98Caro Tito, come hai ben potuto intuire dai miei racconti finora sciorinati, la fotografia resta, assieme a tutti gli altri supporti iconografici, un elemento insostituibile del linguaggio e della comunicazione, specialmente nel resoconto giornalistico. L’immagine, spesso, vale più di mille parole o di una pur forbita descrizione… ma ciò non vale per tutti. Infatti, la Cultura italiana (più in generale, ma anche parte di quella accademica ed istituzionale) appare ancora assai restìa ad accettare ciò che altri Paesi (effettivamente più progrediti di noi, bisogna riconoscere) hanno già da molto tempo acclarato. Ne ho avuto io stesso ampia prova in sede di laurea, quando, discutendo la tesi sociologica sul mio paese Badolato il 25 luglio 1977, ho presentato, a corredo dei due volumi di descrizione storico-sociologica, un terzo volume fatto tutto di fotografie sul territorio e sulla società badolatese, specialmente raffrontando epoche, situazioni e luoghi da come erano a come si sono evoluti nel tempo e negli spazi comuni. Non tutti i professori della Commissione di esame dell’Università di Roma (oggi La Sapienza) erano favorevoli al supporto iconografico in sociologia, mentre qualche altro ne era entusiasta assertore. Sta di fatto, comunque, che ancora in Italia il valore dell’immagine e del documento iconografico sembra avere più valore individuale e familiare piuttosto che sociale: infatti sono pochissimi gli Archivi ed i Musei fotografici e videografici, mentre invece dovrebbero essere assai diffusi, almeno uno per comprensorio omogeneo (se non proprio uno per Comune).

bandiera_conidiDevo l’amore per la fotografia (così come per altri mezzi di nuova comunicazione sociale) ai miei due fratelli maggiori, Vincenzo (1932) e Antonio (1935). E, poi, anche a maestri fotografi come Giocondo Rudi, prima con studio in Badolato e dopo in Soverato (costa jonica catanzarese) e come Vittorio Conidi con studio in Santa Caterina dello Jonio (CZ) salvo una parentesi (1974-1979) in Badolato Marina. Il maestro Rudi (Badolato 2 febbraio1928 – Monza 21 febbraio 2006) è stato essenzialmente e in modo vocazionale un “fotografo sociale”. Infatti, di Badolato ha documentato (anche fuori dal suo ambito prettamente professionale) gli esiti del terremoto dell’11 maggio 1947, delle disastrose alluvioni del 1951-53, del cosiddetto “Sciopero a rovescio” del 1950-51 e di altre “lotte contadine” nel contesto dell’intensa attività socio-politica degli anni 1946-1960 prima di dover emigrare in Svizzera per poter sopravvivere dignitosamente. E’ tornato in Calabria dieci anni dopo, stabilendosi in Soverato dove ha intensificato brillantemente la sua attività fotografica, oggi continuata dal figlio Massimo.

Senza titolo-4Vittorio Conidi (Tiriolo 18 gennaio 1943), oltre ad essere stato un interessante fotografo sociale nella sua Santa Caterina dello Jonio e dintorni, ha sempre mostrato una natura più intimista e creativa. Infatti, dotato di grande inventiva, nel 1989 ha “ricreato” in modo molto originale la bandiera italiana trasformando il bianco centrale in una “I” identificativa della sigla internazionale di Italia. Chi l’avrebbe mai pensato se non Vittorio Conidi?!… Il quale ha realizzato a proprie spese l’adesivo che vediamo nell’immagine (dimensioni reali cm 10 x 6) e che numerosissime automobili di parenti ed amici stanno ancora portando in giro per il mondo accanto alla targa. Conidi personalmente ed io stesso con lui abbiamo invano cercato di proporre questa nuova “Bandiera Conidi” ad istituzioni e privati per un uso di massa (specialmente sportivo) o addirittura nazionale-identificativo, in particolare per i mondiali di calcio che hanno avuto luogo proprio in Italia nell’estate 1990. Probabilmente in un’altra nazione sarebbe stato migliore il destino di questo nostro tricolore ben reinventato così come di altre sue belle creazioni.

