Caro Tito, non c’è giorno in cui, come in un bollettino di guerra, non vengano annunciati morti (persino di giovanissima età) sui luoghi di lavoro, senza contare i feriti e, in particolare, coloro che rimarranno invalidi per tutta la vita. E raccapriccianti sono i resoconti annuali. Sembra che non impariamo mai nulla da tutte queste tristissime esperienze e che, addirittura, la vita della gente non valga proprio niente, specialmente quella di persone umili. Lavoratori allo sbaraglio! Ma anche lavoratori che, seppure in minima percentuale, dovrebbero stare più attenti. Sembra che gli dei del Lavoro, del Progresso e del Profitto non siano mai sazi del sangue delle loro vittime sacrificali. Persone, Lavoratori che diventano schiavi di tale frullatore sociale!

1 – GLI INFORTUNI DI MIO PADRE

Fin dalla prima infanzia ho avuto modo di capire quanto sudore, lacrime e sangue comporti il lavoro. Mio padre faceva il cantoniere delle Ferrovie dello Stato, ovvero operaio addetto alla manutenzione della massicciata e dei binari, effettuata con una squadra di colleghi, lungo il tratto (denominato “Tronco”) di circa 30 km da Soverato (CZ) a Monasterace (RC). Un lavoro molto faticoso ed anche pericoloso, pure perché allora (dagli anni venti agli anni cinquanta) non c’era alcun supporto tecnologico. Tutto a forza di braccia. E di sacrifici personali, all’aria aperta, sotto qualsiasi tempo e clima e in qualsiasi stagione. Pure per lunghe notti invernali al freddo e sotto temporali a guardia di piene di fiumi su ponti e ponticelli.

Nel primo infortunio sul lavoro ha rischiato di perdere un occhio a causa di una scheggia di pietra, mentre con il piccone si movimentava la massicciata, come avveniva spesso. Il secondo, alquanto grave, ha rischiato di spezzargli la schiena e di costringerlo su una sedia a rotelle. Per fortuna, nonostante tanti mesi di sofferenze e di cure complesse, è riuscito a superare il pericolo di una paralisi permanente; così l’Ente Ferrovie dal servizio attivo lo ha trasferito ai servizi sedentari. Nel terzo poteva addirittura tagliarsi la mano sinistra. So bene, quindi, cosa può significare ad un infortunato e a tutta la sua famiglia un incidente sul lavoro, per qualsiasi motivo causato. Di sicuro non è volontà del lavoratore auto-infliggersi un infortunio!

Come pure un grave incidente stradale, che mio padre ha subìto in Badolato Marina per l’irresponsabile e colpevole comportamento di un giovane minorenne il quale circolava brillo e senza aver conseguito la patente, in un azzardato giro di piacere da Montauro (16 km di strada nazionale) su un’automobile sottratta di nascosto al padre nel pomeriggio di Pasqua del 1960. Oltre un anno di vai e vieni da ospedali e terapie riabilitative, in varie parti d’Italia, per le fratture multiple procurate. Insomma, eravamo quasi sempre una famiglia in pena.

2 – SENSIBILITA’ PER GLI INFORTUNI SUL LAVORO

Appartenendo ad una famiglia operaia-contadina nel contesto di un ambiente prevalentemente operaio e contadino, fin da bambino ho visto e vissuto in altri (a parte quelli di mio padre) numerosi incidenti sul lavoro, di cui alcuni mortali o d’invalidità permanente. Quindi, sono cresciuto con una sensibilità particolare che, magari, altri miei coetanei non hanno avuto o non hanno avuto con più intensità. Ovviamente, ne ha risentito pure la mia formazione umana e sociale, specialmente l’attività giornalistica, attraverso la quale, nel mio piccolissimo, ho cercato di sollecitare i responsabili dell’incolumità altrui sui luoghi di lavoro di aumentare controlli e di permettere ai lavoratori di operare in una maggiore situazione di sicurezza.

In tante occasioni sono stato vicino a famiglie che avevano subìto un grave lutto, a volte nei luoghi di lavoro da emigrati in altre parti d’Italia o all’estero. La rabbia aumentava ogni volta dentro di me, pure perché erano sempre gli umili a dover pagare il prezzo di un barbaro sistema di sfruttamento nella corsa al profitto delle aziende, specialmente negli appalti al massimo ribasso o addirittura in una catena di subappalti dove aumenta il rischio di pericoli per i lavoratori. Ma le problematiche sono innumerevoli e fin troppo disattese.

