Caro Tito, le nuove generazioni (fatte sempre salve le ovvie e rare eccezioni) nulla o quasi sanno sulla PIREGA, quella “industria camiceria” (come sottotitolava e spiegava il marchio) che ha caratterizzato la vita economica e produttiva, ma anche sociale di Badolato Marina (CZ) e “dintorni” per un considerevole periodo da accertare bene, comunque orientativamente dal 1961 al 1978, con un rivolo che si è protratto per parecchi anni ancora sotto altre forme e consistenze.
Dico “dintorni” poiché tale esperienza imprenditoriale ha interessato, oltre che Badolato, pure numerose figure lavorative provenienti da Guardavalle, Santa Caterina Jonio, Isca Jonio e qualcuna persino da Soverato.
1 – FARE INSIEME LA STORIA DELLA PIREGA
Nella mia tesi di laurea su Badolato del 1977, ho accennato all’attività della PIREGA e, nel terzo volume, in una significativa foto, ho evidenziato due operaie sotto l’insegna al neon della Ditta, all’ingresso dei laboratori, quando questi (primi anni settanta) erano situati nei magazzini di palazzo Piperissa (di proprietà di uno dei tre soci), al piano-strada sulla Nazionale, la via principale del paese.
Da allora in poi ho avuto sempre intenzione di affrontare (tra tanti altri temi locali) il discorso storiografico e socio-antropologico della PIREGA per lasciare almeno una significativa traccia dell’imprenditorialità badolatese.
Questa, nonostante il coraggio di taluni personaggi, non si è potuta affermare adeguatamente a causa di molteplici motivi che l’avvocato Giuseppe Caporale mi aveva elencato nel 1975 in una intervista di un’ora circa, rilasciatami proprio a beneficio della tesi di laurea e che, a buon fine, ho recentemente donato fono-registrata in CD al figlio dottore Nicola, pure a ricordo del compianto papà. Risentirne la voce discorsiva ha una suggestione senza pari, specialmente quando la persona cara non c’è più o di lui sono praticamente inesistenti altri documenti sonori.
In verità, in Badolato tra il 1973 ed il 1977, avevo intervistato centinaia e centinaia di persone in trecento ore di paziente e diffusa fono-registrazione. Tali documenti sonori (che avrei voluto valorizzare socialmente) ci restituiscono pure una inestimabile memoria emotiva davvero straordinaria ed unica, ricca di fascino ma anche di notizie e di dati per quei significativi decenni della nostra contorta realtà locale (sullo sfondo di quella nazionale ed estera). Alcune di queste registrazioni ho mandato in onda da Radio Pulsar, quando questa era ospitata, verso la fine degli anni settanta, in un locale di palazzo Paparo, sorto nei pressi del ponte del torrente Barone, sulla Via Nazionale di Badolato nord.
Adesso, caro Tito, si tratta di raccogliere dati, documenti (anche fotografici), testimonianze e quanto altro non soltanto per farne un dettagliato articolo giornalistico come questa “Lettera n. 292”, ma anche, auspicabilmente, un opuscolo o addirittura un libro storiografico, se l’impegno collettivo sarà consistente o comunque adeguato.
2 – L’APPELLO
Per tale motivo, faccio qui appello (a tutti coloro che ne sono a conoscenza e hanno una qualche documentazione) di fornirmi il necessario per tracciare, il più fedelmente possibile, il cammino di quella interessante attività industriale che ha coinvolto, in vari momenti, centinaia di persone e che ha portato il marchio PIREGA (e quindi Badolato e la Calabria) nel resto d’Italia e persino all’estero.
Intanto, ho già cominciato le mie ricerche, interpellando, per prima, i familiari dei principali protagonisti e anche alcune operaie di mia più diretta conoscenza. Dalla signora Maria Rèpice (secondogenita di mastro Peppino l’ideatore della camiceria PIREGA) ho avuto, ad esempio, la disponibilità di un promemoria scritto su tutto ciò che ha vissuto e ricorda di quell’epoca.
