Caro Tito, questa volta ti chiedo un po’ più di pazienza e di attenzione nel seguìre i vari passaggi descritti nei seguenti 34 paragrafi di questa “Lettera n. 339” sulla salute nostra e del pianeta. Ne può valere la pena, credimi, poiché quasi sicuramente qualche piccola riflessione potrebbe tornare utile per coltivare meglio il nostro indispensabile benessere psico-fisico ed ambientale … per il nostro migliore stare al mondo e per un “habitat” complessivo degno del nostro essere umani (con vocazione divina ed escatologica comunque). Da parte mia cercherò di essere il più possibile sintetico e schematico per facilitarti la lettura e la comprensione concettuale, anche attraverso le più importanti tappe temporali e formative del mio vissuto.
1 – LA SALUTE E’ UN LINGUAGGIO UNIVERSALE
E nel mio vissuto c’è il valore dell’universalità. Non a caso nel 1968, all’età di 18 anni, ho ribattezzato “Euro Universal” il gruppo musicale “Euro 4” formato un anno prima con quattro amici di infanzia e di adolescenza (Giuseppe Naimo, i fratelli Franco e Vincenzo Serrao, Enzino Spasari, cui poi si erano aggiunti Pasquale Andreacchio e Nazzareno Audino). Specialmente presso noi giovani, gli anni sessanta che stavamo vivendo (con gioia, grandi idealità ed entusiasmo) erano alla ricerca e alla realizzazione delle dimensioni universali dell’esistenza. E la musica ci sembrava una di queste dimensioni, poiché riusciva a parlare a tutti, indistintamente a tutti. Ed era un essenziale elemento per la Pace nel mondo. E la Pace – lo gridavamo ovunque – era un valore universale primario e indispensabile!
Come dirò più avanti, altro valore e linguaggio universale mi era parsa la SALUTE, sia per esperienza personale e familiare e sia osservando la vita nel suo complesso, tanto che proprio nel 1967 ho coniato lo slogan “W la Wita” (scrivendo Vita con la W). Una Wita da contrapporre alle guerre. Allora era ancora in corso ed era straziante quella nel Vietnam (1955-1975) e la nostra coscienza era mobilitata per la “Pace nel Mondo” sia con la nostra musica che con la partecipazione ai cortei contro tutte le guerre.
Portare avanti i valori universali era uno dei principali scopi della nostra “band” degli Euro Universal, specialmente dopo la mia importante esperienza a Lourdes, fatta nell’agosto 1967 come barelliere, nella troppo emozionante marea di malati che pregavano ed imploravano la salute del corpo e dell’anima. E, come sto per descrivere, da allora ancora più forte fu per me l’interesse per realizzare SALUTE sempre, ovunque e comunque.Oggi, in un mondo dominato ancora dalle armi e da tante altre autodistruzioni umane e del pianeta, LA SALUTE appare ed è sempre più urgente da realizzare in modo necessariamente globale ed universale, come d’altra parte ci conferma la pandemia del Covid-19 che ha colpito e ancora di più può colpire tutti e ovunque. Quindi, sono ancora più convinto che dobbiamo parlare tutti il LINGUAGGIO UNIVERSALE DELLA SALUTE, se vogliamo pace e benessere per tutto il mondo!
2 – EXPERIENTIA DOCET – L’ESPERIENZA INSEGNA
Mi permetto di chiederti un po’ di pazienza e di attenzione (pur nella calura agostana e nelle distrazioni vacanziere) perché faccio riferimento ad un proverbio antico forse quanto l’uomo. Un proverbio che, assieme ai tanti della nostra semplice ma lungimirante cultura contadina, è stato alla base dell’educazione amorevole ed amorosa impartitaci dai nostri genitori e da tutti gli altri adulti che ci volevano bene in quella famiglia allargata che erano i nostri borghi. CHI PRIMA NON RIFLETTE, POI SOSPIRA.
Sappiamo fin troppo bene che la salute nostra e del pianeta è una condizione indispensabile ed insostituibile per poter stare al mondo. La salute (salus, in latino) è un dono unico come la vita, eppure non le prestiamo la giusta attenzione, distratti come siamo dai troppi eccessi e miraggi di consumismi e vanità, da tante ideologie di vario e contrastante genere, dalle più disparate ludopatie individuali e sociali che ci distolgono dal percorso (iter) cui dovremmo attenerci adeguatamente per poter “esistere” e Wiwere” nel migliore dei modi e con maggiore significato ed utilità per noi stessi ma anche e soprattutto per le presenti e le future generazioni. Altrimenti ci tocca sospirare e rammaricarci, a volte molto amaramente e per il resto della nostra vita!!!…
E uno dei metodi per valorizzare al meglio la nostra salute personale, familiare, sociale potrebbero essere i “Salus-iter” ovvero l’aggregazione etica e massima possibile di tutto ciò che ci può essere utile per la prevenzione, la cura e la lungimiranza della nostra salute … ma anche uno sguardo alla salute del mondo sia come ecologia planetaria e sia come eguaglianza di opportunità per tutti i popoli della Terra … dal momento che la Pace nel mondo si basa sulla “giustizia” e la prima giustizia è realizzare, intanto la salute di tutti … per questo ho intitolato questa Lettera 339 “La democrazia della salute è la salute della democrazia”. Concetto che proverò a spiegare nel corso di questa articolata riflessione.
3 – “SALUS-ITER” IL PERCORSO-SALUTE PER SALVARCI TUTTI INSIEME!!!
Caro Tito, sono giunto alla convinzione (dopo tanto apprendere, esperire e “wiwere”) che urgono i “Salus-iter” ovvero i << supermercati etici della salute >> da realizzare in ogni città e in ogni paese. Intanto, perché “Salus-iter”? La traduzione dal latino di “salus” è salute, salvezza, saluto. Mentre “iter” sta a significare “itinerario, percorso, cammino, viaggio, marcia, tragitto, ecc.”.
Per questo ho denominato “Salus-iter” (percorso-salute) la proposta di realizzare, appunto, i “supermercati etici della salute” ovunque necessario, in modo simile al paradigma organizzativo e logistico dei supermercati / ipermercati /megastore (grandi magazzini), outlet, ecc. dedicati a tantissime varietà merceologiche attinenti ai generi alimentari, di abbigliamento, sportivi, oggettistica ed ogni altro aspetto della nostra vita quotidiana.
Non ti pare che pensiamo troppo al consumismo e troppo poco alla salute?… Lo dimostra pure la topografia urbana. Infatti, mentre tutti gli articoli merceologici usuali sono concentrati in uno o parecchi luoghi e grandi strutture nelle città e nei paesi con i cosiddetti “supermercati” … i negozi, i professionisti e tutto ciò che ha attinenza alla salute (ospedali esclusi, ovviamente) sono disseminati in giro, spesso senza un coordinamento logico e funzionale all’utenza. Ecco pure perché ho pensato ai “Salus-iter”…
Però i “Salus-iter” dovrebbero essere supermercati etici, non merceologici in senso stretto o consumistici … da dedicare soltanto alla salute in ogni suo aspetto … di modo che le persone possano scegliere seriamente il proprio percorso di salute tra le tante proposte etiche. “Salus-iter” dovrebbe essere un raggruppamento di aziende, professionisti, studi medici associati, ambulatori, laboratori, uffici, associazioni di volontariato socio-sanitario, organismi di sostegno alla ricerca (come Telethon, AIL, AIRC, ecc. ecc.) e quanto altro utile per la prevenzione, la cura, la riabilitazione fisica e psichica, la farmacologia ufficiale e alternativa e così via. Un raggruppamento per facilitare eticamente la domanda e l’offerta, ma anche un settore del volontariato per le cure gratuite per chi non ha protezione sanitaria e quanto necessario per sostenere la dignità delle persone.
Tutto ciò andrebbe sostenuto da una BANCA UMANITARIA, quale da me immaginata e pubblicizzata il 20 dicembre 1997 con un apposito comunicato-stampa (riportato per intero alla pagina 446 del quarto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (2007), assieme alla proposta di listare a lutto l’albero di natale come gesto di solidarietà con chi non sta bene (specialmente in salute) in Italia e nel resto del mondo!… Tale sostegno potrebbe essere assicurato pure da www.bancaetica.it di cui sono uno dei fondatori, nel contesto della Federazione europea delle banche etiche ed alternative.
Certo la salute non è una merce, per questo ho aggiunto l’aggettivo “etico” per qualificare e distinguere i centri-commerciali dai centri-salute i quali possano offrire un “iter personalizzato” nel percorso-salute di ognuno di noi o di ogni comunità. Sempre, ovviamente, pensando concretamente ai popoli e alle persone che non possono permettersi ciò che possiamo permetterci noi, pure adesso (nonostante talune difficoltà). Da qui l’aspetto solidaristico che deve essere coscienziosamente presente in ciascun “Salus-iter”.
Ho notato che non c’è ancora un centro di aggregazione di attività, professionalità, ambulatori, laboratori, negozi dedicati esclusivamente alla promozione preventiva, curativa ed educativa della nostra salute. A volte spendiamo un sacco di soldi in attività ludiche, gastronomiche, vacanziere e competitive, consumistiche e dispersive, dimenticandoci della nostra salute, anzi spesso aggravandola con i nostri comportamenti inappropriati. Adesso è giunto il momento di voltare pagina e di pensare di più e meglio a noi stessi, alla nostra salute psico-fisica e ambientale! Un centro aggregativo pluri-dimensione ed onnicomprensivo … “Salus-iter” potrebbe aiutarci a vivere meglio (nel corpo e nell’anima) e, a volte, a salvarci addirittura la vita!
E, per far capire meglio di che si tratta e da cui ho tratto larga parte della mia ispirazione, ritengo sia utile descrivere il mio percorso personale (iter) inerente la presa di consapevolezza, negli anni, del valore della salute e la mia bramosia di fare qualcosa di utile socialmente affinché la salute sia patrimonio di tutti, specialmente esercitandola con continuità e consapevolezza, convinti che oltre ad essere un diritto è soprattutto un dovere verso noi stessi e gli altri, specialmente verso chi amiamo di più!!!…
Tutto è cominciato quando avevo cinque anni, nel 1955, vedendo mio padre soffrire molto dopo un grave infortunio occorsogli alla colonna vertebrale durante il lavoro di operaio della ferrovia. Tra tanto altro, ha dovuto sopportare per molto tempo un grande gesso bianco che gli bloccava il busto: ha rischiato di rimanere invalido per tutto il resto della sua vita. Lo ha salvato la sanità che c’era allora all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna. Ho iniziato così a percepire e a rendermi conto sempre di più dei problemi di salute dei miei genitori e altri familiari, nonché di tantissime persone che gravitavano attorno al mio natìo casello ferroviario di Cardàra in Badolato di Calabria (CZ). E, per esteso, ho pensato a tutto coloro che soffrivano nel mondo. “Dammi un punto di appoggio e conoscerò tutto il mondo” si potrebbe parafrasare!
Infatti, all’età di 8-9 anni (accompagnando mia sorella Vittoria, neo-diplomata maestra, per i suoi convegni formativi) ho incontrato l’Africa con tutte le sue problematiche, anche di salute psico-fisica. Con i miei tempi, da allora in poi ho cominciato ad approfondire tali discorsi, pure per altri popoli. All’età di 13 anni qualcuno mi parlò dei bambini disabili che si trovavano negli Istituti del Cottolengo, mentre a Badolato Marina avevo già avuto occasione di vedere bambini spastici passare le vacanze estive nell’ex asilo infantile, posto vicino la chiesa e la pretura.
Puoi immaginare, caro Tito, come e quanto queste realtà abbiano turbato il mio animo ancora infantile e la mia mente fu affollata da tanti interrogativi. Ho cominciato così a preferire la Chiesa missionaria, operativa o caritatevole e ad apprezzare sempre meno la Chiesa da pulpito, troppo retorica, moralista e teologica. Nel 2013 mi sono entusiasmato ai discorsi di quell’ << ospedale da campo >> che ha caratterizzato nelle intenzioni la prima parte del pontificato di papa Francesco, ma che purtroppo non ha attecchito, poiché la Chiesa Cattolica (così come tante altre religioni) è ancora troppo “seduta” ed alienata (per non dire altro). L’ho potuto constatare direttamente dall’interno in molteplici occasioni. La Chiesa ufficiale ha contribuito a disorientare molto la mia esistenza, però mi sono salvato grazie all’esempio di vita dei miei Genitori e ad altre benefiche presenze che non mi hanno fatto allontanare dalla dura realtà della mia gente e del mondo.
4 – LA MADONNA DELLA SANITA’ DI BADOLATO
Inoltre, da bambino, cominciavo meglio a capire perché parecchie persone facevano penitenze pubbliche per chiedere la grazia di una guarigione davanti alla bella e composita statua della Madonna della Sanità, in un antico santuario basiliano tra gli ulivi, distante 2-3 chilometri da casa mia, durante la festa annuale di fine agosto. Una festa che ancora si celebra, sempre con molta devozione e partecipazione, sulla montagnola di Sant’Isidoro, tra il mare Jonio e le montagne delle Serre.
Poi ho saputo che in Italia e nel mondo ci sono parecchi santuari dedicati alla salute, tramite le icone miracolose della Madonna o di tanti altri Santi che vengono invocati contro le malattie (come San Rocco contro la peste e l’attuale Covid-19, San Sebastiano soccorritore dei sofferenti o Santa Rita da Cascia per i casi più disperati, i santi fratelli medici e taumaturgici Cosma e Damiano, il santo medico napoletano Giuseppe Moscati, San Biagio per il mal di gola, Santa Lucia per la vista, San Pellegrino contro il cancro, non ultimi San Padre Pio da Pietrelcina e Santa Madre Teresa di Calcutta e così via).
