stampe e diffusi in modo assolutamente gratuito dalle “Edizioni dell’Amicizia” da Lui stesso fondate nel 1977 la cui sede è in Corso Vittorio Emanuele n. 45 ( tel. 0865.78424 – rdeciocchis@yahoo.it). Nell’anno 2000 ha fondato il << www.centrodispiritualitanonviolenta.it >> (ritenuto uno dei più importanti e significativi d’Europa). Può essere considerato uno dei più maggiori conoscitori di San Francesco Caracciolo.
E proprio del prof. de Ciocchis fresco della stampa delle Arti Grafiche San Giorgio di Franco Bocchetti è il libro “La morte di San Francesco Caracciolo ad Agnone” (pagine 192 cm 16×22). Questo notevole santo venerato dalla Chiesa Cattolica è nato il 13 ottobre 1563 in Villa Santa Maria (provincia di Chieti) a circa 27 km da Agnone dove è morto il 04 giugno 1608. E’ stato il fondatore dell’Ordine dei Chierici regolari minori detti Caracciolini e, a suo tempo, è stato proclamato addirittura Patrono del Regno delle Due Sicilie, nonché dei Cuochi italiani e dei Congressi eucaristici abruzzesi.
Tale pubblicazione (sicuramente una delle più complete su questo Santo) si avvale di quattro Capitoli, di una consistente Appendice e di 35 Tavole iconografiche, oltre alla Bibliografia. E si aggiunge ad altri suoi importanti contributi sia monografici che giornalistici. Tra tanto altro, per iniziativa del prof. de Ciocchis l’Ospedale agnonese è stato intitolato proprio a San Francesco Caracciolo, mentre i Caracciolini sono tornati ad esercitare la propria missione in Agnone dopo tantissimo tempo di assenza.
4 – VIBOOK 2021
E, a proposito di libri, dal 15 al 19 dicembre 2021 si è svolta al Palazzo Gagliardi di Vibo Valentia la VIBOOK – “la più grande fiera dell’editorie calabrese” (come recita il manifesto) ovvero la “Editoria a Km 0” ovvero ancora “Eccellenze Calabresi”. Peccato che da Vibo sono ormai troppo lontano per la mia età, altrimenti sarei stato assai lieto di vedere la consistenza ed il valore sul campo di tale “fiera”.
Avrei potuto così capire meglio se tale manifestazione sia stata realizzata o meno dopo la mia proposta fatta alla sindaca di Vibo, avv. Maria Limardo, con la << Lettera Aperta … per una Festa o Mostra-Mercato del Libro calabrese e della Comunicazione Sociale >> di domenica 17 ottobre 2021 ore 17.28 ripresa e pubblicata in quello stesso pomeriggio da vari siti web calabresi e in cartaceo dalla Gazzetta del Sud la mattina seguente (lunedì 18 ottobre pagina 14 Calabria); oltre che da te, ovviamente. Rivedi << https://www.costajonicaweb.it/universita-delle-generazioni-lettera-aperta-alla-sindaca-di-vibo-valentia-per-una-festa-o-mostra-mercato-meglio-se-permanente-del-libro-calabrese-e-della-comunicazione-sociale/ >>.
Sono intimamente convinto che VIBOOK 2021 (la quale sembra essere una prima edizione assoluta, salvo errori od omissioni) possa essere nata da quella “Lettera aperta” del 17 ottobre. Ovviamente, potrei pure sbagliarmi, però tale mia convinzione è rafforzata dal seguente testo email del dottore Gilberto Floriani che non conosco personalmente ma che dovrebbe essere una eminentissima Autorità culturale (sicuramente istituzionale) nel vibonese. Infatti, VIBOOK è totalmente assente nel testo seguente a firma del dott. Floriani (a meno che non abbia ritenuto di omettere una così importante notizia). Ecco la email che ho ricevuto alle ore 17.06 di sabato 23 ottobre 2021 immediatamente dopo che avevo inviato la rassegna-stampa della LETTERA AL SINDACO DI VIBO (del 17 ottobre) a numerosi destinatari (tra cui il dott. Floriani).
