Caro Tito, siamo appena entrati nel 2019 e voglio dedicare questa prima lettera del nuovo anno alla Musica e al Cinema, nella loro completezza socio-culturale e nell’avvolgente e coinvolgente significato globale.
LO ESIGE LA GLOBALIZZAZIONE
Siamo, bene o male, ormai in piena globalizzazione? … OK!? … e allora facciamo sì che pure le Musiche dei popoli, delle genti e dei singoli autori si incontrino in una vetrina o in una sana competizione mondiale come si usa fare negli sports nei Giochi Olimpici, ogni 4 anni.
Ormai sai che (da quando mi interesso di musica cioè, praticamente, da oltre 52 anni) il mio sogno vocazionale è sempre stato realizzare una “musica dei popoli” in particolare una “musica mediterranea” … ovvero un incontro tra le molteplici anime musicali e una possibile sintesi sonora delle genti che sono bagnate dal nostro mare Mediterraneo o ne sono molto vicine.
Medesimo discorso vale per il Cinema che, per merito dei miei due fratelli maggiori Vincenzo ed Antonio, amo fin da quando avevo 7 anni e frequentavo, con uno dei due, il Supercinema e il Cinema Lido di Soverato, nonché il Cinema Ferrovieri e il Cinema Orso di Catanzaro Lido. I più vicini a Badolato Marina.
MEDITERRANEO MARE DI PACE
Te ne ho accennato spesso, fin da quando, dall’ottobre 2012, ti scrivo, quasi settimanalmente, queste lettere. Lo scopo, tra l’altro, è sempre quello di giungere definitivamente ad un meraviglioso “Mediterraneo, mare di pace” nel contesto di un mondo di pace! E’ indispensabili nutrire tali speranze!
Nel mio piccolo ci lavoro molto attivamente dal 1967, da quando ho effettuato nella piazza SS Angeli Custodi di Badolato Marina la Mostra didascalica sull’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e sulla Europa Unita.
IL POP-ISLAM E IL POP-RAI
Poi, 4 anni dopo, nel 1971, ho iniziato l’esperimento del “Pop-Islam” … una musica miscelata di pop occidentale e di suggestioni sonore mediterranee ed arabo-islamiche. Ed il sogno era, allora, realizzare un gruppo musicale i cui componenti fossero provenienti da vari popoli mediterranei, ma intanto ho cercato di realizzare tale nuovo genere musicale con il mio gruppo degli “Euro Universal”. A tali argomenti ho dedicato numerose lettere (dalla 25 alla 34).
Sullo sfondo di ogni mio discorso c’era e c’è ancora il permanente tema della Pace e dell’Unione tra i Popoli del Mondo, in particolare del Mediterraneo (vedi, ad esempio, la lettera n. 48).
IL POP-RAI O ISLAM-POP
Mentre sulla sponda calabrese di Badolato pensavo al pop-islam, sulla sponda africana di Algeria qualcuno già pensava alla medesima cosa … ad un genere musicale chiamato ”pop-rai”. Infatti (come possiamo leggere in https://it.wikipedia.org/wiki/Pop_raï) … il pop raï è un genere musicale sviluppatosi a partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale in Algeria, in particolare modo nella città di Orano. Fino dall’origine è stato caratterizzato da continue mutazioni dovute ad influenze esterne, deve infatti la sua stessa origine all’incrocio tra cultura spagnola, beduina, francese, marocchina e algerina; tutto ciò si incontrava nella città citata, assai più libertina, con i suoi locali, forse proprio perché multiculturale. Come si può intuire dal nome, si tratta di uno stile nato dalla commistione tra la musica algerina tradizionale, appunto il raï, prima con la musica francese e, quindi, in misura sempre maggiore con il rock anglosassone. Il progressivo avvicinamento ai canoni stranieri, contestuale all’allontanamento dalla tradizione, si è realizzato in gran parte grazie all’introduzione di strumenti fino ad allora praticamente mai utilizzati come chitarre elettriche o bassi. A partire dagli anni settanta, ed in particolare dagli anni ottanta, il pop-raï ha iniziato pure ad avere successo commerciale al di fuori dei confini algerini, sull’onda della world music. Questo fatto fu probabilmente dovuto agli algerini stabilitisi in Francia ed ai beur, i loro figli: si può quindi dire che il cuore del raï si sia spostato a Parigi, oltre che a Los Angeles, dove la gran parte delle registrazioni ha luogo.