Ed è stata gentile nel darmi già una rara foto che ritrae alcune operaie alle macchine da cucire nell’assemblaggio dei pezzi di tessuto per formare la camicia. In tale foto (che ho messo come simbolo iniziale e “copertina” di questa “Lettera n. 292”) sono riconoscibili mastro Raffaele Gallelli (in primo piano a sinistra), mastro Peppino Repice (a destra) e, in fondo, s’intravede l’avvocato Giuseppe Caporale.
Probabilmente questa potrebbe essere foto databile tra il 1969 e il 1974, quando in Badolato Marina esistevano due camicerie (la PIREGA e la REGAL) come afferma su “facebook” la signora Mirella Scaccia, mia amica e coetanea, che in quel periodo curava la contabilità alla REGAL. Avremo modo di approfondire pure questo discorso.
Invece, sul benemerito blog fotografico “B@adolato” dell’amico Pasquale Rudi (già ottimo animatore di Radio Pulsar), è stata evidenziata la foto di mia zia Domenica Lanciano e del marito Andrea Piperissa, uno dei tre soci della PIREGA iniziale. Sicuramente i miei cugini sapranno dirmi qualcosa di interessante su quanto fatto dal loro papà negli anni della camiceria. E’ ovvio che, in un’auspicabile più completa pubblicazione, verrà evidenziato il nome ed il contributo di conoscenza di coloro che avranno collaborato nella racconta di informazioni, documenti, foto e quanto altro sul periodo considerato.
3 – LA PIREGA IN POCHE PAROLE
Caro Tito, sono stato diretto testimone di importanti fasi dell’esperienza PIREGA. Fin dall’inizio, quando il maestro Peppino Rèpice (nella sua bottega di sarto e barbiere di Via Nazionale ai magazzini della palazzina del geometra Vincenzo Anoja, vicinissima alla stazione ferroviaria) lo sentivo parlare frequentemente del suo sogno di fare un laboratorio per confezionare camicie. A tale proposito (ho poi saputo dalla figlia Maria) era stato a Roma per alcuni mesi proprio per apprendere questa arte. Quelli attorno al 1960 erano gli anni del “boom” economico italiano e i cosiddetti “colletti bianchi” (classe media, medio-alta e dintorni) aveva più frequente bisogno di camicie, il nuovo simbolo di una nazione che stava crescendo anche socialmente, sebbene in modo contraddittorio, come afferma il premiatissimo film “La dolce vita” di Federico Fellini uscito proprio nel 1960.
Però mastro Peppino Repice, per realizzare questo suo sogno, aveva bisogno di qualche socio. Ne trovò due, nella persona di un altro sarto esperto in confezioni in serie, Raffaele Gallelli, e di un commerciante di scarpe, Andrea Piperissa. Questi era, appunto, il marito di Domenica Lanciano, sorella di mio padre.
La prima sede della PIREGA (sigla derivata dalle iniziali dei cognomi dei tre soci PIperissa – REpice – GAllelli) fu ospitata per qualche anno proprio nei locali della palazzina del geometra Anoja sulla Via Nazionale, a pochi passi dal “centro direzionale” della nuova Badolato (chiesa, pretura, stazione, delegazione comunale, unico bar, unico tabacchino, ecc.). Poi, l’esigenza di spazio aumentò, con il successo dell’iniziativa imprenditoriale. La seconda sede fu posta nei magazzini sud del palazzo appena costruito dal falegname Pasquale Lanciano, sempre in Via Nazionale (oggi all’altezza dei numeri civici 85-87 se ricordo bene) prospicente ad un distributore di benzina e proprio a fianco dell’Ina-Casa dove abitavo.
