Caro Tito, finita la pur brevissima ma esaltante epopea degli Euro Universal proprio quando, paradossalmente, il contratto con la RCA era in pratica sicuro e a portata di firma, io personalmente non ho smesso di nutrire la speranza di poter realizzare, prima o poi, il sogno interculturale e musicale del “pop-islam”. E non dispero neppure adesso che sono passati ben 40 anni da quel momento magico. Infatti, resto sempre in contatto con alcuni degli ex-componenti il gruppo (in particolare con Andrea Naimo) con l’intenzione di concretizzare musicalmente, almeno con un CD o DVD, il nostro modo di concepire il “pop-islam” raccogliendo il meglio della nostra produzione di allora e anche qualcosa di nuovo. Ma di questo ti racconterò nella prossima lettera, trattando della “eredità degli Euro Universal”. Adesso mi preme accennare, in estrema sintesi, quanto e quale valore aveva il nostro tentativo di “pop-islam” agli inizi degli anni settanta, nel contesto delle aspirazioni di tutti coloro che, nel mondo, cercavano di costruire ponti di amicizia musicale con altri popoli e culture.
Storicamente, il primo sbarco dell’uomo sulla luna (nel 1969) e le nuove tecnologie, specialmente quelle della telecomunicazione (teleselezione telefonica, trasmissioni televisive via satellite, viaggi aerei intercontinentali più facili, ecc.) stavano, piano piano, avviando quella “globalizzazione” che, pure come frenetica circolazione delle idee, è adesso chiaramente in piena affermazione. Ne usufruì anche la musica, poiché la cultura occidentale cercava di conoscere sempre di più (fin dai tempi dei vari colonialismi), di acquisire ed elaborare quella orientale e di altri popoli, anche nel rapporto Nord-Sud oltre che Ovest-Est. E, nonostante maggiori difficoltà, anche la cultura orientale ha sempre cercato di aprirsi verso l’Occidente (nel rapporto Est-Ovest) ed il Sud verso il Nord, specialmente con le massicce emigrazioni dai Paesi poveri a quelli ricchi. In particolare, per quanto riguarda i rapporti con l’Islam, c’era tutto un movimento di avvicinamento (specialmente con la letteratura e la musica) da parte del nostro Occidente. E Gli Euro Universal furono tra i primi a volere attuare questo “incontro” musicale, assieme a gruppi che hanno poi avuto maggiore fortuna già da allora e, poi, anche in anni più recenti. Possiamo sintetizzare questi avvicinamenti interculturali definendo come “pop-islam” i tentativi avutisi da parte degli Occidentali verso il mondo islamico e “islam-pop” i tentativi avutisi da parte del mondo islamico verso l’Occidente, tenendo ovviamente presenti tutti i secoli passati quando, tra incontri e scontri, avevamo l’Islam in casa con tutta la sua imprescindibile civiltà!… Insomma, è sempre esistita e continua ad esistere ancora una vera e propria “convergenza” tra le culture, nonostante tutti gli ostacoli che i vari Poteri cercano di frapporre in tale “incontro” tanto voluto e cercato dalla cosiddetta “società civile” quanto necessario per “un mondo migliore” (era questo lo slogan-imperativo degli anni sessanta e settanta)!
Soltanto per restare in Italia (sarebbe infatti troppo lungo qui enumerare i principali protagonisti internazionali) possiamo fare riferimento ai tre musicisti palermitani dell’Era di Acquario, non fosse altro perché li ho conosciuti direttamente essendo stati acquisiti dalla casa discografica RCA di Roma proprio nel medesimo periodo in cui avremmo dovuto entrare a pieno titolo anche noi Euro Universal. E dalla stessa Sicilia emergeva già qualche anno prima (a metà degli anni sessanta) quel Franco Battiato destinato a diventare una “star” internazionale con sempre più chiari riferimenti alla cultura islamica, di cui la sua regione si era già nutrita dall’anno 827 al 1061. Memorabile resta il suo concerto del 4 dicembre 1992 a Baghdad. Nel 1972 esordì pure “l’international popular group” degli “Area” il cui sound attingeva a piene note alla tradizione islamica. Da allora ad oggi, il “pop-islam” è stato praticato da altri artisti italiani (con maggiore o minore evidenza, in modo episodico o più sistematico). Tra i gruppi più recenti, penso ai “Novalia” (gruppo di Rieti fondato nel 1985) il cui brano strumentale “Ebla” risuona (tendenzialmente pop-islam) da oltre 15 anni come sigla della nota trasmissione televisiva “Mediterraneo” curata e confezionata (non certo a caso) dalla redazione palermitana di Rai Tre in collaborazione con altre TV del bacino Euro-Med. E, a ben vedere, tutte le trasmissioni italiane ed europee che trattano del Mediterraneo hanno sigle o musiche di chiara ed evidente impostazione “pop-islam”. Inoltre sono in attività alcune cosiddette o dichiarate “Orchestre mediterranee”, grandi e piccole, anche filarmoniche e sinfoniche, in Italia e nel resto della regione Euro-Med (una persino a Cosenza), che normalmente evocano anche musiche “pop-islam” (sebbene, alcune, in forma classico-sinfonica o miscellanea).
