Caro Tito, terzo anno di fila per me e per mia moglie al “Cous Cous Fest” nella Sicilia caraibica di San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani (città salotto). Ogni volta scopro tantissime persone che non mancano da decenni questo appuntamento settembrino. Taluni sono stati presenti finora a tutte le 22 edizioni di questo Festival internazionale, provenienti da ogni parte d’Italia e persino dall’estero. E lo confermano pure gli stessi simpaticissimi proprietari del “Residence Tre Stelle” (cui resto fedele, quando sono a San Vito), i gentilissimi Gennaro Esposito e la moglie Donatella Pipitone, sempre generosi ed attenti con i loro ospiti.
La stessa nostra amica Francesca (che ha il merito di averci fatto scoprire ed amare questa località, ricca di bellezze naturalistiche e di opportunità esperienziali ambientali, gastronomiche, storiche-architettoniche, ecc.) fa enormi sacrifici professionali pur di essere qui, puntuale nella terza decade di settembre, in questo semi-arido ma fortunato lembo di Sicilia. Lei è la nostra insostituibile guida in questo infinito percorso che rappresenta l’incontro internazionale tra diverse culture, tra Europa ed Africa, tra terra e mare. Tra passato e futuro.
1 – L’INCONTRO CON ROBERTO BRESSI E LE NOSTRE COMUNI RADICI FAMILIARI
E, proprio a San Vito Lo Capo, dove, appunto, s’incontrano tanti popoli ed innumerevoli persone provenienti da ogni dove, ho avuto la preziosa occasione di incontrare per la prima volta e di conoscere un mio cugino, Roberto Domenico Bressi (nato a Milano 23 febbraio 1954 e residente in Santiago del Cile).
Egli è figlio di Fancesco Bressi (nato a Lavis di Trento il 24 aprile 1924 cugino in secondo grado con mio padre Bruno Lanciano).
Questo Francesco Bressi è, a sua volta, figlio di Domenico Salvatore Bressi (nato a Badolato il 28 dicembre 1896 e cugino in primo grado con mia nonna Domenica Bressi nata in Badolato il 5 agosto 1879). E tale Domenico Salvatore è figlio di Francesco Salvatore Bressi (nato a Badolato il 17 giugno 1870, bisnonno di Roberto) fratello di Giuseppe Marziale Bressi (Badolato 10 luglio 1851), padre della mia nonna paterna Domenica e, quindi, mio bisnonno.
Il capostipite più remoto di cui ho traccia anagrafica per questa nostra famiglia è Domenico Bressi (nato a Badolato nel 1821) il padre dei nostri bisnonni (Giuseppe Marziale e Francesco).
Cosicché io e Roberto siamo cugini diretti in terzo grado, avendo avuto come bisnonni due fratelli (Giuseppe e Francesco Bressi). La sequenza genealogica delle nostre quattro generazioni è, dunque, la seguente:
• PER ROBERTO: Bressi Francesco Salvatore (1870) – Bressi Domenico Salvatore (1896) – Bressi Francesco (1924) – Bressi Roberto Domenico (1954).
• PER ME: Bressi Giuseppe Marziale (1851) – Bressi Domenica (1879) – Lanciano Bruno (1905) – Lanciano Domenico (1950).
2 – UN LIBRO PER RACCONTARE I BRESSI GRANDI IMPRENDITORI
Roberto Bressi è ingegnere con moglie cilena, ma per taluni casi della vita, dopo aver vissuto in Italia per qualche periodo, si è trovato a gestire, come direttore generale, una grande azienda agricola che ha al suo centro di interesse la coltivazione, su scala industriale ma biologica, di “kiwi gialli” (quelli più buoni e gustosi) esportati in tutto il mondo e, ovviamente, anche in Italia.
Avendo avuto tra le mani il terzo volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (quello con la copertina gialla, edito nel 2007), dove ho cercato di descrivere, nel modo più completo possibile, la genealogia di tutti i Bressi della sua famiglia, Roberto mi ha contattato dal Cile per saperne di più. Così, dopo una corrispondenza fatta di mail e di messaggi whatsapp, ha voluto incontrarmi e conoscermi pure approfondire il discorso della nostra comune parentela.
