Caro Tito, la lettera n. 130 (che hai pubblicato il 10 agosto scorso) è stata letta da Giorgio Cardinali un autore e attore teatrale assai impegnato civilmente ed eticamente (in questo periodo sta portando in giro per l’Italia il dramma “Uomini Terra Terra” sul terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 – https://www.facebook.com/uomini.terraterra).
Tale lettera accennava allo “Sciopero a rovescio” che, con il concorso di tutta la popolazione, ha avuto luogo a Badolato dal 13 ottobre 1950 al 9 gennaio 1951, con lo scopo di costruire una strada per la montagna al fine di raggiungere i paesi delle Serre, al posto della disagevole mulattiera.
Così facendo il popolo di Badolato ha dimostrato (similmente a tanti altri paesi in ogni parte d’Italia) di voler reagire energicamente ed efficacemente (non scegliendo la sterile protesta e incrociando le braccia ma piuttosto rispondendo con la dignità del lavoro sociale attivo e costruttivo) allo stato di depressione socio-economica del dopoguerra. Una grande lezione di vita e di civiltà … quale dovrebbero assimilare e realizzare i giovani inoccupati e disoccupati di ogni tempo e luogo, soprattutto quelli di oggi, in particolare nel Sud!
Giorgio Cardinali era comunque già interessato a realizzare una rappresentazione teatrale su quell’evento davvero epico e grandemente significativo. E da tempo stava chiedendo notizie e testimonianze dirette ad anziani badolatesi. Dopo aver letto della mia documentazione a riguardo mi ha quindi contattato per saperne di più. Gli ho assicurato che metterò a sua disposizione tutto ciò che attualmente del mio archivio è accessibile (specialmente le interviste fonografiche ai protagonisti di quel memorabile evento “rivoluzionario” in positivo). E probabilmente verrà a trovarmi ad Agnone fra qualche settimana. Speriamo che fra due o tre anni (spesso dura proprio tanto preparare bene un testo teatrale fino alla andata in scena) potremo applaudire tale lavoro che sarà utile non soltanto per Badolato ma pure per tutti quei tanti paesi che in Italia hanno vissuto uno “sciopero a rovescio”.
Mi fa, quindi, veramente tanto piacere che ci sia ancora qualcuno, specie se artista e non badolatese (come Giorgio Cardinali), a mantenere viva la memoria di un fatto storico e politico così importante come lo sciopero a rovescio di Badolato del 1950-51 che ci colloca, a mio parere, in modo assai considerevole nel contesto dei tanti “scioperi a rovescio” che si sono verificati dopo alcuni anni dalla fine della seconda guerra mondiale 1939-45 quando l’Italia era stremata, c’erano troppi disoccupati ed era necessario ripristinare le infrastrutture o farne di nuove per la sua rinascita. Infatti, proprio di “rinascita” parla essenzialmente (già nel titolo) il libro di Luigi Cappelli sullo sciopero a rovescio avvenuto a Sezze (Latina) dal 17 febbraio 1951 (“La strada della rinascita – Lotte sociali e scioperi a rovescio. Sezze 1951-52” – D’Arco edizioni, Formia 2012).
Che io sappia, finora, nero su bianco, hanno dato pubblicamente maggior memoria allo sciopero a rovescio di Badolato soltanto il preziosissimo, unico ed originale servizio fotografico dell’allora giovane badolatese Giocondo Rudi (qui nella foto, con gli occhiali e braccia conserte) e Francesca Chirico (nella foto presa da www.infooggi.it del 29 ottobre 2012), giornalista di Reggio Calabria, la quale nel 2011 ha dato alle stampe per i tipi di Rubbettino Editore (Soveria Mannelli – CZ) il bel libro “Arrovescio” con cui l’autrice ha vinto pure un premio nazionale come romanzo di esordio. Infatti non è un libro propriamente e strettamente storico (cioè fatto di ricerche di archivio e di quanto altro previsto dalla scienza documentaristica) ma è essenzialmente un libro di memoria (anzi di “promemoria” e di testimonianza) però è stato finalmente il primo ad evidenziare e “celebrare” (mi è parso di capire in modo maggiormente poetico-emotivo-politico-rivoluzionario ma pure per questo assai efficace ai fini della narrazione e della comprensione etica) un “eroico” pezzo di storia del popolo badolatese non nuovo a “colpi di testa storici” prima e dopo tale sciopero a rovescio.
