Caro Tito, qualche sera fa mi sono recato all’ufficio di un amico per rinnovare l’assicurazione dell’automobile. Appena sono entrato nella sua stanza ho notato un grande manifesto pubblicitario che evidenziava un bimbo tranquillamente dormiente (a pancia in giù) su un morbido piumone e sotto tale foto il nome della compagnia assicuratrice. Il messaggio dovrebbe essere: un bimbo “assicurato” (con la nostra compagnia) è un bimbo “rassicurato” e può dormire tranquillo perché c’è chi veglia sulla sua vita, sulla sua crescita, sul suo futuro. Di tale immagine mi ha colpito non soltanto la posizione supina ma anche il colore rosso della maglia ed il blu dei pantaloncini … questo insieme di particolari mi riportava alla mente – come mondi diversi e contrari – la tragica e commovente foto del piccolo curdo Aylan trovato (o messo) morto sulla battigia della spiaggia di Bodrum, in Turchia, vittima (assieme alla madre e al fratellino) di uno dei tantissimi naufragi nel mare Mediterraneo in cui sono vittime in modo raccapricciante quasi ogni giorno i profughi in fuga verso la tranquilla e ricca Europa (la quale non riesce a trovare il modo di evitare tutti questi morti che pesano sulla nostra coscienza umana, sociale, morale e civile). Come è possibile che le Nazioni del mondo riescano a rimanere (nei fatti se non nelle emozioni) indifferenti ed inattive a tale massacro (dei popoli in fuga) che avviene anche in altri mari e in altre zone del mondo, lontano dai riflettori delle nostre TV?…
Come sai tu e come già sanno i nostri lettori, ha fatto tanto clamore in tutto il mondo la foto di Aylan esanime, lambìto dall’onda del mare Egeo, e anche quella dell’uomo in divisa che lo tiene sulle braccia. Ha provocato tanta commozione che pare abbia smosso le coscienze ed il cuore di parecchi, persino di potenti capi di governo come la tedesca Angela Merkel, la quale prima ha aperto i confini della sua Germania ai popoli in fuga da guerre, terrorismi e persecuzioni per poi fare, però, clamorosamente marcia indietro. “La morte del povero Aylan non è stata dunque inutile” – avevano detto immediatamente e troppo ottimisticamente i commentatori dai multimedia, i quali affermavano pure che la sua foto sul bagnasciuga era diventata ormai una icona storica ed emblematica dell’esodo e del dramma dei profughi di questa nostra epoca contemporanea … esodo destinato – dicono ancora oggi – a perdurare per chissà quanti anni (10 – 20 – 30 – 50 ?). Un esodo davvero epocale, che sicuramente cambierà la nostra vita quotidiana e la nostra Storia! Chiediamoci, però: siamo davvero preparati ad affrontare questi eventi epocali con disponibilità d’animo, ma pure antropologicamente oltre che organizzativamente?… Dobbiamo diventare epocali pure noi!…
Intanto, tra commozioni e commenti, timide aperture d’accoglienza e muri anti-rifugiati, l’Europa e il resto del mondo non riescono ad evitare i naufragi che provocano ancora centinaia e centinaia di morti … ancora muoiono in mare tantissimi altri Aylan e il sacrificio del primo Aylan non è valso a quasi niente, in pratica!
Mi chiedo, caro Tito, che senso ha fare parte del medesimo cosiddetto “consorzio umano” se poi non riusciamo ad evitare le tragedie. Mi chiedo che senso ha fare parte della stessa religione se poi non riusciamo a soccorrere coloro che sono perseguitati e martirizzati: i cristiani al sicuro che fanno poco o niente per i cristiani messi in fuga o addirittura trucidati oppure islamici al sicuro che fanno poco o niente per gli islamici messi in fuga o addirittura massacrati (molto spesso da chi condivide la medesima fede). Mi chiedo che senso ha lo stare al mondo se, in particolare, dobbiamo continuamente assistere inerti alla “Via Crucis” di tanti popoli (spesso sempre gli stessi) e specialmente dei bambini i quali, così tanto traumatizzati e poi una volta uomini del futuro (anche nostro), aumenteranno la spirale delle vendette e delle violenze.