Caro Tito, quando mi leggerai si saranno conclusi da alcune settimane a Badolato i festeggiamenti in onore della Madonna della Sanità. Per motivi di opportunità (a favore di emigrati e turisti) tale festa è stata spostata, circa mezzo secolo fa, dalla tradizionale ultima domenica di agosto alle due domeniche poste a cavallo tra luglio e agosto. E’ la festa religiosa più popolare del mio paese natìo, quella più affettuosa, materna ed ìntima come pure a Venezia è privilegiata dalla popolazione la festa della locale Madonna della Salute. Figurati che è ancora più popolare di tutte le altre feste o ricorrenze annuali molto amate dai badolatesi, persino più sentita della coreografica e teologica Settimana Santa, animata principalmente dalle tre congreghe dell’Immacolata, di Santa Caterina e di San Domenico.
Sicuramente più sentita ed amata da tutti, per molteplici motivi, individuali e collettivi … prima di tutto perché è inerente la salute; poi perché è festa rurale (quasi sicuramente di origini pagane, quindi la più antica e radicata nel territorio) poiché il suo santuario è sul pianoro di una montagnola che (in mezzo a lussureggianti uliveti, a circa tre chilometri dal borgo e dal mare) domina il Golfo di Squillace in modo molto panoramico e suggestivo; è l’unica festa badolatese che attrae devoti dai paesi vicini (prima che il Sabato Santo diventasse, più recentemente, pure “attrazione” culturale e scenografica molto pubblicizzata); continua ad essere l’unica festa di una statua che dal suo eremo viene portata in paese per poi tornare nella sua sede naturale per il resto dell’anno. Insomma, è questo e tanto altro nella devozione individuale e collettiva, proprio perché è, in fondo, da sempre la “Festa della Salute” e la salute – si sa – preme indistintamente a tutti (atei, agnostici, credenti e non credenti)!…
In passato (prima del consumismo) era la ricorrenza per la quale ci si preparava tutto l’anno e si risparmiava anche il centesimo per potersi fare il vestitino nuovo; era la festa soprattutto di noi bambini; era la sagra campestre (tipica fiera “campionaria” di paese) con le bancarelle e le provvisorie baracche per la ristorazione tradizionale locale tra gli ulivi, del sorbetto o della granita (unico lusso dell’anno, ma solo per alcuni). E, a conclusione, tutti aspettavamo la sfida all’albero della cuccagna (a ‘ntinna), mentre a sera, con il primo buio, sfavillava e scoppiettava la danza pirotecnica del “ciuccio” (asino). Cose che ormai non si fanno quasi più. Tutto un altro mondo ormai tramontato, ma il bisogno di salute resta inalterato.
In particolare, era l’occasione più propizia e pubblica per chiedere una grazia o per essere riconoscenti per averla ricevuta; e per tale motivo talune persone facevano in ginocchio sulla strada brecciosa un volontario percorso di sofferta penitenza lungo anche centinaia di metri per raggiungere, tra la folla dei pellegrini, ed implorare la statua dentro al santuario. Erano i giorni della fede evidente e veramente sentita. Era la “Festa della Salute” dell’anima e del corpo! E la Madonna era sentita mamma che proteggeva i figli da ogni malattia e sofferenza. Faceva sentire protetti!
- Foto n. 6 – Badolato – Perù
Da qualche anno, una copia quasi esatta della statua della badolatese Madonna della Sanità è venerata in Perù, nella città di Huanuco, per merito dei coniugi calabro-romani “missionari laici” Angelo Verga e Caterina Gerardina Guarna. Costei, originaria di Badolato e cofondatrice assieme al marito della onlus-ong “Senza confine”, ha pensato bene di “esportare” tale culto dagli Appennini alle Ande, come ti ho raccontato il 12 marzo 2020 con “ https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-272-la-missione-dei-coniugi-calabresi-angelo-verga-e-caterina-guarna-per-un-mondo-senza-confini/ “. Molto lodevolmente i coniugi Verga – Guarna da alcuni decenni stanno cercando di portare “salute” in varie parti del mondo.
Salute e buon esempio, caro Tito, non teologia per convertire! Così come in Ciad (Africa centrale) ha fatto per quasi 30 anni pure il monaco cappuccino padre Celestino Ciricillo assieme al medico Elisa D’Onofrio, entrambi molisani, che ho cercato di sostenere nel mio piccolo proprio perché avevano un approccio più umano piuttosto che religioso con le comunità musulmane locali. Il proselitismo si fa con l’eroismo quotidiano. Osservando loro ho cominciato a parlare e scrivere (in “Prima del Silenzio” – 1995) di “eroi del quotidiano” che si sacrificano per stare vicino ed assistere malati e lungodegenti, pure familiari.
Riguardo i simboli e le icone della salute, proprio poco fa (mentre scrivevo) stavo pensando di rilanciare la proposta fatta una ventina di anni fa a don Vincenzino Gallelli (l’allora rettore del santuario della Madonna della Sanità) di realizzare un gemellaggio (magari anche soltanto nella rete web) tra tutti i santuari dove esiste il culto della Madonna della Salute o della Sanità. Tale idea mi era venuta nel 1999 consultando un grosso volume sui culti mariani in Italia, prestatomi dal compianto mons. Giovanni Fangio, direttore della Biblioteca Emidiana di Agnone. In quel volume ho notato che (almeno nelle foto ivi evidenziate) nessuna icona di tale Madonna ha un malato a fianco (né su dipinto né in scultura) soltanto la statua di Badolato, il che la rende ancora più emozionante, avvincente, umana e completa. Speriamo che il giovane Amedeo Gallelli, che si occupa da qualche anno del santuario, possa e voglia rilanciare tale culto con qualcuna delle iniziative da me proposte dal 1964 in poi. Personalmente resto a gratuita disposizione di chi intende fare qualcosa di serio e di concreto a favore dei malati e delle loro famiglie.
5 – LA DEMOCRAZIA DELLA SALUTE E’ SALUTE DELLA DEMOCRAZIA
Caro Tito, la devozione alla Madonna della Sanità (e a tutti gli altri tipi similari di religiosità, sotto ogni cielo e in ogni tempo) ci dimostrano che se c’è al mondo da sempre una vera “democrazia” (imposta o favorita dalla Natura) … questa è proprio quella della salute, poiché è invocata da tutti, indistintamente da tutti gli esseri viventi. Senza la salute non si è proprio niente di niente! Però, paradossalmente, la vera salute ha innumerevoli nemici, trasversali e alleati del dio Denaro, del dio Potere e di tutte le altre avidità che stravolgono persino questa fortissima voglia di salute che oggi noi siamo soliti tradurre in “diritto alla salute” … forse dimenticando che la salute è principalmente un dovere e come tale va praticata e difesa in tutti i modi possibili ed immaginabili per noi stessi ma anche per gli altri, specialmente per le persone a noi più care e vicine, specialmente in questi contraddittori ma pericolosi tempi di Covid-19.
Se oggi posso parlare di “democrazia della salute” come diritto-dovere dobbiamo ringraziare in particolare la generazione di coloro i quali, con le armi e a prezzo della vita, nel 1945 hanno liberato l’Europa (e il mondo) prima dalle dittature nazi-fasciste (e poi comuniste, con la diplomazia e la cultura) nonostante sia comunque presente e pesante la dittatura consumista e ambienticida, sicuramente da emendare in modo decisivo (ma per questo ci vuole più cultura, consapevolezza ed impegno da parte di tutti, indistintamente di tutti). Per non parlare, poi, delle dittature fondamentaliste, che oggi rappresentano il pericolo più serio.
In pratica, la generazione che ha fatto la rivoluzione culturale giovanile e femminile del 1968 ha completato, con i più efficaci valori di pace e cultura, la Resistenza alle dittature effettuata (necessariamente, allora) con le armi. Democrazia e Salute vanno di pari passo, sono indissolubili ed inseparabili. E’ una cosa da tenere ben presente. Là dove c’è più Democrazia c’è più Salute! Quindi, teniamo sempre presente l’inscindibile binomio “Democrazia della Salute” pure come “Salute della Democrazia”!
E, giusto per restare dentro la cronaca di questi giorni (cioè, l’Afghanistan riconquistato dai Talebani), ritengo che avrebbe avuto un migliore esito il ventennio di presenza occidentale (07 ottobre 2001 – 15 agosto 2021) in questo montuoso Paese asiatico se la Coalizione NATO (USA, Canada, Australia e parte dell’Europa) avesse portato a tale popolo SALUTE (benessere e rispetto antropologico) e non solo armi. E’ esorbitante il denaro speso per stare in Afghanistan e per fallire la missione di convincere gli afghani a scegliere la democrazia e non il tribalismo talebano. Certo cultura di secoli non è possibile trasformarla in pochi anni, però di sicuro il LINGUAGGIO EMPATICO della SALUTE sarebbe stato più convincente di quello prepotente delle armi o della superiore civiltà! La Storia non insegna ancora nulla a taluni!… Ed è così che la storia umilia (e in modo assai pesante). Le nazioni più progredite dovrebbero sentire come un dovere aiutare quelle più deboli (e a volte più sfruttate) a stare meglio, così come dovrebbero sentire un preciso ed improcrastinabile dovere prendersi maggiormente CURA EMPATICA del mondo nel suo complesso.
6 – IL DOVERE DELLA SALUTE (GLOBALE)
Infatti, se e quando ragioniamo di “diritti” (cosa sacrosanta ma non sempre efficace) s’inserisce in noi la voglia di “pretese” di ciò che ci è dovuto. Mentre invece dovremmo ragionare prima sui doveri e poi sui diritti. Se abbiamo le nuove generazioni che tendono al “lassismo” (quasi sempre con il telefonino in mano in modo ludico e distraente) è pure perché c’è stato il cosiddetto “permessivismo” (cosa che ai nostri tempi non c’era) e alla “larganza” dei diritti o dei pseudo-diritti, quasi sempre con poco o senza alcun accenno ai doveri e alle responsabilità. Quella dei diritti (ripeto, cosa sacrosanta) non è, alla fin fine, una utile pedagogia se non va di pari passo con quella dei doveri. Purtroppo oggi (pure per un forte inquinamento ideologico-mercantile) prima vengono i diritti e poi (caso mai) i doveri e poca o nessuna “responsabilità” e lungimiranza. Infatti, le cose vanno (in genere) molto male pure perché sembra che nessuno sia responsabile di quel qualcosa cui è demandato e per cui viene pure pagato, spesso lautamente (come cosa dovuta, quasi sempre per coperture e7o complicità politiche, ma quasi mai guadagnata veramente sul campo delle competenze e dei risultati positivi ed utili alla società).
Ed ecco che i disastri (ben noti di strade, ferrovie, funivie, alluvioni prevedibili, incendi, sicurezze civili, ecc. ma anche di guerre ed altri conflitti) e le morti sul lavoro avvengono principalmente per mancanza del senso dei valori, del dovere e delle responsabilità. Le maggiori stazioni pedagogiche (governi, partiti, scuole, religioni, ecc. ecc.) non hanno un impegno serio e preciso a riguardo. E non rispondono di nulla. Sembra che i morti di oggi siano come le vittime sacrificali di ieri … un tributo necessario per gli Dei. Soltanto che oggi l’unico “Dio” imperante è il denaro, il profitto e/o l’indolenza!… Si pensi, in particolare, ai sempre troppi morti sul lavoro e per il lavoro!…
Il dovere della salute è oggi quanto mai attuale, urgente e indispensabile (specie, ripeto, alla luce delle esigenze cautelative di difesa dal Covid-19 ma anche e soprattutto dell’avvelenamento del pianeta), pure come rispetto delle altre persone e delle future generazioni. Infatti, il dovere della salute si estende ai comportamenti corretti non soltanto verso sé stessi e gli altri, ma anche verso l’ambiente, i popoli e gli altri esseri viventi, anche se indifesi e senza forza contrattuale in un clima in cui “l’onnipotenza” (leggi “permessivismo” e prepotenza) sembra essere la cifra dell’uomo globale (come asserisce lo psichiatra Domenico Barbaro nel suo libro “La pedagogia dell’onnipotenza” del 2016).
7 – SALUTE INDIVIDUALE E SOCIALE MIO CHIODO FISSO
Concordo con chi afferma che dobbiamo trovare nell’infanzia l’uomo adulto. E nella mia infanzia, trascorsa nel casello di Cardàra di Badolato tra strada (statale 106 jonica) e ferrovia (Metaponto – Reggio Calabria al km 324) la realtà ha sbattuto alla mia faccia da bambino tanti dolori e sofferenze dovute a infortuni e a mancanza di salute. Gli infortuni sul lavoro e gli incidenti gravi di mio padre, di altre persone (operai, contadini, automobilisti, ecc.). Comunque c’era molta solidarieà nel mio paese (e penso pure in altre comunità similari) ancora ai tempi della mia infanzia: chi aveva di più si prendeva cura dei poveri e dei deboli della “ruga” (quartiere). Ad esempio, mio padre aveva adottato un anziano disabile e mia madre una anziana molto povera. Li accudivano il più possibile, ma non in modo esclusivo, poiché anche altri davano una mano a far stare dignitosamente tali persone. Che bell’esempio che mi hanno dato tanti compaesani e specialmente i miei genitori, in particolare mio padre che usava almeno metà stipendio per aiutare gli altri più svantaggiati e, quindi, doveva lavorare il doppio per mantenere la sua numerosa famiglia.
