Caro Tito, sono oltre due mesi ormai che ho già tutto prenotato per andare in Sicilia, a San Vito Lo Capo (assieme a mia moglie e a Francesca una sua amica-sorella) il prossimo settembre (da venerdì 20 a domenica 29) alla 22ma edizione del “Cous Cous Fest”. Una settimana di vero relax, nuove e vecchie amicizie, montagne di sensazioni, attrazioni, divertimento, ottima cucina, splendido mare caraibico, spettacolari dintorni e tanta gioia di vivere (quale leggi sui volti delle persone, in un’atmosfera tanto mediterranea quanto globale).
Però, adesso, vorrei farti un piccolo riassunto della puntata precedente, il Cous Cous Fest 2018, che è stato assai ricco di incontri, riflessioni e, in particolare, della voglia di vita e di pace che ha la gente pur di diverse culture e geografie storiche, specialmente quando si incontra a tavola per placare la fame ma anche per fare amicizia e conoscersi meglio reciprocamente nel benessere etico e, possibilmente, in Armonia. Ad “emozioni unite” (che è stata la parola d’ordine del Cous Cous Fest 2018).
Infatti, sembra proprio che migliaia di persone, provenienti da ogni dove, si diano appuntamento in un luogo magico (come San Vito Lo Capo e dintorni) per averne benessere e ricaricarsi per il resto dell’anno. Come tutte le cose, non la si capisce se non la si vive. Quindi, caro Tito, l’invito è di lasciare per qualche giorno la tua Messina e giungere all’altro angolo della Trinacria per bearti e per conoscere altri aspetti della ineguagliabile casa di “zia Sicilia”.
1 – A CASA DI ZIA SICILIA
Vivendo a Messina, tu sai meglio di me che non c’è quasi alcuna differenza, tutto sommato, persino nel dialetto, con il vivere in Calabria, specialmente da Catanzaro in giù verso Reggio. Anzi, come ti ho scritto l’anno passato, sembra di essere gradito “ospite” a casa di una affettuosa zia materna … zia Sicilia, appunto. Una casa dove è piacevole tornare ogni anno per le vacanze. Questa sensazione di essere a casa di familiari, di parenti o di vecchi amici, non è soltanto mia ma della stragrande maggioranza di chi non manca agli appuntamenti annuali dell’estate e, in particolare, del “Cous Cous Fest” nell’ultima settimana di settembre. Ho incontrato persone che ci vanno fin dalla prima edizione del 1997. Figurati che calamita sa essere la casa di zia Sicilia!
2 – IL PANE CUNZATU
Ti ho già detto del “pane cunzatu” ovvero quel “pane condìto” che ci facevano le nostre mamme o le nostre nonne e che ci piaceva veramente assai. Deliziosissimi sapori ormai quasi persi, almeno da noi (nella nostra parte di Calabria), mentre si possono ritrovare ancora (e alla grande) in numerose località di zia Sicilia, come a San Vito Lo Capo e dintorni (dove il “pane cunzatu” è un culto per cui si fa la fila).
Ma fino agli anni sessanta il nostro “pana cunzatu” si poteva trovare in qualsiasi negozio di alimentari, come, ad esempio, a Catanzaro Lido dove, davanti alla stazione dei treni, c’era una bella e corpulenta signora che a noi studenti preparava un abbondante “pane condìto” che ancora me lo sogno di giorno e di notte!… “Mangiàte mangiàte ché dovete studiare e crescere!” ci diceva ogni volta, con affetto quasi materno, come ad incoraggiarci con il suo panino gigante (di lievito madre) ben farcìto e ben condìto. Una delizia dell’anima prima che degli occhi e del palàto!
La prima fermata obbligatoria, provenendo dal porto di Palermo (cui si approda tra le 6 e le 7 di mattina provenendo da Napoli col traghetto), è un forno che si trova qualche km prima di giungere a San Vito. E’ il primo buon giorno e la prima delizia di “benvenuto!”. Così pure al ritorno … un buon rifornimento di “pane cunzatu” che ci sorreggerà nel viaggio verso casa (quasi a voler far durare qualche ora in più quell’armonia d’infanzia, ritrovata per appena una settimana).
3 – LA SETTIMANA A SAN VITO LO CAPO E DINTORNI
Solitamente sono solito non tornare in un luogo già visitato, a meno che tale luogo mi abbia intrigato in modo particolare. Infatti, ci sono luoghi e luoghi. E per alcuni vale la gioia di tornare. Uno di questi è proprio la Sicilia e, al momento, quella occidentale. San Vito Lo Capo è una cittadina assai fortunata, non soltanto perché ha molte cose belle di suo, ma anche perché ha dei dintorni assai interessanti, da visitare e da vivere.
FDi San Vito ti ho già detto abbondantemente in precedenti corrispondenze. Ma ho un paio di novità che mi sembra utile dirti. La prima riguarda lo spettacolo teatrale di Beppe Grillo, tenuto sul palco vicino alla spiaggia di San Vito la sera del 23 settembre dello scorso anno 2018 nel contesto del “Cous Cous Fest”. La seconda riguarda il ristorante “Da Alfredo” (che io chiamo il “Tempio delle Memorie” antropologiche e sociali oltre che gastronomiche). Lo si trova sulla destra della strada principale di ingresso a San Vito, in contrada Valanga in mezzo ad una lussureggiante vegetazione di un profondo tipico Sud, con qualche venatura di Africa mediterranea.
4 – IL FUTURO DI BEPPE GRILLO
Caro Tito, come gran parte degli italiani, conosciamo l’attore comico Beppe Grillo (nato a Genova il 21 luglio 1948) soltanto per le sue apparizioni televisive. Però, domenica 23 settembre 2018 dalle ore 22 alla mezzanotte, ho avuto l’occasione di seguirlo dal vivo, proprio in prima fila, a pochi metri dalla sua postazione teatrale sul palco al mare di San Vito nello spettacolo “Insomnia, ora dormo!” che ha portato in giro per l’Italia con vero successo.
Lo spazio del pubblico era occupato per tre/quarti, ma c’era comunque una platea di almeno tremila persone su una capienza di circa quattromila (cento in più, cento in meno). In verità, mi aspettavo più affluenza per un personaggio del genere, ma forse Grillo paga l’essere stato il fondatore del “Movimento 5 Stelle”. Solitamente talune persone non sanno distinguere e separare l’arte dalla polemica politica o dal partitismo come succede (ti dirò fra poco) per il ristorante “Da Alfredo”.
Tuttavia, lo spettacolo è stato all’altezza della sua arte, della sua popolarità e della sua lunga esperienza … anche se mi è apparso un po’ affaticato e stanco non soltanto per la sua età (giusto 70 anni nell’estate 2018) ma anche per un bel po’ di sovrappeso e, probabilmente, pure per via dei grattacapi politici di questo ultimo decennio (si è presa una brutta gatta da pelare!). Inoltre, mettono a dura prova chiunque, pure i giovani, i giri d’Italia estivi nello spettacolo (con spostamenti o salti repentini tra luoghi diversi della penisola e delle isole, spesso molto distanti tra loro).
Ho sempre pensato che Beppe Grillo avesse un significativo futuro, anche lontano dal palcoscenico, fin da quando moltissimi anni fa (se ben ricordo era il 1995) ha intrapreso una lotta molto tenace a favore del motore ecologico ad idrogeno nelle automobili e in altri mezzi di trasporto. Nei suoi spettacoli ha sempre fatto “politica” d’avanguardia, in un modo o nell’altro. Quindi, non mi sono affatto meravigliato quando ha dato vita al “Movimento 5 Stelle”. Nella denominazione “Cinque Stelle” era stato … preceduto da una lista civica di Badolato (CZ) negli anni Novanta che poi è diventata amministrazione comunale. Badolato, nel suo piccolo, ha sempre anticipato congerie varie ed eventi avvenuti poi a livello politico nazionale.
