Caro Tito, vista la mia attività applicata sul territorio, lunga ormai una vita, mi ritengo un grande appassionato di Storia, di storie e di memorie, essendo assolutamente sicuro che avere piena coscienza del nostro passato possa essere assai utile per il nostro presente e per le future generazioni. E non è soltanto un modo di dire. Inoltre – cosa importante ed essenziale – sento come una “missione” dare voce alle “Periferie del Regno” e, quindi, alla gente comune anche per controbilanciare almeno un po’ il preponderante presenzialismo del Potere (in tutte le sue sfaccettature) che impone le sue voci e le sue visioni della vita e del mondo. Spesso anche propagandisticamente.
1 – L’IMPORTANZA STRATEGICA DELLA TESTIMONIANZA ESISTENZIALE
Pure per questo mi piace (tanto e da sempre) raccogliere (specialmente nei piccoli paesi come i nostri) testimonianze dirette di chi ha vissuto alcuni rilevanti momenti storici (non soltanto in Badolato, mio paese natìo) assai importanti anche per la nostra Storia nazionale, europea, umana e umanitaria. Così chiedo di raccontarmi esperienze ed emozioni a chiunque si sia reso protagonista di un qualche episodio o di vicende di particolare rilievo sociale.
Per tanto che la considero e l’amo, ho sempre avuto il desiderio che la gente comune (la quale è solitamente quella che la vita se la suda più di altri contribuendo in modo efficace al benessere sociale della comunità o della nazione) restasse nella Storia anche dopo la morte e non rimanesse soltanto una espressione anagrafica oppure un sentimento relegato a famiglia e ad amici.
“Strategiche”, nel contesto di una piccola comunità o di una più estesa società, sono da ritenersi la presenza e l’opera di taluni che hanno avuto l’occasione di entrare nella Cronaca anche internazionale per vicende spesso già più grandi di loro o diventate visibili sotto riflettori momentanei o più duraturi. Ecco, costoro (come Daniela Trapasso e il sindaco di Badolato Gerardo Mannello) dovrebbero avere il diritto-dovere di lasciare per iscritto (a beneficio di tutto l’universo-mondo) ciò che la casualità o l’intenzionalità ha permesso loro di vivere, operando “gesta” fuori dalla normalità o dall’ordinario.
Ricorda, caro Tito, l’intervista che hai effettuato tu stesso proprio a Daniela Trapasso e a Gerardo Mannello, insieme, nell’aprile 2016 e che è possibile riascoltare digitando il seguente link https://www.costajonicaweb.it/badolato-cz-immigrati-in-calabria-tito-lanciano-intervista-daniela-trapasso-e-gerardo-mannello/.
2 – DIARI PERSONALI O STORICI
La Storia di un piccolo paese o di una grande nazione viene maggiormente appresa o meglio ricostruita anche tramite umili mezzi espressivi come i diari scritti da chi ha vissuto una intera vita (come, ad esempio, il meticoloso politico Giulio Andreotti) o per singoli episodi o periodi ai vertici dello Stato e delle Istituzioni. Ma è la vita della gente comune che può dare un senso alla Storia come “chiarosuro” all’opera dei Potenti o come “sapidità” ai fatti altrimenti destinati al buio totale.
Pensiamo, ad esempio, al “Diario di Anna Frank” o a “Le mie prigioni” di Silvio Pellico che valgono come una battaglia vinta sull’oscurantismo criminale o imperialista ma anche come monito perenne con la facoltà ed il privilegio di durare nel tempo.
Ecco, durare nel tempo e il più possibile con significato ed efficacia!… Così sono nati gli Archivi Diaristici come contraltare agli “Archivi di Stato” istituiti per custodire e valorizzare (soltanto) i documenti ufficiale dello Stato ma che a volte concedono spazio o appendici alle testimonianze documentarie delle Comunità territoriali.