PICCOLA ANNOTAZIONE EXTRA
Caro Tito, alla luce di quanto appena letto, mi sembra logico e consequenziale registrare una piccola annotazione extra… un commento quale avrai fatto in mente tua. Mentre il popolo algerino-magrebino coloniale e colonizzato (dalla Francia), ritenuto arretrato dai più (pure dalla cultura italiana, ad eccezione di alcune élites), è riuscito ad esprimere a livello mondiale questa sua musica di incontro tra la quella “rai” (arabo-islamica) e la “pop-rock” occidentale … l’Italia (con le sue grandi case discografiche cui ho bussato dal 1971 fino al 1978) non è riuscita e ancora non riesce a fare niente di simile.
Eppure negli ultimi due decenni ho ripetutamente proposto (persino con lettere aperte sui giornali) alla Rai-Radiotelevisione italiana e al Comune di Sanremo (organizzatrice l’una e sede l’altro del “Festival di della canzone italiana”) di riservare una sezione-vetrina non competitiva alle nuove correnti musicali che evidenziavano da anni l’incontro tra culture, dovute alle immigrazioni ma anche ad intellettuali come me, ad artisti come gli Euro Universal che avevano intuìto con lungimiranza le nuove esigenze sociali e storiche. Come poi taluni gruppi inter-musicali edinter-etnici, tipo l’Orchestra di Piazza Vittorio, fatta nascere a Roma nel 2002 da esponenti di varie culture e nazionalità immigrati in Italia nei modi più avventurosi ed insoliti.
ITALIA IN GENERE MIOPE – AUTOREFERENZIALE E OSTILE
Non è un sassolino che mi levo dalle scarpe, questo, anche se lo potrebbe essere. E’ soltanto una triste constatazione del fatto che l’Italia (nonostante sia al centro del Mediterraneo e “ponte” tra l’Europa-Africa-Asia) dimostra di avere una cultura prevalentemente “chiusa” e “autoreferenziale” rispetto persino ai vicini di casa!…
Tutti gli sforzi da me fatti (con Istituzioni, Enti, Associazioni e persino persone di rango pure della musica) in questi ultimi 50 anni di proporre aperture socio-culturali (di cui il “pop-islam” è soltanto una delle tante) non hanno avuto nessuna considerazione … piuttosto derisioni, ma nessun vero ascolto.
Quelle poche volte che ho avuto la possibilità di farmi ascoltare (più per merito del mio ostinato impegno e del coadiuvante clamore nazionale o internazionale suscitato dalle iniziative proposte) purtroppo la “politica partitocratica” (è bene dire la tutta verità) è riuscita a inaridire tutto (salvo beneficiare in qualche modo del mio lavoro).
Un esempio su tutti: la vicenda del “paese in vendita” iniziata sulla stampa italiana il 07 ottobre 1986, ha avuto prima una visibilità ed un effetto pratico all’estero e poi (dopo tre mesi) in campo nazionale. Eppure qui, a differenza di quella internazionale, la cultura italiana (specialmente gran parte delle trasmissioni televisive RAI) e le istituzioni hanno avuto un atteggiamento derisorio ed inibente, infine folklorico mai serio nella drammaticità del tema proposto! Ci sono le registrazioni audio-video che lo dimostrano, ampiamente!
SALVO ECCEZIONI
Quello italiano, a ben vedere, è sempre stato, storicamente, un “popolo pilotato” senza una propria distinta, autonoma e dignitosa personalità (ovviamente fatte salve alcune eccezionali eccezioni). E’ un aspetto assai importante e strategico, questo, che spero di affrontare in altra sede, anche se qui è bene accennarne poiché rappresenta il “paradigma” specialmente della situazione attuale, per come derivata pure dall’ennesima occupazione e signoria, quella angloamericana, dal 1943 in poi.
E, salvo auspicabili eccezioni, ti dico già come andranno a finire anche le proposte contenute in questa lettera. Non avranno alcun sèguito!… E se lo avranno (come in altre occasioni è avvenuto) si dirà che erano già in mente di qualcuno altro. Non è la prima volta, infatti, che siano state realizzate da altri mie idee-progetto.