Per quel poco che ho visto in televisione e nello spettacolo di San Vito, posso ben affermare che al centro della vita di Beppe Grillo c’è la preoccupazione per un futuro migliore della gente e del pianeta. Infatti, ha dedicato la seconda parte del monologo “Insomnia, ora dormo!” al futuro delle nuove tecnologie sostenibili (sconosciute ai più) ma anche del futuro dei suoi stessi figli e dei giovani più in generale. In pratica negli spettacoli di Beppe Grillo si può ben dire che “mentre ridi impari e pensi” e non è mai banale o finalizzato soltanto alla comicità. Beppe è un pedagogo sociale d’avanguardia (senza dubbio e comunque la si pensi).
5 – DA ALFREDO … IL RISTORANTE DELLE MEMORIE
La settimana in cui stiamo a San Vito Lo Capo, io e mia moglie abitiamo nelle graziose case-vacanza “Residence Tre Stelle” dell’ormai mitico amico siculo-napoletano Gennaro Esposito (ex maresciallo-manager dell’Aeronautica militare all’aeroporto trapanese di Birgi) e della gentilissima moglie Donatella Pipitone, che ci consigliano e ci fanno risparmiare nel loro circuito di conoscenze ed amicizie (negozi, ristoranti, mini-crociere verso la Riserva dello Zingaro, i Faraglioni di Scopello, le isole Egadi, ecc.). Ti trascrivo i numeri di cellulare e la mail di Gennaro, sperando che, principalmente con il suo aiuto, quando sarai a San Vito, tu voglia bearti delle bellezze di questa generosa parte di Sicilia: tel. 338-5918465 e 342-7105848 (gennarotp1@gmail.com).
E su indicazione di Gennaro, il 28 settembre 2018, siamo andati a pranzare al ristorante “Da Alfredo” un po’ fuori città (2 km circa) in mezzo ad un pietroso ma fertile campo di uliveti e frutteti, con una caratteristica: mi è sembrato di entrare in una Casa privata, no, anzi, un vero e proprio “Tempio delle Memorie”, il cui “sacerdote” è Alfredo Vultaggio, il fondatore di questa nota e originale attività di ristorazione. E sono fortunati quei clienti che avranno la possibilità e l’onore di avere seduto al loro tavolo (come abbiamo avuto noi) il sig. Alfredo in persona che narra, come un novello Oméro, le sue gesta di navigazione, le sue convinzioni socio-politiche e la sua arte di Maestro della cucina tradizionale locale ma anche internazionale ed inter-etnica. Infatti è stato per lungo tempo “cuoco di bordo” di svariati tipi di nave ed ha girato il mondo, molto più di Ulisse.
Mia moglie ed io abbiamo ammirato molto l’abilità di affabulatore del sig. Alfredo e la simpatia che ispira, specialmente quando parla del suo amore per il mare e ne decanta i prodotti che egli sa cucinare come pochi altri. Non a caso la sua cucina è specializzata nel pesce (solo fresco e garantito) e nella tradizione eno-gastronomica del territorio. Aveva ragione Gennaro quando mi ha detto “Mimmo, vai da Alfredo. Vedrai, è un personaggio interessante e ti piacerà parlare con lui. Conoscendoti, ne potrai fare un bell’articolo!”
In somma, il ristorante sembra un tutt’uno con il suo “sacerdote” Alfredo, il quale ci ha insegnato, nel breve tempo di un pranzo, tante di quelle cose (inerenti il cibo, come nutrimento soprattutto dell’anima) quale mai alcun maestro ci aveva comunicato, quasi come se dovessimo continuare la sua Opera realizzata a nutrire la mente prima che il corpo. E’ stato così accattivante il suo raccontare (proprio come se fosse un piccolo ma estasiante Omèro) che siamo andati via assai malvolentieri e soltanto perché era in chiusura il ristorante, giunto ormai al pomeriggio inoltrato soltanto con noi due che lo incalzavamo nella sua eloquenza e nelle sue memorie.
Peccato infatti dover andare via, anche da San Vito proprio il giorno seguente. E sicuramente Alfredo, ritornandoci, avrebbe voluto raccontarci tanto altro. Non ho potuto fare altro che raccomandare al sig. Alfredo di scrivere qualcosa di tutte le sue così interessanti memorie. E, ancor di più, mi sono raccomandato ai figli e alla moglie nel sollecitarlo a scrivere questa indicibile eredità di “maestro e lupo di mare, di gastronomia e di vita”. Quante biblioteche potenziali di esperienza e meraviglie si pèrdono proprio perché non si scrivono! Quanta cultura si perde definitivamente alla morte di un anziano! Non si può fare qualcosa per evitare che sia vana la vita di una persona che avrebbe tanto da darci in eredità sapienziale?…
Come sai, Tito, da sempre tendo e tento di realizzare una specie di “Letteratura della gente comune” spingendo le persone a darsi più voce da sole. Certo ci vorrebbe tutta una struttura di sostegno socio-culturale a tali persone. Ma, in attesa di questa, è sempre bene ed utile che le persone (specie “gli eroi del quotidiano” come è il ristoratore Alfredo Vultaggio di San Vito Lo Capo) lascino traccia scritta di sé poiché soltanto i documenti scritti (come narrazioni, diari e autobiografie) rendono onore e giustizia esistenziale a chi non si è risparmiato nel suo vivere, specialmente per realizzare un sogno sognato fin da bambino.
Sono sempre affascinanti quei personaggi che dicono di avere avuto dei sogni che hanno guidato la propria esistenza nel realizzarli. Uno di questi personaggi è proprio il maestro Alfredo Vultaggio, il quale fin da bambino ha coltivato il suo grande sogno di realizzare un ristorante alla sua maniera. Così ha fatto il navigante per decenni, per accumulare quel gruzzolo allo scopo di realizzare il suo sogno. Così, con i sudatissimi e “salati” risparmi ha realizzato il sogno della sua vita … un ristorante specializzato nei prodotti del suo mare e della sua terra. E va fiero di questa sua Opera, costata una vita di sacrifici lontano dalla sua famiglia e dalla sua terra.
Un’Opera di cui va fiero (ed ha pienamente ragione) così come va fiero di avere avuto ai suoi tavoli personaggi di un certo calibro, sia abituali frequentatori come il pluri-premiato scienziato Antonino Zichichi (quando va in vacanza a San Vito, dove ha una villa) e sia personaggi di passaggio come il politico di lungo corso e pluri-ministro Massimo D’Alema, il capo-politico e pluri-ministro Gianfranco Fini e altri (più o meno noti) che viaggiano in quel territorio per politica, affari, turismo oppure per fare incontri o spettacoli.
Attratti dalla fama del suo locale, vede passare ancora molti di questi personaggi, alcuni dei quali stima e altri no (come ognuno di noi, d’altra parte) … ma tutti hanno diritto al miglior trattamento possibile, varcata la soglia del suo Tempio. Alfredo intende stupire chiunque con la sua cucina ma anche con la sua considerazione ed affabulazione (però soltanto con chi vuole stare al gioco della narrazione). Alfredo Vultaggio ha un piglio epico e, ascoltandolo, ci rendiamo maggiormente conto di come la vera “Letteratura” sia nata dai naviganti e dai viaggiatori (che avevano voglia di raccontare le avventure e le nuove conoscenze) o dai guerrieri (che con la narrazione avevano bisogno di esorcizzare le uccisioni ed il sangue versato tramutando questo crimine in epopea poiché soltanto così puoi, caso mai, accettare un assassinio o una strage o un crimine di guerra).