L’utile e piacevole incontro è avvenuto proprio a San Vito Lo Capo durante il “Cous Cous Fest” 2019 della scorsa settimana, a cena sabato 21 settembre (la foto d’apertura è di tale occasione) e a pranzo domenica 22. Mentre in compagnia dei nostri rispettivi accompagnatori eravamo di sera al “Ristorantino Crik & Crok” (uno dei più rinomati di San Vito, la cui proprietaria è di una gentilezza e simpatia davvero assai grandi e signorili), Roberto ha detto che quel mio libro genealogico ha risvegliato nei Bressi (e, in particolare, in lui) l’interesse per le precedenti generazioni della loro estesa famiglia e parentela. Sono lieto che il mio lavoro sia stato in qualche modo utile. Pure chi ricerca e scrive ha bisogno di ricevere, almeno ogni tanto, una qualche gratificazione spirituale!
Dopo esserci scambiati alcuni particolari non presenti nel libro (pure perché acquisiti dopo la stampa) ho sollecitato Roberto a scrivere lui la grande storia dei Bressi di Badolato, quelli detti “Simuni”, i quali negli ultimi tre secoli hanno espresso davvero tanta significativa imprenditoria non soltanto in Calabria ma anche in altre regioni, come, ad esempio in Campania, dove oltre cento anni fa, a Casagiove alle porte di Caserta hanno avuto uno stabilimento per la produzione di seta, impiegando tra i 120 e i 150 operai, a pochi passi dalle ex Seterie Reali di San Leucio i cui prodotti erano famosi in tutto il mondo specialmente presso le Casate regnanti o le Famiglie della nobiltà e dell’aristocrazia.
Adesso i Bressi-Simuni non ci sono più a Badolato poiché si sono estinti da pochi anni, però in tantissimi operano ancora e sempre con pieno successo in varie parti d’Italia e del mondo prevalentemente come grandi imprenditori, ma anche in qualità di professionisti di pregio spesso pure con proprie aziende di supporto. Come, ad esempio, Giorgio (nato il 15 settembre 1940) il quale in Lombardia è capitano di una industria con circa 400 dipendenti addetti alla produzione di impianti elettronici applicati alla sicurezza.
Finalmente, nello scorso mese di giugno 2019, dopo tanti anni di desiderio, Giorgio, proprio in compagnia di Roberto che è suo nipote diretto poiché è figlio del fratello Francesco, è andato a visitare il borgo di Badolato, culla della loro famiglia. Mi ha riferito poi dei suoi entusiasmi, delle sue commozioni, dei tanti sentimenti ritrovati. Esorto perciò gli altri Bressi-Simuni, che ancora non li conoscono, di visitare quei luoghi delle loro lontane o remote origini. In vico Fiorentino c’è ancora ma abbandonato l’elegante ed imponente palazzo che nel portale reca la data di edificazione 1818.
E li esorto pure affinché possano aiutare Roberto a completare almeno le ricerche per preparare un libro-base sulla “storia dei Bressi” i quali, come armatori e con i loro velieri, hanno assicurato per secoli l’import-export da e per Badolato ed interzona jonica ed anche montana. Inoltre, tra 19° e 20° secolo hanno esportato a proprio nome grandi quantitativi di olio negli Stati Uniti d’America. Dalle mie ricerche è risultato che i Bressi-Simuni sono stati tra i più importanti imprenditori calabresi almeno degli ultimi 3 secoli, mentre il loro spiccato e naturale senso degli affari li ha portati in tante parti d’Italia e del mondo. Sempre con grande successo.
3 – IL TURISMO DEGLI AFFEZIONATI A SAN VITO LO CAPO
Caro Tito, numerose volte dal 2012, nelle mie frequenti corrispondenze, ti ho fatto spesso riferimento al “turismo degli affezionati” come modello e paradigma che ho sempre cercato di realizzare fin dal 1969 in Badolato, mio paese natìo, e poi ho cercato di raccomandare anche in Agnone del Molise e dintorni. Turismo di qualità significa, tra tanto altro, essenzialmente “turismo degli affezionati” dal momento che, tra tanto altro, un amico o un affezionato tratta i nostri luoghi, quelli della sua vacanza come fossero casa sua. Pure perché ci vuole tornare ancora e ancora.
Ne ho parlato ancora una vota, dopo gli scorsi anni, con Gennaro Esposito e sua moglie Donatella Pipitone (qui nella foto a fianco), qualche giorno fa, durante il mio terzo soggiorno di fila nel loro comodo e leggiadro “Residence Tre Stelle” a San Vito Lo Capo in occasione del Festival del Cous Cous 2019 (22ma edizione).
In effetti, Gennaro e Donatella mi hanno confermato che è alta la percentuale di coloro i quali tornano per trascorrere le vacanze a San vito Lo Capo abitando sia nel loro Residence e sia, più in generale, in tutti i posti di ricezione, anche dei dintorni.