E, come ho già detto, sono cresciuto con un’unica festa nel cuore, quella della Madonna della Sanità, il cui santuario era facilmente raggiungibile sul pianoro di Sant’Isidoro a piedi da dove abitavo, a pochi passi dal mare. Questa festa e questa Madonna con in braccio il Bambinello (e con un malato implorante ai piedi) sono stati la mia sensibilizzazione ulteriore ai temi e ai problemi di salute. Tanto è che appena quattordicenne (nell’estate 1964 subito dopo il trionfo solenne della nuova statua della Madonna della Sanità, splendida opera della scuola di Ferdinando Perathoner di Ortisei, in sostituzione di quella incenerita dall’incendio di domenica notte 25 agosto 1963, un anno prima) ho detto a don Antonio Peronace (1915-2002), rettore ed apostolo del Santuario, che sarebbe stato bello costruire sul quel pianoro, attorno alla chiesetta, qualche struttura a favore dei malati. Intuizione ispirata dalla mia devozione e dalla sofferenza vista attorno a me! Tante sofferenze e tante solitudini erano dovute pure all’emigrazione imperante!
Tale considerazione-invito ho replicato nell’agosto 1967, appena tornato (sconvolto e fervente) dopo aver visto a Lourdes da barelliere tutta quella sofferenza fisica e spirituale. I malati e i pellegrini, perché a Lourdes sì e a Badolato no?… Una semplice domanda, considerando che i francesi (abilissimi negli affari e pure nell’organizzare) hanno reso Lourdes, sulla base della salute, importantissima città turistica della Francia, seconda addirittura dopo Parigi! Eppure la Madonna della Sanità o Salute era a Badolato!… Perché non invitare almeno i pellegrini della Calabria o del sud Italia a venire a Badolato, senza fare viaggi massacranti di migliaia di chilometri per andare addirittura alle falde dei Pirenei per invocare salute?… La Madonna non era forse la stessa e non la si poteva pregare ed invocare ovunque, anche a Badolato???… Un semplice interrogativo che a tutt’oggi (dopo ben 54 anni da quel 1967) non ha ottenuto alcuna risposta, né dalla Chiesa calabrese né dai politici locali, nonostante fin dalla mia adolescenza ho sempre insistito e sollecitato in tal senso! Non ho mai lasciato nulla di intentato con chi di dovere, fin a qualche giorno fa. Manca la fede o il senso degli affari???… Forse entrambi!…
Allora, nell’agosto 1967, non conoscevo ancora quanto aveva fatto Padre Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo (Foggia), cioè abbinare molto saggiamente e cristianamente un ospedale (Casa sollievo della sofferenza) alla spiritualità del santuario. Preghiera e salute. Dopo aver saputo ciò e dopo l’esperienza di Lourdes, a don Antonio Peronace e ai suoi successori ho portato pure l’esempio di Padre Pio nelle mie sollecitazioni a fare di Badolato un centro di spiritualità e di salute proprio attorno al santuario della Madonna della Sanità! Niente di niente a tutt’oggi! Né spiritualità né salute!… Nemmeno la volontà e la capacità di ricevere per un solo giorno due autobus di pellegrini UNITALSI provenienti da Reggio Calabria! E pensare che avrebbero pranzato a Badolato!
Inoltre, avevo pregato don Antonio Peronace a fondare addirittura un “Ordine dei Serventi” (laico e religioso insieme) dedicato unicamente e in modo gratuito alla cura degli ammalati e al “servizio” appunto delle persone in difficoltà anche legali o burocratiche, quasi un patronato, come avevo visto fare ad alcuni sindacalisti e patrocinatori, come Giuseppe Rudi della CISL, cugino primo di mio padre! Una proposta (questa dell’Ordine dei Serventi) che, pur pensata del 1967 nel fervore di Lourdes, mi sembra valida ancora adesso! Per far fronte alle enormi esigenze sul fronte della salute, delle emergenze ma anche dell’ordinario quotidiano a favore dei bisognosi, non si sono mai a sufficienza energie e persone. “La vigna è molta, ma gli operai sono pochi!” (come esclama il vangelo). Ho notato che una delle nostre più grandi soddisfazioni è quella di sapere che abbiamo allungato la vita a qualcuno con le nostre cure ed attenzioni!…
8 – IL RAPPORTO UOMO – DONNA (1966-1969)
Un altro aspetto della salute, applicata all’adolescenza, è emerso in àmbito parrocchiale negli anni 1966-69 quando sono stato eletto presidente del locale gruppo di Azione Cattolica, mentre ero alle prese con i primi approcci dello studio liceale della Filosofia e di altre problematiche inerenti la condizione dei giovani. Il clima culturale era già rovente anche a Badolato Marina, come conseguenza di ciò che avveniva nel mondo (specialmente occidentale) per via delle prime forti espressioni di contestazione studentesca ed operaia che cresceva sempre più, portando con sé una moltitudine di dibattiti e discussioni, di problematiche e di rivendicazioni. Come il problema della salute fisica e psicologica, che si affiancava alla salute dell’anima per come presentata dalla religione cattolica proprio in quegli anni, immediatamente dopo il Concilio Ecumenico Vaticano secondo (11 ottobre 1962 – 08 dicembre 1965) da me molto intensamente vissuto.
Ricordo che per settimane il mio gruppo di lavoro ha discusso sul rapporto “uomo-donna” in un ambiente in cui, dopo secoli di (quasi) segregazione sociale, noi giovani (ragazzi e ragazze insieme) avevamo la possibilità di parlarci senza remore e controlli familiari, potendoci esprimere liberamente e potendo condividere situazioni che, per quanto innocenti, comportavano comunque ed inevitabilmente coinvolgimenti emotivi e sentimentali. Si cominciava a parlare di educazione ai sentimenti e alla sessualità, all’igiene intima personale e ad altri aspetti prima inibiti o addirittura proibiti. In una parola, di discuteva della nostra salute (fisica e spirituale) individuale, di coppia, di gruppo, di società. In una parola di “benessere”, di “felicità” e di “armonia” pure nell’àmbito dell’apostolato parrocchiale e religioso in genere.
In particolare, aiutato pure dai miei studi di filosofia seppure scolastici, ero più cosciente di altri e diffondevo la consapevolezza che proprio noi eravamo la prima generazione che aveva la possibilità di un dialogo approfondito tra ragazzi e ragazze (al di fuori del ristretto àmbito familiare di sorelle e fratelli, cugini e cugine, compari e comari) su una moltitudine di argomenti, compresi quelli che erano ritenuti scomodi e addirittura azzardati, come la conoscenza del nostro corpo e della conseguente attività sessuale, pure al di fuori del matrimonio e della procreazione. Ricordo che a riguardo leggevamo e commentavamo le dispense (intitolate “L’amore liberato”) distribuite da un settimanale giovanile a diffusione nazionale. Sì, noi siamo stati la generazione che abbiamo “liberato” l’amore e, con l’amore, tutto ciò che andava liberato. Abbiamo posto le basi per la libertà generale, fatta però di diritti, doveri e responsabilità. Purtroppo, poi, a qualcuno ha fatto comodo parlare soltanto di diritti o di pretese (sotto la spinta ideologica e commerciale dei bisogni del consumismo industriale piuttosto che del necessario per vivere). Ciò è stato un “tradimento” della nostra cultura parsimoniosa contadina, fatta di essenzialità e spirito di sacrificio. Così, il capitalismo ha sopraffatto le idealità della rivoluzione culturale giovanile e femminile del 1968.
Comunque sia, allora eravamo coscienti che si stava realizzando quasi un miracolo, sicuramente una rivoluzione storica ed epocale, considerando che per milioni di anni maschio e femmina, uomo e donna non erano mai stati socialmente così vicini e dialoganti, se non in ristrettissimi ambienti d’avanguardia socio-culturale nel corso degli ultimi due o tre millenni, mentre prima i ruoli erano di assoluta ed indiscussa subalternità per la donna. Adesso, invece, si cominciava a parlare di parità. Una vera rivoluzione culturale, tra le tante rivoluzioni culturali che la contestazione studentesca, operaia e femminile ha portato con sé a beneficio di tutta l’Umanità! Una vibrante eredità che ancora si fa sentire in quasi tutto il mondo !!! …
9 – L’EDUCAZIONE ALLA SALUTE A SCUOLA (LOCRI 1969)
In quel periodo (1966-1969) ero solito portare nelle prime timide assemblee studentesche e in classe con i docenti, quanto avevo elaborato, in sede di Azione Cattolica nel mio paese di Badolato Marina, e quanto acquisito dai miei studi (laici) e dalle mie ricerche e convinzioni (umanistiche) riguardo l’educazione alla salute e alla sessualità. In particolare, durante la mia frequenza della seconda classe al Liceo Classico all’Ivo Oliveti di Locri (RC) dal gennaio al maggio 1969, all’arcigna professoressa di Scienze ho fatto presente che noi ragazzi avremmo avuto bisogno di essere istruiti “scientificamente” pure sulle nostre esigenze di crescita psico-fisica e di salute, parallelamente alle nozioni del programma ministeriale. Apriti cielo!…
Stessa reazione contraria a tali rivendicazioni avevo ottenuto, specialmente dal Preside e docente di italiano, durante la frequenza della prima classe del Liceo Classico all’Istituto Salesiano di Soverato, tanto da doverlo abbandonare. Evidentemente la cultura ufficiale scolastica (religiosa e laica) di quei tempi non era ancora matura per affrontare tali problematiche così tanto care e necessarie a noi giovani adolescenti.
Mentre a Soverato il discorso era chiuso totalmente, a Locri non la presero bene nemmeno gli altri docenti quando, in un’assemblea scolastica, ripetei questa proposta di un’educazione alla salute e alla sessualità per le classi miste di noi ragazzi e ragazze che, in tal senso, non venivamo aiutati né dalle famiglie né da altri, tanto meno dai nostri medici condotti, come io stesso ho avuto ampia prova. Avremmo dovuto fare da noi, come le precedenti generazioni? Invece, chiedevo un cambio di passo e di mentalità della Scuola, che era evidentemente ancora arroccata su posizioni arretrate e tradizionaliste. Infatti, il lavoro d’avanguardia fatto in Parrocchia su tali argomenti, non si dimostrava sufficiente ed esaustivo, benché utile e lodevole. C’era bisogno dell’intervento delle Istituzioni educative, come la Scuola. Ma allora la Scuola era purtroppo di vecchio stampo, nonostante alcune prime timide aperture. Specchio di uno Stato italiano che arriva sempre in ritardo, come la Chiesa! Il popolo cresce ed avanza velocemente da sé, mentre Stato e Chiesa arrancano e fanno fatica a stargli dietro … Dovrebbe invece essere l’esatto contrario! Cosa significa, allora, essere “classe dirigente”???…
D’altra parte, quel 1969 era un anno incastonato più di altri periodi nel pieno della tempesta di idee innovative, avanzate dalla rivoluzione culturale, studentesca, operaia e femminile della cosiddetta “contestazione del 1968” che piano piano si estendeva in tutto il mondo, da oriente ad occidente, da nord a sud, agevolata dai nuovi mass-media e in particolare (per noi giovani) dalla musica pop-rock. Gli adulti di allora, frastornati da tutto questo movimento, spesso si chiudevano a riccio, scontrandosi spesso con noi giovani che chiedevamo soltanto di essere capiti nelle nostre esigenze, sconosciute alle precedenti generazioni, pure a quella che ci aveva appena preceduta, persino a quella dei nostri fratelli maggiori!
Tra queste nuove esigenze c’era appunto la “salute” e la “sessualità” (dal momento che la frequenza mista tra ragazzi e ragazze cominciava ad essere molto esplicita anche se ancora un po’ confusa, essendo stata quasi improvvisa ed inattesa). In conclusione, noi giovani fummo lasciati soli, ma riuscimmo (bene o male) a raggiungere livelli soddisfacenti di conoscenza per l’epoca, grazie anche alla rete internazionale che ci aiutava con pubblicazioni “underground” (letteralmente sotterranee o clandestine e per esteso anticonformiste, contestatarie, ecc.), persino tramite film didattico-pedagogici (di più emancipata origine nord-europea) proiettati nelle sale pubbliche. Comunque tanto tanto era ancora da fare. Eravamo soltanto agli inizi di una rivoluzione epocale, di cui ci rendevamo appena conto ma non ne immaginavamo ancora l’enorme e storica portata. Tuttavia, la prima pietra era stata scagliata e lo stagno dell’omertà e dell’indifferenza era stato smosso! Le nuove generazioni postbelliche, come la mia, avevano aperto un varco irreversibile di libertà e di consapevolezza, come raccontavano pure le cronache. Davvero, nulla sarebbe stato più come prima. Mai più, come stanno dimostrando pure adesso le altre generazioni seguenti quella nostra d’avanguardia che aveva fatto il salto culturale definitivo e decisivo!