Lavorando poi per molti anni a continuo contatto con le corsie di un ospedale (sebbene di periferia come quello di Agnone) ho avuto la possibilità di conoscere varie situazioni sanitarie anche riguardanti infortuni sul lavoro in un territorio disagiato di montagna scoscesa dove i pericoli sono sempre più in agguato.

3 – INTITOLAZIONE VIADOTTO A OPERAIO F. LONGO

Non partecipando ad assemblee amministrative-gestionali e non potendo fare altro, tale sensibilità mi ha portato ad un impegno in campo socio-culturale molto intenso, anche con le variegate attività dell’associazione “Università delle Generazioni”. Così, ad esempio,  verso i primi di maggio 2010 ho proposto all’Amministrazione provinciale di Isernia di intitolare il viadotto Sente a Francescopaolo Longo di Agnone, unico operaio morto nel 1974 nel corso della sua ardita costruzione. Infatti, tale ponte è uno dei più poderosi d’Europa. E’ lungo 1200 metri, largo 11, con campate da 200 metri  e con il pilone centrale alto 185 metri. Unisce il Molise con l’Abruzzo nel cuore degli Appennini.

Pure con l’aiuto di varie persone, personaggi e personalità sensibili alla problematica delle vittime sul lavoro, la mia proposta è stata accettata e, giusto un anno dopo, il 2 maggio 2011, con una cerimonia ufficiale, tale ponte ha preso il nome dell’operaio-martire del lavoro Francescopaolo Longo … il quale proprio sotto quel ponte all’età 57 anni aveva lasciato moglie e due figli molto giovani, dopo aver prima rischiato la vita nella seconda guerra mondiale come militare, poi in un campo di prigionia e, quindi, nelle pericolose miniere belghe come minatore. Il destino a volte si accanisce con talune persone più del dovuto!

 

Se vuoi saperne di più, leggi i seguenti due miei articoli <<  https://www.altomolise.net/notizie/attualita/64/intitolare-il-ponte-sul-sente-a-francesco-paolo-longo-unica-vittima-della-costruzione >> dell’11 maggio 2010 e  << https://www.altomolise.net/notizie/attualita/1334/il-viadotto-sul-fiume-sente–intitolato-a-francesco-paolo-longo >> del 02 maggio 2011.

4 – INTITOLARE INFRASTRUTTURE E LUOCHI

Caro Tito, dopo l’intitolazione del ponte sul fiume Sente a Francesco Paolo Longo, ho fatto una campagna di stampa affinché venissero intitolate tutte le infrastrutture civili alle vittime del lavoro. Pensa a quanti ponti, gallerie, viadotti, sopraelevate ed altre opere di ingegneria non hanno un nome. Sarebbe, quindi, più utile avviare tutta una serie di intitolazioni alla memoria sociale dei martiri del lavoro i quali, per il bene comune, hanno sacrificato la propria vita! Tale gesto di attenzione e di gratitudine istituzionale sarebbe di conforto pure alle famiglie delle vittime. Ho sempre condotto campagne mediatiche sollecitando tutti, nessuno escluso, all’esercizio umano e sociale della riconoscenza e della gratitudine.

Invano, però, finora, ho inviato gli articoli pubblicati con tale proposta agli Enti interessati (ad esempio l’INAIL – Istituti nazionale assicurazione contro gli infortuni e l’ANMIL – Associazione nazionale mutilati e in validi del lavoro) e ai principali Ministeri governativi, ma anche alle Regioni e alle Province che posseggono alcune infrastrutture. Mai più vittime sul lavoro è un imperativo che, paradossalmente, sembra non piacere! Mai più vittime sul lavoro sembra più una litania sindacale piuttosto che in impegno di tutti, non soltanto di decisioni istituzionali e di civiltà. Ci siamo assuefatti troppo ai bollettini quotidiani e riteniamo che la perdita di un lavoratore sia una questione fisiologica del lavoro. Ma così siamo tutti matti!

Anzi, mi sono spinto pure oltre con le proposte. Ho chiesto all’ANCI – Associazione nazionale comuni italiani di chiedere ai propri associati di esporre sulle piazze (proprio come un monumento ed un tributo di memoria e di gratitudine) gli elenchi dei martiri del lavoro, così come si è fatto per militari morti nelle due grandi guerre del Novecento. E’ bene ed è utile che le comunità sappiano chi ha perso la vita per il benessere sociale. Ne siamo tutti debitori, almeno di rispetto, di ricordo e, appunto, di memoria storica. La barbarie dei morti sul lavoro va sconfitta come qualsiasi altra barbarie che porta al sacrificio di vite umani ma anche animali. Molti si dicono “francescani” ma non esitano a mangiare la carne animale o di sottoporre gli animali a sevizie. Il rispetto di tutti gli esseri viventi ha un’unica matrice che è quella del considerare “sacra” la vita di tutti. Nel concepire o permettere che qualcuno possa morire si nasconde uno strisciante razzismo suprematista del tipo “tocchi agli altri ma non a me”! Su tale delicato passaggio mentale cerchiamo di riflettere bene e con sincerità ed onestà mentale ed intellettuale!

