Caro Tito, voglio dedicare questa “Lettera n. 257” esclusivamente alle due guide russe che ho avuto, assieme al mio gruppo, nel recente viaggio organizzato a Mosca e San Pietroburgo. Queste giovani donne (Ekaterina e Natalia) meritano tutta la mia ammirazione, stima e rispetto per quanto hanno dato alle 23 persone della “spedizione turistica” ma specialmente a me che ho chiesto Loro molte più cose dell’ordinario. Quindi questa “Lettera” è un modo, anche pubblico, di ringraziarLe e di riconoscere la Loro bravura professionale e la Loro grande umanità. Vuole essere, tramite Loro, un tributo di Amore e di Simpatia verso tutto il Popolo russo!
Infatti, la prima settimana di luglio 2019, con tale viaggio organizzato, sono stato, assieme a mia moglie, in Russia (Mosca e San Pietroburgo) per una breve visita orientativa in questo grande Paese, quasi sempre al centro delle cronache quotidiane mondiali. Per me personalmente tale viaggio costituiva un lieto ritorno, poiché c’ero già stato come turista nel maggio 1984 (ben 35 anni fa) in pieno regime comunista sovietico, quando San Pietroburgo era denominata Leningrado. Ma sarà oggetto di altree più particolareggiate“Lettere” la descrizione di come e quanto sia o no cambiata la Russia da quell’isolazionismo da “guerra fredda” finoall’attuale dominazione putin-capitalistica, globalizzata e neo-zarista.
Tuttavia, la più vera ed autentica Russia mi è sembrata sostanzialmente comunque salva, poiché, grazie alla sua profonda Cultura di base, è rimasta inalterata la “grande anima” di questo che rimane tra i popoli più travagliati e più resistenti della Storia. Ed io amo molto le persone ed i popoli sofferenti ma resistenti. Parlo di “popolo” non di regime che spesso sottomette il popolo! Coltivo verso questo Popolo un invincibile culto fraterno e solidale! Pure per questo fin dal primo viaggio del 1984 ho in casa una “matrioska” di legno che mi riporta costantemente con il pensiero al grande popolo russo, al di là di ogni “luogo comune”!
1 – LA MATRIOSKA SIMBOLO DELLA GRANDE ANIMA RUSSA
Caro Tito, sai bene che prediligo il “fattore umano” in ogni luogo e in ogni occasione, poiché è da qui che si parte per capire tutto il resto. Personalmente amo tanto e da sempre ammiro il popolo russo e, in particolare, i suoi scrittori, gli artisti e i suoi eroi (morti e perseguitati per la libertà)che ne rappresentano la “grande anima”. La “matrioska” (emblema della grande madre russa) ne è simbolo più evidente ed originale, benché (pare) sia un’invenzione piuttosto recente.
Infatti, interpretando l’anima del proprio Paese, a idearla è stato, verso la fine del 19° secolo,l’industriale SavvaMamontov(1841-1918) il quale l’ha presentata nell’anno 1900 all’Esposizione mondiale di Parigi, dove la “matrioska” fu premiata e riconosciuta simbolo della tradizione russa per la sua popolarità in tutto il mondo. Da 119 anni, quindi, la “matrioska” rispecchia anche ufficialmente, nella sua semplice ma intensa espressione artistica, la vita e la storia della Russia.Mi chiedo… quale è per l’Italia o per l’Europa un simbolopopolare ben identificativo … tipo matrioska?…
Come è risaputo, la “matrioska” è un insieme di bambole di legno che, bellamente colorate (più o meno allo stesso modo), vengono replicate in scala sempre più ridotta e contenute l’una dentro l’altra fino ad apparire poi una sola. E in questo consiste la sua immensa ed attraente forza simbolica, nell’auto-contenersi l’una nell’altra, come nel ventre di una grande ed unica madre originaria (la Grande Madre Russia) che tutti accoglie, tutto contiene, tutto protegge. Sempre con il sorriso soave e rassicurante.
Curiosità. La matrioska che vedi in queste tre foto (e che è la medesima pur dispiegata a 10 pezzi) è stata dono (mio e di mia moglie) per i gentilissimi coniugi altomolisaniAntonio Arduino e Camilla Iacovone(nostri amici di lunga data) che ieri 27 luglio 2019, a Pescara, hanno celebrato i loro primi 50 anni di matrimonio. Oltre a tale matrioska (25 cm di altezza e 15 di diametro) e alle pergamene di rito (ironiche e scherzose sulla reciproca amorosa sopportazione coniugale e familiare), abbiamo donato Loro pure il grosso volume dell’Autobiografia di Antonio Gesualdo che, edito nell’estate 2017, riporta ben tre pagine sull’Opera e le caratteristiche amicali di Antonio Arduino, prolifico storico e già ineguagliato direttore della Biblioteca comunale e fondatore dei Musei civici di Agnone del Molise, città d’arte e di cultura tra le più pregevoli d’Italia, nonostante il forte e progressivo spopolamento che la contraddistingue da oltre 150 anni.
E’ della brava e bella collega giornalista e fotoreporter Ida Baldassarre di Pescara la emblematica foto che ritrae i felicissimi coniugi Arduino (con la matrioska) sotto il numero 50 dei loro anni di matrimonio (ore 18 circa, sabato 27 luglio 2019 – Ristorante “la Figlia di Attilio” quasi sul lungomare di Pescara).
2 – LA MATRIOSKA SIMBOLO PURE DELL’UNIVERSITA’ DELLE GENERAZIONI ?
La “matrioska” ha molta attinenza con la “grande madre mediterranea” ed anche per tale motivo sto pensando di adottarla come simbolo dell’Università delle Generazioni” poiché ogni singolo pezzo replicato econtenuto nella pancia della matrioska potrebbe corrispondere ad una generazione.
E, a tal proposito, ho saputo dalle cronache giornalistiche che la matrioska più grande del mondo è stata costruita nel 2003 negli Stati Uniti ed è composta da ben 51 pezzi, quanti sono gli Stati di quell’America (50 + 1 Distretto federale)uniti in una sola grande nazione, gli USA appunto.
3 – IL POPOLO RUSSO SOMIGLIA AL POPOLO CALABRESE ?
Caro Tito, umanamente e storicamente parlando, a me sembra che il popolo russo somigli molto al popolo calabrese e viceversa. Tenace, paziente, amante della pace così come della vita semplice e della bellezza, assai religioso … il popolo russo è però sempre stato (come quello calabrese) preda di dominazioni che ne hanno spesso martirizzato l’anima con indegnità sociali ed etiche a volte raccapriccianti. Ma sopravvive, finora, a tutti i suoi aggressori esterni e interni, proprio grande alla sua grande Anima!
