Caro Tito, dopo Assisi e Roma, dall’ottobre 1968 noi Euro Universal eravamo impegnati su tre fronti nelle composizioni musicali per prepararci a bussare a qualche casa discografica: la musica religiosa (messe beat, canti di natale e altro), musica leggera impegnata (tipica del cantautorato), musiche per colonne sonore (per film, sigle, ecc.). Eravamo a buon punto sia nelle composizioni che nelle esecuzioni pubbliche nei paesi, quando, purtroppo, uno dei componenti ebbe un grave incidente ed il gruppo non fu in grado di fare esibizioni per parecchi mesi, sebbene continuammo un po’ tutti ad accrescere le composizioni da proporre a qualche casa discografica. Ma eravamo nel pieno della solitudine del nostro Sud Italia dove non riuscivamo a trovare nemmeno una persona del settore disposto ad aiutarci in qualche modo, nonostante parecchie nostre ricerche. Ci trovavamo, praticamente, a bussare a porte che (poi abbiamo capito) avevano bisogno di particolari altri appoggi, che noi non avevamo affatto e che, in taluni casi, rifiutavamo per non fare compromessi.
Sembrandoci una via più facile, dedicammo il 1969 (mentre il gruppo era fermo per l’infortunio di quel nostro componente) a bussare alle case discografiche specializzate in canti religiosi. Fu un collezionare delusioni. Ci rifiutarono persino i Frati Francescani, che pur avevano dimostrato di apprezzarci molto. Così non avemmo risposte positive e nemmeno interlocutorie dalle Edizioni Paoline e da altre edizioni cristiane che, a quel tempo, proliferavano nella discografia religiosa del cosiddetto “pop cattolico” post-conciliare. Decidemmo, perciò, di tentare altre strade, proponendo le nostre numerose composizioni di musica leggera. Ma … dove andare senza alcun appoggio e senza energie economiche sufficienti?… La voglia di riuscire e gli entusiasmi erano tanti, ma eravamo pur sempre nel profondo Sud mentre le biografie di chi era arrivato ad affermarsi ci imponevano di andare proprio là dove c’erano i centri di produzione musicale, Milano principalmente o Roma. Noi, per il momento, eravamo tagliati completamente fuori.
Potendo contare su biglietti gratis poiché ero figlio di ferroviere e inferiore ai 25 anni, toccava a me tentare qualche timida incursione. Così, nella primavera 1970, andai a Crotone per proporre ad Orietta Berti (che in un teatro cittadino teneva uno spettacolo) alcune nostre canzoni più adatte a lei. Si disse molto disponibile, mi diede indirizzo e numero di telefono e mi invitò a casa sua in Emilia per portarle spartiti e registrazioni sonore. Sembrava facile fare oltre mille chilometri, a parte i biglietti gratis del treno, ma non lo era! Infatti, ciò che ci impediva persino di tentare non era l’arte o le motivazioni ma la povertà economica. Inoltre, essendo tutti studenti eravamo impegnati con gli studi, specie quelli universitari che intervennero poi alla fine del 1970 disperdendo il gruppo. Tra un esame e l’altro all’Università di Roma (oggi La Sapienza), cercavo di frequentare i luoghi della musica pop-rock ma era praticamente impossibile avvicinare i divi affermati o i loro agenti. Poi, tramite un suo cugino livornese riuscii a parlare con uno dei componenti l’allora celebre trio della “Formula 3” ma invano. Dopo aver fatto da spalla come Euro Univerxsal ad una serata di Mino Reitano, la mattina dopo incontrammo i suoi fratelli all’Hotel degli Ulivi di Soverato, ma anche qui del tutto inutilmente. Soltanto qualche piccolo suggerimento sul come comporre le canzoni, ma non una pur semplice indicazione sulle prospettive (pur comprendendo che saranno stati centinaia, se non migliaia, gli aspiranti gruppi o cantanti che si rivolgevano a loro).