5 – IN RICORDO DI FRANCO LANCIANO

In Toscana, Casalguidi è una popolosa frazione del comune di Serravalle Pistoiese (circa 12mila abitanti). Giovedì 6 agosto 2009, mentre era intento a mettere in sicurezza uno scavo in un cantiere edile, mio cugino Francesco Lanciano è stato sepolto dal terriccio, rimettendoci la vita ad appena 45 anni e lasciando moglie e tre figli ancora piccoli a Guardavalle (CZ). Era il suo primo giorno di ferie e non voleva partire senza aveva terminato quel lavoro. Leggi in https://firenze.repubblica.it/dettaglio/serravalle-pistoiese-cede-il-terreno-sepolti-due-operai-uno-e-morto-laltro-ferito/1690121.

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Dopo qualche settimana dal tristisimo evento, ho telefonato al sindaco di Serravalle Pistoiese per chiedergli di esaminare la possibilità di intitolare un qualcosa del suo Comune a questo lavoratore morto di lavoro e proveniente da lontano, dalla Calabria, per guadagnare il pane per la propria famiglia ma molto lontano dalla famiglia. Già durante la conversazione il sindaco mi era sembrato freddo e distaccato. Capisco che il sindaco di un comune abbia mille cose per la testa. Ma da un sindaco toscano (espressione di un partito di sinistra che ha sempre fatto riferimento ai lavoratori) mi aspettavo, sinceramente, più sensibilità ed attenzione.

Quando si ha la giusta sensibilità, mentalità e volontà, a volte basta il solo intitolare semplicemente un albero del giardino cittadino può essere un gesto che possa riuscire di conforto per la famiglia rimasta senza il suo capo e il suo sostegno. Ma per questi gesti di civiltà ci vuole una sensibilità speciale che non tutti hanno, generalmente. Nemmeno coloro che si sono sempre riempiti la bocca di lavoro e di lavoratori. Questo l’ho notato però pure nel mio stesso paese e nella Calabria che è tra le regioni con più vittime del lavoro, sacrificate in Italia e all’estero al totem produttivo a tutti i costi.

Caro Tito, a questo mio cugino Franco (che è stato mio diligente alunno quando frequentava la scuola media) e alla sua famiglia io e te abbiamo dedicato, a dieci anni dalla scomparsa, il 19 marzo del 2019  – Festa del papà (https://www.costajonicaweb.it/festa-19-marzo-un-pensiero-pure-ai-papa-che-non-ci-sono-piu-e-una-carezza-a-chi-ne-e-rimasto-senza/) tenero omaggio rilanciato come una carezza di conforto e di rispetto pure da www.soveratoweb.com cui va la mia personale gratitudine. Al nostro tributo di memoria e di affetto abbiamo aggiunto alcune pagine di diario della giovanissima figlia Domenica cui il papà manca ancora e sempre troppo, pure perché l’ha perso in un’età in cui si ha molto bisogno della figura paterna.

Franco Lanciano è il simbolo di tutti gli operai e dei lavoratori che, per dare dignità esistenziale alla propria famiglia, non esitano ad andare a lavorare persino troppo lontano da casa e a sobbarcarsi più impegni e sacrifici del normale pur di sapere sereni moglie e figli cui dare un futuro degno di essere vissuto in una società ancora troppo ingiusta e schiavista nonostante gli abbagli della modernità (o forse proprio per questi che generano le nuove schiavitù e persino “tratte” di nuovi schiavi).