Infatti, alcuni dei suddetti commentatori – nel “continuum” di tali atrocità verso i bambini – ci hanno indicato altre foto-icona che simboleggiano, assai tristemente, altri drammi recenti vissuti da questo nostro mondo permanentemente ingiusto e paradossale. Ad esempio, l’inquietante foto del bimbo ebreo che alza le mani davanti alle armi puntate dai soldati tedeschi nel ghetto di Varsavia (probabilmente la data è quella del 19 aprile 1943). Altra foto storica emblematica (scattata l’8 giugno 1972 da Nick Ut), che ci fa ancora rabbrividire, è quella della bambina che scappa nuda, terrorizzata e dolorante perché colpita ed ustionata dalle bombe al napalm USA in un’azione di guerra nel Vietnam.
Ed io penso a centinaia di milioni di bambini (forse più di un miliardo) che non hanno sufficiente cibo (o addirittura muoiono di fame), insufficiente assistenza sanitaria e scolastica (o addirittura muoiono per malattie da noi facilmente curabili). Penso a quei bambini costretti a frugare nelle discariche di grandi e piccole città. Penso ai bambini resi schiavi negli eserciti, nelle miniere e in tanti altri “lavori forzati” quasi in stato di detenzione (ad esempio, nelle fabbriche di tappeti) quando dovrebbero vivere serenamente la propria infanzia di giochi andando a scuola. Penso alle bambine e ai bambini abusati o costretti a prostituirsi persino da chi dovrebbe educarli. Dovremmo rabbrividire continuamente e non dormire nemmeno la notte per quanti misfatti vengono commessi ai danni di interi popoli, specialmente dei bambini più indifesi e più poveri.
Mi sembra doveroso spendere qui un pensiero di lode, di riconoscenza e di gratitudine per tutte quelle persone in particolare per i volontari e per le organizzazioni non governative che (salvo l’eccezione di elementi in cattiva fede) si prodigano per alleviare concretamente ed efficacemente ovunque nel mondo le sofferenze dei più poveri e dei più deboli. Uno speciale pensiero di incoraggiamento vada a tutti coloro che (specie se autonomamente) aiutano i migranti nel loro lungo cammino di disagi e di sopravvivenza, di libertà e di speranza.
Caro Tito,
penso proprio che è ora di svegliarci tutti completamente e definitivamente, di non far finta che i problemi del mondo appartengono soltanto a chi li ha e non pure a noi. La vita è sempre stata interdipendente e concatenata … lo è ancora di più adesso (nel clima come nell’economia, nelle idee come nelle azioni, nei fatti come nei misfatti). E’ ora di capire esaustivamente che ogni nostro gesto quotidiano si può riverberare e si riverbera (più o meno pesantemente) in altro paese, in altro popolo, sulla pelle e nella carne di persone vere come noi e viceversa. Capisco benissimo che non è facile prendere esatta coscienza di tutto ciò e di tanto altro. Ma, per evitare agli altri guai che poi inevitabilmente si ritorcono contro di noi, è necessario prendere posizione culturale e sociale affinché i politici e coloro i quali hanno in mano il governo del mondo siano più disposti ad “umanizzare” il nostro pianeta in preda ad autentiche follie omicide di sterminio e, in definitiva e alla lunga, ad irreparabili follie suicide globali per tutti indistintamente.