Non avevamo torto noi nel 1966-1969. Infatti, poi agli inizi degli anni Novanta, benché in forte ritardo (come quasi sempre, però meglio tardi che mai), la Scuola ha aperto le porte a quell’EDUCAZIONE ALLA SALUTE (e alla sessualità) che avevamo invocato noi studenti più di 20 anni prima. Tale educazione alla salute nelle scuole di ogni ordine e grado, nel primo decennio era gestita però in modo frammentato ed episodico da figure non stabili nell’organico scolastico, come medici, psicologi e personaggi aggiuntivi (come me che fui utilizzato per tenere delle conferenze alle scuole elementari, medie e superiori dell’Alto Molise e dell’Isernino nella primavera del 1995, incentrando i miei interventi sulla necessità della felicità e dell’Armonia nei valori e nei comportamenti). Tuttavia era un passo avanti … all’italiana maniera … ma un passo avanti, benché ancora insufficiente, poiché i giovani erano costretti a ricorrere altrove (specialmente con internet) e non sempre in sicurezza. Ormai, indietro, nell’oscurantismo, non si poteva e non si doveva più tornare! Nonostante le forze ottuse, conservatrici ed oscurantiste sono sempre in agguato e a volte sembrano averla vinta! Il mondo si evolve da sé, sempre e comunque! Può essere fortemente frenato ma progredisce da sé, na-tu-ral-men-te!… Con la forza della Natura e della Libertà connaturata!….
10 – L’EMIGRAZIONE SANITARIA IERI ED OGGI
E’ ben noto che gli ospedali del centro-nord Italia sono ancora oggi pieni di pazienti meridionali. Non sto qui a discutere del perché e del come, anche se bisognerebbe essere molto molto severi a riguardo. Sta di fatto che, fin dai primi anni della mia esistenza, non ho visto altro che familiari, parenti ed amici partire per cercare non soltanto lavoro ma anche un po’ di salute molto lontano dalla Calabria (Milano, Torino, Bologna, Firenze, Roma Napoli … a volte persino all’estero). Mio padre, mia madre, un mio fratello, io stesso (nel 1957) siamo dovuti emigrare al Sant’Orsola di Bologna, sicuri che lì avremmo trovato migliori strutture e medici più bravi dei nostri, visto e considerato che qui da noi erano frequenti le disavventure sanitarie (sofferte pure da entrambi i miei genitori e da una mia sorella), a volte persino mortali come è capitato ad alcuni amici!
Di tale situazione sono rimasto assai impressionato e mi sono sempre chiesto ed ho indagato sui perché a noi calabresi, in particolare, non era concesso di avere una sanità decente. Ecco pure perché insistevo con don Antonio Peronace (abile prete che aveva già gestito due orfanotrofi e si era interessato a far realizzare la comoda strada per il “suo” santuario da scoscesa mulattiera che era) di far costruire strutture sanitarie attorno al santuario della salute, abbinando il sacro e l’umano, la religione e la scienza. Don Peronace sembrava interessato (a volte entusiasta, persino euforico) ma poi non si è concretizzato niente di niente!
11 – DALLA RIVIERA DEGLI ANGELI (1971) ALLE 4 DIMENSIONI (1982)
Caro Tito, nelle lettere a te indirizzare ho più volte fatto riferimento alle escursioni che ho fatto (nel periodo della scuola media) nelle estati 1961 – 1962 – 1963 con la bicicletta di mio padre per conoscere meglio il territorio più immediatamente vicino ai nostri paesi di nascita. Così, mi sono inerpicato su per le salite che raggiungevano i nostri paesi interni, visitandoli tutti da Riace a Catanzaro Lido. Dalla bellezza dei nostri paesi ho maturato la convinzione che questa nostra fosse una terra paradisiaca (specialmente per i benefici alla nostra salute). Pensando poi al fatto che le chiese delle nuove Marine fossero intitolate ad Angeli, mi nacque spontanea l’idea di denominare questa nostra zona da Riace a Catanzaro Lido “Riviera degli Angeli”. Nel 1971-72 ne formulai una proposta ai sindaci di tale comprensorio; si fecero i primi promettenti passi, ostacolati fortemente (come per altre mie proposte per il nostro territorio) dal locale partito comunista. E la cosa naufragò. Su ciò ho scritto (a futura memoria) nelle lettere n. 8 – 9 – 10 dal 19 novembre 2012.
Dieci anni dopo, riuscii a realizzare, con l’aiuto del Comune e della Pro Loco almeno i due opuscoli-progetto “BADOLATO 4 DIMENSIONI: mare, collina, montagna e lago” per indicare che, anche turisticamente, tali dimensioni erano di giovamento alla salute psico-fisica non soltanto dei turisti. Sono pure riuscito, in tale contesto del rapporto mare-montagna di avviare una corsa estiva di autobus Bressi da Badolato Marina a Serra San Bruno e viceversa, per permettere ai marinoti di bearsi più facilmente della frescura e delle bellezze delle Serre e agli abitanti delle montagne serresi di bearsi del nostro mare. Sullo sfondo di tutto ciò c’era la salute psico-fisica. Rileggi in particolare pure << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-63-calabria-4-dimensioni-mari-colline-montagne-laghi/ >>.
- Foto n. 14 – Badolato 4 dimensioni
Purtroppo, questa bell’apertura per uno scambio-interconnessione con i paesi della nostra più immediata montagna delle Serre Joniche (nonostante il grande successo ottenuto e una prima riunione di sindaci) fu sottovalutata dagli Amministratori comunali di Badolato (di ogni colore politico) e fu così lasciata valorizzare ad altre realtà territoriali, con i benefici conseguenti impoverendo di più Badolato che da paese-leader di interzona sembrava un paese spento.
12 – LO STABILIMENTO ELIOTALASSOTERAPICO (1982) E ALTRO
Caro Tito, in contemporanea con l’idea delle “4 dimensioni” dei nostri territori, ho pensato che si potesse giungere a realizzare un vero e proprio “stabilimento eliotalassoterapico” (terapia del sole e del mare) come avevano già fatto da tempo alcune località italiane in modo assai utile e redditizio anche per il turismo. Si trattava di utilizzare la sabbia e l’acqua del mare in modo termale-curativo con metodo medico-scientifico, similmente a come vedevo fare dai nostri anziani che erano soliti fare le insabbiature.
Fin dall’autunno 1981 (quando sono stato incaricato di realizzare la Biblioteca comunale come centro propulsore e coordinatore della cultura badolatese) non ho mai mancato di sollecitare le Amministrazioni comunali di Badolato a realizzare un solido legame con i paesi della nostra più immediata montagna delle Serre e anche alcune indispensabili strutture utili per il turismo e l’economia. Infatti, oltre alla proposta dello stabilimento eliotalassoterapico (per il quale avevo interessato lo IASM di Roma – Istituto per l’Assistenza allo Sviluppo del Mezzogiorno) ho proposto uno studio di fattibilità per l’imbottigliamento delle acque minerali delle nostre montagne, prevedendo (come effettivamente è accaduto in seguito) un accresciuto fabbisogno di acque imbottigliate. Tale studio di fattibilità risultò positivo, ma è mancata la volontà da parte di istituzioni e imprenditori privati i quali pure si erano dimostrati interessati.
Caro Tito, sono sempre stato molto attento e propositivo per i temi della salute, delle risorse e della valorizzazione del nostro territorio … tanto da farne una ragione di vita. Però, non ho mai trovato nelle istituzioni (che avrebbero dovuto essere, loro e non io, guida e sprone in tal senso) quel necessario impegno, quella buona volontà e quella intelligente lungimiranza che c’è in altre parti d’Italia (come, ad esempio, al Centro-Nord) per uscire dall’immobilismo storico e servile. Perciò, ogni volta che facevano cadere le mie proposte, tutte fattibili, ci rimanevo molto male. Ed è stato un grande sconforto per chi, come me, ha sempre amato profondamente, convintamente e gratuitamente la propria gente ed il proprio territorio!… E poi ci chiediamo perché i giovani lasciano il sud, principalmente la Calabria!
13 – BADOLATO CAPITALE DELLA SANITA’ MILITARE?… (1976)
Ma ritorniamo un po’ indietro, a quella prima volta che nell’agosto 1967 sono stato a Lourdes come barelliere. Al ritorno ho insistito con don Peronace perché il santuario della Sanità di Badolato diventasse una “piccola Lourdes” (almeno per la Calabria) …. concetto che ho ribadito costantemente a religiosi e a laici per tanti anni a seguìre, così come alla Conferenza episcopale calabrese fino al marzo-aprile 2020 in piena pandemia Covid-19 … riuscendo ad ottenere soltanto la celebrazione di una messa da parte dell’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace (capo regionale dei Vescovi) senza fedeli perché eravamo tutti chiusi in casa, in severe restrizioni – “lockdown” (infatti abbiamo potuto seguire tale evento soltanto via “facebook” tramite telefonino o computer).
Per tanto amore che ho sempre nutrito fin da bambino verso il mio paese natìo, ho sempre cercato di rendere Badolato “capitale” di qualcosa. Ci sono riuscito soltanto (e solo idealmente) nel 1986-88 quando Badolato è diventato una specie di “capitale dei borghi spopolati” nella lotta contro l’abbandono ed il degrado, con la vicenda del “paese in vendita” che ha avuto davvero significativo clamore su varia stampa intercontinentale (giornali, radio, TV). Con la soddisfazione di essere ancora oggi di esempio per tante altre realtà in Italia e all’estero. Ma si poteva davvero fare molto molto di più, come da mie insistenti richieste! Ma Badolato (alla conclusione di questi anni repubblicani e pseudo-democratici 1945-2021) è risultato non soltanto “il paese delle splendide occasioni perse” ma addirittura un paese condizionato dalla mafia (come dimostrano ampiamente le cronache, le documentazioni istituzionali e i processi penali) e da altre minute mentalità respingenti e urticanti! Nonostante ciò, c’è stata una significativa “rivitalizzazione” … ma – ripeto – si sarebbe potuto fare molto di più se amministratori e popolo si fossero impegnati maggiormente e insieme, con l’aiuto di Istituzioni regionali, nazionali ed europee non sempre lungimiranti, anzi, ostacolanti!
Inoltre, nell’estate 1976 ho tentato (ma purtroppo invano) di convincere don Antonio Peronace a fare del santuario della Madonna della Sanità il punto di riferimento internazionale (e quindi la “capitale”) intanto dei corpi della “Sanità Militare” degli eserciti della NATO (Alleanza Militare del Nord Atlantico, tra Europa, Stati Uniti e Canada) e poi, chissà, anche per altri eserciti, e sicuramente per la Croce Rossa e la Luna Rossa. Badolato avrebbe potuto così divenire “centro di Pace” sotto il manto della Madonna della Sanità proprio poiché la Sanità Militare e Volontaria (CRI, Luna Rossa, ecc.) è un elemento di pace con il suo soccorso alle persone sofferenti. Poi sarebbero venute altre utili presenze come “Emergency” e altre ONG internazionali.
Infatti, dal febbraio 1976 al febbraio 1977 ho adempiuto al mio dovere del servizio militare di leva proprio inserito nei ranghi della “Sanità Militare” (nell’importante Ospedale del Celio di Roma). Ne ho parlato con i miei superiori, i quali si erano detti disponibili ad inviare al santuario della Madonna della Sanità una propria rappresentanza per la festa del luglio-agosto del 1976. Ma don Peronace non ha accolto la proposta, probabilmente inibito dalla sua gerarchia diocesana, dal momento che comunque gli era piaciuta l’idea di rendere il santuario (di cui era entusiasta e attivissimo rettore) sede annuale dei Corpi militari e volontari, a livello internazionale. Poi da cosa sarebbe nata cosa, quasi sicuramente. Invece, silenzio!
14 – L’ICONOTERAPIA (1981)
Da cultore della fotografia e facendo tesoro dell’antico e mitico racconto su Narciso, il bellissimo ragazzo che, specchiandosi nell’acqua, è caduto vittima dell’amore per la propria immagine (icona), attorno al 1980 ho elaborato un progetto per la ICONOTERAPIA, cioè curarsi con le immagini, specialmente con la propria, in modo particolarmente introspettivo. Ho fatto molti esperimenti confermativi e nel giugno 1981 ne ho voluto parlare pure con il medico Raffaele Morelli (che a quel tempo aveva appena fondato il movimento culturale e la rivista “Riza psicosomatica”). Sono andato appositamente al incontrarlo nel suo studio di Milano per illustrargli il progetto, ma, pur vagamente incuriosito ed interessato, non se ne fece nulla, né io avevo mezzi e capacità complessive per svilupparlo ancora e per portarlo avanti, benché la civiltà dell’immagine fosse proprio allora in pieno svolgimento e si sarebbe potuto fare qualcosa di utile ed interessante. Anche a livelli universitari o almeno di costume, magari attraverso riviste specializzate.
Credo ancora in tale progetto, poiché quel mito di Narciso non era nato per caso nell’antichità greca, come tanti altri miti fondanti dei valori, della cultura e della civiltà umana, in particolare occidentale. Da parte mia nutro ancora la convinzione (ed a volte il fondato sospetto) che alcune mie idee siano state applicate da altri, con definizioni e nomi diversi. Di taluni ne ho persino le prove. E qualcuno ho colto addirittura con le mani nel sacco. Ma va bene così, il mio destino è di elaborare idee e distribuirle gratuitamente a tutti (pure per questo le pubblico, sicuro che qualcuno saprà coglierne qualcuna e valorizzarla al meglio). Tutto ciò fa parte della mia eredità esistenziale, che elargisco a piene mani, con gioia e lungimiranza. Fiducioso!… Così come sono fiducioso che qualcuno, prima o poi, possa realizzare qualcuna delle idee-progetto contenute in questa “Lettera n. 339” o disseminate nel ITER di tutta la mia Wita!… W la Libertà!!!