6 – PATROCINIO PER LA GENTILEZZA

Caro Tito, sarebbe stato certo assai gentile il sindaco di Serravalle Pistoiese se avesse prestato attenzione alla mia richiesta di intitolare qualcosa a quell’operaio calabrese morto mentre lavorava a beneficio di gente del suo Comune. Ne avrebbe avuto merito di fronte alla moglie e ai figli di Franco, ma anche di tutta la parentela e dell’universo-mondo poiché tali gesti avanzano i sentimenti migliori dell’Umanità. Ma la gentilezza e la sensibilità non sono cose da tutti. Purtroppo. Se non ci lavoriamo dentro nel nostro cuore e nella nostra mente, non te le dà nemmeno il miglior partito politico che pur è andato avanti a forza di operai e di lavoro né una qualsiasi religione o altra stazione pedagogica, individuale o sociale. Bisogna predisporsi con sincerità ed umiltà, cosa che manca ai “populisti” e agli “arrivisti” di qualsiasi risma, nonostante tutte le loro seduzioni. La Città di Serravalle Pistoiese, comunque, fa sempre in tempo a farsi e a dare onore! Fa sempre in tempo a dare il suo contributo nella sensibilizzazione ed “umanizzazione” del lavoro e dei lavoratori, dedicando un qualcosa a tutti i lavoratori morti sul lavoro e per lavoro nel territorio del suo Comune. Così come tutti i Comuni farebbero bene dare onore e memoria a questi martiri sociali.

  • Foto n. 5 – Logo gentilezza

Noi comunque, caro Tito, non demordiamo e stiamo (come si suol dire) sempre sul pezzo, sulla tenacia dei buoni sentimenti. Ad oltranza. Perciò abbiamo chiesto il patrocinio al Movimento Italiano per la Gentilezza (diretta emanazione del Movimento Mondiale per la Gentilezza che ha promosso la Giornata Mondiale della Gentilezza da celebrarsi ogni 13 novembre). Ecco il testo della email ricevuta giovedì 21 ottobre 2021 alle ore 11.02 a firma della Vice-Presidente Anna Maria Ferrari Boccacci: << Il Movimento italiano per la gentilezza, diretta emanazione del World Kindness Movement, è lieto di conoscere l’esistenza di un così interessante programma per la celebrazione della Giornata mondiale della Gentilezza. E’ onorato di offrire il suo patrocinio e invia il Logo originale, autorizzando la sua riproduzione e pubblicazione nei formati preferiti. Saremmo lieti, inoltre, di avere qualche riscontro sugli sviluppi dell’iniziativa. Grazie e W la gentilezza! >>. Sarà contenta soprattutto l’attivissima e bravissima Genny Pasquino che potrà utilizzare tale Logo e Patrocinio nelle sue/nostre iniziative per Guardavalle e dintorni nelle prossime settimane!

7 – LA GENTILEZZA DI VASTODOMANI

Caro Tito, l’amico dottore Giorgio Di Domenico, Direttore storico della rivista mensile a colori VASTODOMANI, diffusa anche nei luoghi di emigrazione per gli Abruzzesi nel mondo, sta lavorando, su nostro input, nell’organizzare la “Giornata della Gentilezza” nella città di Vasto (vero e magnifico balcone sul mare Adriatico) in collaborazione con alcune associazioni e scuole locali. Ti terrò aggiornato sugli sviluppi di questa bella iniziativa.

 

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Intanto, ti comunico (seppure con ritardo e mi scuso) che nel fascicolo di settembre 2021 (anno 55 n. 9) lo stesso Direttore ha avuto la bontà di ospitare in questa sua bella ed utile rivista la nostra “Lettera n. 344  << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-344-la-buona-abitudine-di-pulire-il-proprio-uscio-di-casa-o-di-lavoro/ >> da te pubblicata alle ore 21.09 del 07 settembre 2021.

Pare che abbia avuto un buon gradimento presso i suoi lettori, come qualcuno di loro mi ha dimostrato e testimoniato con entusiasmo.

 

 

8 – SALUTISSIMI

Caro Tito, non bisogna mai e poi mai demordere sui temi della civiltà umana, specialmente nel tentativo di ridurre e, quindi, di annullare il più possibile i rischi che un lavoratore perda la vita in un luogo di lavoro dove si crea, si costruisce e di prende il fabbisogno per la propria famiglia. Le scuole, le parrocchie, lo sport e tutte le altre stazioni pedagogiche dovrebbero insistere su tale sensibilità, non fosse altro perché tutti potremmo rischiare di perdere la vita in un incidente che sia di lavoro o di altra natura. Umanizzarsi e sensibilizzarsi a tali temi è la prima nostra assicurazione sulla vita!

Grazie per questa accorata “Lettera n. 358” che mi sta particolarmente a cuore, pure per tutta la sofferenza che c’è dietro e in ogni parola! Alla prossima n. “359”. Con tanta cordialità!

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

Iter City, venerdì 22 ottobre 2021 ore 07.27 – Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è Fecondare in questo infinito il metro del nostro deserto” – Le foto sono state prese dal web.

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