Alcuni di tali Archivi sono statali come la raccolta dei Diari di soldati nelle guerre mondiali o di prigionia, ma la stragrande parte sono dovuti ad iniziative private (fondazioni, associazioni, ecc.) come l’Archivio Diaristico Nazionale (www.archioviodiari.org) di Pieve Santo Stafano (in provincia di Arezzo), il primo (anno 1984) e il più importante finora in Italia, fondato da Saverio Tutino.
Da alcuni dei diari sono stati tratti film e libri di successo che hanno influenzato la cultura italiana, ispirandola ad altre “gesta”. Nel 1982 stavo per fare qualcosa del genere (assieme ad una Pinacoteca, ad un Deposito Archeologico, ecc.) nel contesto della Biblioteca Comunale di Badolato … ma sappiamo come è andata. Purtroppo. Ma organizzare culturalmente la Cultura di una Comunità (grande o piccola che sia) resta (per Badolato come per chiunque altri) un imperativo. Pena l’oblio!
3 – L’UNIVERSITA’ DELLE GENERAZIONI
Non è, quindi, affatto un esercizio inutile o semplicemente amatoriale questo di raccogliere testimonianze orali o scritte (anche video-fono-foto, ecc.), rese dagli stessi protagonisti. Infatti, alcune registrazioni fonografiche (da me effettuate a centinaia e centinaia di badolatesi per la tesi di laurea del 1977) o alcuni documenti scritti (a volte di proprio pugno) servono ancora oggi per rileggere pagine storiche e personaggi che hanno avuto un qualche significato non soltanto per la Storia comunitaria di Badolato e dintorni, ma anche per capire epoche passate e trasmetterle alle nuove generazioni.
Nato undicesimo in una famiglia ed in una parentela già di per se stessa assai estesa e numerosa, quella delle “Generazioni” è stata sempre una mia occupazione e preoccupazione, tanto che nell’ottobre 1993 ho avuto l’idea e poi ho fondato ufficialmente (assieme al missionario francescano in Africa Celestino Ciricillo, agli insegnanti Costantino Mastronardi e Giuseppe De Martino) l’associazione culturale “Università delle Generazioni” che pure adesso, dopo ben 26 ininterrotti anni, mantiene ruolo e significato ovunque riesca a lavorare proprio a favore delle presenti e delle future generazioni. E non mancano tentativi di imitazione. Ma per riuscire in tali campi assai impegnativi è necessaria una forte motivazione e tantissimo lavoro, senza cui è impossibile agire utilmente.
4 – DANIELA TRAPASSO EX-DIRETTRICE DEL CIR-CALABRIA
Come per il mio coetaneo e amico d’infanzia Gerardo Mannello (più volte sindaco di Badolato), posso ben dire di conoscere Daniela Trapasso (sopra in una foto del 2005) fin dalla nascita (avvenuta il 13 agosto 1967, a Reggio Calabria, città della madre Maria Antonia Vinci, moglie del carabiniere Luigi, in servizio alla caserma di Badolato e originario di Gimigliano di Catanzaro). Una famiglia splendida la sua (composta anche da Francesca e da Domenico) che si è così tanto bene amalgamata in Badolato Marina, che ha deciso di rimanere definitivamente, godendo sempre di tanta simpatia, meritata stima e immenso affetto.
Ed è tanta la stima, la simpatia e l’affetto fraterno anche da parte mia verso Daniela che le ho voluto dedicare un posto d’onore, con l’intera pagina 233, nel primo volume (copertina rossa) del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (edito in 7 tomi nel 2005-2007). Già la stima era grande prima che Daniela iniziasse a dare il suo lodevolissimo e utilissimo contributo di volontariato a favore dei 470 profughi e dei migranti sbarcati sulle rive di Badolato fin dal 24 agosto 1997.
Ma l’impegno maggiore di Daniela è stato quello di far funzionare bene (come direttrice e in tempi assai difficili e convulsi) il Consiglio Italiano per i Rifugiati dell’intera Calabria dopo lo “sbarco di Natale” di 825 profughi (in prevalenza curdi) della nave Ararat (26 dicembre 1997) che segna, nell’immaginario collettivo, il grande evento iniziatore dell’epoca e dell’epopea degli sbarchi di migranti sulle coste europee. Epoca ed epopea che dura ancora e durerà chissà per quanti altri decenni nel prossimo futuro, pur tra tanti contrasti e polemiche. L’Africa non si può fermare. L’Asia non si può fermare, l’America Latina non si può fermare! La speranza di un mondo migliore non si può fermare!
