Caro Tito, non mi sono mai rassegnato alle dolorose partenze dei treni stracolmi di emigranti che ho visto partire fin da bambino dalla stazione di Badolato con frequenza quotidiana specialmente negli anni cinquanta e sessanta del 20° secolo appena passato. Così come non mi sono mai rassegnato al fatto che la mia stessa estesissima famiglia stia scomparendo quasi del tutto da questo paese dove era ben radicata, assai significativa e molto numerosa fin dalla metà del 1700.
1 – IL MIO MODO DI REAGIRE ALLO SPOPOLAMENTO
Trova proprio in questo mio doloroso vissuto il fatto che poi, per i miei studi universitari, abbia voluto approfondire le dinamiche sociali, specialmente demografiche, di questo mio paese natìo e, di conseguenza, tentare di reagire allo spopolamento con l’allarme del “paese in vendita” lanciato (a tutto il mondo) il 7 ottobre 1986 tramite la Stampa Estera di Roma e poi mantenuto per un biennio e oltre con l’aiuto delle maggiori agenzie stampa italiane (ANSA e AGI) come più volte ti ho evidenziato in queste “Lettere” dal 04 ottobre 2012. Sono già passati ben 35 anni dall’inizio di quella vicenda del 1986, imitata (in vario modo) un po’ in tutta Italia e anche fuori. Tuttavia, con <<https://www.costajonicaweb.it/italia-a-perdere-a-35-anni-di-badolato-paese-in-vendita/>>il primo ottobre 2021 ti ho commentato, alquanto amareggiato, che non è cambiato quasi nulla pure riguardo lo spopolamento, anzi la situazione generale è peggiorata di molto! E tale peggioramento non è anonimo, ma ha nomi e cognomi! A chi giova tutta questa “ITALIA A PERDERE”???…
Quel mio accorato SOS del 1986 è stato allora ben recepito da numerose famiglie estere che hanno cercato di far risorgere questo mio borgo ormai quasi completamente spopolato dai circa cinquemila abitanti che conteneva nel 1951. E, proprio quando tutto sembrava andare per il meglio, ecco la mannaia della Regione Calabria che ha mutilato questa operazione tesa almeno a salvare il salvabile. Mentre tutti ci saremmo aspettati una mano di aiuto proprio da chi aveva ed ancora ha in mano il potere-dovere legislativo, morale e civile di fare qualcosa per almeno tentare di arginare questa emorragia di persone e di risorse!
Così, il 05 gennaio 1987, con l’intervento inibitore della Regione Calabria, nella persona del suo assessore al turismo nella sala consiliare del Comune di Badolato in pubblica e popolare assemblea, abbiamo avuto la dimostrazione pratica che sono proprio le nostre istituzioni elettive le prime a non volere un territorio ed un popolo in salute. Né hanno agito diversamente le altre Amministrazioni regionali di vario colore che si sono succedute fino a questo momento. Speriamo che la gestione del nuovo presidente Roberto Occhiuto si discosti da tutta questa rassegnazione, al di là di promettenti ed accattivanti slogan di facciata. Personalmente non mi aspetto proprio niente di buono, nemmeno da costui pure perché ormai, viste le lunghe e persistenti esperienze negative, non ho più fiducia in questo tipo di Istituzioni, almeno così fatte ed interpretate. In questo tipo di uomini e di governanti che non hanno la giusta sensibilità e mentalità. Ragion per cui, è necessario creare le giuste sensibilità e mentalità verso la salvezza dallo spopolamento!