Infatti (nella intervista rilasciata a Maria Francesca Rotondaro e pubblicata il 17 giugno 2011 da www.scirocconews.it) la Chirico afferma “Badolato è, in realtà, da sempre un paese al “rovescio”. Anche oggi. Nel 1950, come racconta il libro, invece di incrociare le braccia per scioperare, i badolatesi si mettono al lavoro. Uno sciopero al rovescio. Circa venticinque anni fa la provocazione: “Badolato paese in vendita”. Poi lo sbarco dei curdi ai quali il Comune assegnò, ristrutturandole, alcune case abbandonate del borgo per andarci a vivere. E poi ancora l’arrivo di altri stranieri che hanno fatto di questo centro dello Jonio il loro punto di incontro, il paese dell’accoglienza”. Detto per inciso e soltanto di passaggio (ma fatto da approfondire bene), sento il dovere di evidenziare che, secondo me, il primo vero sciopero a rovescio badolatese del dopoguerra dovrebbe essere considerato quello (fortemente voluto dall’allora sindaco geometra Andrea Talotta, comunista del PCI) per il ripristino dell’acquedotto danneggiato dal terremoto dell’11 maggio 1947 e fu realizzato dal popolo badolatese in tempi-record e con sorprendente successo (pubblicamente lodato dalle stesse Autorità che si erano mostrate scettiche o addirittura contrarie a quello spontaneo ed entusiastico lavoro popolare, senza aspettare le quasi sempre tardive decisioni delle Istituzioni). Che meraviglioso e memorabile evento è stato!
Caro Tito, quando nel 2011 è stato pubblicato il libro “Arrovescio” di Francesca Chirico ho esultato e mi sono congratulato con lei, ringranziandola di vero cuore per essersi interessata così alla mia Badolato. Tuttavia, ho commentato in parecchie sedi e in diversi momenti che la Chirico (benché cronista del nostro territorio per qualche tempo) ha dato a noi badolatesi (ovviamente involontariamente) uno schiaffo morale ed una grande lezione di civiltà. Infatti, è dovuta venire una frizzante ragazza ed una impegnata giornalista da Reggio Calabria per scrivere su un tema strategico come quello dello “sciopero a rovescio di Badolato” quando invece avrebbe dovuto essere un badolatese (meglio se appartenente al locale Partito Comunista Italiano o qualche altra persona incoraggiata pure dalla Federazione PCI di Catanzaro) ad assolvere ad un dovere e ad un obbligo politico-amministrativo, storico-affettivo già molto ma molto prima della pur lodevolissima Chirico. Lo sciopero a rovescio andava immediatamente studiato a scuola (come ho cercato di fare io, con visite ai luoghi dell’evento, per gli alunni della scuola media di Badolato Superiore nella primavera 1979), anche con ingresso nelle aule dei protagonisti di quella bellissima storia di lavoro e di popolo, di lungimiranza e di amore.
Badolato (come Istituzione e Comunità) avrebbe dovuto sostenere (come ti dicevo nella lettera 130) la mia volontà ed il mio sforzo di realizzare (benché fossi a-politico e, quindi, nemmeno comunista, ma ammiratore di quella che io ho sempre chiamato “generazione epica”) un vero e proprio studio storico-scientifico il più obbiettivo possibile, basato esclusivamente su documenti e testimonianze dirette e vissute. Ne sono ancora convinto: prima che me ne occupassi io, quello dello sciopero a rovescio era un tema piuttosto dimenticato, specialmente come trasmissione intergenerazionale e come documentazione fotografica (che ho “scoperto” nell’archivio Rudi a Soverato nel 1973 quando ho iniziato le ricerche per la mia tesi di laurea su Badolato nel dopoguerra).