La terza e definitiva sede fu collocata nei magazzini del palazzo di Andrea Piperissa, sempre in Via Nazionale, a circa 200 metri più a nord. Qui, dopo qualche anno, l’attività fu ceduta ad una società romana per poi essere presa dall’avvocato badolatese Giuseppe Caporale, verso i primi anni settanta. Costui, però, incontrò varie difficoltà, per cui dovette chiudere l’esperienza PIREGA, per realizzare un’altra camiceria in un comune delle pre-Serre, sempre nel medesimo comprensorio di Soverato.
Ho sempre frequentato la PIREGA, per un motivo o per un altro. La frequenza divenne assidua quando ha cominciato a lavorarci Giuseppe Nàimo, mio fraterno amico d’infanzia e colonna portante del gruppo musicale “The Euro Universal” (cui ho dedicato la precedente “Lettera 291”). Ricordo un episodio, in particolare. Nel 1974, avendo meno di 25 anni, godevo ancora dei biglietti gratuiti sui treni delle Ferrovie dello Stato. Così, verso la metà del mese di dicembre, l’avvocato Caporale mi chiese di portare a Milano alcuni urgenti campioni di camicie per un grossista che operava in quella ampia e redditizia piazza commerciale.
Cessata l’attività della PIREGA storica o (pare) in concomitanza con essa, nacque la REGAL di Giuseppe Repice e Raffaele Gallelli, i quali poi diedero vita a due laboratori distinti: quello familiare di Repice e quello di Gallelli (situato in Via Antonio Gramsci) allargato ai fratelli Giuseppe e Andrea Naimo. Oggi pomeriggio ne ho parlato a lungo con Mirella Mafalda Scaccia (nata a Panettieri – CS – il 09 settembre 1951 ma badolatese fin dalla prima infanzia), la quale ha seguìto molto da vicino l’attività della camiceria REGAL dal 1970 al 1990 circa, sia come contabile e sia come nuora di maestro Raffaele Gallelli. Inoltre, dopo aver già parlato con due ex-operaie (Vittoria Battaglia e Vittoria Piroso), spero di poter parlare presto pure con la signora Anna Carella di Soverato, che è stata la ragioniera della PIREGA nei primi anni settanta.
4 – SALUTISSIMI
Caro Tito, spero di poter portare a termine con soddisfazione e dignità l’impegno preso per raccontare gli anni della PIREGA e, se possibile, anche della REGAL e di altre esperienze similari e conseguenti avutisi in Badolato Marina. Sento di doverlo non soltanto agli imprenditori che hanno avuto l’ardire di avventurarsi in questo nostro profondissimo Sud nella difficile industria e arte delle confezioni, ma anche a coloro che ci hanno lavorato, specialmente alle operaie, in particolare a quelle che si sono sacrificate davvero molto per l’onorabilità del loro lavoro.
Spero di poter raccogliere documenti e testimonianze tali da redigere una piccola ma essenziale “Storia della PIREGA” anche come specchio della società italiana, calabrese e jonica di quegli anni di forti speranze, che però sono andate deluse in gran parte per una scellerata politica predatoria verso il Sud.
E (in attesa della prossima “Lettera n. 293”) ti ringrazio e ti saluto. Augurando a te e ai nostri amici lettori la migliore estate possibile, come ci esorta l’amico cantautore Andrea Naimo (ex Euro Universal ed ex camicerie badolatesi) che proprio ore fa, sabato mattina 11 luglio 2020, ha lanciato su “youtube” la canzone VIVI L’ESTATE (https://www.youtube.com/watch?v=Gc9i-Zp0xik) … ricordando un’altra sua celebre canzone di quasi 30 anni fa (1983) dedicata a quella Estate jonica che rende belli persino i più brutti.
Cordialità, Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
Alba nell’Azzurro Infinito del mare di Vasto in Abruzzo, lunedì 13 luglio 2020 ore 05,36
Le foto sono state prese dal web, ad eccezione delle tre fornitimi dalla signora Maria Repice.