Probabilmente c’è da mettere in conto che la sua religiosità profonda è guidata dalla Chiesa cristiano-ortodossa la quale, come quella greca, è, purtroppo, assai legata al Potente di turno. Infatti è, in pratica, una Religione di Stato più che di Popolo. E, come quasi tutte le grandi organizzazioni religiose legate a doppio filo con la politica imperante, la Chiesa russa non sempre garantisce ai suoi fedeli quella neutralità morale, quella indipendenza spirituale e quella purezza comportamentale quali dovrebbe assicurare una qualsiasi religione.
D’altra parte non possiamo dimenticare che il popolo calabrese è stato caratterizzato, per parecchi secoli, da culture (anche religiose) di tipo greco-ortodosse … tanto è che sul suolo di Calabria esistono ancora aree territoriali religiose (come la Locride) dipendenti dai Patriarcati di Costantinopoli (Istambul) e persino dai monaci del Monte Athos in Grecia (come il Santuario di San Giovanni Theristisin Bivongi – RC). E, non a caso, uno dei simboli della Calabria è la piccola chiesetta bizantina denominata “La Cattolica” di Stilo.
Spero che ci possa essere, prima o poi, un qualche studioso o anche uno studente universitario che voglia approfondire questo sottile legame tra Russia e Calabria. Non a caso, il nuovo turismo russo ha una particolare predilezione per la nostra regione. Russia e Calabria, anime gemelle?… E’ da approfondire!
4 – EKATERINA KLYGINA E NATALIA SOKOLOVA
Solitamente, per conoscere un luogo e il suo popolo, durante un viaggio turistico standard, il visitatore può contare quasi esclusivamente sulla guida che, il più delle volte, è donna e risponde(come può o come vuole) alle domande e alle curiosità. Ma è meglio di niente per chi, in così pochi giorni, non ha modo di incontrare e parlare con le persone del luogo (come fortunatamente è capitato a me, a Mosca, nel maggio 1984).
Da quando vado in giro per il mondo, preparo nel miglior modo possibile i miei viaggi. Tuttavia, preferisco sempre parlare con la gente del posto ed anche per questo cerco di “esagerare” ma con tatto (cioè andare oltre il solco, il campo, l’ager, imposto dal crono-programma guidato). Non torno contento se non ho visto di più di ciò che il viaggio organizzato permette e promette.
Devo dire che, questa volta, grazie alla generosità e alla pazienza della guida di Mosca (Ekaterina) e della guida di San Pietroburgo (Natàlia), ho appurato cose che mi necessitavano, anche emotivamente, per completare il quadro di minimo raffronto tra la Russia visitata nel 1984 e la Russia attuale.
5 – CATARI’ LA GIOVANISSIMA GUIDA DI MOSCA
“Mi chiamo Ekaterina, ma i romani mi chiamano Catarì”. Ha esordito così, simpaticamente, la graziosa EkaterinaKlygina(la nostra guida russa parlante italiano) dandoci il benvenuto nella capitale della Russia, appena ci ha presi in consegna all’aeroporto di Mosca nel tardo pomeriggio di lunedì primo luglio 2019, per accompagnarci all’Hotel Vega (28 piani, 4 stelle), uno dei tanti alberghi costruiti appositamente per ospitare i partecipanti ai mondiali di calcio 2018.
Una qualsiasi Nazione, quando realizza grosse strutture ricettive e vari impianti sportivi per accogliere una grande manifestazione sportiva globale (come un mondiale di calcio o un’olimpiade), si trova poi nella necessità di utilizzare al meglio, anche in sèguito,quanto costruito. Così incentiva il turismo ed altri eventi, in modo tale da ammortizzare le enormi spese sostenute. Ma di tutto ciò tratteremo più in là. Adesso è il momento di dirti (con questa lettera n. 257)soltanto delle due nostre belle e brave guide di Mosca e di San Pietroburgo.
Ekaterina, ovvero Catarì, quella di Mosca, sembra una ragazzina delle scuole superiori, corpo minuto e faccino ancora da adolescente. Sicuramente sarà pure laureata ed ha riferito di qualche viaggio in Italia per perfezionare la lingua. Ma quanti anni avrà?… Catarì ci gioca un po’ e fa indovinare a noi … 23 – 25 – 28 – massimo 30. Nessuno ha osato andare oltre, troppo giovane per lo spartiacque dei 30. Fermiamoci a metà, diamole 25 anni, un’età ragionevole, dal momento che non ci vuole dire la sua effettiva età. Ma poco importa. Una persona ha l’età che dimostra. Ragazzina? E ragazzina sia! L’importante è averla avuta brava!
E, comunque,per quanto assai giovane, Catarìparlava un italiano quasi perfetto e con parole molto appropriate. Certamente meglio di un italiano medio. Come ha fatto non so, ma certamente è stata particolarmente abile ad apprendere la nostra lingua, a parlarla bene e a bene comprendere noi sempre pur con le immancabili e volute inflessioni regionali a portata di fraseggio! I romani del gruppo, poi, si fanno sempre riconoscere … aho, mbé, tzeh, ammazza e così via! Taluni non riescono proprio a comportarsi normalmente e pacatamente, nemmeno all’estero!… Che caspita, un po’ di contegno e di dignità nazionale!
6 – IL MINUTO DI SILENZIO PER I 14 MORTI NEL SOMMERGIBILE RUSSO
Caro Tito, per il momento tralascio le visite e gli itinerari effettuati nei tre giorni di Mosca e dintorni, per dirti di alcuni episodi che, a mio parere più importanti, sono andati al di là della vita ordinaria e dei rapporti consueti tra guida e gruppi organizzati di turisti.
Il primo episodio è capitato nel tardo pomeriggio di martedì 2 luglio. Erano appena passate le ore 19 e l’autobus ci stava riportando in albergo per la cena, dopo la quale la guida ci avrebbe condotti (con una spesa extra di 30 euro a persona) in giro per Mosca di notte e, in particolare, allesuggestioni e alle emozioni del grande e monumentale Parco della Vittoria (sulla Collina Poklonnaja) per ricordare tanti fatti storici ivi avvenuti e, in particolare, per rendere omaggio agli oltre 20 milioni di russi morti durante i lunghi anni della seconda guerra mondiale!
Prenotando tale escursione notturna fuori-programma, ho detto a Catarì che amo assai la Russia anche per questi 20 milioni di martiristrappati al seno della Grande Madre Russa …poiché con il loro sangue hanno contribuito notevolmente ad annientare il nazi-fascismo e altre dittature congenite ed alleate, riconquistando per tutti noi quella libertà che le generazioni precedenti avevano molto tristemente persa. Catarì ha mostrato di apprezzare tanto questa mia sensibilità, riconoscenza, gratitudine e solidarietà storica, umana e ideale.