15 – ASSOCIAZIONE DI EROTOLOGIA (1984)
Caro Tito, è storicamente risaputo che tanti destini del mondo dipendono dai buoni rapporti tra i sessi. Ma, perché ci possano essere buoni rapporti, è necessaria la reciproca e profonda conoscenza, assieme al massimo e “sacro” rispetto. Cosa che non sempre c’è, provocando dissidi ed incomprensioni che possono essere addirittura fatali (vedi il “femminicidio” ed altre gravi e sconcertanti problematiche). Lo scopo più immediato della nostra esistenza è vivere in piena serenità tra esseri umani e, possibilmente, in armonia con sé stessi. Con gli altri esseri viventi e il nostro ambiente. Fin dall’origine, tutto ciò significa l’EROS, cioé amore universale. Purtroppo tale termine è scaduto per colpa della volgarità degli ignoranti, dei perversi e degli affaristi, specialmente in “pornografia”. Ma io nel 1984 ho voluto recuperare il significato originario, nobile ed universale della parola EROS come salute, benessere ed armonia. Individuale, sociale e planetaria.
Così, con questi presupposti indispensabili, ho pensato di proporre in Agnone la costituzione dell’Associazione di Erotologia, cui hanno aderito medici, psicologi, storici, giornalisti (anche esteri) e tante altre figure professionali che si occupano e si preoccupano del benessere armonioso delle persone, in particolare delle coppie che hanno intensione di continuare le generazioni con la procreazione vocazionale ma più compiutamente consapevole. Tra tanto altro, siano riusciti a realizzare parecchi numeri della rivista “Eros alta cultura erotika” (1984-86, registrata al Tribunale di Roma) ed un riuscitissimo convegno internazionale ed interreligioso tra “Amore e Religione” (Agnone del Molise 4-6 ottobre 1985).
Ho tentato di realizzare il secondo convegno di erotologia a Soverato per il 1986, ma non sono riuscito nel mio intento per difficoltà locali che sopravanzavano la mia pur tanta buona volontà. Avevo scelto Soverato non soltanto perché cara alla mia vita ma anche perché tale denominazione poteva essere riferibile a Zeus Eratos (Zoveratos – Giove innamorato). E, comunque, in termini di promozione turistica (per la Perla dello Jonio) sarebbe stato una buona materia di utilizzo!… Resta comunque inalterato il valore di tale iniziativa, poiché la salute psico-fisica passa dalla maggiore e migliore conoscenza del proprio “eros” ovvero della propria natura amorosa e riproduttiva tendente sempre e comunque alla felicità e all’Armonia. Per Natura!
Spero che le generazioni future joniche possano approfittare di tale “invenzione” per aumentare l’interesse e l’attrattività turistico-culturale di Soverato e dintorni, dal momento che pure il termine di “Montauro” (paese vicino a Soverato) potrebbe essere riferibile a Giove che rapisce Europa trasformandosi in toro (Montauro = monte del toro Giove, “europeo”). Mi appello alla fantasia e allo spirito di intraprendenza delle nuove generazioni joniche!… Alcune località turistiche estere non hanno tradizioni mitologiche come le nostre e se le inventano di sana pianta … noi che ne abbiamo tante le lasciamo inutilizzate!… Siamo al più completo disinteresse o addirittura al suicidio culturale???…
Nell’àmbito dell’Associazione di Erotologia ho condotto (tra i tanti, attinenti) pure uno studio sulla presenza del “mito dell’androgino” nell’iconografia popolare, artistica e religiosa del mio paese Badolato (CZ), riferendone alla pagina 13 del settimanale “il piccolissimo” di Catanzaro, 10-17 marzo 1988 – anno 4 n. 8 probabilmente come rappresentazione dell’anima che non è né maschio né femmina e come espressione del necessario equilibrio salutare di corpo e psiche, di interiorità ed esteriorità.
16 – LA SALUTE DI BORGHI E AMBIENTE (1986 – 1988)
Caro Tito, dopo averlo studiato per anni e anni nel suo decremento complessivo, ho voluto lanciare un grido di allarme per la salute del borgo antico di Badolato che nei dieci secoli e più di storia non si era mai così tanto spopolato da rischiare una penosa agonia e probabilmente pure la morte demografica, urbana e ambientale con tutto il corredo di desertificazione delle sue campagne e l’insignificanza sociale, culturale, economica e civile.
Così, nell’estate 1986, in accordo con l’allora Amministrazione comunale (di cui ero bibliotecario per la seconda ed ultima volta), mi sono fatto promotore di un’inedita operazione di salvezza di Badolato Superiore (culla di pietra dal 1743 pure delle tante generazioni della mia famiglia). Ho scritto un articolo-SOS, pubblicato martedì 07 ottobre 1986 (giorno assai significativo poiché ogni anno i badolatesi festeggiano la Vittoria sui musulmani nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571) sulla pagina nazionale 22 dal quotidiano IL TEMPO di Roma con il titolo “Badolato paese in vendita in Calabria”. Ho poi distribuito centinaia di fotocopie ai giornalisti della stampa italiana ed estera presenti nella Capitale. Ne è nato un clamore che è durato in modo incessante per almeno due anni, ma se ne parla ancora e tale iniziativa è stata variamente adottata da altri comuni, pure esteri e anche nella variante delle “case in vendita ad un euro”.
Tale “espediente” della vendita per salvare un borgo nella sua costituzione edilizia, urbana e nella sua rivitalizzazione sociale e culturale ha fatto sì che numerose famiglie italiane ma anche estere (specialmente da Svizzera, Germania e Austria) visitassero il borgo e acquistassero una casa da ristrutturare e da abitare per le loro vacanze. Era già un primo risultato utile. Il clamore suscitato sui mass-media (in particolare su giornali e TV come la RAI che ha dedicato alla vicenda ben 40 passaggi televisivi in due anni) ha aumentato le presenze turistiche e ciò fu il secondo risultato utile. Ne seguirono tanti altri, ovviamente.
Poi, dieci anni dopo, sotto il Natale 1997, avvenne un altro evento che ebbe un maggiore clamore internazionale, a motivo della bella accoglienza profusa dai badolatesi e dall’Amministrazione comunale a quasi 800 profughi kurdi (probabilmente una sapiente prova generale degli inarrestabili flussi migratori che poi avrebbero “aggredito” e messo a dura prova l’Europa). Ciò ebbe un clamore enorme ed un significato grande e multiforme (pure politico oltre che umanitario) e tale da smuovere il Governo italiano e addirittura la Comunità Europea che fece di Badolato un centro pilota per l’accoglienza. Un esempio preso da altri paesi vicini, come la Riace del sindaco Domenico Lucano il quale a sua volta restò per lungo tempo in cima alle cronache per il cosiddetto “modello Riace”. L’accoglienza ai profughi kurdi (e poi a tanti altri di parecchie nazioni) attirò l’attenzione specialmente delle persone sensibili ai valori e ai diritti umani, tra cui tanti artisti, i quali acquistarono casa al borgo e ne fecero un centro culturale di pregio.
Tutto questo movimento (dal 1986 ai primi anni 2000) allertò pure gli stessi badolatesi che cercarono di valorizzare in vari modi le proprietà di famiglia a fini prevalentemente turistici. Ne fui personalmente assai lieto, pure perché fin dal 7 ottobre 1986 ho detto e ripetuto che l’SOS “Badolato paese in vendita” era indirizzato prima di tutto agli stessi badolatesi. Adesso si può dire che il borgo è “mezzo salvato” e, comunque, resta di grande significato nel tentare di dare salute alle ruralità e ai borghi abbandonati.
17 – DISPUTA SUL CONVENTO DEGLI ANGELI (1987)
Proprio mentre io cercavo in tanti modi di valorizzare il borgo antico di Badolato (Superiore), in particolare con l’appena accennata vicenda del “paese in vendita” del 1986, e probabilmente a sèguito di tale vicenda, il parroco don Antonio Peronace ha pensato bene di salvare dal degrado la ultra-secolare struttura del francescano convento degli Angeli (edificato nel 1603-1605) affidandola (nell’aprile 1987) a Padre Eligio Gelmini di Milano per farne una sede di “Mondo X” (comunità di recupero avanzato per tossicodipendenti).
Don Peronace mi ha chiesto un parere su tale operazione che a lui sembrava fenomenale. Ma sapeva bene come la pensavo, poiché lo avevo più volte sollecitato a trasformare quella enorme struttura vuota e abbandonata da decenni in una casa di riposo per anziani, specialmente per quei badolatesi che andavano a morire in ospizi lontani dal nostro paese e non sempre in condizioni dignitose (almeno dal convento potevano vedere il borgo e la marina, i loro ambienti esistenziali, e ricevere amici e conoscenti per avere pure la sensazione di stare in mezzo ai paesani di sempre, parlando il proprio dialetto, magari coltivando pure l’orto di comunità). E un forte diverbio ho avuto pure con il Provinciale dei Frati francescani “proprietari” del convento. In pratica i francescani avevano tradito il popolo di Badolato che tanto era loro attaccato e devoto!
Infatti, tale convento, assai caro alla devozione e all’affetto dei badolatesi anche non credenti, era stato edificato dalla fede, dal lavoro e dai soldi dei badolatesi e sarebbe stato più opportuno (oltre che giusto) farlo godere dai badolatesi più bisognosi di cure ed affetto, come gli anziani, alcuni dei quali rimasti soli per l’emigrazione dei figli. Non posso dire che i ragazzi di “Mondo X” non abbiano recuperato ed anche bene quella struttura, ma la loro era pur sempre una presenza (certamente di carità cristiana) alquanto anomala e comunque inopportuna, visto e considerato che i nostri anziani avevano più bisogno di attenzioni. E comunque, questa comunità ha precluso l’accesso al convento, rendendo visitabile solo la chiesa.
Quantunque non avessi mai smesso di sollecitare tutti gli amministratori comunali (comunisti, democristiani e “civici”) di realizzare una struttura socio-sanitaria per gli anziani di Badolato e dintorni (in uno degli edifici rimasti vuoti, dal convento alle ex scuole o ai palazzi nobiliari dismessi) la tanto decantata e proletaria “Roccaforte Rossa della Calabria” non ha ancora adesso una valida struttura per anziani, come hanno gli altri paesi vicini. E pensare che Badolato era sempre stato il paese-leader dell’interzona!….
18 – ISTITUTO DI TANATOLOGIA (1988)
Caro Tito, nell’aprile 1988 ho proposto la costituzione di un’associazione culturale denominata ISTITUTO DI TANATOLOGIA con lo slogan “Studiare la morte per amare di più la Wita”. Cosa che è avvenuta con la gentile adesione degli amici cofondatori Gianni Pitingolo di Soverato e i badolatesi Vincenzo Squillacioti e Gianni Verdiglione. Due i motivi ispiratori. Primo, l’abbinamento del valore della Morte a quello di Amore della “Associazione di Erotologia” del 1984 nel classico binomio “Amore e Morte” come base dell’esistenza. Secondo, la derivazione ovvia della vicenda “Badolato paese in vendita” che contemplava la salvezza dei borghi spopolati, agonizzanti e già morti.
L’Istituto di Tanatologia (abbreviato in ISTAN) ha prodotto alcune buone iniziative, tra cui quella che ha avuto più eco in Italia e all’estero: il corso di preparazione alla morte, svoltosi in Agnone del Molise tra il 02 novembre 1996 (giorno dei morti) e il 14 febbraio 1997 (giornata degli innamorati) fra due date fortemente simboliche. Tra gli aspetti della preparazione alla morte che ognuno dovrebbe coltivare, pure per mantenere forte e salda la salute mentale, è senza dubbio quella di essere capaci di elaborare e superare il più prontamente possibile piccoli e grandi lutti; intendendo per “lutto” anche la più piccola avversità quotidiana fino alla più insostenibile delle tragedie.
Altre due iniziative hanno fatto scalpore: 1 – la sensibilizzazione della gente verso la “cremazione” dei nostri corpi dopo la morte (con un confronto molto polemico da parte erronea della locale chiesa cattolica, poi chiarito per merito del vescovo di Trivento, Antonio Santucci). 2 – la libera eutanasia o suicidio assistito, contro l’accanimento terapeutico.
Oggi, per esteso, può rientrare nell’àmbito dell’ISTAN pure il grave lutto per gli immani incendi di queste settimane che hanno portato a morte numerose persone in Calabria e Sicilia e ridotto in cenere un imponente ed inestimabile patrimonio boschivo e di biodiversità ambientale, assieme a tanta preziosità faunistica-edilizia-economica e ideale, con le tristi e problematiche conseguenze che graveranno per chissà quanto tempo ancora sulle future generazioni di questi martoriati territori. A Badolato Marina, mercoledì 11 agosto 2021 attorno alle ore 18 c’è stata una manifestazione di protesta durante la quale è stato issato lo striscione “BRUCIATECI TUTTI” sull’imitazione di quello “Ammazzateci tutti” issato nelle manifestazioni contro la mafia a partire dal 19 ottobre 2005 a Locri (RC) durante i funerali di Francesco Fortugno, vice-presidente del Consiglio Regionale della Calabria.
19 – L’UNIVERSITA’ DEL RIEQUILIBRIO (1990)
Come inserto del mensile agnonese de L’ECO DELL’ALTO MOLISE (annata 1990) ho inserito il mio progetto (molto analitico e particolareggiato) per una UNIVERSITA’ DEL RIEQUILIBRIO, ovvero una sede (anche multimediale) per formare le nuove generazioni alla migliore ecologia, al riequilibrio ambientale, umano e sociale allo scopo di contribuire a salvare il pianeta ormai troppo malconcio e che (già da allora, 31 anni fa) si pensava stesse rischiando una fase di non ritorno nel suo lento ma inesorabile declino (come stanno dimostrando abbondantemente le situazioni altamente critiche di questi ultimi anni, specialmente nel rischioso cambiamento climatico e nella compromessa qualità degli elementi basi della vita quali aria, acqua e cibo).