La ricetta per far diventare affezionati i vacanzieri è formata da vari elementi. Prima di tutto il luogo pulito, decoroso, funzionante, assai attraente con dintorni interessanti. Poi l’arte di sapere intrattenere gli ospiti-amici con la buona gastronomia, gli spettacoli di livello almeno nazionale ed attuale, la cura dei particolari. Inoltre, non è da tutti far sentire come a casa decine di migliaia di persone di diverse culture, abitudini e con molteplici esigenze. Aiuta certamente l’esperienza maturata in molte decine di anni in attività turistica, ma non basta.
Ci vuole la gentilezza, la puntualità, la cordialità, il sentirsi benvenuti e bene accolti. Ovviamente i prezzi sono diffusamente alti, però in cambio il turista ha mille scelte adatte a tutte le tasche e la sensazione di poter trascorrere una vacanza serena e così tanta ricca di attrazioni da avere l’imbarazzo della scelta.
4 – MA AFFEZIONATE SONO PURE LE MOSCHE
San Vito Lo Capo non è il Paradiso Terrestre ma gli potrebbe somigliare, se non fosse che ovunque stai e vai trovi troppe mosche. Fastidiosissime proprio come solo le mosche sanno essere. La settimana dal 21 al 28 settembre 2019, quella appena trascorsa è stata, poi, particolarmente piena di mosche rispetto ai soggiorni degli altri anni nel medesimo periodo. Tanto che questa volta sono stato assai contento di tornare a casa, mentre nelle esperienze precedenti mi accompagnava sempre tanta nostalgia e il desiderio di bearmi ancora di questo posto caraibico della Sicilia.
Forse l’estate 2019 ha portato il fastidio delle mosche un po’ in tanti altri luoghi turistici. Infatti, ho letto di questo fastidio pure su altri “report” scritti su permanenze a San Vito Lo Capo e dintorni. E, proprio oggi, il “Corriere di Ragusa” ha evidenziato sul web il medesimo problema per la città di Modica (https://corrierediragusa.it/attualita/2019/09/30/le-mosche-invadono-modica-urge-una-speciale-disinfestazione). Evidentemente c’è una qualche recrudescenza nella presenza di tali fastidiosissimi insetti.
Non saprei dirti cosa non abbia funzionato nella disinfestazione pubblica almeno della cittadina di San Vito o se, addirittura, non ci sia stato alcun trattamento preventivo. Sta di fatto che la settimana trascorsa a San Vito Lo Capo è stata ovunque una lotta continua ed immane contro le mosche ed altri fastidiosi moscerini. Poche, in verità, le zanzare che altre volte sono state più numerose. Nonostante una forte disinfestazione domestica non sono riuscito ad allentare la presa di questi micidiali e pericolosi insetti. Ed è stata una settimana davvero assai sofferta. A tratti terrificante. Da impazzire. Ho sofferto molto forse perché non ne sono abituato. Sì, probabilmente è così. Dipende da me.
5 – FEDELTA’ A ZIA SICILIA
Sai bene, caro Tito, quanto io sia affezionato fin da bambino a “zia Sicilia”. Spero di tornarci ancora e sempre con grande amore e persino devozione. Resta sempre e comunque la mia regione preferita. E mi rende lieto sapere che questa preferenza sia condivisa da una immensa moltitudine di famiglie e di persone che la frequentano anche in altri interessanti periodi dell’anno.
Il mio affetto per zia Sicilia è condiviso pure da mia moglie, la quale mi ha regalato, con molta ironia, un bavaglino “anti-computer”. Infatti, poiché ultimamente sto un po’ di più al computer per terminare un libro che dovrebbe andare in stampa entro l’estate del prossimo anno 2020, mia moglie mi raccomanda, così con questo bavaglino, di non “sbrodolarmi troppo di computer”. Ah, queste nostre amorose spose! Grazie!
6 – ITALIA A CACCA DI CANE
Caro Tito, più passano gli anni e più cani (con guinzaglio o liberi) vedo al seguito di uomini, donne e persino minori. Tanto è che mi viene da pensare che, in Italia, ci siano più cani domestici che bambini nati. Ovviamente ciò dovrebbe comportare che i bisognini fisiologici dei cani andrebbero adeguatamente gestiti. Ma, da quel che vedo, soltanto l’uno per cento delle persone con cane al seguito si attiene alle norme di raccogliere la striminzita o copiosa e odorosa cacchina del loro amico più fedele.