Caso ha poi voluto che, proprio verso le ore 19 (pochi minuti dopo la prenotazione di questa visita alle “fontane di sangue” … una delle caratteristiche più evidenti ed emozionanti di questa immensa piazza-collina-santuario), io mi imbattessi a lèggere, sul mio telefonino, di un fatto assai tragico per la Russia: nelle redazioni internazionali era appena giunta la notizia, diramata direttamente dal Cremlino, che il giorno prima (lunedì 01 luglio) nel mare di Barens (estremo nord della Russia occidentale, al confine con Finlandia e Norvegia) 14 militari russi erano morti nel tentativo di spegnere un incendio divampato dentro un sommergibile, di cui non si rivelava il nome. Probabilmente si trattava di un sommergibile nucleare del tipo AS-12 Losharik. Probabilmente. La cautela è d’obbligo quando si tratta di situazioni militari (e russe, poi!).
Immediatamente dopo averla letta, ho comunicato la notizia a Catarì, la quale non sapeva ancora nulla e l’ha verificata immediatamente sulla stampa russa al suo telefonino. Avuta certezza, ne ha parlato con l’autista. Poi ho chiesto il microfono per dare la notizia al mio gruppo cui ho chiesto un minuto di affettuoso silenzio per queste vittime e di solidarietà a Catarì e all’autista lì presenti. Il gruppo (formato da appena 23 persone provenienti da Roma, Molise e dintorni) ha fatto rispettoso silenzio, rigorosamente, per poi effondersi spontaneamente in un commosso applauso di sincera riconoscenza per quei militari che, in fondo, erano lavoratori e facevano il loro dovere, il loro lavoro. Catarì, visibilmente commossa per il nostro gesto di solidarietà, ci ha ringraziato, anche a nome dell’autista. Certo, non si aspettava tale dimostrazione di affetto!
7 – MA, PER FAVORE, NIENTE PIU’ ARMI E SOLIDARIETA’ AL CARABINIERE UCCISO A ROMA
Comunque sia, è ben noto come e quanto la mia posizione riguardo alle armi (in particolare a quelle militari) sia netta, ferma ed inequivocabile: abolizione totale!… TOTALE ! … TO-TA-LE !!!
Non deve circolare nemmeno una sola “arma bianca” come quella, ad esempio, che due giorni fa a Roma è servita a due drogati ragazzi statunitensi (Elder Finnegan Lee e Cristian Gabriel Natale Hjorth) di uccidere barbaramente e ferocemente con 11 pugnalate il vicebrigadiere dei Carabinieri, Mario Cerciello Rega (campano, 35 anni, originario di Somma Vesuviana, sposato da appena 45 giorni). Che sia un sommergibile nucleare o che sia un pugnale o un coltello … sarà bene per il genere umano non avere armi di alcun genere! Ovviamente ci vorrà molto tempo prima di bonificare adeguatamente le menti, i cuori e gli arsenali statali, criminali e domestici … ma bisogna pur iniziare! E se non ora, quando?!… BANDO ALLE ARMI !!! Pure perché chi possiede armi, prima o poi, le usa, in un modo o in un altro! Il rischio resta comunque assai elevato.
8 – LA CONDIVISIONE DI EKATERINA KLYGINA
Caro Tito, ti voglio inoltre dire di un gesto che ci dice tanto della personalità gentile e generosa di Catarì. A parte che, molto pazientemente, non si è mai sottratta al fuoco incrociato delle persone del gruppo con domande accavallate e spesso un po’ impertinenti, sicuramente tutti ricorderemo Caterì per un suo gesto bello quanto inatteso, significativo quanto commovente. Proprio da “grande anima russa”! E da “grande anima mediterranea”!… specialmente di tipo “partenopea-campana” e meridionale italiana, in genere!…. Molto simile a noi.
E, spesso, sono proprio i piccoli gesti che ci offrono una luce splendente sulla consistenza e sullo spessore di chi li fa.Sì, a volte basta un semplice gesto. Così, Catarì, mercoledì 3 luglio mattina, mentre rientravamo a Mosca in autobus dopo la meravigliosa visita alla città monastica di San Sergio (assai importante per la religione cristiana-ortodossa), ci ha detto: “Voglio condividere con Voi questa focaccia benedetta, che è un soffice dolce tipico di questo luogo sacro. Prendetene un po’ ciascuno!”. Sembrava una sacerdotessa!
Sono 52 anni che viaggio all’estero e non mi era mai capitata una gentilezza del genere! Catarì ci ha lasciato davvero tanto piacevolmente tutti stupìti che abbiamo preso (rispettosamente e delicatamente) solo un pizzichino di quella soffice focaccia e lo abbiamo preso in religioso silenzio, quasi stessimo facendo davvero la “comunione” … poiché di una “comunione” si trattava o almeno della sua evocazione cristiana ma anche universale. E abbiamo spontaneamente applaudito quel gesto gentile e del tutto inatteso che ci ha toccato nel profondo del cuore.
Ecco, davvero, a volte basta un gesto, una semplice gentilezza. E si sa, avremmo ripagato comunque con una buona mancia, alla fine del giro moscovita, la spesa di quella dolce e soffice focaccia. Conoscendo Catarì nei tre giorni di Mosca, sono arci-sicuro e stra-convinto che fosse davvero ed assolutamente spontaneo il suo gesto della “condivisione” di una semplice e saporita focaccia tipica di quel luogo. E quandanche l’avesse fatto, furbescamente ed opportunisticamente, per appesantire la mancia o per suscitare benevole sorpresa … devo dirti, caro Tito, che benvenga, poiché la ragazza ci sa fare e magari lo facessero le altre guide!
Uno del gruppo si è avvicinato, insidiosamente, per dirmi: “Guarda che con la focaccia ci ha voluto ringraziare per il minuto di silenzio fatto per i 14 militari russi morti nel sommergibile”. Può anche darsi. Qualsiasi ne sia stato il motivo ispiratore, resta un gesto assolutamente gentile ed inusuale per una guida turistica. Inoltre, resto convinto che Catarì dona la focaccia a tutti i gruppi che conduce al monastero (lavra) di San Sergio. E’ un suo comportamento professionale e una sua mentalità etica, proprio da “grande e ospitale anima russa”.
9 – LA “POETESSA” EKATERINA KLYGINA E L’OMBRA DI BULAT OKUDZHAVA
Caro Tito, a me ha voluto dire molto di più che agli altri tale (spontaneo o studiato che sia) gesto “Ekateriniano” della “condivisione”. Come vedi questa brava ragazza ha usato pure il termine giusto e grandemente evocativo per noi italiani che, pur facendo gli indisciplinati e persino i burberi e i miscredenti,ci sciogliamo poi davanti ai riti della religione cattolica-cristiana che, in fondo, è la medesima di quella greca-ortodossa “autocefala” in auge da oltre mille anni in Russia.