E ancora adesso, purtroppo, lo “sciopero a rovescio” di Badolato ha una Memoria non una vera Storia. La Memoria deriva da interventi come quello mio che si è esteso parecchio, nonché quello delle cronache dell’epoca, di alcune testimonianze (ricordiamo che a quel movimento partecipò tutta la popolazione di Badolato, di tutte indistintamente le fedi politiche e religiose), di alcuni sporadici articoli, di qualche pagina storiografica e di altre isolate manifestazioni e, ora, pure del libro della Chirico (con annullo filatelico alla sua presentazione del 26 marzo 2011) e poi, speriamo, anche del discorso teatrale di Giorgio Cardinali. Mentre si dovrebbe pensare di farne un vero e proprio libro di Storia e, magari, anche un film (specialmente considerato che oggi al governo ci sono gli eredi del PCI, ovvero dei maggiori protagonisti e degli ispiratori dello sciopero a rovescio)! Ed una raccolta di documenti di tutti gli scioperi a rovescio d’Italia andrebbe fatta, magari in un’unica sede, per dare a quel movimento la dignità storico ed etico che gli spetta! Badolato si potrebbe candidare “capitale degli scioperi a rovescio” e, quindi, sede di memorie sempre palpitanti e di storia esaltante (anche pedagogica) di quegli eventi!… E non sarebbe inutile pensare ad un vero e proprio “Festival del Movimento Operaio e Contadino” viste e considerate le tante lotte sociali e politiche badolatesi!…
Tutto ciò, ripeto, in attesa che qualcuno si appresti a farne vera Storia. Altrimenti, un evento così importante come lo “sciopero a rovescio” si perderà come si sono persi (forse per sempre) precedenti fatti e personaggi di Badolato (paese che, tra tanto altro, bada bene Tito, non ha ancora un vero Archivio Comunale a parte quello anagrafico-deliberativo-istituzionale!). E si perderà pure la storia dell’accoglienza ai profughi della nave Ararat (1997), se Gerardo Mannello e Daniela Trapasso (o qualche altro protagonista di quegli epici anni, da Premio Nobel per la Pace!) non si daranno da fare a mettere, nero su bianco, tale esperienza strepitosa e tutto ciò che ne è seguìto, primi in Europa, a Badolato, a testimoniare e dimostrare coi fatti che accogliere dignitosamente, anche affettuosamente e persino fraternamente si può … non come sta avvenendo attualmente in alcune zone del Vecchio Continente, dove dignità, rispetto, diritti umani sono precari quando non vengono calpestati e addirittura osteggiati e negati, nonostante tutte le buone intenzioni e Carte universali sottoscritte e strombazzate!
Ovviamente, più passa il tempo e meno probabilità ci sono che si riescano a trovare motivazioni, spinte e lucidità per dare a questi grandi eventi badolatesi un minimo di dignità veramente storica, pure come insegnamento alle nuove generazioni le quali, purtroppo, non riescono ad emulare questi loro padri e nonni e bisnonni: reagire alla crisi economica, comunque ed ovunque questa si manifesti, e alla conseguente depressione socio-psicologica. Reagire reagire reagire è la maggiore e maggiore eredità morale e civile, la grande lezione umana, generazionale e storica che quella “generazione epica” del 1950 ci offre ancora con vero coraggio e memorabile dignità personale, sociale, etica e anche politica. “Reagire, reagire, reagire” in modo costruttivo e positivo, pacifico e sociale può essere lo slogan delle attuali generazioni abbandonate dallo Stato proprio come quelle generazioni “usa e getta” della guerra e del dopoguerra! Lo “sciopero a rovescio” è un patrimonio ideale di primaria e insostituibile importanza di ieri, di oggi e di domani. Di sempre! E, allora, buon sciopero a rovescio a tutti! Cordialità,
Domenico Lanciano
(Agnone del Molise, giovedì 27 agosto 2015 ore 16,44)