Un giorno forse ti dirò (in privato o per altra lettera) come funziona lo “spionaggio” persino dentro gli uffici dei brevetti e dei diritti d’autore e come ho dovuto rinunciare ad un mio promettente brevetto con un’arbitraria intimidazione legale che non potevo comunque reggere. Questa intimidazione mi ricorda di quanto alcuni nobili e notabili locali dei nostri paesi vessavano i nostri analfabeti ed onesti contadini, rubando loro le proprietà e condannandoli all’emigrazione forzata!
Questo ti dice che per realizzare qualcosa bisogna essere forti e capaci (politicamente, economicamente e organizzativamente). Le sole idee non bastano, possono essere “rubate” o “sottratte” da chi è più abile e prepotente. Sotto la lente di ingrandimento così appare, va ed è il mondo. Pure per questo la gente sceglie il poco del quieto vivere, evitando di venire travolti dalle prepotenze di varia origine e natura. Tuttavia, non sempre ci riesce, poiché l’avidità dei prepotenti giunge, senza scrupoli e pietà, persino ad annientare completamente singole persone ed intere famiglie!
GRAZIE TITO
Ma io sono povero e frugale, non posso fare fronte alle ostilità. L’unica mia possibilità è soltanto quella di rendere pubbliche le mie idee, i progetti, le proposte. … pur essendo certo che non ne avrò alcun merito né alcun centesimo-denaro. Pure per questo ti ringrazio, caro Tito, per darmi la preziosa possibilità di esprimermi, almeno. Non ho mai avuto altre ambizioni che quella unicamente umanistica ed altruistica di “fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (cioè del deserto mio personale e di quello sociale che ho attorno). Per il resto so vivere e vivo molto dignitosamente di quel poco che ho tratto dal mio lungo ed onesto sudore, cui purtroppo hanno attinto ed attingono ancora ed ingiustamente i tanti rapaci di turno. Il “pizzo” (visibile ed invisibile) non è soltanto quello mafioso!
Infatti, riguardo l’aspetto economico, è utile ricordare (pure alle nuove generazioni che ci leggono) che, fossi nato in un’altra Nazione, sicuramente con le mie idee avrei avuto la possibilità di che vivere meglio e più comodamente … invece, qui in Italia e nel Sud in particolare, ci si rimette non soltanto economicamente ma persino in salute e, addirittura, in dignità ed incolumità personale!
Si può, così, meglio capire perché la migliore gioventù italiana scappa letteralmente oltreconfine per trovare in Paesi meno chiusi e miopi del Nostro quell’affermazione e quel diritto di vivere dignitosamente che qui in Italia, e specialmente nel Sud, non trovano. Non avessi avuto i troppo forti ed irrinunciabili legàmi familiari e paesani d’origine, sicuramente pure io (come ti ho accennato in altre lettere) sarei andato via, sicuro che avrei trovato migliori condizioni di vita e di lavoro.
E’ soltanto il caso di ricordare, velocemente, quel mio romanzo “Ragazza in fuga” (risalente all’estate 1983 e che spero di editare almeno tramite web). Intanto sta nel cassetto.
DOPO QUESTE IMPREVISTE PREMESSE
Caro Tito, avrai ben notato (nel corso di queste 233 lettere, più in quelle dedicate a Badolato e ad altri temi) che spesso “divago” con premesse e commenti che fanno da contorno agli argomenti principali. Premesse e commenti sicuramente attinenti, che però impongono a chi legge un supplemento di pazienza e di tenacia, utili per giungere alla fine del mio scritto. Spero che tale lodevole supplemento di pazienza e di tenacia risulti poi utile.
Se non lo è, chiedo umilmente scusa, ma la mia intenzione è sempre in buona fede, con la speranza che il mio impegno nel divagare e nell’approfondire sia almeno apprezzato, indipendentemente da altre considerazioni. E chiedo scusa se non ho mai avuto il dono della semplicità e della sintesi, attratto come sono dagli approfondimenti; convinto come sono (pure per lunghissime esperienze mie personali di studio) che un maggiore impegno possa gratificare e premiare, alla fine, sia chi scrive che chi legge. Intanto ringrazio.
Ma quelli che conoscono il mio modo di lavorare (sì, lo scrivere come il leggere sono un vero e proprio “lavoro”) sanno di affrontare un serio impegno già nell’aprire il solo titolo di queste “Lettere a Tito”. Pure per questo, ringrazio (tanto e di vero cuore) tutti i lettori che, per caso o per fedele affetto, si avventurano tra questi paragrafi.