Quella proposta dell’urgente e necessario RIEQUILIBRIO è ancora di più valida oggi, alla luce dei troppo devastanti eventi naturali (alluvioni, terremoti, incendi, caos urbano, inquinamenti, ecc.) che, piano piano, stanno distruggendo la vivibilità in vastissime zone del mondo, portando squilibri e insostenibilità. Fin dall’allarme di “Badolato paese in vendita” del 07 ottobre 1986 non manco occasione di rivendicare il necessario equilibrio tra città e ruralità, poiché le città scoppiano di eccessiva urbanizzazione e i paesi muoiono di spopolamento! E, mentre è urgente giungere ad un riequilibrio demo-topografico, le megalopoli si ingigantiscono di più, causando problematiche serie (come forse pure la disastrosa pandemia del Covid-19).
Inoltre, i fatti di cronaca di questa estate 2021 (ad esempio, incendi mai visti prima per vastità e distruzione, alluvioni devastanti persino in zone, come in Germania, che sembravano esenti da tali fenomeni, ecc.) stanno convincendo persino i governanti più resistenti all’ecologia che è giunta l’ora di voltare pagina anche nella gestione del clima, fatta finora a danno dell’ecosistema mondiale. Speriamo che si affrettino a prendere i più seri ed adeguati provvedimenti! La salute del pianeta è salute nostra!
20 – ALTO MOLISE E CALABRIA PARCHI DELLA SALUTE (1990)
Nella primavera del 1990 riflettevo (con i miei due opuscoli LETTERE AL FUTURO e UN FUTURO PER L’ALTO MOLISE – 1 – LA SALUTE) sulla necessità di correre ai ripari anche qui in Molise nella difesa dell’ambiente, dal momento che questa zona montuosa è ricca di boschi che l’Unesco protegge come oasi per la migliore e maggiore ossigenazione dell’atmosfera. Con questi scritti (dati alle stampe e distribuiti gratuitamente a tutte le istituzioni e ai responsabili del bene comune di questo territorio) esortavo a trasformare l’Alto Molise in un vero e proprio PARCO DELLA SALUTE secondo valutazioni e iniziative compatibili con questo ambiente altamente di pregio.
In seguito (come ti ho già scritto in alcune lettere) proponevo la medesima cosa per gran parte della Calabria, dove sono presenti ben 4 parchi naturali … tre nazionali (Pollino – Sila e Aspromonte) e uno regionale (Serre). Il tutto incastonato in un territorio che può vantare, unico in Italia, le 4 dimensioni di mare, colline, montagne e laghi. Una salubrità ambientale davvero rara e pluri-dimensione in tutto il Mediterraneo.
Anche se non si chiameranno PARCHI DELLA SALUTE, queste zone dovranno adottare proprio la linea della salute, visto e considerato che sono un’autentica oasi ricca di ossigeno, silenzio e rigenerazione per la gente stressata dalle città e da una vita non affatto in armonia con la Natura. In particolare, la Calabria dovrà adesso sanare le mortali ferite inflittele da mano criminale con i devastanti, troppi e troppo lunghi incendi di questa estate 2021. In contemporanea bisognerebbe “bonificare” culturalmente le menti criminali che hanno permesso ciò (sicuramente con complicità istituzionali, visti gli anaffettivi ritardi nei soccorsi).
21 – SISTEMA SANITARIO REGIONALE DEL MOLISE (1991-2016)
Caro Tito, dopo aver vinto un regolare concorso pubblico, il 25 ottobre 1991 sono entrato a far parte, come assistente amministrativo, dell’ASL di Agnone (Azienda Sanitaria Locale, poi entrata a far parte dell’ASReM – Azienda Sanitaria Regionale del Molise). Fino alla data di pensionamento (31 ottobre 2016) sono stati 25 anni intensi in vari ruoli (sportello medicina di base, appalti e contratti, collaboratore della direzione come ufficio-stampa o verbalizzatore, affari generali, iniziative per il personale, protocollo, a scavalco con ufficio farmaceutico).
Dopo il servizio militare di leva trascorso in Sanità nel 1976-77, tale lavoro è stato per me un’altra preziosa occasione di esperienza in campo sanitario (fatta dal di dentro) pure dal momento che ero in continuo contatto non soltanto con l’annesso ospedale (e quindi con i pazienti ed il personale sanitario) ma anche con il territorio, venendo a conoscenza di situazioni emblematiche. Anche in tale àmbito ho avuto modo di avanzare idee e iniziative, alcune delle quali realizzate con interessante successo, sia a favore dell’utenza (come si era soliti dire) e sia a favore del personale e del territorio.
In particolare, come collaboratore del Direttore Generale Olinto Ciamarra, nella primavera del 1995 ho impostato e realizzato in tipografia il suo pieghevole “CHECK-UP IN VACANZA” a favore di turisti e villeggianti. In ciò mettendo a frutto la mia precedente esperienza con i due opuscoli “BADOLATO 4 DMENSONI” curati per il Comune e la Pro Loco di Badolato del 1982. A sèguito di tale utile vicenda, ho proposto all’avv. Ciamarra di realizzare, come ASL di Agnone, una vera e propria “Fiera e festa della salute” sul pianoro di Staffoli (amena radura boschiva) così come nel 1989 avevo realizzato con grande successo anche interregionale la “Festa del Libro Molisano e della Comunicazione Sociale”. Purtroppo, la “Fiera e la Festa della Salute” non si sono poi potute fare per problemi organizzativi ed anche per la scadenza dell’incarico all’avv. Ciamarra.
Non posso concludere questo paragrafo senza fare cenno alla mia attiva partecipazione (come persona e come Università delle Generazioni) alle lunghe (ma finora vane, già dal 1992) proteste sociali contro i tagli alla Servizio Sanitario Nazionale e, quindi, Regionale, specialmente con la folle chiusura del glorioso ospedale interregionale e montano (zona disagiata) di Agnone, qui in Molise, realizzato – bada bene – molti decenni prima a spese della popolazione e non dello Stato! Con la scusa della razionalizzazione della Sanità, in Italia si è attuato (spesso a favore di privati) un indiscriminato taglio delle strutture e dei servizi sanitari che grida vendetta al cospetto di Dio! E’ da ritenere “infame” la generazione politica che ha semi-distrutto il Servizio Sanitario Nazionale e quindi Regionale invece di migliorarlo, pur razionalizzandolo!
22 – LE TRASMISSIONI TV DI DORETTA COLOCCIA
Caro Tito, nel 1995 ho conosciuto la collega giornalista Doretta Coloccia (nata in Campobasso 13 gennaio 1945), la quale da qualche anno teneva una rubrica settimanale di interviste e varia umanità su TeleRadioCampobasso (divenuta poi Teleregione) della durata di un’ora. L’ho apprezzata così tanto nel suo altruismo socio-culturale che ho voluto collaborare con lei nel portare nel suo salotto televisivo numerosi personaggi che erano molto attivi in ogni settore della vita sociale, principalmente medici (dal momento che lavoravo nel sistema sanitario regionale del Molise). Infatti, quasi il 50% delle interviste era dedicato ai temi sanitari. Ed è proprio per questa sua dedizione alla salute che la inserisco in questa “Lettera n. 339” così come nel 2007 l’ho inserita nel “Libro-Monumento per i miei Genitori” alle pagine 243-245 del sesto volume.
Inoltre, grazie alla sua aperta e sincera disponibilità, ho fatto intervistare da lei amici calabresi di pregio come Salvatore Mongiardo, Antonio Grano, Salvatore Regio, Domenico Barbaro, Francesco La Cava. Nel 1999, assieme al ristoratore Raffaele Froio di Stalettì, allo psichiatra Domenico Barbaro di Platì e all’avvocato Francesco La Cava di Lamezia Terme (tutti residenti in Isernia) ho fondato l’associazione culturale “Amici della Calabria” (in Molise) che ha prodotto varie e importanti iniziative, alcune delle quali sostenute amorevolmente proprio da Doretta Coloccia. La quale si è mostrata così entusiasta di far parte attiva della nostra associazione da essere considerata da tutti noi una vera “calabrese doc”. E come tale sta per essere premiata anche dall’Università delle Generazioni come “Calabrese eccellente” per il 2022!
23 – LA MIA PIU’ DIRETTA ESPERIENZA PERSONALE
Per un motivo o per un altro, la vita mi ha portato a stare in continuo contatto con innumerevoli persone per la loro sofferenza psico-fisica, di ogni tipo e gravità, spesso pagando prezzi inauditi per questo mio devoto e sacrale impegno. Molto probabilmente, ciò è accaduto perché sono sempre stato un tipo sensibile a chi soffre, ma anche perché (in una famiglia ed in una parentela numerosissima) non era possibile ignorare e non partecipare alle malattie di familiari, parenti ed amici. Si sono poi aggiunti sia il servizio militare di leva (trascorso proprio nella Sanità Militare) e sia il lavoro vero e proprio (svolto in una struttura sanitaria pubblica come la ASL di Agnone del Molise).
A tutto ciò si sono addizionati vari momenti in cui io stesso ho avuto bisogno di medici e di ospedali per superare varie patologie transitorie. Pensa, caro Tito, che finora per ben sette volte sono stato sotti i ferri nelle sale operatorie per vari interventi chirurgici, più o meno gravi. Quindi, posso dire la mia, vista l’esperienza diretta vissuta finora. E avrei tante considerazioni da fare su come si fa o si dovrebbe fare salute in Italia, nel bene e nel male!
Tutto ciò, mi porta sempre più a nutrire la forte convinzione (sostenuta da innumerevoli e concrete prove) che la salute non ha l’adeguata attenzione né da parte di noi cittadini (come comunità e in prima persona) né da parte dello Stato (come erogatore di servizi e attenzioni anche filosofiche). Ecco perché continuo a pensare e sostenere l’idea che ci voglia una “Università della Salute”, una “Città della Salute” e/o un “Salus-iter” (percorso personalizzato di salute nel contesto di un supermercato etico della salute) in ogni realtà possibile ed immaginabile. Al punto in cui siamo arrivati, manca l’amuranza e la sollecitudine!
Per realizzare tutto ciò (che ritengo assolutamente urgente, indispensabile e improcrastinabile) possiamo e dobbiamo anche rinunciare a qualcosa di nostro (consumi non necessari, specialmente, vita etica ed essenziale) pur di essere e sentirci più sicuri e tutelati nella nostra salute psico-fisica e nel nostro benessere anche ambientale. Di certo è che non è più sostenibile l’attuale andazzo di precariato continuo, spesso grave, a volte persino mortale. Ci vuole una vera e propria “RIVOLUZIONE CULTURALE” riguardo la salute umana, animale e ambientale in genere!
24 – A BADOLATO UNA CITTA’ DELLA SALUTE?… (2006)
Caro Tito, fin dal 1970-71 primo anno di università a Roma (quando ero a contatto pure con i numerosi ambienti della Facoltà di Medicina e Chirurgia) ho pensato che fosse necessaria una “UNIVERSITA’ DELLA SALUTE” che corresse parallela agli studi per la formazione professionale vera e propria. Ritenevo che tale Università della Salute potesse essere utile a tutto il resto della popolazione sia come fase preventiva che come fase collaborativa con i professionisti delle varie specializzazioni. Infatti, ancora adesso sono convinto che la migliore riuscita del Sistema Sanitario Nazionale o della Sanità privata possa derivare da una popolazione istruita bene sui temi della propria salute e della salute più in generale.
In particolare, dal 2005 al 2006, ho ipotizzato e proposto una “Città della Salute” attorno al santuario della Madonna della Sanità in Badolato di Calabria, ovvero un sistema di piccole strutture socio-sanitarie, aperte anche ad una utenza missionaria ed estera. In estrema sintesi ne ho descritto il progetto nella “Lettera ai badolatesi e alle autorità” datata domenica 25 giugno 2006 e ampiamente diffusa tramite stampa. Tale progetto è presente pure alle pagine 237-239 del primo volume e alle pagine 267-287 del settimo volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori”.
In quel periodo, per cominciare a realizzare la “Città della Salute” di Badolato, ho chiesto aiuto pure al prof. Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il quale mi ha risposto, in senso negativo, con lettera del 02 agosto 2006. Precisando ancora meglio il progetto, ho ripetuto la proposta ai Vescovi della Calabria nella primavera 2020. Ancora senza alcun esito.
25 – ALTRE IDEE-PROPOSTE SULLA SALUTE (2006 e dintorni)
Caro Tito, come puoi notare, è sempre stata grande la mia tensione ideale verso i temi e i problemi della salute. Non ho mai lasciato nulla di intentato, come hai potuto constatare con la recente “Lettera n. 337” che hai pubblicato martedì 03 agosto 2021 alle ore 21.58 sul migliore ed ottimale utilizzo delle farmacie come più diffuso o capillare presidio territoriale di salute ( https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-337-tra-gli-articoli-non-pubblicati-il-passaporto-farmaceutico-e-il-farmacista-prescrittore/ ).