5 – DANIELA TRAPASSO DA RACCONTARE
Ovviamente, mi sono trovato più volte davanti a Daniela per chiederle di narrarmi episodi, situazioni, emozioni, commenti e prospettive delle massicce migrazioni che diventano sempre più bibliche … tanto da sembrare di essere davanti ad un travaso di interi continenti. Un travaso difficile da gestire e, quindi, persino rivoluzionario … tanto che quello delle migrazioni si sta profilando come la più importante rivoluzione del 21° secolo o una contro-rivoluzione alla globalizzazione dei Paesi ricchi.
Un fenomeno che sta diventando epocale, quasi come lo sbarco del primo uomo sulla luna di cui in questi giorni stiamo celebrando il 50° anniversario. Non a caso sono davvero tanti coloro i quali continuano a criticare i voli spaziali, le cui ingenti risorse potrebbero essere spese, almeno in parte, per riequilibrare il mondo!….Cosicché i barconi dei migranti e le navicelle spaziali sono simboli e facce della stessa medaglia, tra 20° e 21° secolo.
Ho motivo di credere che Daniela Trapasso (oggi docente nelle scuole e, sempre e comunque, impegnata nel sociale) sia stata una delle persone che più da vicino abbia vissuto il tema ed il problema di profughi e migranti. E, quindi, sia una delle persone più capaci e titolate a poter dire, documentare e testimoniare un particolare periodo storico che, vissuto in prima persona, si collega al destino della nostra Calabria (diventata da almeno 40 secoli “terra di accoglienza” e/o “terra di passaggio”, come cantavano “I Figli di Calabria” di Soverato negli anni 70-80 in tempi non sospetti).
Perciò, lascio la parola a Daniela, la quale molto gentilmente mi ha partecipato questo suo scritto, riferito proprio alla descrizione e alle emozioni del primo sbarco di (470) migranti avutosi sulla costa jonica di Badolato il 24 agosto 1997. Ben 22 anni fa.
6 – IL RACCONTO DI DANIELA TRAPASSO SUL 24 AGOSTO 1997
Ero tornata al mio paese per le vacanze estive. In quel periodo vivevo a Roma ma, già da allora, il mio paese mi mancava come può mancare l’acqua ad un uomo assetato nel deserto.
Ricordo ancora il luogo ed il momento preciso: una strada vicino al mare, una sera d’inizio agosto del 1997. “Marco, sento che qualcosa deve cambiare, sento che la mia vita deve avere un senso più grande, ho voglia di conoscere cose e gente nuove, di capire di più, di emozionarmi. Marco, mi piacerebbe davvero poter partire, andare in giro a scoprire il mondo. Caspita, non ho una lira…..come al solito……oh ma perché il mondo non viene da me???”.
Marco era il mio miglior amico dei tempi del liceo: sapeva tutto di me, sapeva leggermi dentro come pochi, sapeva come dirmi le cose e….anche come non dirmele! Quella sera mi guardò negli occhi, fece la solita battuta ma capì che non scherzavo affatto. Marco mi guardò con due occhi come non li avevo mai visti: probabilmente il tono della mia voce non lasciava spazio ad interpretazioni. Quella sera non parlò.
Tornai a casa e cercai di dormire ma fissavo il buio e non riuscivo a togliermi di dosso quel senso di cambiamento che mi bruciava dentro.
Da quella sera trascorsero alcuni giorni, normali, normalissimi con il tarlo che continuava a rodermi dentro.
