Caro Tito, c’è stato un periodo (specialmente negli anni 90) in cui ero solito frequentare conferenze, corsi di aggiornamento, congressi, convegni di ogni specie (amministrativi, culturali, sanitari, turistici, ecc.), spesso anche per motivi di lavoro. Non era raro incontrare anche ex deputati e senatori oppure loro figli che, per prendere appunti, usavano la carta intestata del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati. E ho avuto pure modo di constatare che gli stessi ex deputati ed ex senatori usavano per la loro normale corrispondenza buste e fogli intestati del loro precedente ruolo di parlamentari.
A rigor di logica, non mi sembrava né giusto né corretto che ex deputati ed ex senatori, tanto meno i loro figli, usassero (a volte persino con ostentazione e “status symbol”) la carta intestata delle due Camere in un modo che mi pareva improprio. Così, il 07 novembre 1998, ho inviato una lettera raccomandata all’on. Luciano Violante (ex comunista, nato a Dire Daua – Etiopia il 25 settembre 1941) e al sen. Nicola Mancino (ex democristiano, nato a Montefalcione – Avellino 15 ottobre 1931) per chiedere e capire come mai gli ex-parlamentari potevano usare ancora la carta intestata istituzionale. A quel tempo era in atto la 13ma Legislatura repubblicana (1996-2001), l’on. Violante era Presidente della Camera dei Deputati e il sen. Mancino Presidente del Senato.
Costui non mi degnò di alcun riscontro, mentre il presidente Violante mi diede la seguente risposta (a distanza di pochi giorni) in data 27 novembre 1998 (giusto 17 anni fa): “Gentile Dottore (scritto di suo pugno, come la firma finale), ho ricevuto la Sua cortese lettera dello scorso 7 novembre e ho letto con attenzione le considerazioni da Lei espresse. Al riguardo, La informo che gli ex parlamentari hanno a disposizione un plafond mensile di carta e di buste intestate, recante il logo del Palazzo di Montecitorio senza alcuna scritta, che viene recapitato ad istanza dell’interessato. Colgo l’occasione per inviarLe cordiali saluti. Suo Luciano Violante”.
Ovviamente, sono rimasto assali lieto che un Presidente della Camera abbia trovato il tempo per soddisfare (seppure in parte e in modo assai formale ma in tempi e modi solleciti) le mie perplessità di semplice cittadino. Tuttavia, non trovavo egualmente giusto che gli ex-parlamentari potessero usare la carta intestata di un loro ex-incarico, pure per motivi inerenti il risparmio economico. In fondo tale possibilità era da considerarsi uno dei tantissimi privilegi goduti da coloro che, poi, ai giorni nostri vengono additati come appartenenti alla “Casta” ritenuta assai “famigerata” da fin troppi. So di altri costosissimi e immeritati privilegi, appannaggio dell’aristocrazia repubblicana (non soltanto governativa e parlamentare). E posso immaginare che esistano tanti altri privilegi ignoti a me come alla maggioranza dei contribuenti italiani.
Il mio pensiero va sempre a chi, disoccupato o malato, potrebbe avere sollievo con le equivalenti risorse economiche impiegate per tali privilegi superflui e non necessari allo svolgimento di un ruolo pubblico, cui comunque va riconosciuta la dignità del necessario ma non lo sperpero. In tempi in cui, un’alta percentuale di cittadini italiani versa in povertà davvero assai grave (come testimoniano e dichiarano le stesse istituzioni ufficiali dello Stato, come ad esempio l’Istat), il buon esempio, la solidarietà e persino la “misericordia civile” (specialmente adesso che c’è il “Giubileo della Misericordia”!) ed il rispetto andrebbero dimostrati per prima proprio da chi ha il diritto-dovere di governare e di legiferare con dignità ma anche con parsimonia ed equilibrio. Posso sbagliare, però a me sembra che da codesta “Casta” non sia pervenuta al popolo un solo esempio di riduzione della spesa personale di parlamentari e similari (regioni, province, comuni e aziende collegate) durante i tempi della grande e perdurante crisi dal 2007 ad oggi. Anzi, quasi ogni giorno le cronache trattano di ruberie così tante diffuse che l’Italia sembra essere davvero il “paese di Ladronia” come ho scritto qualche primavera fa su intere pagine de “Il Quotidiano del Molise”.
Una curiosità. Non ho fatto verifiche storiche, ma voglio qui, comunque, riferire ciò che ancora qualcuno dice del barone di Badolato (Catanzaro), Vincenzo Paparo fu Domenico, il quale (eletto deputato al Parlamento del Regno d’Italia nel 1865-66 con 226 voti nel collegio di Serra San Bruno) avrebbe sostenuto doversi svolgere “gratis” il compito di parlamentare, senza remunerazione e senza privilegi.
Oggi come oggi, caro Tito, può far sorridere una simile presa di posizione (fermo restando che sia vera e non una “leggenda metropolitana” … ma se si racconta ancora è probabile abbia un qualche fondamento, che andrebbe constatato negli atti parlamentari di quell’epoca). Tuttavia, senza andare da un opposto all’altro (dal “gratis” al pieno di privilegi), sarebbe ragionevole e logico che chiunque abbia a che fare con la “res publica” (la cosa pubblica, quella pagata da tutti noi contribuenti) abbia il massimo rispetto, con la correttezza economica e istituzionale, verso chi paga le tasse (che siamo tutti noi) e pensi che parecchi cittadini in difficoltà potrebbero avere sollievo alla loro condizione di sofferenza con quanto si spreca normalmente o potremmo avere tutti migliori servizi pubblici, specialmente nella sanità.
Per i ladri il discorso andrebbe fatto a parte, con una severità intransigente sia nel risarcimento che nella pena. Ma … purtroppo … rischiamo, parlando così, di fare riferimento alla “isola che non c’è” mentre la realtà che viene fuori è ogni giorno più dolorosa ed indegna di un paese veramente civile e sedicente cristiano e solidale … si veda il recentissimo scandalo della Etruria e di altre tre banche territoriali che hanno defraudato dolosamente tantissimi cittadini e chissà quante altre situazioni simili ci sono in giro e ancora non si sanno! Buon Giubileo della Misericordia! Cordialità, Domenico Lanciano
Agnone del Molise, giovedì 17 dicembre 2015 ore 14,30