Caro Tito, nella lettera n. 35 ho accennato all’importanza della fotografia sociale e al fatto che uno dei tre volumi della mia tesi di laurea fosse tutto fotografico (con 428 immagini, d’epoca e di attualità scelte tra 3846 foto autenticate dal Comune di Badolato come descriverò fra poco), a commento e documentazione visiva – sociologica e storica – degli altri due. Adesso, ti voglio partecipare alcune curiosità a riguardo. Prima di tutto riporto qui per intero l’attestato del Sindaco di Badolato, che potrebbe essere considerato un inusuale documento storico e che, ad ogni buon fine, ti riproduco nella sua stesura originale e trascritta.
Documento che è stato particolarmente apprezzato da docenti universitari e anche dalla prestigiosa rivista “Progresso fotografico” di Milano, il cui caporedattore Maurizio Capobussi (www.capobussi.altervista.org) così mi ha scritto, tra tanto altro, nella sua lettera del 07 gennaio 1977: “… Desideriamo complimentarci con Lei per la felice iniziativa, sicuramente non facile da portare a termine anche tenuto conto della grande quantità di immagini raccolte. Un plauso anche per l’idea di far autenticare le foto dal Sindaco o comunque da chi possa attribuire loro una “impronta” di convalida ufficiale: al di là della “certificazione di autenticità” che così può essere attribuita alle immagini, un simile atto conferma pubblicamente (e costituisce un precedente) l’importanza di ogni forma di reportage come raccolta di testimonianze storiche; una operazione che può essere compiuta da qualsiasi fotoamatore senza coinvolgere necessariamente il reporter professionista. Il Suo sarebbe un esempio da imitare!…”
Tutte queste mie foto (contenute in due grosse valige verdi da emigrante) sono state apprezzate anche da una casa editrice di livello nazionale che ne voleva pubblicare parecchie in un apposito volume e anche dal famosissimo Cesare Zavattini, che ne avrebbe dovuto scrivere la Prefazione. Per questo ero andato a trovarlo nella sua casa romana di Via Santa Angela Merici 2 (piano terra, un autentico Tempio dell’Arte e della Storia Cinematografica!) nel quartiere Nomentano. Purtroppo, anche in questa come in tante mie cose, non ho avuto fortuna ed il libro fotografico su Badolato non è stato poi realizzato. Ma, ecco, di seguito la trascrizione del testo dell’Attestato di autenticità delle foto presentate a corredo della mia tesi di laurea. Devo precisare che numerose erano state realizzate da vari Autori (per il periodo 1898-73) e, in buona e qualificante parte, da Giocondo Rudi (Badolato 1928-Monza 2006) e da Vittorio Conidi (1943), entrambi citati nella lettera 35.
Comune di Badolato – Provincia di Catanzaro – Il Sindaco attesta che le fotografie presentate in visione dal sig. Lanciano Domenico, nato a Badolato il 4.3.1950, si riferiscono a luoghi, fatti e cittadini di questo Comune. Che dette fotografie, di autori vari, comprendono un periodo di tempo che va dal 1898 ad oggi; esse sono state, a tergo, debitamente timbrate con bollo di questo Comune e numerate progressivamente dal numero uno al numero tremilaottocentoquarantasei. Che varie sono le dimensioni delle suddette fotografie, di cui 365 sono a colori e 3481 in bianco e nero. Si rilascia a richiesta del sig. Lanciano Domenico per uso della sua tesi di laurea “Evoluzioni delle caratteristiche socio-economiche di Badolato nel dopoguerra”. Badolato, lì 22 novembre 1975 – Il Sindaco – Antonio Larocca.
Il Sindaco Larocca (Badolato 1921-1976), fortunatamente, era allora una delle persone più indicate a sottoscrivere tale documento, poiché, cinquantacinquenne, aveva vissuto in prima persona gran parte degli avvenimenti descritti da numerose foto (cioè le lotte contadine) ed essendo stato da sempre un dirigente del locale partito comunista conosceva minuziosamente persona per persona, casa per casa, famiglia per famiglia, luogo per luogo ed ogni situazione storica (anche precedente) di Badolato. Infatti, anche per curiosità, ha voluto vedere tutte le foto che l’ottimo impiegato Vincenzo Serrao (Badolato 17 marzo1948), pazientemente e diligentemente (come suo proverbiale stile), timbrava man mano sul retro (come si evince chiaramente nell’Attestato).