2 – << LA PRIMAVERA DI BADOLATO >> CONTRO SPOPOLAMENTO E RASSEGNAZIONE
Sempre con il profondo e sacro rispetto delle proporzioni e delle suscettibilità di ognuno, mi sembra però che l’esperienza vissuta da Badolato nel biennio 07 ottobre 1986 – 31 ottobre 1988 (in particolare dal 07 ottobre 1986 al 31 maggio 1987) possa essere paragonata, nel suo piccolo e nel suo genere, alla “Primavera di Praga” (05 gennaio – 20 agosto 1968) o alla “Primavera” di qualsiasi altro tentativo di liberarsi dalla rassegnazione e da un certo tipo di mentalità e di potere imperante in modo miope. A mio modo di vedere, il fatto che un membro della Giunta Regionale e del Partito Comunista calabrese, come l’allora assessore regionale al turismo, sia intervenuto il 05 gennaio 1987 per inibire la volontà di una cittadinanza di arginare lo spopolamento, mi dà proprio l’idea dei carri armati che, in altre realtà, sono accorsi per fermare le famose “Primavere” per la libertà e le democrazie fatte su misura dei vari popoli, pur nell’appartenenza a blocchi o a sfere di influenza.
In un Paese civile, quando un esponente eletto democraticamente dal popolo nelle Istituzioni rappresentative (in questo caso nel governo regionale) si reca in un Comune per fermare ed inibire il desiderio di non dover essere più spopolati e desertificati e NON porta soluzioni alternative … ebbene, questo significa IMPORRE arbitrariamente un “diktat” e non certamente adoperare metodi democratici di dialogo per cercare insieme il miglior modo di risolvere un così grave problema sociale. Così, le Istituzioni regionali e, in particolare, il Partito Comunista Italiano di allora hanno scritto una brutta pagina a Badolato, cittadina che ha fatto le lotte contadine in modo tanto veemente da essere definita “la Roccaforte rossa della Calabria”! Badolato non meritava certamente tale trattamento!… Meritava rispetto! Così come io non meritavo l’esilio! …. Tutti oltraggi che, alla lunga, sono stati come un “boomerang”. Si sono poi ritorti contro nella pratica… anche se taluni sono ancora al Potere, però moralmente molto depotenziati!… E col tempo sono divenuti “prìncipi del deserto” non più veri rappresentanti del popolo (esonerato dalla democrazia delle istituzioni, ormai divenute tribali quando non addirittura autocratiche anche se formalmente elettive).
3 – << NORMALITA’ PATOLOGICA >> ED << OIKOFOBIA >>
Capisco benissimo che ci sono antiche ragioni storiche che quasi ci obbligano a sottostare a tale schiavitù da cui non è facile uscire né in modo accettabile né tanto meno in modo libero e completo. Tuttavia noto che noi calabresi (a parte qualche lodevole eccezione) non facciamo neppure il minimo indispensabile sforzo per reagire, anche culturalmente e come mentalità, a questa rassegnazione che ormai possiamo definire “atavica” e che pian piano è diventata del tutto “normale”. Ed è proprio questa atroce ed inquietante “normalità patologica” che bisogna almeno tentare di rimuovere o almeno scalfire… e non soltanto nello spopolamento, ma anche in altri settori della vita sociale calabrese, meridionale e italiana in genere.
Dovremmo tentare di guarire da questa secolare depressione psicologica, come un qualsiasi individuo che deve tentare di risalire la china con le proprie forze o aiutato da altri, meglio se molto competenti. Dobbiamo rafforzare i mezzi di una positiva ed utile “psicologia” o “psicanalisi” o addirittura “psichiatria” sociale. E questo è principalmente compito di tutti gli intellettuali “onesti”… non come professione vera e propria di “intellettuale”, ma come capacità di tutti indistintamente tutti di usare l’intelletto (fatto di cervello ma anche e soprattutto di cuore e di lungimiranza) … e sempre con assoluta “onestà intellettuale”!