Persino persone assai acculturate e benpensanti permettono la libera distribuzione di escrementi canini in ogni angolo di paesi e città o nei giardinetti (persino nelle aiuole degli ospedali). L’Igiene Pubblica, i Comuni ed altre Autorità preposte a tale fenomeno forse non hanno mezzi e personale per difendere i cittadini dalle conseguenze di tale molto cattiva abitudine. Spero che a Scuola ci sia una mirata educazione a ciò.
Chi pensa, infatti, alla concreta possibilità che mosche e mosconi, una volta passati da tali escrementi, poi si posino sui nostri cibi o sui cibi preparati dagli “street food” e persino dai ristoranti?… A parte l’odore che si crea con il caldo attorno alle abbondanti pipì e alle cacche, il decoro urbano così compromesso può nuocere al turismo. Devo scrivere a riguardo al presidente dell’ANCI (associazione nazionale comuni italiani), pure riguardo al randagismo che non si riesce a contenere ed è pericoloso anche sotto altri aspetti. E’ sempre stato un problema nazionale e c’è un indegno scaricabarile tra istituzioni.
A parte gli onnipresenti cani randagi, l’ultima settimana dello scorso settembre 2019, in San Vito Lo Capo ho visto tanti di quei cani che (molti più dello scorso anno appartenenti a residenti, a turisti) elargivano i loro doni interiori in zone dove non avrebbero dovuto e nel modo non adeguatamente gestito dai loro accompagnatori, come Legge impone.
Personalmente amo gli animali e da bambino ho avuto pure io diversi tipi di cane, ma in aperta campagna. Da quando nel 1962 mi sono trasferito in un centro abitato non ho più avuto animali domestici, né cani né gatti. A parte la cattiva educazione, adesso penso pure alle difficoltà che hanno i detentori di animali domestici quando si tratta di gestire i bisognini e la pulizia generale dei loro simpatici e cari amici a quattro zampe. I quali sono molto utili pure come supporto ad alcune terapie di salute.
Ma come conciliare i diritti di tutti? Al momento mi sa che l’Italia a cacca di cane non ne esca bene. Affatto. Sarà che passarci sopra porti fortuna, ma sicuramente non è una fortuna igienica né ornamentale. Capisco che le persone, in gran parte, sono già stanche e schizzate da un anno di lavoro, quando vanno in vacanza. Tuttavia, cerchiamo di metterci un po’ più di buona volontà tutti per avere l’ambiente dove viviamo il più possibile bello ma anche e soprattutto igienico. Sicuramente va migliorato il settore.
Ho pensato che, probabilmente, l’aumento delle mosche la settimana scorsa a San Vito sia pure dovuto alla maggior presenza di cacchine di cane che attraggono così tanto mosche ed ogni genere di insetti nocivi.
7 – IL DECORO URBANO DELLE PERSONE
Caro Tito, salutiamoci con l’immagine un po’ più edificante ma forse inopportuna di una signora (attempatella, in verità), giunta in costume da bagno (formato due pezzi) allo stand situato proprio davanti all’entrata della chiesa principale di San Vito Lo Capo. La vediamo nell’atto di misurarsi una maglietta venduta da quello stand messo lì dall’organizzazione del “Cous Cous Fest”.
La foto non è mia ma di una signora del luogo che ha trovato un po’ indecente la presenza di quella donna mezza nuda proprio davanti alla piazza e all’ingresso della chiesa principale della cittadina. Certo siamo in una località balneare, ma probabilmente un minimo di decoro urbano non farebbe male. Un conto è stare sulla spiaggia così, un conto davanti ad una chiesa e in piazza. Ci sono suscettibilità locali da rispettare!
Ma, caro Tito, ho visto di peggio a San Vito Lo Capo. Ho visto turisti (donne e uomini) uscire da negozi, da boutique, da ristoranti, da supermercati con slip (da bagno, immagino) tali che, onestamente, avrebbero dato fastidio persino ai più spinti e disinibiti modernisti e progressisti. Diamine! … c’é una proporzione logica e di buon senso da rispettare! Non sempre il nostro corpo è una delizia di armonia! Un po’ di amor proprio è necessaria! E poi ci sono i cosiddetti “contesti” da rispettare. Non si può fare tutto dappertutto. Sempre e nonostante tutti. E solo perché sei un ospite e porti denaro al territorio!
Ti devo confessare che mi disgustano le persone che escono da casa o sul balcone di casa con il pigiama (specialmente estivo) usato per stare a dormire a letto. Non per una questione di essere “retrò” o “puritano”… ma per una questione di stile, di igiene e di opportunità. Figurati, stavo per realizzare un camping per nudisti nel 1977 a Badolato! Non mi spaventa la nudità. Ma, ripeto, è necessario distinguere tra contesti e contesti di espressione.