Ovviamente da quel 22 novembre 1975 fino al momento della laurea (25 luglio 1977) ed anche dopo ho fatto e continuo a fare foto sociali. Grosso modo penso di avere un archivio di oltre diecimila fotografie sociali, in gran parte di Badolato e dintorni (ma pure di altri luoghi e situazioni come durante il mio periodo vissuto a Roma e, adesso, in Agnone del Molise). E, come il maestro fotografo Conidi e come tantissimi altri fotografi sociali, ho il problema di trovare una istituzione seria che possa custodire e valorizzare tale patrimonio. Certo, avrei preferito che tutto il mio Archivio (anche fotografico) fosse rimasto a Badolato, ma Badolato ha preferito mandarmi in “esilio” e, quindi, sono costretto a cercare una degna collocazione al sudore della mia esistenza.
Infine, voglio dirti che sono affezionato a tutte le foto realizzate. Ma tra quelle più care ed amate ci sono queste che ti mando e che mostrano le mani di quattro anziani operai e contadini di Badolato nel 1975. Per fotografare le mani di queste e di numerose altre persone che facevano lavori pesanti o usuranti, mi sono ispirato ad una bella poesia imparata a memoria alle scuole elementari: “Le mani dell’operaio” di Renzo Pezzani (Parma 1895 – Castiglione Torinese 1951) qui nel ritratto giovanile del pittore Donnino Pozzi (1894-1946). Voglio ringraziare il Poeta che l’ha scritta, la Maestra che me l’ha fatta conoscere e imparare (la ricordo ancora!) e i nostri Lettori che vorranno apprezzarla e diffonderla, a loro volta! E, oggi come oggi, questi versi assumono maggiore importanza e migliore significato, vista e considerata la grave crisi socio-economica che colpisce in massima parte proprio il mondo del lavoro ma anche coloro che il lavoro non hanno e vorrebbero tanto avere. La dedico innanzitutto proprio a Loro, con tanti auguri e grande speranza!
LE MANI DELL’OPERAIO
Dice il Signore a chi batte alle porte del suo Regno: fammi vedere le mani; saprò io se ne sei degno. L’operaio fa vedere le sue mani dure di calli: han toccato tutta la vita terra, fuochi, metalli. Sono vuote d’ogni ricchezza, nere, stanche, pesanti. Dice il Signore: Che bellezza! Così son le mani dei Santi!E voglio dedicare questa poesia anche a tutti gli altri veri lavoratori (intellettuali compresi, poiché pure la mente ha i suoi duri calli!), in particolare ai manovali e ai braccianti come mio padre, Bruno Lanciano (1905-1985), il quale, facendo il duro e massacrante lavoro di operaio d’armamento nelle Ferrovie dello Stato (in tempi molto più difficili degli attuali, dal 1922 al 1967), ma anche di contadino, aveva le mani callose e ruvide. Però erano leggere e delicate le sue carezze per tutta la sua nostra famiglia! Durante la mia adolescenza, a mio padre ho dedicato i seguenti versi, che fanno di apertura alla mia prima raccolta di poesie pubblicata il 13 dicembre 1967 “Gemme di Giovinezza” (Editore Giuseppe D’Agostino, Catanzaro) e che poi sono stati riproposti alla pagina 133 del secondo dei sette volumi del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (editi nel 2005-2007).
A MIO PADRE
Mio padre depone il sudore delle sue fatiche sul guanciale la notte mentre riposa. E sa di terra, di legno, di pietra, di ferro il pane per la sua casa.
Come puoi notare i versi di Renzo Pezzani “… le sue mani dure di calli: / han toccato tutta la vita / terra, fuochi, metalli” sono quasi “gemelli” dei miei “E sa di terra / di legno, di pietra, di ferro / il pane per la sua casa” ovvero tutti i materiali che ha dovuto lavorare mio padre (“buttando il sangue” dalla mattina alla sera sulla massicciata della ferrovia) come cantoniere specialmente sulla linea jonica Metaponto- Reggio Calabria, ma anche come appassionatissimo agricoltore. Cordialità.