Ho prima intuìto e poi pensato che in EkaterinaKlygina si nascondesse una vera poetessa. Ma, se scrivesse o no poesie, non le ho chiesto immediatamente dopo il folgorante gesto della “condivisione” della soffice e dolce focaccia appena di ritorno dal Monastero (o Lavra) della Santissima Trinità, dove c’è ed è tanto venerata la tomba di San Sergio. C’è voluto un altro importante particolare rivelatore per spingermi a chiederle se scriveva poesie.
Infatti, nel pomeriggio del medesimo giorno, era prevista una passeggiata sulla turisticamente celebre Via Arbat nell’isola pedonale-commerciale posta al centro di Mosca.
Qui ci sono varie statue in bronzo a grandezza naturale (e forse anche più) di personaggi cari alla Cultura e all’Anima russa.
Una mi ha attratto maggiormente. Un uomo in atto di camminare (con un giornale arrotolato tra braccio sinistro e torace).
Niente di strano se non fosse che tale“statua-uomo” avesse pure l’ombra che la seguiva, ben tracciata in metallo per terra.
Ho chiesto a Catarì chi fosse il personaggio raffigurato in quella statua. “E’ il poeta e cantautore BulatOkudzhava … è il nostro Fabrizio De Andrè!”… ha risposto lieta ed orgogliosa. Sicuramente Catarì amava quel personaggio nato a Mosca da genitori georgiani nel 1924 e morto a Parigi nel 1997, assai celebrato in Russia come in Francia. E, da italiano, mi ha fatto molto piacere che Lei conoscesse così bene Fabrizio De André da metterlo a fianco di BulatOkudzhava.
“Sai, Catarì, mi ha attratto questa statua perché ha dietro di sé la propria ombra e ciò mi ricorda alcuni miei versi scritti quando avevo 15 anni … <<Il sole è scomparso appena sorto, al di là dei cieli dorati, al di là delle sfere potenti. L’infinito l’ha rapito nel suo vortice. Ma tu, ombra, seguimi ancora, non m’abbandonare! >>(Gemme di Giovinezze, 1967, poesia n. 1 della silloge “Tempo d’intime attese” – ndr).
Nel sentire questi versi, Ekaterina ha avuto un piacevole sussulto di sorpresa nel viso e in particolare negli occhi … un sussulto rivelatore appunto, di una sensibilità poetica fuori dal comune. Così le ho chiesto se scrivesse poesie. Mi ha dato una mezza risposta di riservatezza, come se volesse tenere per sé il segreto-non-segreto. Ma io le ho immediatamente promesso “Se mi mandi le tue poesie con il testo russo e la traduzione italiana a fianco, te le pubblico sui siti per i quali scrivo!”. OK mi ha detto. Ci devo sperare?…
Caro Tito, sì, penso che ci posso sperare. Ho fiducia in Catarì! Pubblicheremoinsieme prima possibile i versi di questa giovane poetessa russa, appena li avremo, vero Tito?… Ritengo che ci lavorerà nel lungo inverno moscovita (quando la sua attività di guida o di altro lavoro sarà piuttosto rallentata per il grande freddo russo) e ho fiducia che la nostra prossima primavera italiana avrà come bell’ornamento le “Gemme di EkaterinaKlygina”. Altrimenti – Le ho detto – mi sembra di avere fatto un viaggio a vuoto, questa volta!
Ma lo stupore del nostro gruppo (e mio personale) non era finito qui. Catarì ci stava preparando un’altra piccolissima ma graziosa sorpresa, al saluto finale prima di imbarcarci sul treno per San Pietroburgo.
10 – IL CIOCCOLATINO DELL’ARRIVEDERCI O DELL’ADDIO.
Infatti, sull’autobus che ci portava a una delle monumentali stazioni ferroviarie di Mosca, Catarì è passata per i nostri posti a sedere e ha donato ad ognuno di noi un quadrettino di buon cioccolato russo come augurio di un arrivederci a presto o alla prossima. Alla prossima, in Russia o in Italia, vero Catarì?!?…
Piccola cosa, dirai. Ma se questa piccola cosa la vedi nel contesto generale, ti accorgi che è sempre il gesto gentile che vale. Perché allora non lo fanno le altre guide? … Ne ho avute davvero tante di guide in 52 anni di viaggi, ma … soltanto Catarì emerge su tutte per gentilezza, delicatezza ed umanità! Bravissima!
11 – SUL TAV MOSCA – SAN PIETROBURGO
Come poi ti dirò con più dovizia di particolari, Mosca (sicuramente perché capitale di un grande impero su una moltitudine di Popoli aderenti o “soggiogati”alla Confederazione Russa, già URSS – Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, ma anche punto di riferimento politico-industriale per altre Nazioni) è piena di persone e di etnie tra le più diverse al mondo. Lo avevamo già notato all’Hotel Vega di Mosca (turisti e lavoratori) e lo stavamo notando sul TAV (treno ad alta velocità) Mosca – San Pietroburgo delle 15,30 di giovedì 04 luglio 2019.
Lungo la durata del percorso di quasi 4 ore (circa 634 km, la distanza) abbiamo potuto vedere le campagne di quel particolare territorio russo che si avvicinasempre più al quel prezioso pezzetto di mare Baltico, incastonato tra la Finlandia e le tre Repubbliche ex sovietiche (Estoria-Lettoria-Lituania). Vedendo i tanti volti, le acconciature, gli atteggiamenti di persone e popoli diversi su quelle carrozze ferroviarie, la mia mente (chissà perché?) ha ripensato al “Pantheon” di Roma, dove, per secoli, chiunque provenisse dalle altre parti dell’Impero romano, persino dalle più lontane periferie, avrebbe trovato almeno una “casa” sicura … un “tempio” dove venerare o adorare i propri Dei.
12 – IL PANTHEON DI ROMA COME SIMBOLO DI PACE E RELIGIOSITA’ UNIVERSALE
Più o meno lungo i millenni, il “Pantheon” di Roma ha sempre avuto una propria ed autonoma dignità “internazionale”, sebbene numerosi popoli barbari (che hanno messo a ferro e fuoco, con ripetute predazioni, la Città Eterna) l’hanno usato persino per i loro bivacchi e adesso la usano come cappella privata di re invasori quali sono stati storicamente i Savoia, con il pretesto di un Risorgimento tanto tradito quanto strumentalizzato e mai realizzato.
Ma il “Pantheon” di Roma (“il tempio-casa di tutti gli dei”) è stato concepito per la lungimiranza e l’Universalità, così come l’Impero (specialmente con la lunga Pace di Augusto o Pax Romana, dal 29 a.C al 180 d.C.) ha cercato non soltanto ilmilitarmente “divide ed impera” ma di realizzare il sogno che hanno tutti i veri grandi Imperi … “unire i popoli sotto uniche leggi rispettose di tutti e di ognuno, valorizzare i popoli la cui diversità costituisce una grande occasione di ricchezza e di crescita, e infine non umiliare i popoli conquistati ma amarli e renderli partecipi della propria cittadinanza … addirittura inter pares, tra pari”.Cosa mai accaduta in sèguito per tanti e lunghi secoli!