In ordine sparso, ti accenno ad altre idee-proposte che ho avanzato per migliorare l’offerta socio-sanitaria ed il diritto-dovere alla salute. Ad esempio, nell’autunno 2006 ho fatto una campagna-stampa per far realizzare la SEGNALAZIONE VOLONTARIA DI SOCCORSO nei trasporti pubblici (specie quelli di lunga percorrenza). Ho proposto di rendere la Calabria (e in particolare Badolato) “capitale del turismo vegetariano”. Ho esortato di caratterizzare il golfo di Squillace come GOLFO DELLA SALUTE, valorizzandone le radici storiche che evidenziano grandi e particolari peculiarità curative e rigenerative. Ho sostenuto l’AVO (associazione volontari ospedalieri) sia di Agnone che di Isernia. Con questa ho collaborato per qualche anno al mensile “UMANIZZIAMO…CI” il cui “cireneo” è stata per lungo tempo Rita Viscovo.
In tutti i sette volumi del “LIBRO-MONUMENTO PER I MIEI GENITORI” (stampati nel maggio 2007) ho continuamente fatto riferimento alla felicità e all’Armonia, come condizione indispensabile di vera salute. Inoltre, ho insistito molto sul concetto di “Città Placentare” ovvero una città umana e sociale organizzata come la placenta che nutre, ovvero secondo Natura. E a proposito di nutrimento, mi sono fatto anche promotore per pubblicizzare (tra tanto altro) persino il fatto che la “danza del ventre” possa avere (come in effetti ha) poteri curativi, come sostiene Nurya in un suo libro del gennaio 2007. Fin dall’origine dei tempi, la musica e la danza hanno molta attinenza alla salute psico-fisica (se usate bene).
Poiché tutto passa per la buona salute, non ho tralasciato nulla di intentato (nelle piccole come nelle grandi cose) per migliorare lo stato di salute delle persone a me vicine o anche estranee alla mia quotidianità. Il mio tenero cuore ha cercato di aiutare e di dare conforto (al mio massimo possibile) a quanta più gente possibile fosse in stato di sofferenza a casa, in ospedale o nelle case di riposo. Ho dedicato molto tempo e parecchie energie fisiche ed anche economiche all’altruismo, specialmente sanitario.
Tra tanto altro (che qui sarebbe troppo lungo elencare) mi sono interessato (ma senza risultati) persino a far istituire un PARCO DEI CALANCHI (tra Badolato Marina e Santa Caterina Jonio Marina) finanziando, circa 15 anni fa, e pubblicizzando il sopralluogo di un docente dell’Università del Molise per verificare non soltanto la possibilità di realizzare un vero e proprio “Parco dei Calanchi” (prevalentemente a fini turistici-ambientali) ma per esaminare l’auspicabile eventualità di utilizzare l’argilla di queste nostre zone a fini termali. Ma il sindaco di allora non ha recepito. Confesso che ancora sogno una BADOLATO TERME.
26 – EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI “SALUTE”
Caro Tito, l’idea di “salute” (umana, animale, vegetale, planetaria, ecc.) è nata e si è evoluta come tutte le altre idee prodotte dall’uomo nel corso della sua esistenza su questa Terra. Bisogna però aspettare il ventesimo secolo, appena trascorso, per trovare (sotto vare spinte filosofiche, poi divenute politiche) una importante virata concettuale e pratica per avere una decisiva affermazione sul diritto-dovere alla salute ed al benessere persino a livelli globali. Ciò è potuto avvenire come conseguenza delle esperienze e dei dibattiti avutisi nel corso dei secoli, attraverso migliori condizioni generali di vita anche economiche e in particolare con la istituzione nel 1948 dell’Organizzazione Mondiale della Salute (O.M.S.) nel contesto dell’O.N.U. (Organizzazione delle Nazioni Unite) la quale era entrata in funzione ufficialmente il 24 ottobre 1945, dopo l’immane seconda guerra mondiale. Oggi sentiamo parlare quasi quotidianamente della O.M.S. in particolare per alcune direttive sulla pandemia del Covid-19.
L’idea di salute è, tra le tante, quella che si è evoluta di più, pure per un altro valido e più concreto motivo: adesso attorno alla salute girano molti soldi e là dove girano molti soldi l’acume umano è sempre più attivo. E se girano grandi somme di denaro è pure perché ormai la sensibilità delle società nazionali (che si esprime soprattutto attraverso l’azione dei governi) è più sviluppata ed esigente. Meglio questo che niente, anche se tutto può essere migliorato e perfezionato, poiché come in tutti i fenomeni umani ci sono distorsioni spesso dolose. Comunque, là dove l’idea di salute ha avuto un’evoluzione più intensa, le singole persone e i popoli stanno meglio in salute (anche se pagano pegno per le speculazioni politico-economiche e con il troppo inquinamento degli elementi più essenziali della vita come l’aria, l’acqua, il cibo, ecc.).
Tuttavia, nonostante vari interventi (sempre comunque insufficienti), tra otto e più miliardi di persone che abitano il pianeta, sono ancora troppe quelle (specialmente in età infantile) che non hanno il minimo indispensabile per la salute complessiva (dal cibo alle cure sanitarie, dall’istruzione alla qualità della vita secondo standard medi internazionali). Ragion per cui, i nostri aiuti a loro e il nostro impegno civile ed umanitario dovrebbe essere più assillante presso i governi del mondo per un riequilibrio etico e dignitoso, indispensabile anche per la pace nel mondo.
27 – CITTA’ E FESTIVAL DELLA SALUTE OGGI
Nel fare riferimento a tali sperequazioni tra popoli e popoli, persone e persone, è utile evidenziare che alcune nazioni non hanno il minimo indispensabile per far fronte alla domanda e ai bisogni di salute delle loro genti (specialmente per difendersi dalla mortale pandemia del Covid-19) mentre noi (bene o male) possiamo godere (nonostante tagli, tanti altri problemi e disparità) uno standard di assistenza sanitaria garantita che ha elevato il minimo benessere e l’aspettativa di longevità.
Nel nostro mondo a concezione “occidentale” esistono complessi ospedalieri, persino “città della salute” (fatte e da fare), tecnologie che altri esseri umani non possono nemmeno sognare! La vera e più grande impresa del 21° secolo (anzi dell’intero terzo millennio) sarebbe quella di equiparare i popoli del mondo nel benessere e non tanto quella continuare la corsa nello Spazio, come ad esempio sbarcare su Marte o su qualche altro pianeta (anche se di beneficia in nuove tecnologie di cura)! Ci vuole una riconversione industriale e una riconversione socio-culturale per salvare il mondo dalla corsa all’auto-distruzione.
Intanto, qui da noi si parla di “Città della Salute” o di “Casa della Salute” in modo differente da città a città. Ad esempio, “Casa della Salute” s’intende, in genere, un poliambulatorio pubblico derivato dalla chiusura degli ex ospedali di zona oppure sedi private che offrono più di un servizio sanitario. Invece, per “Città della Salute” la denominazione è riferita a strutture più complesse, come ad esempio, quella che sta per essere costruita nell’ex area industriale delle acciaierie Falck di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano.
Infatti, il sito web del Comune di Sesto S.G. così esordisce: << Una struttura d’eccellenza che farà cura e ricerca nel campo della genomica, della biologia cellulare, della biofisica, delle nanotecnologie e della bioinformatica. Una sede moderna ed efficiente, con ambienti in grado di dare una risposta efficace al nuovo modello della cura del malato. Tutto questo è la Città della Salute e della Ricerca, il polo sanitario che vedrà la fusione del Neurologico Besta e dell’Istituto dei Tumori >>. Questa la sua carta d’identità. Non si discostano di molto le altre così denominate “Città della Salute” come a Torino, Roma, Alessandria, Ferrara, ecc. in proporzione alle forze economiche e specialistiche messe in campo da ogni realtà territoriale.
Sulla scia delle Città della Salute e dell’esigenza di propagandare particolari modi e stili di vita, associati alla produzione di farmaci dedicati, di attrezzistica, di integratori, bellezza e quanto altro, stanno proliferando in tutta Italia i cosiddetti “Festival della Salute” che mi fanno tornare in mente quanto da me proposto alla ASL di Agnone nel luglio 1995 ma in modo più istituzionale, educativo e preventivo. La tendenza mercantile anche delle scienze produce inevitabilmente “vetrine” dalla multiforme messa in scena, tra lo spettacolo e la pedagogia popolare, tra la sagra ed il divertimento, tra il commercio vero e proprio e la visibilità professionale. Un eccessivo mercantilismo che non sempre giova alla vera salute!…
28 – IL “SALUS-ITER” (SUPERMERCATO ETICO DELLA SALUTE)
La mia idea-progetto-proposta di un “Salus-iter” nella forma similare del “supermercato etico della salute” si diversifica profondamente da tutto ciò in quanto è un percorso-salute personalizzato a livello individuale, di coppia, familiare e comunitario. E si ispira alla filosofia della “Città placentare” (sopra accennata). Infatti, parte dall’osservazione che la nostra società ha costruito, dentro o fuori le città, supermercati, ipermercati, megastore, ecc. con l’unico scopo di mettere insieme in una grande struttura edilizia tutto ciò che si può o si deve vendere … ovvero la più vasta gamma merceologica possibile, partendo dal presupposto che la gente può e deve trovare di tutto e di più, una volta che decide di muoversi da casa per cercare qualcosa di utile per i propri bisogni generali.
La mia idea-progetto-proposta di un SALUS-ITER parte dalla considerazione che è giusto che la cosiddetta utenza possa trovare in un unico CENTRO tutto ciò di cui ha bisogno in fatto di salute … dalla farmacia agli specialisti, dal proprio medico di base alle attrezzature ortopediche, dall’erboristeria alla palestra fisiatrica, dalla libreria medica alla agenzia di viaggi che si occupa prevalentemente di soggiorni di salute come ad esempio le terme o i luoghi più indicati per vacanze nella natura, ma anche tutto ciò che è inerente la prevenzione, il sostegno burocratico, gli uffici di zona delle ASL, tutto ciò che possa essere utile all’utenza socio-sanitaria di qualsiasi tipo ed esigenza (ecc. ecc.) compresa la spiritualità, nelle forme e nei modi leciti ed utili. Infatti il SALUS-ITER agisce in funzione della persona composta da corpo e anima.
E poi c’è una questione logistica. Ho notato, ad esempio, che molto spesso i clienti dei medici di base (specialmente nei nostri paesi meridionali) non hanno un luogo adeguato dove attendere il suo arrivo e sono costretti a stare fuori, al caldo o al freddo, in ogni stagione per lungo tempo. In un SALUS-ITER, invece, l’attesa avverrebbe comunque al coperto e con la possibilità di confort di vario genere.
29 – CHI COSTRUISCE E CHI DISTRUGGE
Caro Tito, dal 23 luglio all’8 agosto 2021 si sono svolte le Olimpiadi di Tokyo. Quasi tutti i vincitori italiani, intervistati dalle TV, hanno detto (spesso con giustificata fierezza) di aver fatto enormi sacrifici per giungere a tali traguardi. Questo è stato un positivo ed utile messaggio, specialmente per i ragazzi che ambiscono a diventare qualcuno … sappiano che non si raggiungono risultati brillanti se non ci si impegna davvero molto e con tanti sacrifici. Così come per costruire qualsiasi cosa di bello e di utile per sé stessi e per la società. A volte ci vuole una intera esistenza per costruire qualcosa di cui andare fieri.
Purtroppo, nella vita e nella società, accanto ai costruttori di cose belle ed utili, ci sono i distruttori, coloro che, a volte, annientano meravigliose realtà che sono costate grandi sacrifici e immane lavoro di intere generazioni. Come i boschi e le foreste che in queste ultime settimane stanno bruciando in Italia e all’estero, specialmente in Russia, dove il fronte degli incendi è ampio migliaia di chilometri e si estende ogni giorno di più in mancanza di una provvidenziale pioggia che spenga tutto.
Così è per gli assassini che distruggono una vita, una persona che è costata anni ed anni di sacrifici e di amore per farla crescere e significare. Appare chiaro che è urgente fare qualcosa per arginare almeno tutta questa distruzione che alberga nella mente distorta dei criminali. In particolare, per evitare o spegnere prontamente gli incendi e intervenire in altri disastri, oltre alla prevenzione di carattere culturale e morale, è necessario creare una ORGANIZZAZIONE MONDIALE ANTINCENDIO ED ALTRE CATASTROFI (OMAAC) magari nel contesto dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) ovvero una “task force” permanente con squadre attrezzate per il pronto intervento a carattere anche intercontinentale, capaci di affrontare qualsiasi emergenza nel giro di poco tempo ovunque si manifesti. Tali squadre potrebbero essere formate da personale formato in modo professionale o volontario, con dialogo continuo con il personale residente nelle zone di intervento.
Appare, comunque, chiaro che è una vera e propria “guerra” quella degli incendi ricorrenti e disastrosi per le popolazioni, per l’ambiente e per il futuro delle prossime generazioni. Ho scritto nella mia precedente “Lettera 338” che un semplice cerino, un effimero fiammifero, un comune accentino o un innesco elementare possono produrre danni quasi come una bomba atomica su un determinato territorio. Con il fuoco si può ottenere il massimo con il minimo. Ragion per cui è necessaria una rete di “intelligence” (sistemi informazioni per la sicurezza) specializzata (con investigatori, servizi segreti e quanto altro), assieme all’educazione ambientale e socio-sanitaria … perché sì, gli incendi fanno assai male alla salute delle persone e delle comunità, ma anche dell’ambiente e del pianeta. Infatti, per il modo in cui è ridotto il mondo, non ci possiamo più permettere il lusso nemmeno di perdere un solo albero!