58Infatti, l’occhio fotografico del maestro Conidi e la sua sensibilità intimista si sono spesso soffermati pure poeticamente su aspetti evocativi ed originali della natura. Come nell’intravedere un momento di affetto in un piccolo legno che la risacca del mare aveva deposto sulla spiaggia (a ben vedere sembrano veramente due persone che si abbracciano teneramente). Oppure come nella melanzana che Conidi riveste di cappellino di lana e di occhiali tanto da sembrare un ometto da cartoni animati. Ci sarebbero tante altre curiosità del genere da evidenziare qui oppure in un’apposita auspicabile mostra illustrativa per deliziare almeno i vacanzieri estivi su quella parte del basso Jonio catanzarese che va da Soverato a Punta Stilo.

Il maestro Conidi non ha mai finito di stupirmi con le sue piccole e grandi curiosità. Una delle più recenti risale al 12 dicembre 2012 quando il calendario ha composto l’irripetibile ed ormai celebre combinazione del 12.12.12 su cui per giorni e giorni si sono soffermati i commenti e le curiosità dei mass-media (giorno fortunato oppure inizio della fine del mondo prevista per il 21.12.12 secondo una antica profezia del popolo Maya?). Data che non poteva sfuggire alla fantasia, alla originalità e alla creatività del maestro Conidi. Infatti, come dono di Natale 2012, egli mi ha fatto una bella sorpresa: mi ha donato una bottiglia di vino francese il cui scontrino (che possiamo vedere qui riprodotto) presentava tutte le possibili variabili del numero 12. Quindi 12 il reparto del supermercato, euro 12,12 il prezzo, ancora 12,12 l’ora di acquisto e, naturalmente, 12.12.12 giorno mese anno! Chi ci avrebbe pensato se non Vittorio Conidi?!…

Da qualche tempo, il nostro Maestro è in pensione per limiti di età. A chi andrà il suo immenso archivio fotografico?… Egli vorrebbe “socializzare” tutta la sua produzione iconografica, affidandola preferibilmente ad un serio ente pubblico, ma anche ad un vero appassionato, che possa valorizzare tutta quella memoria sociale di oltre mezzo secolo di attività. E al suo archivio professionale aggiungerebbe pure tantissime fotografie realizzate dai suoi genitori (Antonio e Filomena Rudi, fotografi itineranti in provincia di Catanzaro e di Reggio dal 1940 al 1960 circa). Infatti Vittorio Conidi è figlio d’arte!

scontrinoIl tema del destino sociale degli archivi fotografici e, più in generale, iconografici (video, pittorici, ecc.) è ancora irrisolto, specialmente in Italia, mentre già altri Paesi hanno già provveduto ad organizzarsi e ad affrontare l’uso comune di un così grande patrimonio che costituisce una formidabile memoria storico-sociologica assolutamente irripetibile ed anche per questo imperdibile. E pensare che talune iniziative di custodia e valorizzazione di tale bene culturale riescono ad autosostenersi pure economicamente, mettendo in mostra, in tutto o in parte, il patrimonio posseduto e “vendendo” al pubblico (come poster, come diritti d’autore o in altro modo) i documenti più richiesti. Spero tanto che le nostre due regioni di pertinenza, Calabria e Sicilia, possano istituire un Archivio-Museo Iconografico Regionale (AMIR) e tantissimi altri AMIR possano sorgere nelle altre regioni italiane. Cordialità, Domenico Lanciano

Un pensiero su ““Lettere a Tito” n. 35 – Il fotografo Vittorio Conidi e l’urgenza di un Archivio Iconografico”
  1. Cliccando sul computer, ho potuto vedere con mio grande piacere, la foto del mio caro e fraterno amico Vittorio Conidi, abitante in S. Caterina dello Jonio (CZ) anche mio Paese natale. Detta foto è, accompagnata da un articolo scritto dal Prof. Domenico Lanciano di Badolato (CZ) un professionista della fotografia. Conoscendo molto bene l’amico Vittorio, che dell’Arte fotografica e, inventiva ha fatto la Sua vita (sempre meticoloso e puntiglioso), non posso fare altro che, condividere le “lodi e i commenti” fatti dal Prof; Domenico Lanciano. Mi associo agli auguri, affinchè possa valorizzare e vendere il Suo lavoro culturale ed espressivo, ad Enti o Archivi – Museali, per la conoscènza del Suo operato. Ciao Vittorio e a presto vederci. Fra.sco Santoro.

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