E l’antica Roma ha cercato di amare i Popoli uniti sotto le sue insegne del SPQR (Senato e Popolo di Roma), tutti accogliendo insieme alle loro Divinità. Sembra un’idea da niente, ma questo dell’accoglienza improntata sulla “Cittadinanza” e la “Pietas” (la più intima considerazione umana) e sulla necessità di dare più forza all’Impero (e quindi più forza a tutti, indistintamente), è stata (nonostante molteplici difetti) la più vera e grande lungimiranza della civiltà romana, cui si ispirano (in vario modo, chi più chi meno) i Poteri del mondo, in particolare gli Stati Uniti d’America (escludendo l’attuale Presidente che tende a respingere) e le grandi Religioni. Ecco pure perché è importante un “Pantheon” in ogni capitale che si rispetti! E’ il primo segno d’Amore lungimirante ed universale.
Sul treno per San Pietroburgo, quel pomeriggio di giovedì 4 luglio (che, guarda caso, è proprio la data del 243° anniversario dell’indipendenza americana, festa nazionale negli USA), ho pensato che l’ITALIA ha accolto tutti, persino i suoi aggressori (barbari e predatori), conquistandoli con la “condivisione” di una grande Civiltà a tutti utile e funzionale, vincitori e vinti.
Ed ecco come è nato nella mia mente e nel mio cuore (sul TAV Mosca-San Pietroburgo) lo slogan che è una dichiarazione d’amore verso tutti. L’Italia vuole la pace con tutti. L’ITALIA VI AMA – ITALY LOVE YOU. Tre brevissime parole per indicare tutto un mondo di valori. A chi fare questa dichiarazione d’amore universale, se non alla prima persona che avrei incontrato, scendendo dal treno? … Alla nostra guida, cioè a Yulia (come indicava il programma di viaggio della settimana russa).
13 – ITALY LOVE YOU – L’ITALIA VI AMA
“Mi chiamo NataliaSokolova e sono la vostra guida nel breve soggiorno a San Pietroburgo. Yulia, la mia collega che Vi era stata assegnata, non è potuta venire e l’agenzia ha chiamato me. Benvenuti a San Pietroburgo!” … ed io che solitamente cerco sempre di stare vicino alle guide, per poter meglio interloquire con loro, le ho detto “Grazie! Italy love you”. Era la prima volta che facevo questa dichiarazione d’amore universale, a nome del mio Paese! … La signora Natalia, in un primo tempo, mi ha guardato un po’ stupìta, forse anche stranìta. Allora ho ripetuto “Italy love you! – L’Italia Vi ama!”… “Ah, grazie!” ha detto con un largo sorriso, assicurandomi di aver ben compreso quella dichiarazione di amore e di amicizia tra il nostro gruppo e lei. Nei tre giorni di San Pietroburgo mi ha confermato che è una bella dichiarazione d’amore universale e che le piaceva sempre di più, al pensarci!
San Pietroburgo (dalle ore locali 19,40 circa di giovedì 04 luglio fino all’imbarco sul Volo Alitalia per Roma delle ore 17 circa di domenica 7 luglio) è stata la città dove ho sperimentato, un po’ ovunque, l’effetto e l’affetto di questa frase “ITALY LOVE YOU”.
Devo dire che da tutti indistintamente è stata ben accettata e gradita. Conservo e custodisco nella mente tutti i piacevoli “flash” dei visi stupiti, poi sorridenti, poi luminosi che “Italy love you” causava, persona dopo persona.
Specialmente i giovani (in particolare le ragazze) si mostravano immediatamente più ricettivi in così tante e varie forme e modi da convincermi che tale saluto d’amore universale può funzionare, quasi ovunque. L’ultimo “Italy love you” l’ho detto alle hostess dell’Alitalia che ci salutavano all’uscita dall’aereo a Roma Fiumicino.
Non so ancora se sarà necessario farne un marchio o soltanto una adeguata campagna pubblicitaria (magari interessando le Istituzioni, come il Ministero degli Affari Esteri, e tutti quegli Enti o associazioni di amicizia bilaterale tra Stati) … però il cuore mi dice e mi induce a darmi da fare perché questo saluto d’amore universale “Italy love you” possa farsi spazio il più possibile nel mondo. In particolare nel turismo, che (come ho scritto nel luglio 1982 sul depliant “Badolato 4 dimensioni”) rafforza la pace nel mondo. Quindi, più turismo più pace nel mondo! E l’Italia intende avere un ruolo rilevante in questo contribuire alla pace nel mondo con la cultura, oltre che con il turismo. Yes, Italy love you!
14 – NATALIA SOKOLOVA L’ELEGANTE E ARISTOCRATICA GUIDA A SAN PIETROBURGO
Rispetto alla giovanissima guida moscovita Catarì (EkaterinaKlygina) che poteva sembrare una figlia del popolo (e come tale, comunque, era assai informale e alla mano e vestiva molto semplicemente), Natalia Sokolova, ben vestita e curata e con un atteggiamento tendente all’aristocratico (ma non all’elites), sembrava uscita dal Palazzo d’Inverno, dalla corte degli Zar. D’altra parte, San Pietroburgo le si addiceva. Mosca è una città cosmopolita, ma San Pietroburgo ha ancora il marchio degli Zar. Anche se, a dire il vero, appena usciti dalla stazione ferroviaria, gli spazi antistanti sembravano affollati, disordinati, caldi e vocianti come a Napoli. Una sensazione non soltanto mia, nel gruppo.
In comune, Catarì e Natalia, avevano un qualche disagio, una ritrosia a parlare della situazione politica e sociale della nuova Russia post-sovietica … segno che c’è ancora timore di trattare determinati temi delicati e sensibili, specialmente con turisti o forestieri ovvero con perfetti sconosciuti come noi. Sotto l’aspetto disincantato del turista può nascondersi una insidia. Meglio non rischiare. Ma di me sento che si sarebbero fidate, avendo qualche altro giorno di dialogo in più.
D’altra parte, si capisce bene, per governare un Paese immenso come la Russia, con un particolare ruolo interno ed estero, chiunque occupi i posti di comando del Cremlino (volente o nolente e con qualsiasi ideologia) è obbligato dai fatti a stare sempre in guardia applicando un controllo serrato e inflessibile.
Non sono da meno gli Stati Uniti d’America, i quali, pur nell’apparente e sbandierata democrazia, sono tenuti ad una severità che può far paura a chi, come noi, in Italia gode di una democrazia fin troppo chiacchierona e anarchica, alquanto corruttrice e corrotta. Una democrazia dal romanesco tema del “volèmosebbene!”. Poi sarà quel che sarà, senza un minimo di lungimiranza, da veri autolesionisti. Meno male che ci salvano gli spaghetti!