E viaggiatori, naviganti e guerrieri spesso tramutano in “mito” taluni fatti, personaggi o luoghi, poiché soltanto il “mito” trasfigura l’esistente e lo rende accettabile, specie se già passato. Spesso il “mito” è tale poiché si preferisce non conoscere a fondo il personaggio mitizzato. Infatti, il “mito” è una sorta di “limbo” dove il mitizzato staziona in attesa di essere mandato all’inferno o al paradiso. Finché resta nel mito e nel limbo (territorio di tutti e di nessuno, quasi una zona franca) il personaggio diventa inattaccabile e, spesso, persino santificato da taluni o indiavolato da altri ma invulnerabile. E dotato di immunità proprio come i nostri parlamentari o altri intoccabili.
E uno dei miti di Alfredo (lo rivela unicamente a chi ritiene intelligente da capirlo bene) è la buonanima di Benito, sì, il Duce Mussolini. Non è il solo, per la verità, ad ammirare il Duce, così come al giorno d’oggi per grandi masse si stanno materializzando miti a lui molto somiglianti ma operativamente e potenzialmente più pericolosi.
Alfredo stesso e la sua famiglia ci restano male e ne soffrono quando sono dinanzi ad una incomprensione sociale per via di questo mito soffusamente palesato da Alfredo. Un mito da ritenersi innocente, come la sua anima di viaggiatore di lungo corso e di sognatore di un mondo migliore. Chi non sogna un mondo migliore?… Ci sappiamo distinguere soltanto per il metodo, ma la base è sempre la stessa!… E Alfredo parte già da una buona base che è quella del benessere psico-fisico quale il nutrimento della sua gastronomia tende ad assicurare. La tavola come punto di incontro di ogni tipo di umanità, persino la più distante e sconcertante. A tavola siamo (quasi) tutti uguali. E’ il vero e solo “tribunale” dove potrebbe essere scritto “La fame è uguale per tutti”!… E Alfredo sfama e nutre ma secondo il desiderio di ognuno. Personalizza la soluzione del problema. Perché possiamo essere diversi nel gusto ma siamo uguali quando lo stomaco è vuoto… sia nella ricchezza che nella povertà o nella miseria più nera. AH, lo stomaco vuoto!…
Purtroppo, recentemente il suo ristorante è andato sulle cronache nazionali, per via di questo affettuoso vezzo del sig. Alfredo, il quale ama evidenziare alle pareti dell’ingresso numerose foto di diversa natura, tra cui alcune raffiguranti l’effige del Duce Benito Mussolini dando così (ingiustamente, però) l’impressione di essere un suo devoto assertore mentre invece, quando ne ha parlato a noi, mi è sembrato di capire che si attiene alle incontestabili realizzazioni sociali fatte da quel governo nel ventennio, senza farne alcuna apologia. E’ come parlare di ciò che hanno realizzato altri governi come nel regime democristiano, berlusconiano o sinistrorso.
E mi dispiace che il suo ristorante abbia subìto alcune inutili polemiche e persino intolleranze e boicottaggi da taluni che probabilmente non hanno capito che quel locale è da considerare una Casa o un Tempio delle Memorie, del passato e del presente, compresa la sua vita personale di giramondo ma anche di fedele figlio di questa Terra, sua unica devozione. Intravedere nell’effige di Mussolini (affiancato peraltro accanto alle foto della nazionale di calcio, di familiari, amici o di clienti famosi) una dichiarazione addirittura di “fascismo” … può pure significare che una parte (piccola o grande che sia) della società italiana ha ancora i nervi scoperti e non sa distinguere l’apologia dalla memoria.
Quando faremo pace con noi stessi, con gli altri e con la nostra storia passata?… Quando finiremo di vedere fantasmi là dove non ci sono?… A questo punto ritengo che il “Ristorante Da Alfredo” può fungere persino da utile “cartina di tornasole” o da paradigma di democraticità e di intelligenza per ogni persona che entra in questo originale “Pantheon” della Memoria o delle Memorie familiari e storiche.
L’effige del Duce e la sua pur pacata memoria può diventare ovunque sia (dal Foro Italico al ristorante di Alfredo a San Vito) un misuratore di pressione sanguigna e di tolleranza, di verità storica e di sensibilità umana, storica e addirittura politica vera o faziosa. Insomma, quando siamo posti dinanzi ad un simbolo, perdere la testa può qualificarci come intolleranti, mentre è dalla Storia (quella con la S maiuscola), quella effettivamente conosciuta e “digerita” (è proprio il caso di dire) che dobbiamo trarre i più giusti insegnamenti per non ripetere errori ed orrori.
Si pensi all’asservimento del Sud-colonia da parte del Nord Italia egemone e conquistatore, con la “malaunità” del 1860 (quando non si è andati per il sottile con le stragi, il genocidio e persino l’annientamento socio-culturale). Si pensi alla Storia di Auschwitz o di un “nazismo ecclesiastico” durato ben 5 secoli con l’Inquisizione cattolica. Il panorama deve essere completo e non si può decontestualizzare. Si tratta di maturità personale e storica. Fermarsi ai simboli può significare che non abbiamo tratto alcun giovamento dalla Storia (sempre quella con la S maiuscola). Bisogna andare nel profondo più profondo!
Intanto, bisogna precisare che tutti i componenti la famiglia Vultaggio (compreso lo stesso Alfredo) sono nati dopo la seconda guerra mondiale, a fascismo finito e fallito. Poi, bisogna precisare che ognuno di questi componenti ha una propria convinzione politico-elettorale (come mi ha assicurato uno dei figli). E il piccolo monumento all’elmetto e al gladio nel giardino del ristorante?… C’è chi ha nel proprio giardino una Madonnina o una statua di Bacco o di altro personaggio della mitologia passate e presente … ecco, quella simbologia appartiene ormai ad un personaggio della mitologia storica, come può essere ormai pure Napoleone. Non ha tutti i torti la famiglia Vultaggio. Infatti, girando per ristoranti, bar, alberghi e altri luoghi pubblici di tutto il mondo, ho trovato molto di più che la semplice simpatia per un personaggio storico mai conosciuto dagli interessati!…
In altre parti d’Italia e all’estero c’è, a volte, molto più di una “apologia” o di “fanatismo” eppure ciò, nella tolleranza democratica, non desta nessuno scandalo o alcuna preclusione né c’è qualcuno che non entra in quel locale pubblico perché c’è un’effige non gradita come (accade sempre più spesso) il crocefisso. Ognuno ha i propri simboli di riferimento e non mi impressiona e non mi spaventa più di tanto la foto dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria all’ingresso di un albergo di quell’Alto Adige che non mi disgusta affatto chiamare “Sud Tirol” (siamo o non siamo tutti europeo?!). Mi fa impressione e mi spaventa di più la faziosità fondamentalista, l’ignoranza storica e la violenza razzista (anche politica ma razzista)!
Le effigi di Lenin, Stalin, Che Guevara, Mao ecc. (e a volte persino di Hitler) troneggiano ancora un po’ ovunque senza più destare alcuna reazione contrastante. Perché dovrebbe infastidire un impettito Duce che ha fatto la sua storia anche se purtroppo anche la nostra?… Infatti, un simbolo o una effige (se la vediamo dal lato giusto) ci devono essere più di monito che di fastidio. E’ pur sempre meglio capire il perché c’è quella effige e non contrastarla.