Fu la sera del 24 agosto che la mia vita cambiò. A distanza di anni sembra assurdo dire che la mia vita sia cambiata quando, in realtà, era la vita di altre persone che cambiava. Ma, a volte, le vite si incrociano, si intrecciano in uno strano gioco del destino e……
Quella sera tutto il paese era in agitazione: “Arrivaru l’albanesi cu na nava!!! chiudimu tutto!” “Nda trovaru nu paru nto cocipana!” (“Sono arrivati gli albanesi con una nave!!! Chiudiamo tutto!” – “Ne hanno trovato due dentro al forno!” ndr)
Erano arrivati gli albanesi? Si erano nascosti nel “cocipana”? La curiosità mi spinse ad uscire di casa. Mi avviai verso il lungomare: era li che vedevo il movimento. Più mi avvicinavo e più vedevo gente che si muoveva freneticamente: chi correva, chi urlava, chi gesticolava. Improvvisamente una scena colpì i miei occhi e da lì, come un pugnale, arrivò dritta al cuore; come in un film senza sonoro non sentivo più il vociare, le urla, le sirene delle ambulanze e delle macchine della polizia. Quello che vidi in quel momento è rimasto impresso come un marchio a fuoco nella mia anima, come quello che si mette sulle carni delle bestie destinate al macello. Davanti ai miei occhi avevo “il quarto stato” che veniva fuori dalla tela, che irrompeva violentemente nel reale inondandola di dolore e disperazione umana. Una folla stanca e sfinita di uomini, donne, bambini ed anziani avanzava lungo la strada trascinandosi a stento e, in testa al triste corteo, due carabinieri segnavano la strada.
Non so dire cosa provai esattamente in quel momento: è stato come un fulmine che, quando colpisce gli occhi, ti lascia accecato per qualche minuto, come una ventata che ti sbatte in faccia una finestra.
Vedevo quelle persone stanche, rassegnate, ferite che camminavano trascinandosi. In quel momento qualcuno mi disse che erano profughi arrivati con una carretta del mare che si era arenata sulla costa di Badolato. Profughi? Carretta del mare arenata? Ma certe cose non si vedono solo in tv? Non sono cose che riguardano le zone guerra? Che ci facevano a Badolato i profughi? E profughi da dove?
Domande e domande si rincorrevano nel mio cervello. Oddio, ma i profughi sono così dal vero? Con queste facce stanche, spaventate, segnate dal dolore? Ed i bambini profughi piangono e strillano proprio come i nostri? La prima reazione che ho avuto è stata quella di scappare: come si fa a reggere davanti a tanto dolore? Poi, arrivata a casa, senza accorgermene ho cominciato ad arrovellarmi nervosamente le mani: non riuscivo a cancellare quelle scene dalla mente. Dovevo fare qualcosa, ma cosa? Telefonai ad un amico e mi disse che tutti i profughi erano stati accompagnati nella scuola di Badolato Marina per organizzare al meglio i primi soccorsi. Di getto raccolsi dei vestiti, delle asciugamani, delle scarpe e mi presentai all’ingresso della scuola. “Chi è lei? Dove deve andare?” mi intimò un poliziotto di guardia al cancello d’ingresso. “Sono una volontaria della Croce Rossa”, mentì orgogliosa di farlo.
Con il mio bottino in mano mi avvicinavo al punto di raccolta mentre il cuore si dimenava sempre più violentemente in gola. Trovai lì tutte le autorità, i veri volontari della Croce Rossa, la Protezione Civile e tanta gente del paese che si era presentata per dare volontariamente una mano. “Cosa posso fare?” chiesi ad una crocerossina. “Tieni, cerca di calmarlo e di cambiarlo” e mi mise in braccio un omino di neanche due anni. Piangeva disperato, aveva fatto la pipì ed era tutto bagnato, il nasino gli colava e gli occhietti erano impastati di lacrime e sabbia. – stop –
7 – DIVENTERA’ UN LIBRO PER TUTTI ?
Caro Tito, come pure tu hai potuto notare, leggendo attentamente, questa pagina è un vero gioiello narrativo ed emotivo. A me è piaciuta davvero assai e sono lieto di parteciparla a te e ai nostri lettori (sperando che la vogliano diffondere al massimo possibile). Continuando così, Daniela Trapasso scriverà un vero capolavoro, ammirato in tutto il mondo. Però, deve ancora scriverlo e speriamo lo faccia presto, compatibilmente con i suoi molteplici impegni (famiglia, lavoro, assessore alla cultura e ai servizi sociali del Comune di Badolato, ecc.). Tifiamo per lei!