Sono quindi d’accordo con gran parte delle analisi che ne ha fatto recentemente il prof. Spartaco Pupo (docente dell’Università della Calabria) quando parla e scrive di “oikofobia” per noi calabresi! Vedi in <<www.oikoscentrostudi.org>> e leggi in <<https://www.lacnews24.it/attualita/la-calabria-e-la-paura-della-propria-identita-il-docente-unical-pupo-l-oicofobia-e-anche-nelle-istituzioni_146968/>>. Roger Vernon Scruton (1944-2020) è il filosofo che ha “inventato” l’oikofobia come di chi ripudia la propria cultura o le proprie origini e loda continuamente gli altri. Ad esempio dovrebbe valere per quei meridionali che al nord Italia parlano male, detestano o addirittura odiano il sud da cui provengono e votano Lega. In principio e per principio è un termine che appartiene al mondo anglosassone, specialmente inglese, usato per la prima volta nel 1808 dallo scrittore Robert Southey (1774 – 1843) come di chi vuole scappare dalla propria terra.
La “oikofobia” sembra essere un disturbo di natura addirittura psichiatrica (secondo coloro che lo studiano e così lo definiscono) ovvero un’avversione verso l’ambiente domestico (oikos = famiglia, casa in greco, per esteso “paese” – “patria” – “nazione” – “Occidente” ecc.). Un’altra patologia simile sembrerebbe la “domatofobia” … in parole povere potremmo tradurre il tutto con “autolesionismo” oppure con quell’idea del << SUICIDIO DEL SUD << che sto evidenziando fin alla primavera del 1977 e che si può trovare scritto, nero su bianco, nelle conclusioni della mia tesi di laurea sul mio paese natìo (i cui volumi sono stati donati all’associazione LA RADICE di Badolato e una copia dovrebbe avere pure l’Archivio di Stato di Catanzaro).
E se prima avevamo pochi elementi per reagire e contrastare ciò che riteniamo sia il nostro destino di subalterni, anzi di schiavi che possono essere derubati e sottomessi ad oltranza, subendo ogni tipo di oltraggio (da quello economico a quello morale ed esistenziale) … adesso intravedo uno spiraglio di luce e di speranza: LA MAGGIORE E MIGLIORE CONOSCENZA ED “UTILIZZO” DELLA << CALABRIA PRIMA ITALIA >> che contiene in sé tutti quei valori e quelle motivazioni utili al nostro “Rinascimento” con la ripresa della nostra dignità storica e vocazionale. Però bisogna essere molto molto molto reattivi, non più rassegnati!…
3 – CALABRIA PRIMA ITALIA
Gli elementi su cui basare la nostra rivitalizzazione ed il nostro effettivo RINASCIMENTO sono quelli della PRIMA ITALIA, ovvero i valori espressi da questo nostro popolo e da questo nostro territorio da Re Italo fino alla Magna-Grecia, praticamente dal 1500 circa al 202 avanti Cristo (anno della conquista e dell’annientamento quasi completo da parte di Roma che ci ha rasi al suolo fisicamente, deportati e cancellati totalmente persino con la “damnatio memoriae” e la maledizione “imperitura”).
Valori di base, quelli della Prima Italia, che poi si sono rivelati utili pure per gran parte del mondo. Quindi, dobbiamo conoscere ed approfondire questo periodo storico il più possibile!!!… Un periodo storico in cui il nome “Italia” (nato nell’Istmo tra i golfi di Squillace e di Lamezia 25 secoli fa) si è poi esteso gradualmente dalla Calabria al resto dell’attuale nazionefino all’apoteosi massima sotto l’imperatore romano Augusto già duemila anni fa.
Non è assolutamente cosa da poco che un nome appartenuto ad un remoto lembo di terra così ristretto come quello dell’Istmo d’Italia (come altrimenti viene definito il punto più stretto della Penisola … quello di poche decine di km tra lo Jonio e il Tirreno) si sia esteso dalla Sicilia alle Alpi (coinvolgendo, nei secoli, pure la Sardegna, la Corsica e altri territori circostanti). Analizzare il percorso e la crescita del nome ITALIA significa conoscere gran parte della Storia della Penisola e del Mediterraneo. Pure per questo insisto dal 1982 sul nome ITALIA che le Istituzioni dovrebbero avere il dovere, l’onore e il privilegio di spiegare non soltanto agli italiani ma anche al resto del mondo per la grande valenza che contiene ed esprime.