Nel caso di Mosca e di San Pietroburgo, è necessario “lèggere” bene la realtà che è sotto gli occhi di tutti e non si può nascondere, in centro città e nelle periferie (per ciò che è dato vedere al turista con itinerari obbligati). Come nel 1984 così nel 2019 … solitamente il volto delle persone è un libro aperto sulla situazione individuale e sociale, così come il loro comportamento per strada, in metropolitana e così via. E’ lì che bisogna affinare quella “intelligenza” … quell’introspezione che ogni turista dovrebbe avere se intende veramente respirare le atmosfere che altrimenti nessun abitante locale ammetterebbe.
Ma ribadisco, caro Tito, su come ho visto io la Russia del luglio 2019 e la Russia sovietica del maggio 1984 … è argomento di altra narrazione in una prossima lettera. Qui, adesso, le protagonistedevono essere e sono le due guide dei nostri tempi attuali.Catarì e Natalia sono diverse proprio come le loro stesse città-metropoli, ma anche come le loro età anagrafiche. Natalia ha abbastanza anni per aver visto, più o meno coscientemente, la caduta dei Soviet e vissuto il difficile passaggio ad un’economia di mercato che ha scatenato improvvisamente appetiti socio-economici a lungo trattenuti.Catarì è più giovane … però, mentre era bambina, ha compreso che era in atto un cambiamento irreversibile nel suo Paese, dovuto più alla globalizzazione che alle ideologie.
15 – NATALIA E’ FIGLIA DELLA RIVOLUZIONE DEI BLUE-JEANS
Ho raccontato a Natalia (che, molto probabilmente, nel 1984 non era ancora nata) dei tempi in cui i giovani russi di entrambi i sessi andavano matti per i pantaloni che noi occidentali indossavamo fin dagli anni Cinquanta e che erano il simbolo stesso della gioventù e della libertà: i blue-jeans. Ricordo che al mercatino di Soverato del venerdì oppure ai mercatini romani di Via Sannio e di Porta Portese, tra gli anni Sessanta e primi Settanta, i blue-jeans venivano venduti a peso!… Poi, se ne appropriò la Moda che li mise in vetrina e li fece pagare a peso d’oro! … ovviamente, snaturandoli !!!
Ma, proprio perché la Moda si appropriò di un oggetto della cultura popolare e operaia, un indumento “povero” tutto sommato, rendendolo ricco e di lusso … il blue-jeans è diventato un simbolo di classe e di lotta studentesca ed operaia, come lo fu, in abbinamento, il maglione contro la cravatta e l’eskimo (tipico giaccone invernale, quasi dozzinale ma comodo) contro il “loden” dei ricchi e dei raffinati. In seguito, un altro capo di abbigliamento entrò nella lotta tra popolo ed elites: le scarpe da ginnastica o da corsa (running) contro le scarpe di cuoio, specie se di stile inglese.
Nella Russia sovietica degli anni 1970-90, all’uscita dagli alberghi, riservati agli occidentali lì in viaggio di lavoro o di turismo, sostavano ragazze in cerca di quei pantaloni blu, di calze, di profumi e di altri prodotti ritenuti “effimeri” che non erano simpatici a quel regime. Pur di averne a singole o a grandi quantità, le giovani donne erano disposte a concedere i loro favori sessuali. Ovviamente, quella non era “prostituzione” ma una tacita “rivolta” di costume e di politica contro il sistema comunista che teneva segregati gli abitanti, specialmente i giovani, e al riparo dalle idee e dagli atteggiamenti delle contestazioni giovanili occidentali.
Probabilmente, attorno a questo grande desiderio di libertà anche nell’abbigliamento e nella solidarietà internazionale tra giovani di quei decenni in rivolta, si è creata la “mafia dei blue-jeans” in occidente così come in Russia (come mi è parso di capire nel maggio 1984 a Mosca). Ma te ne scriverò in una delle prossime lettere. Infatti, come succede in questi casi delle “rivolte” spontanee o degli atteggiamenti giovanili di un mondo nuovo, Poteri extra si appropriano di una tendenza per controllarla e per specularci.
Così, mentre in Occidente la Moda del Potere o il Potere della Moda si impadronì dei capi di abbigliamento dei giovani, in URSSquella che qui potremmo indicare come “la mafia russa” si impadronì della “voglia matta” dei giovani e dei dissidenti di “vestire all’occidentale”. Questo mi sembra di aver capito, nei sei giorni in cui sono stato a San Pietroburgo e a Mosca nel maggio 1984. Te ne riferirò più in là, nei particolari.
Ne ho parlato con Natalia, la quale (dopo tutta la cascata di informazioni che le avevo dato su quella mia specifica esperienza in Russia del 1984) non ha commentato affatto e si è limitata a dire che di questi fatti aveva saputo dalla madre, che apparteneva a quella generazione della rivoluzione dei “blue-jeans” (anche se magari non era una di quelle ragazze che aspettava gli occidentali all’uscita degli alberghi). Caro Tito, tu che vivi in Sicilia, mi inviti a non dimenticareinoti e importanti casi di rivolta giovanile dell’eroica Franca Viola (Alcamo 09 gennaio 1948) negli anni 1965-66 e di Lara Cardella (autrice del libro “Volevo i pantaloni” 1989) nata a Licata il 13 novembre 1969.
16 – IMPORTANZA DELLA RIVOLUZIONE DEI BLUE-JEANS PURE PER LA NUOVA RUSSIA
Caro Tito, sono del parere che farebbe bene alla nostra società globale approfondire quella “rivoluzione dei jeans” che ha unito e continua ad unire tutti i “giovani” del mondo. E con “giovani” intendo dire che il jeans è un capo di abbigliamento che denota una mentalità giovanile e semplice, quasi come lo fu il “saio” per San Francesco d’Assisi … la “rivoluzione della semplicità” e della “libertà” dal potere plutocratico e guerrafondaio (meglio il jeans che la divisa militare, tale e quale il giovane Francesco d’Assisi).
Da quel che so, ritengo che non si sia scritto o parlato e non si parli o scriva abbastanza, anche storicamente e sociologicamente, di quella silenziosa “rivoluzione dell’amore” che ha significato, tra tanto altro, la voglia matta di jeans e di libertà, di pace e di fratellanza dei giovani russi in anni di frenesia mondiale verso le nuove idee che poi hanno effettivamente cambiato il mondo … portandolo verso la globalizzazione e la fraternità globalizzata. Peccato che, come quasi sempre accade nelle rivoluzioni, poi se ne sono impadroniti i cosiddetti “poteri forti”. Tuttavia, resta di quell’esperienza un desiderio ed una volontà giovanile di sentirsi veramente tutti uniti, tutti fratelli, qualsiasi ne sia la razza, la cultura, l’economia, la religione e così via!…
Così, pure per la caduta del comunismo più becero (già ampiamente tradito dalle stesse oligarchie di regìme) è stata assai importante la “rivoluzione dei jeans” effettuata dai giovani russi. E lì, all’uscita degli alberghi, si realizzava un primo vero incontro (tra occidente consumista e Russia sovietica) in nome non tanto del pantalone jeans ma di ciò che significava questo innocente capo di abbigliamento, passaporto per l’amore e per la libertà. Fu un’autentica epopea! Un’epopea che andrebbe raccontata bene, molto bene, vista la valenza storica, sociologica e umana tra generazioni!