Tutti ringrazio ancora e sempre con altrettanto affetto, sicuro di partecipare insieme ad un’autentica avventura umana e socio-culturale tesa a migliorare e a fecondare il nostro rispettivo “metro di deserto”. E’ sempre più necessario ed impegnativo “fare bene il bene”! Grazie, e adesso continuo nello svolgere il tema principale che mi ero prefisso, pensando e scrivendo questa Lettera n. 233. Riprendiamo dalla proposta del Festival di Musica Mediterranea, che già conosci nei resoconti e nelle narrazioni precedenti (come nella recente Lettera n. 229).
MUSIC-MED FESTIVAL
Nel settembre 2017 (durante la settimana settembrina del “Cous Cous Fest” a San Vito Lo Capo, in quel di Trapani) ho sollecitato la società Feedback di Palermo (che organizza quell’evento enogastronomico internazionale, che gode pure di una settimana di buona musica) di valutare la possibilità di realizzare un qualificato “Festival della Musica Mediterranea” assai attinente allo spirito etico, economico-culturale e promozionale che anima da due decenni quella splendida iniziativa cui ogni volta partecipano, sempre molto entusiasti e in decine di migliaia, turisti provenienti da ogni dove.
Poi, un anno dopo, nell’ultima settimana del settembre 2018, ne ho parlato direttamente con il sindaco di quel magico Luogo, Giuseppe Peraino, con il quale sono ancora in contatto nel tentativo di concretizzare un evento che valorizzi pure la centralità mediterranea della Sicilia. In verità già nel lontano 1998 allo stesso sindaco Peraino (allora al suo primo mandato amministrativo) avevo scritto subito dopo la prima edizione del “Cous Cous Fest” pregandolo di realizzare un “Festival di Musica Mediterranea” e il suo assessore al turismo mi aveva risposto che a quel tempo non era ancora possibile tecnicamente e chissà se in seguito. Adesso penso che i tempi siano abbastanza maturi almeno per pensarci seriamente.
Quindi (sempre più convinto della necessità strategica del “Music-Med Festival”) il 24 novembre 2018 ho scritto e fatto pubblicare a vari siti internet una “Lettera aperta a tutti i siciliani residenti dentro e fuori i confini regionali” seguita da un’altra lettera del 28 novembre ancora più esplicativa. Ho inviato queste due lettere anche al presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, e a tutti gli Assessori e Consiglieri regionali, nonché a varie Associazioni culturali e musicali siciliane, nonché a gran parte della Stampa locale e nazionale.
LE OLIMPIADI DELLA MUSICA
Durante le appena trascorse festività natalizie, ascoltando il sempre suggestivo ed evocativo suono delle nostre zampogne (che nel 1971 avevo utilizzato per il primo pop-islam degli Euro Universal), ho pensato che non dovrebbe essere troppo difficile organizzare, a livello mondiale, una manifestazione musicale tra le Nazioni come lo è quella dei Giochi Olimpici (estivi o invernali) i quali si svolgono ogni 4 anni.
SUCCESSO ASSICURATO
Considerato che, tutto sommato, la musica ha molto più seguaci, “utenti”, ammiratori ed esecutori di tutti gli sports messi insieme, ho ragione di credere che una OLIMPIADI DELLA MUSICA dovrebbe avere un successo assicurato, sia in termini di partecipazione che in termini economici, mentre dovrebbe essere raggiunto pure in modo esaltante lo scopo principale socio-culturale di avvicinare le genti, con le rispettive culture musicali e stili di vita.
Gli ideali etici ed universali della musica potrebbero aggiungersi meravigliosamente agli ideali dello sport. Solitamente “Musica & Sport” camminano abbracciati! Armoniosamente ed utilmente!
Tra tanto altro, le “Olimpiadi della Musica” avrebbero un “indotto” socio-economico-culturale tale da far sbalordire tutte le Nazioni e, quindi, il mondo intero. C’è tanto bisogno di musica per contribuire all’amicizia e alla pace tra i popoli del mondo!
SCRIVERO’ AL C.I.O. E A TANTI ALTRI ENTI
Caro Tito, per illustrare tale proposta, nei prossimi giorni spedirò “lettere raccomandate” cartacee e web-mail al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) di Losanna, al Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), all’UNESCO (organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) di Parigi (in particolare all’International Music Council) , alla SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) di Roma, all’ASSOMUSICA (associazione tra produttori ed organizzatori di spettacoli di musica dal vivo), all’EBU (Eurovisione TV di Ginevra), al CIDIM di Roma (Centro Italiano di iniziativa musicale o Comitato nazionale italiano di musica).