Come dopo tutti i disastri e tutte le guerre, è necessaria ed immediata la RICOSTRUZIONE con fondi pubblici e privati. Un appello alle industrie e ai magnati … che adottino un territorio per ripristinarlo in tutto o in parte e con il loro nome sarà intitolata quella zona bonificata e “adottata”. Ad esempio BOSCO NUTELLA oppure BOSCO FERRERO se l’industria dolciaria FERRERO vorrà prendersi cura di un bosco distrutto dagli incendi o da altro disastro ambientale.
Caro Tito, sono del parere e della convinzione che si dovrebbe creare addirittura un ESERCITO VOLONTARI AMBIENTALI (EVA) per fare e garantire (a livello capillare sul territorio) continuità ed efficacia nella prevenzione, tutela, cura e difesa del nostro territorio che è la garanzia più indispensabile per la salute nostra e del pianeta. Tutti dovremmo fare parte (chi in un modo che in un altro) di tale EVA – Esercito Volontario Ambientale se vogliamo veramente contribuire a salvare in prima persona e tenere in sicurezza la nostra zona di appartenenza! Tale EVA – Esercito volontari ambientale può essere realizzato a livelli nazionali e anche globali.
30 – SOLIDARIETA’ PER GLI INCENDI
Caro Tito, continuo a ricevere sul mio telefonino messaggi di solidarietà per quanto sta avvenendo ancora in Calabria e in Sicilia, le nostre aree di appartenenza più immediata. Le persone sono costernate e arrabbiate e teme che lo Stato sia debole ed indeciso nell’affrontare tale tipo di emergenze, forse preda di una certa criminalità organizzata internazionale, anche politica. Alcuni hanno notato che rappresentanti delle istituzioni non si sono visti affatto sui luoghi dei disastri a incoraggiare e a rassicurare le popolazioni, specialmente i danneggiati. E, se qualcuno si è visto, forse è stato più per iniziare la campagna elettorale per le amministrative del prossimo 3 ottobre piuttosto che per confortare o prendere concreti impegni.
Quasi tutte le persone, che ho sentito al telefono, sono convinte che dietro agli incendi così tanto grandi e prolungati ci sia principalmente la mano delle mafie di ogni genere o poteri occulti che ricattano le istituzioni. Dalla mappa degli incendi si evince proprio questo. Là dove c’è più mafia ci sono più incendi. Qualcun altro mi ha fatto notare che, sabato 14 agosto mattina, alla terza commemorazione del crollo del ponte Morandi di Genova c’erano alti rappresentanti del Governo (due ministri) e delle istituzioni locali, mentre nei luoghi dell’incendio finora non si è visto (quasi) nessuno.
E persino Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile, è andato in Calabria, dopo quasi due settimane dall’inizio degli incendi disastrosi. Lo stesso Capo dello Stato, che pur è palermitano, si è limitato a fare un giretto in elicottero sugli incendi della Sardegna, dove peraltro era in vacanza. Dell’Europa non c’è traccia! “Nemmeno l’odore” mi ha detto un amico, in modo colorito, alla paesana maniera. Chi soffre disgrazie (specie se pubbliche) resta quasi sempre solo, specialmente al Sud. E senza mai avere giustizia, come in tanti altri disastri in cui lo Stato risulta complice per diretta occulta interferenza o per mancata sorveglianza e attività di sicurezza. Pure per mancanza di verità. Manca quasi sempre il rispetto della dimensione antropologica delle persone e delle comunità.
Infatti e in particolare, per gli incendi delle montagne calabresi (e del sud in genere) di queste ultime settimane, il Governo italiano ha compiuto un enorme errore antropologico. Come la coalizione occidentale con l’Afghanistan, con l’umiliante epilogo di queste settimane (lo avevo già evidenziato durante la marcia per la pace, qui in Agnone, immediatamente dopo l’invasione militare di USA & Co. del 7 ottobre 2001). Il Governo non sa o non ha sufficientemente capito come e quanto sia importante per noi calabresi il nostro patrimonio boschivo che è l’anima più antica e più vera della nostra regione, con ben quattro parchi naturali (tre nazionali Pollino, Sila, Aspromonte e uno regionale le Serre). Quindi, la Calabria è in lutto!
Se la fiducia storica nelle Istituzioni era già alquanto bassa in noi calabresi, adesso è diminuita ancora di più. Per noi calabresi tutti questi incendi sono stati uno strazio enorme, un lutto senza precedenti. Nessuno ha capito il dolore della Calabria in queste settimane! Nessuna Istituzione ha veramente espresso partecipazione al nostro lutto. Dopo la disastrosa alluvione del 1951 l’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi ha visitato i nostri paesi calabresi jonici (tra cui Badolato) mentre ancora si spalava il fango.
La mattinata di ferragosto 2021, la Ministra dell’Interno è andata a Palermo per presiedere il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica (Cnosp), ma non si è sognata di fare tappa a Reggio Calabria o a Catanzaro per dare una carezza al popolo calabrese così provato dagli incendi. Bene ha fatto ad andare a Palermo, ancora meglio avrebbe fatto a sostare almeno mezzoretta in Calabria, per prendere un caffè all’aeroporto di Reggio o di Lamezia con i rappresentanti delle istituzioni regionali e locali. Purtroppo, il suolo calabrese è maledetto per una certa mentalità culturale e politica italiana fin dal 1860. Non c’è da meravigliarsi!
Poi il TG1 RAI delle 20.30 di domenica 15 agosto 2021 ha riferito che il Ministro dell’Interno, nell’incontro di Palermo, ha escluso una regia per gli incendi di queste settimane (in particolare in Calabria e Sicilia). E’ davvero emblematica una affermazione del genere, che può dare adito a varie interpretazioni, visto che le indagini (se verranno fatte veramente e seriamente) potrebbero evidenziare il contrario o per lo meno accertare qualcosa che si avvicini ad una o più trame legate a vari interessi. Ma, non succederà niente come al solito, pure perché gli incendi (anche se di vasta portata come questi attuali) ricadono nell’ordinaria amministrazione. Insomma, è ormai (quasi) sicuro che quattro amici possono mettersi d’accordo a incendiare mezza Italia, godersi lo spettacolo e non pagare un bel niente, nonostante tali e tante distruzioni che farebbero impallidire un intero esercito … mentre il classico ladro di una mela andrà in carcere!!! …
31 – LA GAZZETTA DELL’EMILIA
Caro Tito, come è mio solito (quando ritengo che l’argomento sia importante) invio a varia stampa nazionale le nostre “Lettere”. Così, giovedì sera 12 agosto, ho inviato la “Lettera a Tito n. 338” (per come pubblicata da te, da www.soveratoweb.com, da www.ilreventino.com, da www.agenziacalabrianotizie.com e da www.it.geosnews.com) sia ad alcune Istituzioni (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’Interno, Protezione Civile centrale) e sia ad alcune testate web nazionali e regionali, tra cui la “gazzettadellemilia.it” che in periodi precedenti mi aveva pubblicato altri articoli. Eccone il link (https://gazzettadellemilia.it/economia/item/33413-incendi-troppi-e-troppo-prolungati-un-urlo-di-protesta.html).
Per ringraziarlo, alle ore 10.23 ho chiamato al telefono il direttore della “Gazzetta dell’Emilia” web, Lamberto Colla, con cui ho conversato per 7 minuti e 43 secondi. Tra tanto che ci siamo detti, gli ho proposto di realizzare (se tu vuoi, caro Tito) un gemellaggio tra il suo ed il tuo sito giornalistico. Forse sarebbe la prima volta che due siti giornalistici web si gemellano, almeno idealmente E, comunque, mi sembra assai significativo dialogare (magari tramite un’apposita rubrica Nord-Sud) su temi di comune interesse.
La gazzettadellemilia.it (più precisamente “Gazzetta dell’Emilia e Dintorni”) non riceve finanziamenti pubblici (come gran parte della stampa che vuole mantenersi libera e indipendente, tipo questo sito www.costajonicaweb.it). Perciò, può effettuare una piccola donazione chi intende sostenere le testate che si autofinanziano e lavorano con grandi sacrifici pur di essere leali verso i propri lettori. Tale contributo aiuterebbe a migliorare i servizi che il sito offre gratuitamente all’utenza e, tra tanto altro, sarebbe un gesto di grande civiltà. Grazie!
32 – IN MEMORIA DI GINO STRADA
Caro Tito, a Rouen in Francia venerdì 13 agosto 2021 è deceduto all’età di 73 anni Gino Strada, nato il 21 aprile 1948 a Sesto San Giovanni (alle porte di Milano). “Una vita interamente dedita a combattere in nome di un’utopia: un mondo senza guerra, dove la Medicina è al servizio degli ultimi. Ha onorato la vita e il diritto alla dignità personale. Ha creduto in un mondo migliore e l’ha reso possibile. Wiva Gino Strada”.
Tra le tante frasi testimoniali e celebrative che si sono accavallate in questi giorni, ho scelto questa (assai bella, sintetica ed esaustiva) del suo amico e notissimo cantautore emiliano Vasco Rossi per commentare la notizia della morte di uno dei medici-chirurghi più umanitari del mondo il quale, dopo aver fondato Emergency nel 1994, ha attivato numerosi ospedali da campo di soccorso bellico, costruito ospedali di eccellenza in tante parti del “sud del pianeta” ed ha curato gratuitamente persone (oltre 11 milioni finora) e comunità ovunque fosse stato richiesto, persino nella nostra Calabria (nella Piana di Gioia Tauro ad alta densità di immigrati non tutelati)!
Voglio sperare che in tanti (specialmente giovani) possano e vogliano seguire le sue orme. Alleviare il dolore e la sofferenza delle persone e dei popoli è il massimo dell’altruismo ed è un dovere che dovremmo sentire tutti, indistintamente tutti, tanto è prioritario e benemerito!… Pure per questo, come detto sopra (al paragrafo 7), avevo proposto a don Antonio Peronace (rettore del Santuario della Madonna della Sanità) di fare un “Ordine dei Serventi” (un’aggregazione di religiosi e laici dediti a “servire” in tutto e per tutto i più indifesi e bisognosi, dalla salute alla difesa dei loro diritti, ecc.).
33 – PER LE PRESENTI E LE FUTURE GENERAZIONI
Caro Tito, scusami se mi sono dilungato oltre le mie intenzioni con questa “Lettera n. 339” … se l’ho fatto è perché mi stanno molto a cuore le presenti e, in particolare, le future generazioni. Penso sempre a loro. Non a caso nel 1993 ho fondato “L’Università delle Generazioni” che, nel suo piccolo, ha avuto parecchio successo ed è tuttora operativa (segno che la formula può andare bene anche dopo la mia vita).
Confido che si troverà, prima o poi, qualcuno dal grande cuore che possa impegnarsi in una delle imprese finora qui descritte. Il nostro pianeta sta peggiorando di giorno in giorno ed è assolutamente necessario fare fronte comune per rallentare tale degrado. Le presenti e le future generazioni sappiano che noi ce la stiamo mettendo (quasi) tutta … il resto tocca a loro.
34 – SALUTISSIMI
Caro Tito, come puoi vedere pure dalle date contenute nel testo, ho cominciato a scrivere questa lettera già il 3 agosto, immediatamente dopo la pubblicazione della precedente n. 338, poiché fremevo per l’indignazione e la rabbia per gli incendi in corso nella nostra zona jonica, così come sull’Aspromonte e in tante altre aree boschive o lussureggianti della Calabria, ma anche nel resto d’Italia e del mondo (come la California, la Russia siberiana e via dicendo). Qui ti evidenzio una foto proveniente da Badolato Marina … è un canadair che ha fatto la spola per almeno tre settimane, tutti i giorni, tra mare e montagna nel tentativo di spegnere fiamme non domabili via terra. E’ la foto emblema di questa estate 2021 (ombrelloni, mare e … aerei antincendio).
Che io ricordi, mai come in questa estate 2021 ci sono stati tanti incendi in una volta e così lunghi, grandi e devastanti, specialmente in Calabria e Sicilia! Dolore su dolore è sapere che taluni nostri corregionali (o forse vengono pure da fuori?) hanno una mente ed una mano criminale contro la propria gente oltre ogni misura e considerazione e che, probabilmente, sono disposti a ripetere tali distruzioni. Mi ritorna in mente la frase “La cattiveria umana è più grande della misericordia di Dio”.
L’augurio è sempre quello che tali nefandezze non debbano più a ripetersi. Ma è sicuramente un augurio che cadrà nel vuoto. E, allora, cosa fare?… Personalmente saprei cosa fare, ma non ho alcun potere per farlo. Dovrebbero, quindi, rispondere i responsabili (o irresponsabili?) del bene pubblico e prendere quei provvedimenti seri ed efficaci che impediscano il ripetersi di queste immani tragedie. Ma non si muoverà nessuno, soprattutto perché nessuno di questi sedicenti responsabili istituzionali sembra sentire la gravità di simili sciagure. Ormai, terremoti, alluvioni, incendi, disastri vari sembrano essere cosa normale, quasi naturale. Ci siamo assuefatti alle mostruosità, all’orrore (come a quello per le guerre o che anima terroristi, fondamentalisti e tutte quelle persone che causano o tollerano le morti per inquinamento o per altre “atrocità divenute normali”). “Cosa ci vuoi fare?” – dicono – “è la vita!”.
Per il momento, non mi resta altro che augurare almeno a te buona giornata e buon lavoro! Con tanta cordialità e stima, sempre.
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
IterCity, sabato 21 agosto 2021 ore 12.00 (Le foto che non sono mie sono state prese dal web)