Il contrasto è sempre psicologicamente controproducente! L’Italia ha avuto di peggio nel corso dei suoi tremila anni di traversie storiche!…. Ma siccome ogni generazione è ignorante in merito ed ogni folla quasi che si esalta e segue il primo galletto che passa … ecco che, sfruttando il lato debole degli italiani, la dittatura è sempre in agguato nel nostro Paese, gira e rigira con corsi e ricorsi storici. E’ necessario vaccinarsi alla democrazia contro i rigurgiti storici più dannosi! E, in particolare, è indispensabile informare e formare le nuove generazioni perché non vadano incontro alle guerre e alle catastrofi.
Il maestro Alfredo Vultaggio (piccolo e grande Omèro) è e resta comunque, come e più di tanti altri anziani uomini vissuti, un prezioso testimone, un archivio vivente ed una ricchissima biblioteca. Come nel riferirci del famoso scienziato Zichichi il quale (nato a Trapani nel 1929) ha una villa sulle alture di San Vito Lo Capo ed è stato e continua ad essere un assiduo frequentatore del ristorante del sig. Alfredo. Questi ci ha mostrato il suo tavolo preferito e ci ha raccontato parecchi aneddoti su questo grande personaggio della scienza ma anche della televisione. Tra tante altre attività utili alla Scienza e alla Pace, il prof. Antonino Zichichi ha fondato nella vicina e stupenda Erice (posta su un monte-altopiano, panoramico su tutto il trapanese) il “Centro di cultura scientifica Ettore Majorana” di cui ti racconterò fra poco, più sotto, al paragrafo 7.
L’atmosfera del ristorante “Da Afredo” è prettamente familiare come molti suoi prodotti, preparanti con metodo prettamente casalingo dalla moglie. Alfredo, come accennato, è un ottimo affabulatore e sa intrattenere gli ospiti che gradiscono la sua presenza e le sue narrazioni. Noi (che siamo entrati nel suo locale proprio per conoscere tale personaggio) abbiamo avuto la fortuna di ascoltarlo durante il pranzo, ma anche dopo. A tratti si è pure seduto al nostro tavolo ed ha brindato con noi alla felicità dei Popoli, di tutti indistintamente.
E lo avremmo ascoltato ancora chissà per quante ore ancora, tanto era interessante e piacevole il suo dire! … Ci parlava della sua vita errante per lavoro e dei prodotti del mare di San Vito su cui è basata la sua cucina (ben apprezzata da oltre 30 anni quasi concordemente da tutti). Vale la gioia di andare a mangiare da Alfredo poiché (per quanta ne sappia) è uno dei ristoranti più storici ed interessanti esistenti a San Vito Lo Capo, località turistica dove sarà bene distinguere i ristoratori che hanno una vera e duratura tradizione e quelli che aprono soltanto d’estate, spesso con personale occasionale o “mercenario”. E’ necessario informarsi dove creano gli artisti della cucina! E Alfredo è il capo-scuola di una generazione di artisti della eno-gastronomia locale. Tenersi lontani da improvvisati o da chi vuole fare subito lauti guadagni!
Alfredo ci ha presentato, uno per uno, i componenti la sua meravigliosa e affiatata famiglia. I giovani figli sono fieri dei propri genitori e dei loro sacrifici. E sono ben consci di ereditare non soltanto la loro arte culinaria ma anche il loro esempio etico e la loro ben rodata arte di stare al mondo. Caro Tito, una puntatina da Alfredo è d’obbligo per chi va a San Vito e tanto più è d’obbligo per i miei amici che, come te, saranno amici di Alfredo.
Puoi contattare in particolare il figlio Francesco Paolo (proprietario del ristorante) sia al cellulare (349-5853160) sia al fisso del ristorante (0923-972366) o via mail (vulta82@libero.it). Vedrai che “Da Alfredo” ti nutrirai non solo di cibo ma di tantissime altre squisitezze e, forse, andrai via addirittura un po’ frastornato per tanta ricchezza di gusto, di familiarità, persino di affetto…. sicuramente più ricco di quando sarai entrato. Intanto, visita il sito (www.ristorantealfredosanvito.it).
Inoltre, per sapere qualcosa di più sulle curiosità di questo ristorante “Da Alfredo” (dove – ti assicuro – si mangia bene ed il servizio è oltremodo generoso ed originale) ti trascrivo qui di seguito l’articolo firmato il 24 luglio 2018 da un altro testimone oculare, il giornalista de “la Repubblica” Paolo Berizzi. Leggi però con intelligenza e “cum grano salis” (con un pizzico di sale, cioè di sapienza e saggezza). Ma anche con divertimento e leggerezza, senza alcuna drammaturgia! Sai, alcuni giornalisti … vanno troppo sull’esagerato e sul sensazionale!
6 – A CENA CON IL DUCE, IL RISTORANTE FASCIO-NOSTALGICO (la Repubblica)
Caro Tito, puoi leggere qui di sèguito l’ironica narrazione oppure digita questo link per gustarlo in originale (https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/07/24/a-cena-col-duce-il-ristorante-fascio-nostalgico18.html). AVVERTENZE – La lettura e la degustazione di questo articolo sono consigliate unicamente alle persone intelligenti, non certo a coloro che soffrono di faziosità, rigidezze mentali e patologie simili. E’ gradito almeno un po’ di sorriso. Ma anche un po’ di accorta leggerezza.
A cena col Duce, il ristorante fascio-nostalgico di Paolo Berizzi – quotidiano “la Repubblica” del 24 luglio 2018
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/07/24/a-cena-col-duce-il-ristorante-fascio-nostalgico18.html
Il conto, grazie. E con la ricevuta arriva il biglietto da visita: l’immagine di Benito Mussolini, divisa e elmetto, accanto alla spiaggia bianca e al mare cristallino. Benvenuti al ristorante ” Alfredo” a San Vito Lo Capo, provincia di Trapani. A tavola ognuno ha i suoi gusti, si sa: qui le specialità sono cucina sicula a base di pesce fresco e nostalgia di quando “c’era lui”, il duce. Che in questo caso non è affatto una trovata pubblicitaria ma la rappresentazione delle idee politiche dei titolari: in primis Alfredo Vultaggio, il patron che ha aperto il ristorante nel ‘90 e che gira ai tavoli mentre la moglie cucina e prepara ogni giorno la pasta fresca. E poi il figlio Salvatore. «In famiglia abbiamo tutti le stesse idee — dice a “Repubblica” — Ma ormai non si capisce più che cos’è la destra e cos’è la sinistra. Pensi che alle ultime elezioni io ho votato M5S. Dopo Giorgio Almirante di politici seri non ce ne sono più…».
Una masseria di fine ‘ 800 immersa nel verde degli ulivi e delle palme nane tipiche della macchia mediterranea. Siamo in contrada Valanga, a un chilometro dal paese e dalle spiagge più rinomate di Sicilia. “Alfredo” è un’insegna molto nota, tra i ristoranti più apprezzati di San Vito Lo Capo. Ma basta farsi un giro su TripAdvisor per rendersi conto che, se pochissimi si sono lamentati di come hanno mangiato, più d’uno non ha gradito l’esibizione di busti e immagini di Mussolini, e per questo ha sconsigliato vivamente di andarci. Non solo il duce troneggia su altarini e fotografie appese alle pareti, ma il suo volto è stampato persino sui biglietti da visita. Un particolare che rende “Alfredo” uno dei casi più curiosi tra le decine (sì, sono decine) di ristoranti e (dunque) locali pubblici che in Italia — da Nord a Sud — fanno sfoggio di simboli e fotografie che rimandano e inneggiano al fascismo.