Nel dare uno sguardo agli artisti orientali (specialmente di matrice islamica) più famosi in Occidente i quali portano avanti ciò che potremmo definire indicativamente l’islam-pop come binario al pop-islam occidentale, ci sono attualmente due personaggi davvero emblematici, accattivanti e grandemente espressivi: l’algerino Khaled e l’israeliana-yemenita Noa. Nato ad Oran il 29 febbraio 1960, Khaled Hadj Ibrahim ha avuto un grande successo internazionale ed il suo “islam-pop” è filtrato in particolare dalla cultura francese, mentre Noa (nome d’arte di Achinoam Nini, nata in Tel Aviv il 23 giugno 1969) nutrendosi dei contrasti socio-culturali e politici del Medio Oriente (ovviamente per la infinita, sempre drammatica e spesso tragica situazione israelo-palestinese e degli altri Paesi arabi e islamici) cerca di caricare le sue canzoni di quel pacifismo che è divenuto la principale bandiera della maggioranza degli artisti, specialmente negli ultimi cinquanta anni, anche nel resto del mondo.
Pacifismo, aperture solidaristiche ed auspicabili intrecci interculturali (tra i popoli ed i blocchi politici-economici presenti oggi nel gioco della libertà di vita, di espressione e della stessa globalizzazione) sono valori che fanno parte del paradigma artistico di numerosissimi musicisti del Medio e dell’Estremo Oriente, soprattutto di fede islamica e non soltanto nei paesi più propriamente arabi. In India, ad esempio, è doveroso segnalare il trio “Pragaash” (la prima band rock femminile del Kashmir). Le Autorità politiche e religiose di quel Paese hanno zittito queste studentesse tra i 17 e i 24 anni che hanno avuto l’ardire non soltanto di emergere pubblicamente come donne-artiste ma persino di realizzare una rivoluzione intollerabile (“scimmiottando” – secondo il potere reazionario – le band occidentali con il loro “sufi rock” ovvero l’islam-pop che si ispira alla mistica della religione musulmana).
Che la musica (specialmente quella che tende all’incontro di generi e di culture) fosse rivoluzionaria si sapeva già … ma che potesse diventare addirittura “sovversiva” potevano dimostrarlo soltanto ed ancora di più le nuove generazioni femminili islamiche (e non soltanto nella musica!). Una doppia rivoluzione, dunque: femminile e culturale … una miscela politicamente troppo esplosiva da reprimere e stroncare sul nascere. Onore, quindi, a queste eroiche donne islamiche e a tutti coloro che, nei Paesi più difficili al mondo, testimoniano pure con la musica la necessità dell’interculturalismo e dei diritti umani e sociali inviolabili, nonché dell’utilità imprescindibile dell’amicizia tra i popoli. Nell’Italia degli anni settanta dello scorso secolo ventesimo appena trascorso, Gli Euro Universal volevano portare avanti questi stessi ideali, tali concreti discorsi; ma la povertà e la solitudine sociale, l’inadeguatezza strutturale e culturale delle istituzioni hanno negato loro questa possibilità e, in fondo in fondo, hanno dovuto subire la stessa sorte di spegnimento (facendo gli adeguati confronti) del gruppo “Pragaash”. L’Italia si spegne e ti spegne! … questa è la assai triste realtà ancora oggi. Nella prossima lettera ti spiegherò alcuni perché.
Ma, intanto, è doveroso per me, ringraziare qui e adesso chi ha “tifato” per Gli Euro Universal. In particolare il prof. Pasquale Rudi (docente all’Istituto Alberghiero di Soverato) il quale in due puntate ha tracciato brevemente la storia del nostro gruppo nella rivista trimestrale “La Radice” di Badolato (diretto da Vincenzo Squillacioti) alla pagina 11 del 31 marzo 1997 e alla pagina 8 del 30 giugno 1997. Ma già nella primavera 1979 lo stesso Pasquale Rudi, allora studente, mi aveva ospitato a Radio Pulsar, in Badolato Marina (CZ), nella sua trasmissione di grande successo “Cantautorato” riservandomi un consistente e seguitissimo spazio dedicato alla musica e alla cultura islamica e per questo intitolato significativamente “Bazar”. Cordialità.