Scriverò a quante più Istituzioni ed Organizzazioni possibili ed immaginabili, primi tra tutti i Conservatori e le altre Scuole di varia Musica, Danze e Balli, nonché ad enti e associazioni di settore.
MUSICHE – DANZE E BALLI
Infatti, alla musica canora e strumentale, sarebbe ancora più interessante e spettacolare far gareggiare per la medaglia d’oro pure gruppi compositi di suono-danza e ballo.
Spero che, nell’organizzare le numerose categorie di partecipanti, l’apposito COMITATO OLIMPICO MUSICALE possa prevedere pure i “solisti” … ovvero il virtuosismo negli strumenti, nella voce, nella danza e nel ballo.
UN’OLIMPIADE MUSICALE PER UNIRE E STUPIRE IL MONDO
La vera musica, come il vero sport, cerca di rappresentare e realizzare l’Arte il più possibile perfetta ed assoluta. Nello sport, come nella musica e in qualsiasi altra manifestazione (come ad esempio il Cinema), le persone ed i popoli lavorano alacremente e duramente per anni e anni per dare il meglio di sé e, meglio, per “stupire il mondo” e portare sempre più avanti ed in alto i risultati, i record, le meraviglie, la bellezza, l’umanità.
Unire e stupire il mondo, nel bene e nell’arte, è uno dei principali ideali degli eventi dell’espressività mondiale. Esaltare al bene, all’utile, al bello era già il massimo scopo delle Prime Olimpiadi nati in Grecia (proprio nella cittò di Olimpia) nel 776 avanti Cristo e riprese poi (per merito di Pierre De Fredy, barone di Coubertin, 1863-1937) con la prima edizione moderna del 1896 proprio in Grecia, ma nella capitale Atene.
CATEGORIE E SETTORI OLIMPIONICI
I Giochi Olimpici (estivi e invernali) hanno molteplici gare suddivise in numerose discipline sportive (anche nell’edizione “paralimpica” per disabili). Come negli Sports, pure la Musica dovrebbe avere le sue categorie e le numerose discipline che concorreranno per il podio (medaglia d’oro, argento e bronzo).
IL FESTIVAL DEI FESTIVAL
In pratica, le “Olimpiadi della Musica” dovrebbero essere il “festival dei festival”. E come i Campionati nazionali continentali o mondiali di ciascuno sport scelgono di norma in apposite eliminatorie chi andrà alle Olimpiadi, così i vari festival, concorsi o le agenzie private o statali musicali di ogni Nazione selezioneranno i singoli artisti o le squadre che potranno partecipare alle gare olimpiche, disciplina per disciplina musicale, con la speranza di conquistare più medaglie possibile o semplicemente per essere presenti alla vetrina del mondo.
LE SEDI OLIMPICHE
Come per gli sport estivi o invernali, le Nazioni e le città metropolitane concorreranno per aggiudicarsi la Sede per lo svolgimento delle “Olimpiadi della Musica” ogni 4 anni. Spero tanto che l’Italia possa esserne la prima sede. Meglio se una sede distribuita per tutte le regioni, prima tra tutte la Sicilia che è il luogo di più multietnica antichità. Ogni Regione dovrà dare il meglio di sé!
PARALIMPIADI DELLA MUSICA
Come per le “Paralimpiadi sportive” (che solitamente si celebrano immediatamete dopo le “Olimpiadi” ufficiali, nella loro stesa sede), pure nella Musica si potrebbe seguire la medesima prassi … sebbene sarei personalmente del parere che non ci dovrebbe essere questo tipo di “Paralimpiadi della Musica” in quanto chi sa suonare (anche se disabile) potrebbe comunque concorrere nelle “Olimpiadi musicali” vere e proprie. Comunque, scriverò pure all’International Paralympic Committee di Bonn (Germania) per sapere come la pensano. Decideranno loro, nel caso.
SPONSORS E PARTNERS
Ritengo che (come per i Giochi Olimpici) pure le “Olimpiadi musicali” potrebbero godere dell’appoggio di Sponsors e Partners utili al migliore e maggiore successo della manifestazione mondiale (a parte i finanziamenti ufficiali della Nazione ospitante e dei Comitato Olimpico Musicale Mondiale).