« Fuori prima c’era il busto di ” lui” in marmo — dice Salvatore Vultaggio — Adesso mio padre l’ha messo in casa sua » . Perché? « Perché qualche problemino in effetti l’abbiamo avuto. A qualcuno non fa piacere, ma mio padre è fatto così». Chiediamo al titolare del ristorante se non pensa che sia una scelta un po’ inopportuna quella di stampare la faccia del duce persino sui biglietti da visita del locale. Lui minimizza: «Non li diamo a tutti, li diamo solo a chi vogliamo noi». Non si capisce bene che cosa voglia dire. Senz’altro ci saranno clienti più ” fidelizzati” di altri, ma un biglietto da visita quello è.
C’è chi su TripAdvisor è stato lapidario — « Appena entrati abbiamo fatto immediatamente dietrofront inseguiti dalle ingiurie di Alfredo, non posso giudicare il cibo ma l’esperienza è sufficiente a sconsigliare una visita » — e chi, come Simona A., ha dato un «10 e lode a Alfredo e alla sua simpatia nostalgica…». C’è stato un tempo in cui “Alfredo” stravedeva per Fini: nel ristorante campeggiava una gigantografia che lo ritraeva con l’ex segretario di An. Ma dopo la scissione da Berlusconi il ristoratore, deluso, ha strappato la foto. Sul sito del locale ospitato nel vecchio casolare sulle colline di San Vito sono descritti i piatti tipici ed è spiegato che vengono serviti in un ambiente rustico arredato con carretti, pupi e attrezzi contadini. Nessun cenno ovviamente a Mussolini e al fascismo. Quello lo scopri solo se vai a cena. «Siamo pur sempre un locale pubblico», sorride Salvatore Vultaggio. « Ma io gliel’ho detto, ho votato 5 stelle».
Nelle foto: A destra, Alfredo Vultaggio, patron del ristorante che porta il suo nome a San Vito Lo Capo.
Sopra, il biglietto da visita del ristorante con l’effigie del Duce.
“In famiglia abbiamo tutti le stesse idee” dice il figlio Salvatore – stop –
(https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/07/24/a-cena-col-duce-il-ristorante-fascio-nostalgico18.html)
7 – ERICE E SAN VITO LO CAPO LUOGHI PER LA PACE
Caro Tito, perché mai dovrebbe piacermi questa parte della provincia di Trapani che, pur tanto incantevole, è spesso insanguinata dalla mafia anche perché adiacente alla nefasta strage di Capaci e alla tragica Palermo dei corleonesi? … Mi piace questa parte di Sicilia oltre che per la sua bellezza e piacevolezza, specialmente perché questa terra ha tentato e tenta ancora (nonostante tutto) di essere un luogo di pace e di amicizia tra le genti e i popoli di ogni parte del mondo e di ogni tipo di cultura. E’ la stessa e più antica vocazione della Sicilia quella di essere positivo intreccio di genti e, nonostante tutto, utile crogiuolo di conoscenze e speranze! Specialmente davanti alla medesima “mensa condivisa”!!!… E alla musica!!!…
E dal 1963, proprio nel borgo di Erice (a pochi chilometri da Trapani e da San Vito Lo Capo), in piena guerra fredda tra i blocchi occidentali capitalisti (dominati dagli Stati Uniti) e i blocchi orientali comunisti (dominati da Unione Sovietica e Cina), il già citato benemerito trapanese prof. Antonino Zichichi ha fatto dialogare permanentemente e in operoso silenzio queste opposte Potenze nucleari (sempre intente a polemizzare e pronte allo scontro diretto e alla terza guerra mondiale).
Infatti, il prof. Zichichi aveva fondato nel 1962 a Ginevra (portandolo poi ad Erice nel 1963) il “Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana – EMFCSC” che ha realizzato iniziative strepitose per contribuire ad una Scienza di Pace, chiamando a raccolta centinaia di scienziati internazionali e interblocchi (tra cui decine e decine di Premi Nobel) ma anche politici di ogni parte del mondo per discutere anche delle 63 principali emergenze planetarie (di cui l’uomo comune o “homo televisivus” non ne sa proprio niente, a parte l’effetto serra, il buco nell’ozono e i cambiamenti climatici che si palesano con violenza nei nostri territori). A Erice è andato pure Papa Giovanni Paolo II sabato 8 maggio 1993 per un incontro tra Fede e Scienza.
A sostegno di questi studi strategici per la vita del nostro Pianeta e per l’intera Umanità sono state avviate parecchie iniziative, tra cui l’ILSEAT (International Laboratory for Science Engineering ad Advanced Technology) di cui fanno parte centri scientifici ed universitari di ogni parte del mondo per migliorare la scienza delle più avanzate tecnologie. E per dimostrare ancora di più che Erice e tutta la Sicilia siano luoghi per la Pace, il Centro fondato da Antonino Zichichi organizza l’annuale “Premio Scienza per la Pace” (istituito dall’Assemblea Regionale Siciliana nel 1988). Spero tanto che l’Italia candidi il prof. Antonino Zichichi al Premio Nobel per la Pace. Lo merita ampiamente!
E se Erice s’impegna ai più alti livelli possibili ed immaginabili per la Scienza e per la Pace, a pochi chilometri più giù, sul mare, la cittadina turistica di San Vito Lo Capo soprattutto dal 1997 si sta impegnando a contribuire alla Pace aggregando, tramite numerose iniziative più quotidiane, genti e popoli di diverse tradizioni e culture ma tendenti tutte all’unico obiettivo della Amicizia e della Pace. Con la musica e la gastronomia, in particolare, il Comune di San Vito riesce a realizzare nel concreto un incontro “soft” ai valori ed ai sentimenti che legano indistintamente tutti i Continenti.
Sui palchi di San Vito, nei decenni, si sono esibiti innumerevoli artisti di ogni genere musicale e di ogni provenienza geografica-culturale, mentre con il “Festival del Cous Cous” il cibo (specialmente quello mediterraneo ed etnico) riesce ad attrarre e ad aggregare nel rito della pace più amato che è quello gastronomico di “tutti a tavola”. I numerosissimi stand merceologici sono poi, come in ogni mostra-mercato, ulteriore momento di reciproca conoscenza e di arricchimento culturale e sociale.
Ogni anno il “Festival del Cous Cous” ha uno slogan tematico particolare tendente appunto all’amicizia e alla pace tra i popoli. Lo slogan del 2018 mi è piaciuto davvero tanto pure perché “EMOZIONI UNITE” parafrasava quelle “NAZIONI UNITE” nate il 24 ottobre 1945 proprio per evitare guerre e per garantire, mediare e favorire (là dove possibile e il più possibile) la pace. Meglio emozioni, quindi, che armi …. meglio il cibo che fame e malattie che le guerre portano sempre con sé. Erice e San Vito Lo Capo sono un inno per la Pace e contro ogni tipo di guerra e violenza!
E proprio per dare il mio contributo a queste azioni ed iniziative per la pace e l’amicizia tra i popoli che dal settembre 2017 sto proponendo al Comune di San Vito Lo Capo e alla Regione Sicilia di realizzare il “MUSIC-MED-FEST” … un festival internazionale di musiche mediterranee o addirittura le “Olimpiadi della Musica” e non soltanto a San Vito ma in tanti luoghi significativi dell’Isola che si trova al centro del Mediterraneo geograficamente e storicamente tra Africa-Asia ed Europa, tra Oriente ed Occidente tra Nord e Sud del mondo.
Una curiosa-curiosità. La moglie del citato Gennaro Esposito, la padrona di casa dove andiamo ad abitare a San Vito Lo Capo è Donatella Pipitone, il cui padre Giuseppe è stato per tantissimi anni segretario comunale di Erice dove lei è nata, proprio negli anni di attività di Antonino Zichichi, e, quindi, pure Giuseppe ha contribuito, in fase istituzionale, alla realizzazione del Centro Majorana (per la Scienza e la Pace). Questa piccolissima ma significativa coincidenza mi fa pensare come e quanto (assieme ad altre fenomenologie) la mia presenza in questa zona del trapanese sia in qualche modo ispirata dai supremi valori umani e sociali che mi hanno sempre caratterizzato. Non è un caso che frequenti questi luoghi che tendono alla pace. Ne sono sempre più convinto.