Caro Tito, sono ormai tante le “Lettere” o singoli articoli che mi hai pubblicato negli ultimi nove anni proprio su questo fondamentale tema della << CALABRIA PRIMA ITALIA >>. E proprio qui abbiamo evidenziato i tanti libri, le molte conferenze e gli innumerevoli interventi giornalistici del filosofo Salvatore Mongiardo, andreolese di Soverato, il quale sta scavando con grande solerzia, utilità e lungimiranza nei giacimenti storico-culturali della Calabria, proprio da Re Italo in poi.
Persino Papa Francesco (così come gran parte delle persone) non conosce la storia della Prima Italia e non sa che la democrazia sia nata proprio nel nostro Istmo con i “sissizi” (i pasti comuni) di Re Italo, poi diffusisi così tanto nel resto del Mediterraneo che i sempre furbi ed intelligenti Greci (antichi) hanno poi elaborato nelle loro dottrine politiche e filosofiche espandendole nel mondo da loro approcciato o colonizzato perché abili mercanti e venditori di merci e di idee. Perciò Papa Francesco, nel suo recente viaggio in Grecia ha magnificato fin troppo il fatto che la democrazia sia nata in Atene (come, falsamente, è opinione comune) senza sapere, in effetti, che il punto di nascita e di partenza della “democrazia”, il suo nucleo originario ed originale appartiene alla “Prima Italia” ma, fortunatamente, senza la problematicità del mercantilismo e dell’imperialismo della democrazia greca! Ieri come oggi si cerca di esportare la “democrazia mercantile”!
Che proprio perché “democrazia mercantile” (giunta così fino a noi) sta producendo le discriminazioni che a loro volta producono migranti e squilibri ambientali. Infatti, proprio dove sono attive e preponderanti le “Borse Affari”, là c’è “DEMOCRAZIA MERCANTILE” e non la “DEMOCRAZIA DELL’AMICIZIA” di Re Italo, poi acquisita da Pitagora e da questi passata a Gesù Cristo e al Cristianesimo … ma per il gesuita Bergoglio forse tutto ciò non fa differenza …. Dovrebbe ripensarci e approfondire meglio pure Lui la democrazia di Re Italo che poi è diventata pitagorico-cristiana. E come tale è tanto importante pure per il suo Papato.
4 – SALVATORE MONGIARDO E GLI ALTRI
Dunque, Salvatore Mongiardo!… Costui ha dimostrato, attraverso le sue ricerche degli ultimi trenta anni, con i suoi libri ed altri scritti come e quanto ci sarebbe ancora da scavare per capire l’enormità storico-filosofica-valoriale che giace nella miniera culturale calabrese della Prima Italia, compresa l’eredità di Pitagora di Crotone di cui Egli è uno dei migliori conoscitori e, adesso, anche cofondatore e scolarca della Nuova Scuola Pitagorica.
Dicevo che non a caso un nome, come quello di Italia, sia poi divenuto patrimonio di tutta una estesa nazione, aspirazione e sogno per lunghi secoli di tutte le genti della Penisola. Addirittura e paradossalmente (ah, le vendette della Storia!), tale nome è stato “istituzionalizzato” dall’Impero romano al massimo della sua gloria, duemila anni fa. La domanda base è sempre quella più volte evidenziata: come mai gli antichi Romani così orgogliosi e potenti abbiano preferito chiamare tutta la Penisola con un nome (Italia) appartenuto ad una loro periferia (oltretutto da loro stessi rasa al suolo e maledetta due secoli prima) e non attingere alla propria gloria e predominio?… Perché la penisola non si chiama Lazio o Romania o Augustea o con altro nome imperiale romano?… Qui sta la chiave che dovrebbe aprire gli occhi, la conoscenza e le prospettive sull’importanza che sta dietro al nome Italia e, quindi, all’importanza del popolo e del territorio dove tale nome è nato!…
Cominciamo, intanto, a conoscere e ad apprezzare Autori e Ricercatori come lo stesso Salvatore Mongiardo, lo stesso Armin Wolf (entrambi fondatori e dirigenti del “Centro Studi e Ricerche sulla Prima Italia” di Squillacecostituitoda pochi mesi, nell’estate 2021), Felice Càmpora oppure Oreste Kessel Pace che hanno scritto su Re Italo, così come Vincenzo Villella storico di Lamezia Terme e direttore di <<www.lameziastorica.it>> (pure in edizione cartacea). E soprattutto come Giovanni Balletta che ha già pubblicato e sta per dare alle stampe temi di fondamentale importanza su Italo e il suo periodo storico con le ovvie ricadute sulla stessa Magna-Grecia ed il mondo attuale e futuro.CALABRIA MATER ITALIAE.