17 – NATALIA SOKOLOVA L’ELEGANZA FATTA PERSONA
Nelle tre giornate trascorse a contatto con Natalia Sokolova ho potuto ammirare molto da vicino quella “eleganza fatta persona” e quello “stile” congenito (e forse anche di famiglia) che rendevano questa giovane donna diversa dal contesto, per come davvero uscita dalle fiabe del palazzo reale d’inverno o d’estate della corte zarista, quando capitale di tutte le Russie era San Pietroburgo e non Mosca!
Tuttavia, Natalia, per fisico-filosofia-portamento, starebbe molto bene anche con i blue-jeans. Ma nei tre giorni non ci ha dato la gioia di vederla in pantaloni. Vestita molto bene, con grande cura anche nei particolari, tanto da poter fare la modella (o, appunto, la dama di corte), Natalia aveva un portamento veramente da alto lignaggio. Forse quello della guida non avrebbe dovuto essere il suo posto … non tanto per il lavoro in sé e per sé, dignitosissimo e prezioso per i rapporti internazionali e per l’educazione delle “masse” all’arte e alla bellezza, che San Pietroburgo (in gran parte edificata su progetti di architetti italiani) esalta … quanto per ciò che avrebbe potuto essere e fare di meglio, a più alti livelli. Ma non ci è dato sapere!
Io che le ero sempre assai vicino, quasi gomito a gomito, nei Musei (Hermitage o Impressionisti) come nelle cattedrali o nei monasteri … ho potuto notare come il suo viso si trasfigurava mentre ci indicava un quadro, una scultura, un colonnato, un insieme di bellezze. Doveva amare tanto l’arte e la sua città se riusciva (gruppo dopo gruppo di anonime persone che non avrebbe rivisto mai più) a trasmettere questo suo amore verso le persone con la freschezza e l’incanto della prima volta. Ah, i miracoli della passione civile e culturale! Ah, i miracoli dell’amore per il proprio Paese e per la dignità della propria gente!…
Bastava guardare come Natalia si lasciasse rapire dall’opera d’arte che ci descriveva perché ce ne innamorassimo pure noi! Peccato che quelli del nostro gruppo, in gran parte, preferivano distrarsi o a concentrarsi a fare fotografie con i telefonini piuttosto che seguire da vicino la ”guida-non-guida”.
Natalia mi ricordava la passione che ci metteva il mio professore di “Storia della Critica d’Arte” (al primo anno di Università a Roma 1970-71) nell’immergerci non soltanto nelle Opere degli Artisti ma anche nell’ambiente in cui questi Artisti vivevano … poiché siamo pur sempre figli del nostro ambiente! La passione o la missione di Natalia per l’Arte e la Bellezza, per quanto innata, ha dovuto avere un ispiratore o un’ispiratrice o uno “start” iniziale.
Infatti, uno stile ed un’eleganza, una grazia ed una profondità di pensiero nel descriverci la città e le sue meraviglie non potevano essere soltanto frutto di una “scuola per guide turistiche” … ma di qualcosa d’altro. Ben altro! Ne volevo sapere di più. Perciò, domanda dopo domanda, tenue dialogo dopo tenue dialogo (che il resto del gruppo ascoltava mediante gli auricolari collegati al microfono della guida) sono riuscito a farmi raccontare da Natalia un particolare che può stare alla base di questa sua originale diversità con il contesto.
Non mi ha voluto dire di più, però questa piccola ma essenziale “confidenza” (soavemente fatta scivolare sul mio cuore dalla sua innata riservatezza, quasi sottovoce) mi è bastata per farmi capire l’origine della sua vocazione alle meraviglie, allo stupore continuo e vivificante. Vitale, probabilmente, per chi vive a San Pietroburgo, città meravigliosa ma dal clima per niente mite e ancora racchiusa nel suo mito. L’Arte, volenti o nolenti, aiuta a vivere!… Ancora di più a sopravvivere. Così, ne sono convinto, con la “bellezza obbligatoria” (ambientale-artistica-gastronomica) il popolo italiano è riuscito a sopportare, a vincere moralmente e a sopravvivere abbastanza bene a tutte le dominazioni barbariche dalla caduta dell’Impero romano (476 d. C.) fino agli attuali USA. Una sopravvivenza ben rodata sotto ogni dominatore!
18 – LA NONNA DI NATALIA
Natalia mi ha raccontato che abitava vicino al Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo (allora Leningrado). Sua nonna (non ha voluto specificare se paterna o materna) la conduceva amorevolmente e molto spesso (sicuramente tutte le domeniche) a visitare questo immenso museo che è uno dei più grandi ed importanti del mondo. Così, sotto l’affettuosa guida della nonna, Natalia si è innamorata dell’Arte e della Bellezza, raffinando sempre di più il gusto e la sensibilità dentro e fuori di sé, guadagnandone in stile ed eleganza!
Mi ha particolarmente commosso tale storia delicatissima e amabilissima della nonna che porta la nipotina davanti ai grandi Maestri della Bellezza! Quale grande atto di Amore di una nonna verso la nipotina! Quale e quanta magnifica eredità ed esempio universale?! … Mi ha così profondamente toccato tale narrazione che ho esortato Natalia a scrivere una vicenda tanto originale quanto toccante. “La guida dell’Ermitage” potrebbe esserne il titolo … chi non acquisterebbe un libro così suggestivo che, tra tanto altro, invita ad innamorarsi dell’Arte e dell’Armonia!
Caro Tito, spero con tutto il cuore che questa Storia d’Amore intergenerazionale, che prende nel profondo tutti noi, possa conquistare il mondo e generare numerosissime altre nonne che portino i nipoti ai Musei per educarli alla bellezza, all’eleganza, allo stile e a tutti quei valori di cui il mondo ha sempre più estremo bisogno. Proprio contro ogni tipo di barbarie! L’Arte ne è il più forte ed autentico promemoria, il necessario imperativo, l’indispensabile anelito di vita e di libertà. Di sublime!