8 – MONDO SOUNDS FESTIVAL A SAN VITO LO CAPO
Caro Tito, fra breve (dal 28 al 30 giugno 2019) dovrebbe avere luogo in San Vito Lo Capo il “Mondo Sounds” un festival dedicato alla musica dei Sud del Mondo. Verso la metà dello scorso aprile ne ho letto la notizia, sfogliando il web per cercare altro. Tale articolo (che qui ti trascrivo per intero) evidenzia che tale “Mondo Sounds” Festival è stato ideato da due palermitani (Fabio Rizzo e Francesca Perricone).
Ti ricordo (soltanto di passaggio) che una proposta del genere (più precisamente il Med-Music-Fest) avevo fatto nel settembre 2017 direttamente alla Feedback srl di Palermo (società di comunicazione che organizza il Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo) a voce nel settembre 2017 e poi via mail il mese dopo. Senza alcun riscontro.
Ti ricordo altresì che dalle ore 10,30 alle 10,40 di lunedì 24 settembre 2018 ho proposto tale “Med-Music-Fest” direttamente al sindaco Giuseppe Paraino, incontrato nel suo ufficio al Comune, presente pure la signora Donatella Pipitone Esposito. Inoltre, il 24 novembre 2018 gli ho inviato per Raccomandata A.R. la “Lettera aperta a tutti i Siciliani, al Presidente della Regione Sicilia e al Sindaco di San Vito Lo Capo” poi pubblicata da numerosi siti web regionali (calabro-siculi, tra cui il tuo) ed anche nazionali (come https://www.quotidianosociale.it/lettera-aperta-a-tutti-i-siciliani-residenti-dentro-e-fuori-i-confini-regionali/).
Proponevo un “Festival della Musica Mediterranea” da realizzarsi a San Vito Lo Capo ogni anno oppure in forma itinerante per i luoghi più significativi della Trinacria. Tale lettera e gli articoli conseguenti ho inviato a ciascun assessore, consigliere regionale della Sicilia nonché a vari altri enti culturali e musicali dell’Isola ed anche oltre, nonché al sindaco Peraino.
Sono tornato sull’argomento con la “Lettera a Tito n. 229” del 03 dicembre 2018 (https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-229-sicilia-stupor-mundi-e-music-med-festival/) e con un’altra “Lettera a Tito n. 233” del 7 gennaio 2019 ( https://www.quotidianosociale.it/lettere-a-tito-n-233-le-olimpiadi-mondiali-della-musica-e-del-cinema-un-sogno-da-realizzare-insieme-e-prima-possibile/ ripresa e rilanciata da altri siti internet calabro-siculi e nazionali). Tutto ciò avendo al centro la Sicilia.
A riguardo, con Giuseppe Peraino, attuale sindaco di San Vito Lo Capo, ho avuto (oltre al già citato incontro nel suo ufficio) due conversazioni telefoniche nell’autunno 2018. Inoltre, gli ho inviato con e-mail tutti gli articoli pubblicati dai vari siti web concernenti la mia proposta di un “Music-Med-Festival” a San Vito Lo Capo. Tra l’altro, mi è stata restituita la ricevuta che al Comune era giunta la mia raccomandata del 24 novembre 2018. Cosa dire di più?…
Nell’uso normale della dialettica istituzionali e dei rapporti umani, cosa ti aspetteresti? … Che almeno il sindaco di San vito Lo Capo, cittadina per la quale ho dimostrato di interessarmi, mi desse cenno di tale festival “Mondo Sounds” o che addirittura mi avesse invitato. Fino ad ora (00,11 di mercoledì 26 giugno 2019) non ho ricevuto né una telefonata, né una mail, né forse un invito per posta cartacea (questa può anche ritardare per chissà quanto tempo). Ma ho motivo di credere che ha dimenticato da tempo sia il mio nome e sia quel mio intervento a favore della sua cittadina! E’ giustificabile che, con tutti i pensieri e gli impegni quotidiani, non abbia potuto pensare a rendermi una gentilezza che altri sindaci, ne sono sicuro, avrebbero fatto. Archiviato!
A parte tutto ciò, sono assai lieto che a San Vito Lo Capo si realizzi una manifestazione socio-culturale e musicale tendente a utili e ancor più intensi scambi internazionali. Esulto per questo “Mondo Sounds” Festival che parte con la sua prima edizione l’imminente venerdì 28 giugno. Formulo i migliori auguri a tale Festival, a San Vito Lo Capo e a tutta la Sicilia, anima e centro del Mediterraneo e ponte tra Popoli e Civiltà!
9 – UN FESTIVAL MUSICALE DEDICATO AI SUD DEL MONDO
Caro Tito, non mi resta che trascriverti l’articolo da cui, lo scorso mese di aprile, ho saputo per puro caso l’esistenza del “Mondo Sounds” Festival a San Vito Lo Capo (https://palermo.meridionews.it/articolo/76707/mondo-sounds-il-festival-ideato-da-due-palermitani-diffondere-cultura-dellintegrazione-con-la-musica/).
Mondo Sounds, il festival ideato da due palermitani
«Diffondere cultura dell’integrazione con la musica»
Palermo, 11 aprile 2019 – Redazione “Costume e Società”
Il festival musicale dedicato ai Sud del Mondo si terrà a San Vito lo Capo dal 28 al 30 giugno. Musicisti provenienti da Africa, Americhe e Mediterraneo incontreranno artisti italiani e siciliani per suonare insieme sui ritmi diafrobeat, highlife, cumbia, afroblues, folk, tropical ed elettronica
Due palchi, 20 artisti provenienti da tutto il mondo e dieci differenti generi musicali: sono i numeri della prima edizione di Mondo Sounds, il festival musicale dedicato ai Sud del Mondo che si terrà a San Vito lo Capo dal 28 al 30 giugno. Musicisti provenienti da Africa, Americhe e Mediterraneo incontreranno artisti italiani e siciliani per suonare insieme sui ritmi diafrobeat, highlife, cumbia, afroblues, folk, tropical ed elettronica.
L’idea del festival nasce da due giovani palermitani: Fabio Rizzo, fondatore di 800A Records e animatore della scena musicale cittadina e produttore di diversi cantautori tra cui Alessio Bondì e Sergio Beercock; e Francesca Perricone, palermitana ma residente a San Francisco dove lavora alla produzione di eventi musicali internazionali, come il Mutek Festival. «Il progetto nasce dalla volontà di esprimere una nuova idea di Sicilia – racconta Fabio Rizzo, – fondata su un’industria culturale sensibile alla multiculturalità. Vorremmo che diventasse un appuntamento che possa diffondere la bellezza delle diversità e dell’integrazione tra le culture».
L’evento sarà realizzato con la partecipazione del Comune di San Vito Lo Capo, nell’ottica di creare un’offerta sempre più diversificata di eventi culturali con l’obiettivo di valorizzare il territorio e continuare ad attuare un più ampio processo di destagionalizzazione dei flussi turistici. «Crediamo che in questo periodo storico sia importante fornire occasioni di incontro tra le diverse identità, in questo caso musicali – continua Francesca Perricone – ci piacerebbe dimostrare che la Sicilia può diventare il luogo perfetto per accogliere suoni e colori dai quattro angoli del pianeta, offrendo un’esperienza musicale nuova in una terra calorosa e umana, fulcro di popoli e culture. Crediamo molto nelle connessioni tra le persone, per questo vogliamo che Mondo Sounds sia un’occasione di dialogo tra i Sud del Mondo».