Nonostante ciò, non eravamo ancora del tutto scoraggiati. Anzi, per l’estate 1971 acquistammo una migliore amplificazione (anche se usata), firmando le prime cambiali della mia vita (ero appena diventato maggiorenne). L’estate successiva per pagare l’ultima cambiale dovetti vendere la mia barba e i miei capelli lunghi (simbolo di libertà e di identità per me ma simbolo di inciviltà per il “compratore” il quale odiava i cosiddetti “capelloni” che andavano tanto di moda allora). Ci mettemmo sotto a perfezionarci e a comporre canzoni, puntando pure sulla sperimentazione strumentale. Un aiuto ci è stato dato da un nostro coetaneo, il carissimo Pasquale Piroso (detto Jim in onore al suo idolo pop americano Jimi Hendrix). Jim, chitarrista e cantautore (direttamente in lingua inglese), era appena tornato dall’estero ed era più esperto di noi in musica pop-rock internazionale. Facevamo delle registrazioni casarecce per ripulire e perfezionare il nostro modo di fare musica. Ad un certo punto proposi di inserire nel nostro “sound” la zampogna e la ciaramella, prendendo sotto il Natale 1971 i due “zampognari” (uno di Sant’Andrea dello Jonio e l’altro di Isca dello Jonio) che solitamente caratterizzavano la gaia e suggestiva atmosfera del periodo natalizio badolatese e specialmente il giro del Bambinello per il paese a Capodanno. Quella mia intuizione di inserire nel pop-rock la zampogna (bigpipe) e la ciaramella allora passò inosservata alle case discografiche cui la proponevamo, ma poi l’uso della cornamusa o zampogna elettrica ebbe successo internazionale usata nel 1998, quasi trent’anni dopo, come “Gaida Midi”) dal musicista spagnolo Hevia (Josè Angel Hevia Velasco) nel suo primo Album. L’uso della zampogna è tuttora utilizzata anche da artisti italiani, alcuni dei quali si sono esibiti qui in Molise all’annuale “Festival internazionale della zampogna” di Scapoli in provincia di Isernia, a circa 70 km da Agnone, dove abito. Fummo precursori e lungimiranti?…
Perché dico che passò inosservata la nostra zampogna?… Perché un nastro registrato con una ventina delle migliori canzoni nostre e di Jim (comprese quelle con la “bigpipe” ) venne da noi mandato prima di tutto alla casa discografica Atlantic di New York (USA), che sapevamo la più sensibile al mondo nei nuovi “sound” e nelle nuove espressioni musicali. Ovviamente, eravamo fin troppo ingenui ad attenderci una qualche risposta (caso mai, se buone, avrebbero adottato loro le nostre idee!), ma credevamo assai nel nostro progetto. Così, dopo il silenzio della Atlantic, ci rivolgemmo alla “Cetra” di Torino, una casa discografica che aveva dimostrato una buona apertura ai nuovi suoni provenienti dalla tradizione popolare. Entrai alla Cetra un giorno dell’aprile 1972, dopo aver contattato il gruppo dei “Delirium” che tanto successo avevano avuto poco prima al Festival di Sanremo con la canzone Jesahel. Stetti tutta la mattinata in sala di incisione a Torino con i Delirium e la direzione musicale della Cetra per presentare le nostre canzoni pure con la zampogna, facendo loro ascoltare la medesima registrazione inviata alla Atlantic. Lasciai una copia di tale nastro, come promemoria. “Ti faremo sapere” mi dissero. Ancora sto aspettando.
Sempre nella primavera del 1972 contattammo il Comitato Olimpico della Germania per proporre una serie di concerti degli Euro Universal durante le Olimpiadi di quell’estate a Monaco di Baviera. Per la partecipazione, però, avremmo dovuto anticipare noi le spese (rimborsabili), per cui, “poveri in canna” (come si dice), ci trovammo costretti a rinunciare. Dopo questa ulteriore mortificazione decisi di osare un’altra importante carta. Per frequentare l’Università abitavo al Piazzale Tiburtino a Roma, nel quartiere San Lorenzo. Da qui presi l’autobus che raggiungeva il km 11 della Via Tiburtina e bussai alla RCA per chiedere un provino per gli Euro Universal. Parlai con Roberto Gianolio un allora giovanissimo (29 anni) ma importante maestro di musica (infatti avemmo poi conferma che era il “Director Manager Local B” della RCA per grandi artisti come Lucio Dalla e tanti altri che hanno avuto successo anche a livelli internazionali, come Fiorella Mannoia). Gianolio accolse la mia richiesta e dopo poche settimane, in un caldo giorno del giugno 1972, noi Euro Universal eravamo in sala di registrazione per esporre le nostre capacità musicali, canore ed artistiche. Per constatare la forte caratura professionale di Roberto Gianolio (che ultimamente si è cimentato con successo pure nella narrativa) si può visitare il suo sito http://roberto-gianolio.beepworld.it (qui è ritratto in una recente foto).
L’impressione generale fu buona per il collettivo. In particolare ottima la voce di Nazzareno Audino e stabiliante l’abilità del chitarrista solista Giuseppe Naimo. Il resto andava maggiormente amalgamato e perfezionato, con un po’ più di lavoro, secondo le indicazioni datici dallo stesso Gianolio. Ancora meglio se alla proposta attuale avessimo potuto offrire una musica leggermente più aggressiva. “Lavorate in tal senso e quando vi sentite pronti rifacciamo il provino” ci disse. Tutto sommato era stato un risultato incoraggiante. Tornammo a Badolato intenzionati a lavorare come matti perché la nostra musica fosse accettata dalla prestigiosa RCA. Nella prossima lettera ti dirò del secondo provino, una esperienza indimenticabile per noi Euro Universal. Cordialità.
Domenico Lanciano