Ma ci sono anche altri Autori precedenti che bisogna tenere presenti e considerare come la docente americana Gertrude Slaughter della Wisconsin University la quale nel 1939 ha pubblicato il suo notevole “Calabria the first Italy” … appunto CALABRIA LA PRIMA ITALIA. E nel 1999 con lo stesso titolo la Editalia ha pubblicato un grosso e pregiato volume da collezione. Dovremmo essere al top della conoscenza se solo pensassimo che la Editalia è una società dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, il massimo della cultura istituzionale ed ufficiale!Ma si potrebbe fare una intera biblioteca con quanto si è dato alle stampe finora su tale argomento. A cominciare da storici, filosofi e scrittori antichi come Aristotele, ad esempio. Ma anche moderni come Massimo Pallottino (Roma 1909-1995), Enzo Gatti e così via.
Ritengo che tutti noi (che abbiamo un particolare interesse a conoscere maggiormente la CALABRIA PRIMA ITALIA) dovremmo fare capo al Centro Studi di Squillace, voluto (su mio input) e coordinato dall’assessore comunale Franco Caccia, sociologo, e a tutti quegli enti che lavorano alla migliore conoscenza della nostra Calabria fin dalle sue più lontane origini. E avremo ancora modo sicuramente di vedere delle strabilianti sorprese! La CALABRIA PRIMA ITALIA E’ NATA PER STUPIRE IL MONDO, ti assicuro!
Quasi sicuramente non vivrò così a lungo da poterlo vedere realizzato, però un mio grande sogno a riguardo sarebbe quello di sapere che l’Ente Regione possa essere ufficialmente denominatonon più solo REGIONE CALABRIA bensì REGIONE<<CALABRIA PRIMA ITALIA >>. Quando si arriverà a questo, vorrà dire che almeno buona parte dei calabresi (in particolare coloro che hanno una qualche responsabilità pubblica, politica, sociale, culturale, industriale, ecc.) avrà preso coscienza dell’importanza e dell’orgoglio di essere veramente e sino in fondo “Prima Italia”! Ciò avrà valore e vanto soprattutto per i tantissimi calabresi residenti fuori dai confini regionali.
5 – BAMS OVVERO BIBLIOTECHE-ARCHIVI-MUSEI DELLO SPOPOLAMENTO
Caro Tito, lo scorso lunedì 06 dicembre 2021 alle ore 14.59 mi hai gentilmente pubblicato la proposta <<https://www.costajonicaweb.it/badolato-cz-potrebbe-essere-prima-sede-del-bams-biblioteca-archivio-museo-dello-spopolamento/>> che inoltrerò fra qualche giorno al Ministro della Cultura, Dario Franceschini, e al Presidente del Consiglio, Mario Draghi. affinché possano esaminare la possibilità di istituire i BAMS regionali o provinciali (specie se dentro ogni Archivio di Stato) ed uno nazionale centrale per avere almeno memoria dello spopolamento e per studiarlo a fondo, pure con lo scopo di arginarlo il più possibile. Anzi ogni BAMS potrebbe essere una vera e proprio SCUOLA CONTRO LO SPOPOLAMENTO … perché, sì, lo spopolamento si deve combattere non soltanto politicamente ma anche scientificamente!