Tante anche le attività e gli eventi collaterali che saranno annunciate nelle prossime settimane. «Negli ultimi anni con l’etichetta 800A Records abbiamo lavorato molto per portare con la musica la Sicilia nel mondo, adesso vogliamo portare la musica del mondo in Sicilia – dice Rizzo- Il nostro progetto vuole essere un viaggio emozionante alla scoperta di suoni e culture esotiche, guardando anche alla valorizzazione della musica siciliana dalle radici alla nuova scena contemporanea». I concerti da vivere all’insegna della multiculturalità saranno diversi: Santuario Stage, nel cuore di San Vito Lo Capo offrirà tre concerti gratuiti al giorno, dove dal tramonto in poi si potrà fare festa al ritmo di afrobeat, highlife, cumbia, afroblues e folk. In serata ci si sposterà verso Antròpico Stage, dove dj internazionali e locali selezioneranno tropical, techno, selvatica, balearic ed electro. L’ingresso all’Antròpico Stage sarà riservato ai possessori di biglietto. – stop –
10 – I FICUS GIGANTI
Caro Tito, se prima è stata assai limitata la mia conoscenza della Sicilia poiché i miei Genitori mi portavano con loro soltanto a Messina quando andavano a comprare il sale, poi a 14 anni, con una gita scolastica di terza media da Catanzaro Lido, ho avuto la possibilità di addentrarmi nell’Isola fino a Taormina, Catania e Siracusa.
A parte le bellezze di cui avevo sentito parlare, il mio stupore vero sono stati gli alberi di ficus così giganti e strani come non avevo ancora visto nemmeno in cartolina.
Il primo ficus gigante che mi ha mi ha lasciato senza respiro e a bocca aperta è stato quello ammirato nella Villa Bellini a Catania, dove ne ho visto altri. Nella stessa gita scolastica, ancora tanto stupore per il ficus gigante esistente nell’area archeologica di Siracusa.
Nell’agosto 1977 nel giro di Sicilia (fatto con la preziosa “Guida Michelin” sempre in mano) ho incontrato ficus giganti un po’ dappertutto, ma quello che mi ha destato più stupore e ammirazione è stato quello di Piazza Marina a Palermo, che è ritenuto il più grande albero d’Europa. Piantato nel 1863, questo albero pare abbia circa 10mila metri cubi di chioma fogliare e sollecito tutti coloro che visitano Palermo di andare ad ammirarlo. Ma tutta la Sicilia ha tanti di questi alberi giganti che davvero si resta sempre senza parole e non si fa mai l’abitudine a tale stupore. In particolare, i rami che si fanno radici è lo stupore mio più grande.
Anni fa ad Agnone del Molise (nei pressi del Supermercato MD) sulla strada provinciale per Villacanale ho scoperto una giovane quercia che si sta letteralmente mangiando un cartello di lamiera con la scritta (ormai sbiadita) “Non gettare rifiuti”.
Ma, nel settembre 2018, andando in giro per il centro storico di Trapani ho visto molto di più … la voracità dei giganteschi ficus che si stanno ingoiando alcune pesanti ringhiere in ferro battuto, quelle perimetrali dei giardini pubblici, sulle quali si poggiano alcuni grossi rami. E’ davvero impressionante. Non mi stancherei mai di osservare questa potenza della natura. Se dovessi rinascere, dedicherei almeno qualche mese della mia vita per andare in giro per il mondo ad ammirare questo genere di alberi giganteschi con i rami che diventano radici. Mi affascinano enormemente!
11 – TRAPANI CITTA’-SALOTTO
Caro Tito, avevo già sommariamente girato per il centro storico di Trapani nel settembre 2017. Forse ancora inesperto di questa città portuale (che peraltro vedevo per la prima volta), pur ammirandone la monumentalità dei secoli passati, non avevo notato eccessiva cura urbana oppure non ero andato a percorrere le vie che ne formano il salotto. Invece, nel settembre 2018, ho avuto il sommo piacere di trovare gran parte delle vie del centro storico trasformate in un molto gradevole salotto cittadino, bene arredato e con un decoro urbano degno di una molto attraente città turistica mediterranea. Ne sono rimasto così entusiasta che ha annotato nel mio taccuino di scrivere al Sindaco della Città per esortarlo a fare una “Associazione delle Città-Salotto” di cui Trapani potrebbe essere la degna Capitale.
Come vedi, caro Tito, cerco sempre di sollecitare “enti” e “associazioni” per realizzare cose tanto belle da poter “stupire il mondo”. Così, nel corso degli anni, ho pensato di costituire associazioni come quella dei “Paesi balcone” che hanno belvederi e panorami particolarmente meravigliosi da valorizzare … o come quella del “Paese Day” cioè delle persone che hanno preso cognome dalla denominazione di un paese o di un luogo (come il “Lanciano Day” ovvero il raduno o la festa del cognome Lanciano nella città abruzzese di Lanciano, realizzato nel 2003 o come il ”Badolato Day” che si sta per realizzare il 29 e 30 giugno 2019 a Badolato, in provincia di Catanzaro, per coloro che si chiamano proprio Badolato) … e così via.
12 – ASSOCIAZIONE CITTA’-SALOTTO
Quando mi viene un’idea, per verificare se è originale e proponibile, faccio le ricerche su internet. Stavolta “Google.it” non mi ha dato alcuna indicazione ben determinata e precisa, ma ho trovato riferimenti ad un metodo di aggregazione ben presente da qualche anno in molte città piccole e grandi con la denominazione “Salotti Urbani” per indicare varie manifestazioni in giro per una città, cittadina o borgo (quindi, soprattutto nei centri storici) … un metodo che può ricordare i “salotti letterari” di tipica concezione o addirittura la mitica “Estate romana” dell’assessore alla cultura Renato Nicolini al Comune di Roma dal 1977 fino a metà anni ottanta (imitata poi da tante altre città italiane ed estere grandi e piccole). Nicolini l’aveva presa da Parigi, ma aveva dato alla “Estate romana” quella connotazione che l’ha fatta amare anche da me che l’ho vissuta per qualche anno.
I cosiddetti “Salotti urbani” non hanno quindi nulla a che vedere (almeno in gran parte) con una “Città –salotto” le cui principali vie e piazze siano adornate permanentemente (almeno nella bella stagione) come il salotto di casa davanti ad un bar, una gelateria o altri locali di intrattenimento, arte, conversazione, ecc. il cui scopo principale è la sana aggregazione come garanzia di utile coesione e di necessaria identità sociale (base per altri migliori traguardi produttivi locali).
Inoltre, mi sembra di aver capito che i cosiddetti “Salotti Urbani” siano riferiti o riferibili ad eventi episodici che possono pure caratterizzare una stagione ma sono vissuti prevalentemente nei pomeriggi o nelle serate di rappresentazioni artistiche-culturali …. Mentre invece una “Città-salotto” dovrebbe avere e dare la possibilità (soprattutto esterna, quindi sulle vie, piazze e angoli e davanti esercizi commerciali) di sedersi comodamente in un angolo suggestivo e non rumoroso della città per conversare privatamente con altra gente, sorseggiare con calma una bevanda, fare merenda o anche pranzare o cenare. Si può anche assistere ad una “performance artistica” o a presentazione di libri, quadri o altri eventi culturali, ma sempre per poche decine di persone, senza folla (perché altrimenti non sarebbe più un salotto). Quindi una “Città-salotto” formata da innumerevoli salotti disseminati negli angoli più suggestivi di un centro urbano o nelle periferie, purché decorose.