Immagino che la visibilità globale delle “Olimpiadi della Musica” possa incoraggiare chiunque a dare il proprio sostegno organizzativo e/o contributo economico a livello locale, nazionale e nel periodo dell’evento, sicuramente ripreso e diffuso in ogni casa da un gran numero di tecnologie mediatiche immediate, oltre che dalla “Mondovisione TV”.
C’E’ TANTA VOGLIA DI “OLIMPIADI”
Caro Tito, pure per l’accrescimento esponenziale dei “social media” (compresi pure i più facili mezzi di trasporto globale) e della vocazione all’incontro, nel mondo c’è tanta voglia di “Olimpiadi” in tutti i settori delle scienze e delle attività umane. Se ti fai un giro per il web, troverai innumerevoli forme di “Olimpiadi” (specialmente quelle competitive organizzate dalle Scuole e in Italia sostenute dal MIUR su varie materie di studio). “Olimpiadi” per modo di dire, poiché sono piccole manifestazioni socio-culturali locali che prendono tale nome più come evocazione di significati che come effettivo evento mondiale.
Così troviamo: le “Olimpiadi della lingua italiana” – le Olimpiadi della matematica – le Olimpiadi della cultura e del talento – le Olimpiadi della musica elettronica – le Olimpiadi dell’Informatica – le Olimpiadi del Disegno tecnico – le Olimpiadi della Filosofia e così via.
Pensa che si svolgono persino le “Olimpiadi dei formaggi di montagna” (spesso a livelli internazionali, cui concorrono pure i Caseifici italiani che conseguono ogni volta prestigiosi premi). Tali Olimpiadi casearie hanno sempre tale e tanto successo che ogni grande località turistica montana o commerciale cerca di accaparrarsi lo svolgimento di almeno una edizione!…
RECORD TELEVISIVI
E’ risaputo che i più grandi record televisivi di ascolto sono quelli riguardanti principalmente eventi sportivi ordinari e straordinari (come le stesse Olimpiadi, i campionati nazionali e mondiali di calcio, i grandi derby, la Formula 1 automobilistica, incontri epocali di box o di tennis, foot-ball, ecc.).
Seguono le manifestazioni musicali (nazionali o internazionali, collettivi o concertistici di celebrità, ecc.), quindi eventi episodici di grande richiamo (specialmente astronomici, religiosi, politici, festival cinematografici, ecc.).
In Italia, dal 1984, cioè da quando c’è l’Auditel (il controllo e la quantificazione degli ascolti televisivi), il record assoluto ha riguardato il gioco del calcio, durante la partita Italia – Argentina del 03 luglio 1990 con lo share del 87,25% pari a 27 milioni 537 mila spettatori e, quindi, a metà della popolazione italiana.
Riguardo la musica, solitamente il “Festiva della canzone italiana” di Sanremo raggiunge sempre picchi di ascolto superiori al 60%. Il record massimo è stato raggiunto il 22 febbraio 1995 (nell’edizione presentata da Pippo Baudo) con uno share del 65,42% pari a 18 milioni 389 mila spettatori (cioè un terzo della popolazione nazionale).
Un solo esempio estero. Negli Stati Uniti dì America, il record assoluto spetta ogni anno sempre alla partita del “Super-Bowl” (finalissima) della Lega Nazionale di Football (calcio americano) che in media riesce a tenere incollati alla TV ben 111 milioni di spettatori, con uno share medio del 46%. I risicati spazi pubblicitari di tali partire battono pure loro il record dei costi super-milionari.
RECORD SU YOUTUBE
Caro Tito, personalmente, quando ho tempo o quando faccio un lavoro o uno studio che mi permetta di ascoltare musica, mi diletto a consultare su “Youtube” i tipi di musica più diffuse al mondo ed in uso in ogni nazione o continente. Sai bene che, tra tutte, amo indistintamente tutte le musiche e che, in particolare, preferisco le musiche arabe ed orientali in genere.
Gli arabi e gli islamici in genere ascoltano molta musica e, spesso, trovo centinaia di milioni di visualizzazioni ed ascolti, specialmente per la loro musica tradizionale, dove brilla ancora la compianta stella egiziana di Umm Kulthum (assimilabile a Maria Callas o a Mina). Ma adesso c’è Saad Lamjarred, un giovane marocchino nato a Rabat nel 1985, che sta ottenendo enormi ascolti con le sue canzoni sui social-media, superando spesso i 150 milioni di visualizzazioni dei suoi video musicali.