E Natalia, con la sua persona delicata e gentile, profonda e ispirata, è un permanente invito al “sublime”! Così l’ho percepita e vista! Grazie Natalia per essere così “sublime” e “immortale”! Poiché noi siamo mortali ma indichiamo nel “sublime” l’invincibile e imperituro ideale della vita e della bellezza. E mentre Mosca è la città del Potere, coniugato in tutte le sue declinazioni anche urbanistiche ed architettoniche, invece San Pietroburgo è una delle città dove abita il sublime!…
E Natalia con il suo sublime mi mancherà molto. Troppo, credimi Tito!… Non c’è valore più avvincente dell’Arte e di chi te la fa capire ed amare in modo così sublime. Natalia è stata sublime sul sublime! Come può non mancarmi, sebbene tornato alle bellezze italiche e mediterranee. Ma lo struggimento di Natalia e della Sua San Pietroburgo è immenso! Pure perché c’è in questa città un pezzo d’Italia … un pezzo delle luminosità italiana … come se gli Zar avessero voluto portare lì, tra le brume baltiche e il gelo del Nord, una parvenza di sole mediterraneo. Quasi come un amoroso specchio di Archimede, per riflettere sul fiume Neva un po’ di Tevere, un po’ di Napoli, un po’ di Laguna, un po’ di quell’Italia ardita sognata e ambìta.
Natalia, però, è un mistero, come “guida turistica”. Forse era talmente innamorata della sua città e delle sue bellezze che ha trovato nel fare da guida la sua principale missione. Posso capirla. Pure io ero tanto innamorato del mio paese … tanto che quando lo descrivevo(persino quando ne ero assai lontano) lasciavo trasparire quell’amore che solitamente contagia e commuove, seduce e avvince chi ascolta. Così Natalia Sokolova!… Quando parla della sua città, il suo volto si trasfigura! La Bellezza declama altra Bellezza!
E Natalia lasciava trasparire davvero tanto amore verso la sua città che non potevo fare a meno di esserne intimamente e piacevolmente toccato. Me ne sono accorto, in particolare, quando ci ha portato (cosa solitamente abbastanza inusuale) a visitare, seppure sommariamente, il cimitero Tchvin nell’ampia area del Monastero di Aleksandr Nevskij (assai caro al popolo russo, sito proprio davanti all’immenso albergo Moskva dove alloggiava il nostro gruppo).
In tale cimitero sono sepolti numerosi grandi personaggi dell’arte e della letteratura russa … come il celeberrimo scrittore Fedor Dostoevskij o come il famosissimo compositore Petr Ilic Caikovskij. In tale cimitero riposa pure l’architetto napoletano Carlo Domenico Rossi (1775-1849) che ha reso ancora più neo-classica di quanto già non lo fosse già la città-capitale di San Pietroburgo che può essere considerata, pure per questo, una città architettonicamente italianissima. Quasi una città del sud Italia! Con tanto tenue sole sulle pareti color pastello, delicato e luminoso nelle giornate senza sole, lì al Grande Nord.
Da come ci raccontava brevemente la loro vita e le loro sofferenze sotto i vari poteri e regini politici, mi accorgevo che Natalia, tra le righe, ci voleva dare una miriade di sensazioni, sentimenti ma anche messaggi di libertà. Caro Tito, questo del cimitero dove riposano i grandi dell’Arte e dell’Anima russa è stato il momento più alto, liricamente e sentimentalmente, più importante moralmente ed eticamente, più stringente umanamente e storicamente di questo mio secondo viaggio da Mamma Russia che con la nostra Italia condivide tante idealità ed aspirazioni, tanti valori e tanti sogni. Così come sono solito chiamare “zia” la Sicilia, sento che posso chiamare “zia” pure la Russia.
18 – ZIA RUSSIA
Per quanto effetto mi hanno fatto e per quanto affetto mi hanno dato e trasmesso, sento cheposso considerare “sorelle” Catarì e Natalia, più che cugine e figlie di zia Russia. Considero Catarì tenero fiore di Mosca e Natalia fulgida gemma di San Pietroburgo. Come le “gemme d’ambra” che portava appesa al collo e alle orecchie. Una, città, questa che è ricolma di fiori, come e più della stessa Mosca, dove puntuale ed attentissima pulizia e splendido decoro urbano sono portati ad un estremo quasi maniacale. Quasi come la incessante e frenetica ricerca dell’assoluto, dopo la ricerca artistica del sublime.
Che dirti, caro Tito?… Cerca di programmare un viaggio in Russia (per quanto breve e per quanto organizzato). Puoi regalare a tua moglie una crociera fluviale da Mosca a San Pietroburgo o viceversa. Non hai qualche romantico anniversario coniugale vicino?… Bene! … Allora comincia a pensare ad unasimile, memorabile e magnifica crociera … camperai di rendita per molto tempo, in sogni, ricordi e fantasie!
E se a Mosca e a San Pietroburgo vuoi una guida tutta per te, sappi che Catarì e Natalia mi hanno dato i loro numeri di cellulare e i loro indirizzi mail. Saranno ben liete di trasmetterti l’entusiasmo e l’amore verso le loro città e, in particolare, verso la Grande Anima Russa!
19 – DAL TURISMO NUOVI AFFETTI FRATERNI ED EFFETTI DI PACE DURATURA
In fondo, caro Tito, il turismo e gli scambi socio-culturali sono utili proprio a questo … a trasmettere affetto e amore, conoscenze e idealità unitarie. Tutto prezioso per la pace nel mondo e per la felicità di noi umani nel contesto del nostro ambiente francescano e serafico di un mondo sempre migliore!
Pure per questo, auspico che le Istituzioni nazionali, internazionali e globali possano incentivare ed allargare sempre di più strumenti di socializzazione, sana aggregazione e di unione mondiale. Si aumenti e si estenda l’esperienza degli scambi studenteschi “Erasmus” (ad esempio), di artisti, musicisti, operatori socio-sanitario e quanto altro possa portare ad una maggiore e reciproca considerazione, amicizia verso una pace sempre più estesa e consolidata nel mondo.
20– SALUTISSIMI
Caro Tito, mio padre (operaio e contadino) amava viaggiare poiché – diceva – a parte le bellezze umane e naturali, se io conosco i miei fratelli oltre-confine non potrò mai e poi mai muovere guerra contro chi stimo ed amo. Quindi, facciamo sì che i viaggi e la conoscenza reciproca siano le vere “armi” del reciproco amore, della vicendevole solidarietà e, in definitiva, dell’Armonia.
Pensiamo, principalmente, a tuo nipote Leonardo e prepariamo per lui e per le future generazioni un mondo ricco di vere sensazioni, emozioni e creatività … così tanto esaltante da diventare l’insostituibile godimento stabile e costante. Un abbraccio quotidiano tra persone e culture è indispensabile per vivere meglio! In Armonia!
Viva Catarì! Viva Natalia! Via zia Russia!
Domenico Lanciano -Azzurro Infinito, domenica 28 luglio 2019 ore 23,55 (le foto sono state prese dal web e in parte sono mie o di altri se indicato espressamente nel testo).