13 – CI SONO PERSONE CHE HANNO PER NOME O COGNOME “ETNA”?
Caro Tito, è da qualche anno che ti dico che vorrei fare una ricerca (nelle anagrafi comunali di Catania e paesi attorno al suo vulcano) per appurare se c’è qualche genitore che ha dato il nome di “Etna” a qualche figlio oppure se Etna è un cognome. Come Andrea (cui attingono maschi e femmine) Etna potrebbe essere un bel nome da dare ad un figlio o a una figlia …. Ma essendo un vulcano di genere maschile, forse il nome Etna si addice più ai maschietti. Chissà se qualche nostro lettore, stimolato da questo mio desiderio, saprà comunicarci se e dove esiste il nome o il cognome Etna!? … Penso che per il momento ci dobbiamo accontentare di ciò che è riportato nel seguente articolo di cui qui di sèguito trascrivo dal link (http://ilvulcanico.it/il-nome-delletna-cosi-diffuso-e-popolare-nel-mondo/)… Ma sono altresì curioso se c’è qualche donna che ha come nome proprio quello super-meraviglioso e solare di … “Sicilia”. Non ho trovato, finora su internet, né Etna né Sicilia.
14 – IL NOME DELL’ETNA COSI’ DIFFUSO E POPOLARE NEL MONDO di Santo Scalia (visitando il sito si possono trovare le foto di tale articolo che qui ometto)
(Gaetano Perricone). Il nome Etna potrebbe risalire alla pronuncia del greco antico del toponimo Aitna (Aἴτνα-ας), nome che fu anche attribuito alle città di Catania e Inessa, che deriva dalla parola greca aitho (bruciare) o dalla parola fenicia attano (fornace). L’Etna era conosciuto nell’età romana come Aetna. Gli Arabi si riferivano ad essa come la montagna Jabal al-burkān o Jabal Aṭma Ṣiqilliyya (“vulcano” o “montagna somma della Sicilia”); questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel cioè: la montagna due volte (dal latino mons “monte” e dall’arabo Jebel “monte”) proprio per indicarne la sua maestosità. Il termine Mongibello rimase di uso comune praticamente fin quasi ai nostri giorni (ancora oggi qualche anziano chiama l’Etna in questa maniera). Secondo un’altra teoria il nome Mongibello deriva da Mulciber (qui ignem mulcet), uno degli epiteti con cui veniva chiamato, dai latini, il dio Vulcano, che serviva a placare la forza distruttiva dell’Etna. Le popolazioni etnee, per indicare l’Etna, usano a volte il termine gergale ‘a muntagna semplicemente nel suo significato di montagna per antonomasia. Oggi il nome Mongibello indica la parte sommitale dell’Etna.
Sin da quando i Greci chiamarono Αἰτνα il nostro vulcano, il suo nome è entrato nella leggenda, nella letteratura, nella storia e anche nella geografia. Etna fu il nome della città di Catana voluto da Ierone – tiranno di Siracusa –come ci narra lo storico Strabone nel sesto libro del suo Della Geografia; e in tutto il mondo, ma soprattutto negli Stati Uniti d’America, moltissime località portano il nome del nostro vulcano; ciò sicuramente grazie alla nostalgia e all’orgoglio dei tanti nostri conterranei che hanno lasciato il nostro territorio costretti ad emigrare, e che con il nome dell’Etna hanno portato con sé un po’ di Sicilia. Così oggi sul territorio statunitense si trovano ben 32 località denominate Etna (o anche Aetna), in ben 28 stati: Arkansas, California, Georgia, Illinois, Indiana, Kentucky, Maine, Minnesota, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New Hampshire, New Jersey, New York, North Dakota, North Carolina, Ohio, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Tennessee, Texas, Utah, Washington, West Virginia, Wisconsin, Wyoming.
Anche in Australia, altro paese in cui forte è la presenza siciliana, c’è una città col nome Etna, nello stato del Queensland, dove si trova pure un monte, quasi un bonsai della nostra Muntagna alto 200 metri, con la stessa denominazione. Un’altra montagna, Etna Mountain, la si trova in California. Nello stato del Nevada invece si trova un Mount Etna (o anche Mount Aetna) alto ben 2154 metri. E poi ci sono le tantissime Via Etna nei comuni e nelle frazioni del circondario etneo: ad Aci Bonaccorsi, ad Aci Catena, a Bronte, Camporotondo Etneo, Fiumefreddo, Giarre, Linera, Misterbianco, Randazzo, Riposto, San Giovanni la Punta, San Giovanni Montebello, Sant’Alfio; e più in là, ma sempre in Sicilia: a Carini (PA), a Carlentini (SR), Ispica (RG), Montalbano Elicona (ME), Palermo, Raffadali (AG), Ribera (AG), Siracusa, Villabate (PA).
Anche più lontano il nome è presente nella toponomastica: ad Amantea (CS), ad Aprilia (LT), a Bareggio (MI), Carpi (MO), Casoria (NA), Cervia (RA), Chianciano Terme (SI), Foligno (PG), Grosseto, La Martella (MT), Melito (NA), Milano, Napoli, Palmi (RC), Prato, Ravenna, Roma, Torre del Greco (NA) e chissà in quante altre città ancora. Non mancano neppure le Via Etnea, a Biancavilla, Catania, Gravina di Catania, Lentini, Mascalucia, Nicolosi, Nunziata, Pedara, Tremestieri; ci sono pure delle Via Monte Etna, come a Reggio Emilia, e delle Piazza Monte Etna, come a Olbia. Negli Stati Uniti d’America svariate sono le Etna Road, ad esempio a Etna nel Maine, a Columbus (in Ohio), a Ithaca (stato di New York), a Lebanon (New Hampshire), etc. Infine, sempre legate al nome del vulcano, si trovano le Via Mongibello a Catania, Ragalna, Ragusa, Riposto, Viagrande, Fogiano (RE), Reggio Emilia.
Il nome Etna è stato di volta in volta attribuito non solo in ambito toponomastico, ma anche in ambito commerciale e non solo: ci sono automobili, autolinee, navi, oggetti vari, società di assicurazione e tant’altro che porta questo nome. Anche sul Vesuvio, forse insieme al nostro il vulcano più conosciuto nel mondo, c’è stato un “omaggio” all’Etna: quando nel 1880 fu realizzata la famosissima funicolare, una delle due cabine fu chiamata proprio Etna (l’altra, ovviamente, Vesuvio). Tralascio, in questa sicuramente incompleta carrellata di nomi, la citazione delle mille attività, esercizi commerciali, prodotti etc. qualificati come dell’Etna. L’elenco, peraltro, sarebbe lunghissimo e certamente non esaustivo. Mi scuso se, in questo lungo elenco, ho dimenticato o mi è sfuggita, com’è possibile, anzi probabile, qualche località che porta il nome della Muntagna Patrimonio dell’Umanità. Accetto volentieri eventuali segnalazioni. D’altronde l’Etna non è solo un vulcano: è un intero mondo ed è in tutto il mondo. (http://ilvulcanico.it/il-nome-delletna-cosi-diffuso-e-popolare-nel-mondo/). – stop –
15 – SALUTISSIMI
Caro Tito, in attesa che tu vada presto a San Vito Lo Capo per un primo assaggio, spero di poterti portare ancora immagini, personaggi ed emozioni dal mio prossimo viaggio in Sicilia che spero di poter fare nell’ultima decade del prossimo settembre, nel mentre che avrà luogo il “Cous-Cous Fest” 2019 nella sua 22ma edizione.
Grazie e cordialità, Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it) Azzurro Infinito, mercoledì 26 giugno 2019 ore 01,34 Alcune foto sono mie e le altre foto sono state prese dal web.