Ritengo che gli artisti, i gruppi e le orchestre di musica araba conquisterebbero davvero molte medaglie d’oro nell’auspicabile realizzazione delle “Olimpiadi della Musica”.
Ma nel medagliere olimpico-musicale la parte del leone, come è intuibile, verrebbe fatta dalla musica leggera anglo-americana, da sempre dominatrice delle menti e dei mercati. Infatti, se consideriamo ancora Youtube, nei primi dieci classificati (la cosiddetta “top ten”) a livello mondiale pare che figurino prevalentemente artisti anglofoni con numeri stratosferici di ascolti, dai 2.661.604525 del decimo posto ai 5.851.378.472 del primo posto (Luis Fonsi) alla fine dell’appena trascorso anno 2018.
OLIMPIADI DEL CINEMA
Caro Tito, la Musica ed il Cinema, quasi sicuramente, sono le Arti più diffuse al mondo, ancora più dello Sport. Musica e Cinema hanno scuole, sedi di rappresentazione, concorsi e festival in ogni dove … anche se sono quasi sempre i soliti Stati Uniti d’America che esprimono i talenti più conosciuti per come imposti dal loro potentissimo mercato. Non so dirti se a tutta questa potenza corrisponda l’esistenza dei migliori temi e talenti. Ciò potrebbe essere confermato o meno da una vera e propria Olimpiadi di settore.
Infatti, una vera e seria Olimpiadi mondiale (più o meno come quella sportiva) potrebbe evidenziare arte e talento musicale e cinematografico anche di altre Nazioni. E, comunque, una Olimpiadi sarebbe pur sempre una sede più democratica e più partecipativa di fronte all’esistenza attuale di monopolii culturali ed artistici pressoché assoluti nella globalizzazione, facendo intendere che tutto il resto sia soltanto una espressione puramente “etnica”.
Realizzare una Olimpiadi della Musica e una Olimpiadi del Cinema, tra tanto altro, significherebbe proprio e soprattutto togliere l’antipatica ed ingiusta etichetta di “etnica” all’Arte degli altri popoli che non siano quelli padroni dei mercati globali. Una Olimpiadi (per quanto possa essere permeata e condizionata da sponsor, partner economici o da influenze politiche) è pur sempre la migliore sede ed occasione di offrire, in partenza, pari dignità a tutti i concorrenti.
E dovrebbero essere prima di tutti proprio i popoli che si dicono democratici e predicano la “democrazia” (spesso esportandola persino con le armi) a sostenere una Olimpiadi Musicale ed una Olimpiadi Cinematografica!
MIRAGGI E LUNGIMIRANZE
Caro Tito, alle soglie dei settanta anni mi tocca riconoscere che mi sono nutrito spesso di “miraggi” poi deludenti in tutto o in parte, ma pure di “lungimiranze” esaltanti, a volte riconosciute utili dalle persone imparziali e sincere. “Precorri i tempi di almeno 20 – 30 anni” mi dicono. Bontà loro!… Ma so che è così, poiché ne ho numerose prove io stesso.
Ho scritto per la prima volta di “miraggi” in alcuni versi contenuti nella raccolta di poesie “Gemme di Giovinezza” (edita il 13 dicembre 1967) riproposta nel libro “Prima del Silenzio” (giugno 1995) alle pagine 169-218. “E rincorro sempre miraggi” scrivevo durante la notte trascorsa con i monaci della Certosa di Serra San Bruno, in Calabria, nel settembre 1967.
Adesso non ti saprei dire se queste tanto bramate “Olimpiadi della Musica” e Olimpiadi del Cinema” siano catalogabili come “miraggi” oppure come “lungimiranze”. Ce lo dirà il tempo!
SALUTISSIMI
Intanto, passo ai saluti più cordiali e riconoscenti. Alla prossima “Lettera n. 234” (già pronta) quando ti dirò del giovane molisano Alberto Forte che ha scritto un libro-monito per ricordare la “Shoah” (non solo ebraica) il cui “Giorno della Memoria” cade sempre il 27 gennaio di ogni anno, pure per merito di una Legge dello Stato italiano. A presto, dunque!
Domenico Lanciano (Azzurro Infinito, domenica 06 gennaio 2019 Epifania, ore 18,06. – Le foto sono state prese dal web).
[…] Fonte: www.costajonicaweb.it […]