Intanto, è bene evidenziare che l’esperienza di accoglienza del Comune di Riace, derivata proprio dal modello Badolato (per stessa ammissione del suo promotore Domenico Lucano), ha già prodotto numerosi libri per raccontarla o analizzarla. Badolato, che è stato il primo iniziatore e più famoso paradigma, ancora non ha una sola pubblicazione a stampa che ne documenti la vicenda e tutto ciò che ne è legato.
Certo ha una montagna di articoli di riviste e giornali cartacei, numerosi docu-film di pregio (tra cui “Il Volo” di Wim Wenders), migliaia di interviste, tante tesi di laurea … ma non ha un solo libro a stampa che, adeguatamente diffuso, ne racconti cronologicamente, storicamente o sociologicamente quanto sia avvenuto a Badolato dal 1997 in poi e cosa ancora sta succedendo riguardo l’accoglienza a profughi e migranti, essendo tuttora operativo il CIR, diretto adesso dall’avv. Antonio Laganà.
Le giovani generazioni e quelle future non hanno ancora alcuno strumento sicuro, garantito, sistematico e completo per poter conoscere e anche capire il primo vero fenomeno italiano d’accoglienza di massa avvenuto in modo originale solo a Badolato (assieme poi a Lampedusa e altre località italiane, greche, spagnole). Penso che la stessa Italia non abbia ancora uno strumento di conoscenza storica affidabile sugli ultimi trenta anni di migrazioni. Un ritardo culturale inaccettabile.
Perciò, sarebbe davvero auspicabile che Daniela Trapasso continui a scrivere queste sue memorie personali di conoscenze diretta e di vissuto anche personale. Sicuramente troverà un importante editore italiano o estero, dal momento che lei personalmente e la storia che racconterà sono già abbastanza note nel mondo. Potrebbe avere molto successo ed ottenere tanti premi.
Così come dovrebbe fare Gerardo Mannello, il sindaco e il personaggio che (oltre ad avere vissuto in prima persona anni ricchi di esperienze uniche e di grande valore etico-umanitario) ha avuto un privilegio storico irripetibile e, quindi, adesso dovrebbe avere e sentire pure lui il diritto-dovere di raccontare.
8– SALUTISSIMI
Caro Tito, molto probabilmente se non mi avesse mandato in esilio, Badolato avrebbe avuto già stampati a libro da parecchi anni i racconti personali e i resoconti storici che il mondo aspetta (poiché quanto è avvenuto non appartiene soltanto a Badolato o alla Calabria).
Ma avrebbe potuto avere un vero e proprio Archivio comunale e una decente e stabile Biblioteca dove conservare gran parte della memoria documentaria di tutti questi avvenimenti che hanno portato Badolato in cima al mondo per qualche tempo (dopo avere avuto nel 1986-88 l’inusitato brivido delle cronache internazionali con la vicenda del “paese in vendita” che è stata come preparatoria alla super-vicenda dell’accoglienza a profughi e a migranti). Ma, come è sua caratteristica frequente, Badolato non riesce purtroppo non soltanto a valorizzare ma nemmeno a trattenere il bello che produce!
Tuttavia, io sono e resto la prova provata che il male fatto a qualcuno si ritorce su tutta la Comunità che, volente o nolente (l’ammetta o no), resta più povera e non all’altezza del ruolo che la Storia ogni tanto assegna a questa Comunità. E con tali libri in giro per il mondo già da parecchio tempo, Badolato avrebbe avuto sicuramente ben altri risvolti positivi per la sua cultura e la sua economia. Ma questi libri non esistono. Mah, è lecito sperare bene, adesso, in un prossimo futuro?!
Alla prossima “Lettera n. 257”. Cordialità, Domenico Lanciano Azzurro Infinito, lunedì 22 luglio 2019 ore 01,44
(Le foto sono state prese dal web)