<< Caro signor Lanciano, le notifico che a Vibo Valentia opera dal 1988 il Sistema bibliotecario vibonese con sede nel complesso di Santa Chiara. Lo stesso oltre ad essere polo Sbn per 140 biblioteche calabresi e realizzatore del festival leggere & scrivere ha costruito nel tempo la più grande biblioteca pubblica della Calabria oltre che essere apprezzata in tutta Italia.
Lo stesso titolo di capitale del libro è in buona parte ascrivibile al Sistema bibliotecario vibonese. A Santa Chiara vi è una raccolta di oltre 80.000 documenti, la biblioteca è aperta tutti i giorni della settimana per 60 ore ed è sede dei servizi e di tutte le attività che lei ritiene necessarie per una biblioteca.
Tutto questo per sua informazione visto che sembra ignorarla. Cordialmente. Gilberto Floriani >>.
5 – CENTO OPERE TORNANO A CASA
Caro Tito, quando negli anni 60-70-80-90 e 2000 ero solito frequentare molto i Musei italiani ed esteri ed avevo occasione di parlare con qualche loro responsabile, quasi tutti mi confermavano un piccolo sospetto … che c’erano più quadri, sculture ed altro (pure archeologia) nei depositi e nei magazzini piuttosto che in esposizione. In pratica, soltanto a Firenze (giusto per fare un esempio tra i più eclatanti) potrebbero essere messi in esercizio e ben funzionanti almeno altri dieci grandi musei con quanti preziosi reperti ed opere di ogni genere sono nascosti ed inutilizzati senza avere nemmeno la speranza di poter essere mai mostrati al pubblico.
Stufo di questa situazione aberrante e di tante sale chiuse al pubblico, ho preso carta e penna e nel 2008 ho inviato un’accorata lettera raccomandata all’allora Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Sandro Bondi, per pregarlo di realizzare nuovi musei con tutta la roba preziosa che è stata quasi dimenticata negli scantinati o in altri depositi. Ci sarebbe sicuramente più lavoro per i giovani e più turismo per come e quanto attratto dalle tante novità e dagli inediti. L’Italia così ricca è, paradossalmente, troppo povera proprio perché tiene nascosti i propri gioielli!… E non soltanto nell’arte, ma in tante altre potenzialità!
Qualche settimana fa, con grande enfasi, Dario Franceschini, Ministro della Cultura, ha pubblicizzato l’inedita operazione “Cento opere tornano a casa” … cioè cento quadri che erano tenuti inutilizzati e/o nascosti nei depositi di vari Musei italiani ( http://musei.beniculturali.it/ progetti/100-opere-tornano-a-casa ) venivano esposti nei piccoli musei territoriali di provenienza, come, ad esempio, quelli di Matera.
Plaudo a tale iniziativa del ministro Franceschini, con la speranza che ci sia una vera e propria svolta nell’utilizzo delle opere e dei reperti tenuti al buio. Lo si dice da una vita: l’Italia deve investire di più in Cultura e questo delle opere inutilizzare da distribuire nei musei del territorio e di periferia in tutta Italia potrebbe essere un buon metodo per rendere tutte le province (nessuna esclusa) protagonista nell’arte, nell’archeologia e in tutti quei settori museali che possono attrarre davvero tanta cultura e utile turismo.
6 – PESSIMISTA SULLA CULTURA
Caro Tito, è da una vita che mi occupo di Cultura sia come promotore a beneficio di altri che, in prima persona, come scrittura e divulgazione. Da una vita sempre a mie spese, tanto ho sentito vocazionalmente tale missione. Figurati che fin da bambino raccoglievo foto, documenti e persino oggetti tradizionali con l’idea di farne, prima o poi, una “Biblioteca, Archivio e Museo” (ciò che adesso definisco B.A.M.) a Badolato, mio paese natìo. E ci stavo per riuscire … ma la sfortuna e la malapolitica non me lo hanno permesso, mandandomi addirittura in esilio. Che paradosso è la mia Wita! Ho dato tutto per ottenere niente, nemmeno la sopravvivenza! Non che mi aspettassi chissà cosa, ma niente di niente è proprio il colmo. E, poi, addirittura l’esilio!… Tanto crudele è, dunque, la malapolitica?… Come può essere felice un popolo così?… Meno male che tutta questa malvagità non ha intaccato minimamente la mia felicità e la mia Armonia! Ma lo spettacolo è davvero troppo desolante e non c’è Cultura che tenga! Ah, poveri noi!