Inoltre, spero tanto che ovunque ci sia un Museo dell’Emigrazione possa essere affiancato un BAMS, poiché emigrazione e spopolamento sono sinonimi. Come ad esempio quello inaugurato a San Nicola da Crissa (VV) il 16 luglio scorso, per opera, volontà e lavoro dell’amico Bruno Congiustì, fondatore ed editore della rivista “La barcunata” che raggiunge tantissimi emigrati vibonesi soprattutto all’estero.
6 – A MILANO GRATTACIELI E NEL SUD CASE SGRETOLATE
Caro Tito, i nostri antichi borghi si stanno non solo svuotando ma anche “sgretolando” fisicamente. Muri pericolanti e tetti sfondati delle case vuote o abbandonate costituiscono pure un pericolo per chi ci passa vicino. Così, le Amministrazioni comunali (quando sono attente a queste cose) impongono ai proprietari (vicini o lontani) di demolire queste case pericolanti oppure di fare almeno una decente manutenzione o, meglio, risistemarle.
Ma, il più delle volte, è necessario demolirle, lasciando uno spiacevole ed antiestetico vuoto urbano tra le altre case. Così in Italia i borghi della dorsale appenninica e alpina perdono, anno dopo anno, pezzi importanti e significativi del loro patrimonio edilizio, pezzi di storia e di paesaggio. Probabilmente fra qualche tempo spariranno fisicamente alcuni quartieri o interi villaggi per diventare “archeologia”.
Ti faccio l’esempio vivente del paese di Villacanale, frazione di Agnone del Molise, che ancora vanta pure una bella chiesa parrocchiale. Al suo apice ha avuto quasi 1500 abitanti. Adesso il numero di chi ci vive veramente non supera le quaranta unità (a parte una Casa-famiglia ospitata nell’ex edificio scolastico). Quasi tutti anziani. L’emigrazione ha portato questa comunità a disseminarsi tra Europa, Nord e Sud America e persino in Sud Africa e in Australia. E’ vicino il tempo in cui sarà soltanto un piccolo villaggio (assai ridotto nelle dimensioni e nella consistenza) utile soltanto per le vacanze di quei villacanalesi che risiedono nelle città vicine di Roma e Napoli. Quattro case senza più nemmeno un forno!
Intanto, una ad una le case abbandonate vengono demolite perché pericolanti. Finora, soltanto attorno alla palazzina di mia suocera,proprio sulla via principale, recentemente sono state abbattute tre abitazioni storiche e altre due saranno smantellate entro questo inverno. Mi duole il cuore vedere operai e ruspe buttare giù la fatica di generazioni, esporre e letteralmente polverizzare l’intimità di secoli e di storie di vita. Una civiltà contadina ed artigiana distrutta da altri tipi di civiltà, quelle definite egemoni che prevalgono su tutto e su tutti. Senza alcuna pietà. Così il territorio si impoverisce sempre di più fino a desertificarsi pure come risorse rurali.
Mentre si alzano imponenti, sempre più alti e sontuosi grattacieli a Milano e in tutte le altre metropoli del mondo (simbolo di tale supremazia politica, sociale ed economica e nuove “torri di Babele”), altrove interi territori si desertificano e muoiono. Sembra che la storia si cibi di squilibri e ne goda con lusso ed ingordigia. E goda pure di vedere interi popoli trascinarsi nella miseria e nella disperazione, alcuni pure come migranti che hanno perso tutto e, lieti di avere salva almeno la vita, sperano di trovare futuro e posto là dove, però, c’è un altro deserto (quello dei cuori). Pochi tra loro si salveranno veramente! Da che mondo è mondo si diventa ricchi (solo) con il lavoro ed il sangue degli altri. Purtroppo, vale ancora il proverbio latino “mors tua, vita mea” (morte tua, vita mia) … e noi del sud italiano (come tutti i suddel mondo) ne sappiamo qualcosa dopo una ventina e più di dominazioni straniere che abbiamo subito, dai Romani in poi. E dal 1860 siamo diventati addirittura una colonia interna di uno “Stato” non soltanto “diseguale”e “asimmetrico” ma ancora e sempre “predatore” a chiara egemonia padana. Altro che “Fratelli d’Italia” … per coerenza ed onestà, abolirei pure l’inno di Mameli!