Per una questione di stile. Si tratta di esporre ad altri la propria intimità personale e coniugale.
Per una questione di igiene. La biancheria da letto, proprio perché ìntima, ci protegge pure da elementi poco igienici. Ma se noi andiamo così vestiti (o svestiti) fuori dalla camera da letto, allora è più facile che, poi, ci portiamo cose poco igieniche nel letto dove i nostri corpi sono più esposti poiché a volte nudi.
Per una questione di opportunità. Quantunque ci possa piacere vedere una donna mezza nuda o con indumenti trasparenti che dà acqua alle piante sul balcone o si piega per prendere qualcosa oppure a parlare con i vicini di casa … tuttavia non mi sembra opportuno. Esiste la veste da camera ed altri modi di apparire improvvisamente, con decoro e dignità. Ma se l’esibizione è abitudinaria o voluta, allora ritengo che ci sia qualcosa che non va nella persona che ama farsi vedere in abbigliamento poco cònsono.
8 – IL DENARO DEL TURISMO GIUSTIFICA CHIUDERE GLI OCCHI SU IGIENE E DECORO ?
Caro Tito, negli anni Sessanta ho visto nascere il turismo di massa e, anno dopo anno, evolversi in modo ambivalente, con i suoi lati positivi e con quelli negativi. Sono stato molto pure all’estero e non tutti i Paesi chiudono gli occhi o sono permissivi in fatto di decoro e di igiene. Nemmeno con i turisti dalla valùta pregiata!
La nostra italiana è (senza mai generalizzare) prevalentemente una società permessivista-mercantile che tende a chiudere un occhio sul decoro urbano e su altri aspetti che, onestamente, non rispettano la dignità dei luoghi e delle persone che ci abitano. Pur di fare soldi non si vuole infastidire il turista. Come se, con i soldi che il turismo porta, le località non debbano essere rispettate. Persino in delicati siti archeologici!
Ritengo che si chiuda sicuramente un occhio se si permette (come si permette) ai possessori dei cani di inondare di pipì e di pupù animale anche luoghi frequentati dalle persone, specialmente se da bambini e da anziani. Ritengo che si chiuda volontariamente un occhio (o addirittura entrambi) quando di mezzo c’è la recensione sui social e si abbassa l’indice di gradimento di un hotel o di un B&B.
Capisco, è necessario campare, portare avanti senza troppi scossoni una qualsiasi attività commerciale aperta al pubblico. Capisco, è necessario avere sopportazione, al limite della nostra pazienza, altrimenti allontaniamo i clienti. Però, mi chiedo: così facendo non diamo l’immagine di chi è talmente povero o avido che non rinuncia ad una dimostrazione di dignità davanti a chi l’attacca?…
9 – SALUTISSIMI !!!
Caro Tito, avrai notato che questa volta non ti ho scritto una lunga lettera, magnificando quanto di bello ci fosse nei luoghi e negli eventi dove sono stato a San Vito Lo Capo e dintorni. Ed hai notato bene. Non nascondo che uno dei principali motivi è quello riguardante la fastidiosissima presenza delle mosche ovunque fossi andato, ad eccezione di qualche ristorante più rinomato o esclusivo.
Le mosche di San Vito mi hanno innervosito proprio assai e, come ti ho detto sopra, questa volta sono stato contento di tornare a casa. Senza troppe nostalgie.
Confido che su questa lettera possano meditare almeno un po’ e a qualsiasi livello di competenza tutti i responsabili del benessere dei luoghi dove si affollano i turisti, specialmente se a decine di migliaia, grazie pure a molteplici, intelligenti e sudate attrazioni. Ho sempre rispettato il lavoro di tutti, ma penso che pure gli altri debbano rispettare la mia serenità e il mio benessere. La mia salute, in particolare. E se ne scrivo io, altri mille vorrebbero esprimersi e non lo fanno.
Adesso sono ritornato alla mia normale vita. Senza mosche. Avrò altri problemi quotidiani, ma certamente non quello delle mosche. Da questo punto di vista, quella dal 21 al 28 è stata una settimana da incubo. E non vedevo l’ora che terminasse. Finalmente a casa!
Grazie per la gentilezza, Tito, e arrisentirci alla prossima “Lettera n. 263”.
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
Azzurro Infinito, lunedì 30 settembre 2019 ore 19,19 (Le foto sono in parte mie e in parte di persone che me ne hanno autorizzato la pubblicazione. Altre sono state prese dal web).