Dal primo novembre 1988, quando ho lasciato definitivamente Badolato per Agnone del Molise, sto cercando un ente (possibilmente pubblico) che possa e voglia accogliere e valorizzare il mio BAM. Finora inutilmente. Ennesimo e più recente “NO” mi giunge da Parma cui avevo fatto proposta di donazione di tutto il mio BAM personale conservato in ben 60 e più baùli (cm 120x60x60). Ricordi? Ne avevi pubblicato pure tu lo scorso 02 dicembre 2021 ( https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-372-parmanentemente-una-serie-di-proposte-socio-culturali-ed-economiche-per-la-citta-di-parma/ ).
Non si è fatta attendere la solita risposta negativa. Con una email delle ore 12.08 di mercoledì 15 dicembre 2021, la signora (forse dottoressa, non mi è dato sapere) Marialberta Piazza (della Segreteria dell’Assessore comunale alla Cultura di Parma, Michele Guerra), così mi ha scritto: << Gentilissimo Dottor Lanciano, da parte dell’Ass.re Guerra la ringraziamo per l’attenzione. Purtroppo non siamo in grado di accogliere la sua proposta, in quanto stiamo portando a compimento i progetti inseriti nel calendario di Parma Capitale della Cultura 2021; gli eventi organizzati dall’Ass.to alla Cultura del Comune di Parma, già programmati e messi a bilancio, termineranno a metà del prossimo anno in occasione della scadenza dell’attuale legislatura, termine che non ci consente di prevedere ulteriori iniziative. >>.
7 – ZAKI E GLI ALTRI
Caro Tito, lo scorso 08 dicembre 2021, come tutti, ho saputo pure io con grande gioia della scarcerazione e della concessione della libertà provvisoria allo studente egiziano Patrick Zaki dell’Università di Bologna, detenuto senza processo nel suo Paese dal febbraio 2020 (per ben 21 mesi) con motivi o pretesti chiaramente politici o come pedina per la contrattazione di altri affari con l’Italia e/o con l’Europa. Adesso potrà attendere il processo in libertà vigilata.
Per Zaki si è mossa mezza Europa e ancora di più l’Italia. Pure noi ne abbiamo scritto. C’è stata, infatti, una civile e notevole mobilitazione. Tanto che ci sono buone speranze che al giovane studente possa essere data la cittadinanza italiana. L’esultanza per il giovane Zaki non ha nascosto però, in taluni come me, l’esigenza di dare altresì la cittadinanza italiana ad altri. Come ad esempio, a coloro che, pur avendo genitori esteri (specialmente extracomunitari, rifugiati, profughi o semplicemente immigrati), hanno diritti per nascita o per altri importanti motivi.
Noi vogliamo molto bene a Zaki, così come ai genitori di Giulio Regeni per il quale aspettiamo che si faccia giustizia. E vogliamo sperare che lo stesso Zaki e la mamma di Giulio vogliano presentarsi alle prossime Elezioni Europee, affinché possano mettere la loro esperienza al servizio della gente e lottare per l’attuazione di maggiori e migliori diritti umani non soltanto in Europa ma in tutto il mondo.
Ma poi in Italia (come nel resto Europa) non possiamo nemmeno fare tanto gli schizzinosi se è vero, come è vero, ciò che Papa Francesco ha affermato domenica scorsa 26 dicembre all’Angelus di mezzogiorno: C’è un tragico “inverno demografico” che va contro le famiglie, la patria e il futuro. La denatalità è problema assai grave da parecchi decenni ed è perniciosa quanto lo spopolamento dei borghi e delle campagne. L’immigrazione (come in altri periodi della nostra storia, prima e dopo Enea) ha rappresentato il rinvigorimento della Penisola, così come la nostra emigrazione meridionale del dopoguerra ha rivitalizzato i popoli padani ed anche alcuni esteri.