7 – FARE RETE ANCHE CON GLI EMIGRATI DI BUONA VOLONTA’
Caro Tito, come ricorderai(con <<https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-326-calabresi-eccellenti-n-4-mario-bruno-lanciano-ingegnere-e-inventore/>> del 15 aprile 2021) ti ho informato del fatto che, circa venti anni fa, mio cugino Mario Bruno Lanciano, inventore e imprenditore emigrato a Parma, avesse avuto intenzione di impiantare in Calabria, nella piana di Lamezia Terme, uno stabilimento di alta tecnologia che avrebbe potuto impiegare fino a duecento lavoratori (oltre all’indotto, ovviamente). E che l’allora Presidente della Regione Calabria abbia snobbato la sua proposta. Adesso Mario ha impiantato tale fabbrica nel nord della Spagna dove ha trovato migliore accoglienza.
Questo per dirti che solitamente le Istituzioni non sanno o non vogliono accettare quei nostri emigrati che, avendo fatto fortuna altrove, vorrebbero essere utili alla loro terra di origine. Invece, per lottare meglio lo spopolamento non soltanto dobbiamo fare “rete” tra noi “combattenti” ma anche con quei nostri emigrati di buona volontà che potrebbero dare un valido contributo al Rinascimento della nostra regione e all’intera Italia del Sud, sicuri che non si ripeterà quell’industrializzazione da rapina (prendi i contributi e fuggi) che ha lasciato solo “cattedrali nel deserto” con il conseguente strascico di inquinamenti, devastazione del territorio ed altro tipo di negatività.
8 – SALUTISSIMI
Caro Tito, siamo partiti dallo spopolamento che bisogna assolutamente contrastare al massimo possibile (con forza e in forze) per capire che dobbiamo reagire tutti con l’enorme cultura che questo nostro territorio calabrese ha espresso nel corso dei millenni. E su tale cultura possiamo costruire quel nostro Rinascimento che valga pure ad arginare il salasso di persone e risorse, realizzando iniziative concrete e di valore pure per l’attuale e futura buona globalizzazione.
Un qualsiasi male sociale, come quello dello spopolamento, si può almeno arginare, contenere nei limiti fisiologici. Ma bisogna impegnarsi davvero tanto ed essere coesi, altrimenti la disgregazione aumenta fino a diventare inarrestabile e giungere persino ad un punto di non ritorno. Pure per questo motivo sarebbe utile realizzare i BAMS almeno regionali, come centri valoriali di coordinamento di conoscenze, di memoria e di azione efficace. Altrimenti rischiamo che si perda persino la memoria e la storia dei nostri luoghi e il senso che ha fatto vivere, significare e resistere per millenni intere comunità. Spero proprio tanto che i BAMS (Biblioteche-Archivi-Musei dello Spopolamento) diano inizio ad una vera e propria rete anche web e internazionale sullo “spopolamento” e divengano la base per una vera e propria “Università del Riequilibrio” che contribuisca pure al necessario e quanto mai urgente riequilibrio planetario e globale.
Nel ringraziarti per l’ospitalità di questa “Lettera n. 374” sto già pensando alla n. 375, probabilmente sullo stesso filone dello spopolamento, ambientato però in Sardegna, dove c’è a tale proposito una notevole vivacità socio-culturale. Proverò, infatti, a scriverti sull’attività del prof. Marco Milanese dell’Università di Sassari e di Gabriele Frongia, direttore di<<www.sardegnagol.eu>>. Alla prossima, quindi! Cordialità,
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, giovedì 09 dicembre 2021 ore 05.28 – Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” – Le foto qui presenti sono state prese dal web.