Nel 1984 nel piccolo paese di Conflenti (presila tirrenica catanzarese), il parroco don Adamo Castagnaro (con cui sono stato in contatto per qualche tempo circa 30 anni fa) ha dato vita all’importante e significativo “Premio della Riconciliazione” che ha avuto eco internazionale. A volte, la nostra Calabria riserva sorprese che stupiscono! Una iniziativa davvero sublime e necessaria, che ritengo (non avendone più notizia) sia ormai conclusa (pure perché – sapevo – non adeguatamente sostenuta come invece avrebbe meritato). L’esercizio della triade “perdòno, riconciliazione, riparazione” oltre ad essere un chiaro ma trascurato valore cristiano, è da sempre raccomandato dalle persone, dalle filosofie, dalle religioni e dalle sacralità più sagge e lungimiranti. Tutti abbiamo qualcosa da perdonare e da farci perdonare!Per fare bene questo lavoro di vera umanizzazione (che è prima di tutto un lavoro interiore, personale prima che sociale) dovremmo cominciare a chiedere perdòno a quei popoli e specialmente a quei bambini oltraggiati o massacrati da guerre e da altri comportamenti che offendono la vita e la dignità delle persone. E lo dovremmo chiedere principalmente noi questo perdòno, noi che viviamo nel benessere e nello spreco (più o meno relativo) … benessere e spreco che in gran parte facciamo pagare ad altri. E lo dovrebbero chiedere soprattutto coloro i quali vivono nel lusso e nel superfluo, nell’indifferenza e nelle complicità. Però il perdòno non basta!… Dobbiamo, nel contempo, lavorare per la “riconciliazione” con popoli e persone. Ma persino la stessa riconciliazione non basta. Infatti la riconciliazione, per essere credibile e moralmente valida ed efficace, comporta almeno la riparazione dei torti, la realizzazione della giustizia, il raggiungimento del riequilibrio e possibilmente il miracolo dell’amore. Altrimenti si ritorna punto e a capo!
Ormai la Cronaca e la Storia ci dimostrano ampiamente che possiamo avere benessere, lusso o superfluo unicamente perché sono troppe le persone e tanti i popoli che vengono sfruttati e spremuti in molteplici modi e all’inverosimile. Dovremmo lavorare tutti interiormente ed istituzionalmente per giungere ad una “vita etica” che preveda riequilibrio, giustizia (e possibilmente amore) verso i popoli e le persone di diversa cultura e latitudine ai quali il nostro progresso ha sottratto persino il diritto alla dignità dell’esistere.
Intanto, auguriamoci che l’imminente “Giubileo della Misericordia” voluto da Papa Francesco sia almeno almeno una utilissima occasione di riflessione che porti, poi, ad un’azione efficace e duratura il più possibile.
Speriamo che questo 2015 sia l’Anno Zero di una nuova era di solidarietà e di aiuto reciproco tra persone e tra popoli!…
“Se vuoi la pace, attua la giustizia!” … suggerisce un antico proverbio-esortazione.
Ma la pace si raggiunge soprattutto con la “trinità” del perdòno, della riconciliazione e della riparazione.
Infine, non posso non spendere un pensiero per il nostro Sud. Forse c’è pure qualcuno che dovrebbe sensibilizzarsi meglio per riconoscere i torti inflitti (nel passato e nel presente) al Sud Italia, rapinato di ricchezze e dignità! Penso che qualcuno dovrebbe chiedere perdòno ai noi meridionali. Un perdòno storico, prima che un perdòno umano. Ho spesso parlato, scritto ed augurato una “riconciliazione” tra il Nord ed il Sud dell’Italia, che è in definitiva una riconciliazione tra Stato e Cittadini, in particolare meridionali. Senza tale riconciliazione avremo “mille e una Italia” e giammai una vera nazione. A chi conviene tutto ciò?…
In conclusione, caro Tito, penso che finché non ci sarà una sincera e profonda umanizzazione, un’adeguata sensibilizzazione al riequilibrio e alla giustizia sociale, sarà meglio prepararci tutti al peggio, generazione dopo generazione … almeno fino a quando non interverrà la salvifica “generazione decisiva” … quella che auspico da decenni e che, appunto, decida di “riconciliarsi” con le persone, con i popoli e con la Storia. E’ il mio più accorato e sincero augurio per ieri, per oggi, per domani, per sempre. Buon perdono, buona riconciliazione e buona riparazione a tutti! Cordialità,
Domenico Lanciano
(Agnone del Molise, venerdì 18 settembre 2015 ore 10,27)
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