Quindi sarà bene sollecitare la piena integrazione con la cittadinanza italiana almeno di coloro i quali sono nati sul nostro suolo (jus soli) e, perché no, anche come “jus culturae” (come per Zaki, in pratica, ma anche come per gli sportivi che vincono le gare e portano premi e prestigio all’Italia).
8 – L’ONESTA’ FRANCESCANA
Verso i primi dello scorso mese di novembre 2021 sono stato chiamato dalle Autorità sanitarie per la somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid. Cosa che è avvenuta (come per la prima e per la seconda) nella sala consiliare del Comune di Agnone, sita in Palazzo San Francesco, un ex convento francescano monumentale del quattordicesimo secolo.
Nell’attesa, gli occhi sono andati sul soffitto della sala (forse un ex refettorio). Un po’ sbiadita dal tempo ho letto la seguente frase impressa nella foto qui a fianco: “Nessuna cosa è così vicina alla grandezza come l’onestà”. Non intendo fare alcuna considerazione, poiché si commenta da sé.
9 – EMILIO PICCIANO E’ MEDICO-CHIRURGO
Caro Tito, non posso passare ai saluti, senza prima evidenziare e condividere pubblicamente la gioia del mio caro amico medico-omeopata e scrittore Antonino Picciano (molisano di Battipaglia), della moglie e di tutti i familiari per la brillante laurea del figlio Emilio, divenuto (a fine dello scorso novembre) dottore in Medicina e Chirurgia all’Università La Sapienza di Roma. Conosco di sfuggita il dottore Emilio fin da quando era bambino, ma so di certo che è un bravo ragazzo di ottima famiglia. Ho seguìto la sua crescita attraverso i frequenti racconti (anche scritti) e le ansie di papà Antonino, sulla cui opera letteraria e medica mi sono soffermato più volte in questa nostra rubrica epistolare. In particolare, ho evidenziato e commentato i libri che papà Antonino a dedicato a questo suo unico figlio (sicuramente uno dei più amati in questo universo-mondo). Sarà ottimo medico anche perché ottimo uomo di splendida famiglia! Buon sangue non mente!…
Congratulazioni, quindi, felicitazioni e immensi auguri per una vita felice, innanzitutto, e per una carriera medica il più possibile meritoria e illuminata dalla maggiore e migliore umanità possibile. Ad majora semper, Emilio! Excelsior!
10 – SALUTISSIMI E AUGURISSIMI
Caro Tito, so che nei prossimi giorni avrai tempo e modo per stare un po’ di più con Leonardo, il tuo primo ed amatissimo nipotino. Porta un treno di baci da parte mia ed anche dei lettori. Un augurio speciale a Lui e ai suoi genitori per l’imminente anno 2022. AUGURISSIMI speciali pure a chi ci legge, in particolare a chi ci segue con più assiduità e persino affetto.
UN GRAZIE ED UN AUGURIO DI CUORE A TUTTI GLI ALTRI SITI WEB CHE HANNO VOLUTO RIPRENDERE E RILANCIARE LE NOSTRE LETTERE, IN PARTICOLARE A “www.soveratoweb.com” di Simone Musmeci, a www.preserreedintorni.it di Franco Polito di Squillace, a www.agenziacalabrianotizie.com di Vincenzo De Virgilio, a www.gazzettadellemilia.it di Lamberto Colla, a www.ilreventino.it di Raffaele Cardamone.
Questa n. 379 è l’ultima Lettera per l’anno 2021 in scadenza. Salutiamolo, comunque, indipendentemente da tutto, se non altro per essere rimasti vivi e in buona o discreta salute. Finora. All’anno 2022 che si sta avvicinando vanno tutte le “oneste” e migliori speranze per noi e per chiunque nel mondo. La speranza più grande resta sempre quella dell’eliminazione delle sofferenze di qualsiasi natura. Noi crediamo ancora e sempre nella felicità e nell’Armonia. Grazie, Tito, e appuntamento al prossimo anno, pure con queste “Lettere” e con la n. 380 in particolare.
Augurissimissimi e tanta cordialità,
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, mercoledì 29 dicembre 2021 ore 19.59 – Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” – Cinque foto sono state prese dal web, mentre la n. 1 – 2 – 8 sono di proprietà di chi me le ha fornite volontariamente. – stop –