Caro Tito, nella lettera n. 115 datata 05 maggio 2015 su Padre Celestino Ciricillo ti andavo dicendo che ammiro tanto coloro che, religiosi o laici, riescono ad andare là dove c’è più bisogno per aiutare persone e popoli in forte difficoltà esistenziale.
Così, adesso, ti voglio dire del dott. Michele Notario (nella foto con camicia bianca) il quale, medico di famiglia e di igiene pubblica, andato in pensione qualche mese fa, ha realizzato il suo grande desiderio di rendersi utile in terra di missione, là dove non c’è alcun sistema sanitario pubblico e necessitano persino le cure primarie e più essenziali.
Conosco bene il dottore Notario da quasi 25 anni e l’ho sempre stimato per la sua signorilità di comportamento, per il suo stile davvero assai compìto e preciso, e per il suo grande amore per la professione di “medico condotto” (come si diceva una volta) nella sua comunità natìa, Capracotta, uno dei paesi più alti, nevosi e freddi d’Italia (sul tetto dell’Appennino a 1.414 metri) facente parte della ex ASL Alto Molise di Agnone, nei cui uffici amministrativi lavoro. Nato nel 1948, Michele Notario, lo scorso mese di maggio, libero da ogni impegno lavorativo, è andato in Nicaragua dove per un mese circa ha frequentato un corso da “medico-missionario” per poi essere destinato in Camerun (Africa centrale) e precisamente a Fonjumetaw (1600 metri d’altitudine) la zona dove già da alcuni anni opera il sacerdote molisano don Antonio Mascia (nelle foto, con cappello e in vesti sacerdotati), il quale è stato parroco pure in Agnone per pochi anni, prima di ritornare nella sua amatissima Africa. Con questo stimatissimo prete ho avuto modo di dialogare sul valore e l’importanza del lavoro missionario e sulla opportunità formativa (indispensabile più che necessaria, a mio parere) per ciascuno di noi (e, in particolare, per tutti indistintamente i consacrati, preti e monache) di avere almeno un minimo di simile esperienza in Africa, in America Latina e in altre zone difficili (ma anche nelle zone più degradate d’Occidente).
Michele Notario (mi informa il collega giornalista Vittorio Labanca, che ringrazio pure per avermi fornito le foto a corredo di questa lettera) sta raccontando la propria esperienza missionaria in Camerun su “face book”. Riporto, qui di seguito, le due prime recentissime puntate di questa sua narrazione, ma chi volesse mettersi in diretto contatto con il dottore Notario può chiedergli l’amicizia. Sarà assai utile apprendere da questo prezioso testimone le condizioni e le difficoltà del luogo e sarei felicissimo se qualcuno dei nostri lettori decidesse di diventare “missionario” (sebbene per un periodo breve) e magari si aggregasse allo stesso Notario! Ecco le sue “illuminanti” lettere del 10 e dell’11 giugno 2015.
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Mercoledì 10 Giugno 2015 – ore 15,00 ( in Italia + 1 h )
Oggi Vi parlo della zona dove è situata Fonjumetaw (potete averne un’idea su Google Maps, ma non cercate Fonjumetaw dovete cercare Fontem). Fonjumetaw è a circa due ore di strada sterrata. Vera foresta tropicale…. ma a 1650 metri di altitudine !!!!!!!! La mattina fino al primo pomeriggio è bello, di un caldo gradevole, poi improvvisamente comincia ad annuvolarsi e giù una pioggia torrenziale. La percezione della violenza della pioggia è molto più diretta perché il tetto della casa è di lamiera eternit. Pioggia intensissima breve e ripetuta. Voi pensate all’ Africa e pensate al caldo, invece, la notte è veramente freddo ed io dormo con due coperte ed il pigiama.Dopo la mattinata trascorsa al Dispensary, grazie alla cortesia di don Antonio Mascia, posso utilizzare la sua “pen-drive” per la connessione ad internet. Come Vi dicevo sono in attesa, tra venerdì e sabato, di poter comprare una “SIM Card” per il tablet. Ho una connessione telefonica solo con la mia famiglia (costosissima dal Camerun in Italia ). Queste ore del pomeriggio le dedico, con gioia, al contatto con Voi e spero di non annoiarVi. Descrivo quello che vivo e anche il mio stato d’animo. Vi confesso che il problema maggiore è la notte. Vado a dormire, o a tentare di dormire, alle 20,30. Il pensiero della solitudine e la lontananza la notte si amplificano. E’ più o meno un dormi-veglia… comunque bando alla tristezza.
Rispondo ora a Nennella. Sono stato contattato dalla tua amica di Campobasso. Vive qui in Cameroun, da tanti anni, una nostra corregionale che dirige una struttura-orfanotrofio a Ngaoundèrè (nord Cameroun). Ho sentito telefonicamente sia suor Filomena e la sorella della tua / nostra amica. Ora il problema di andarle a trovare è questo: Ngaoundèrè è a circa 800 km a nord di Douala. Youandè… unico mezzo di trasporto è la ferrovia Camerunense. 1° giorno: partenza da Fontem per Douala (come già Vi ho detto 250 km = 8 ore ) pernottamento a Douala. 2° giorno: partenza in treno da Douala per Youandè – Ngaoundèrè 800 km. Si parte a mezzogiorno del 2° giorno e si arriva a mezzogiorno del 3° giorno. Quando si viaggia di notte bisogna adottare tutte le precauzioni possibili, pertanto mi è stato consigliato di prendere una cuccetta e, forse, di farmi accompagnare da uno locale (qui si usa). Senza voler fare differenze e discriminazioni qui il “bianco” è uno ricco.
Cara Nennella, come vedi la volontà c’è, ora mi devo organizzare e mi ci vogliono 6-7 giorni. Riferisci alla tua amica. Qui in Africa le cose si fanno quando si possono fare e nei tempi per noi impensabili. Un caro abbraccio a tutti Michele
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Giovedì 11 giugno 2015 – ore 13,15 (in Italia + 1 h)
Buongiorno dall’ Africa!
Inizio con una nota climatica: avete presente novembre a Capracotta in una giornata di pioggia e di nebbia?… ebbene qui un po’ di più. Oggi Vi parlo del ” Dispensary” di Fonjumetaw. E’ una dipendenza del Mary Health of Africa General Hospital di Fontem. E’ una piccola struttura all’interno della foresta: un ambulatorio, un piccolo laboratorio analisi, una sala parto, due stanze di degenza con quattro letti. Nel laboratorio analisi si fanno solo pochissimi test rapidi: MALARIA. HIV, SIFILIDE, ESAME URINE E FECI, EMOCROMO.
Il personale: la responsabile, una signora di Hong Kong, e altre infermiere, tutte del posto. La responsabile parla un discreto italiano e per me è un grandissimo aiuto. Qui siamo in una zona di lingua anglofona, ma parlano anche il francese, i più anziani il “bangua”. Dal punto di vista strettamente medico l’impatto principale è stato con la MALARIA, sia di adulti che di bambini anche piccolissimi. Poiché non esiste una medicina di base pubblica e gratuita, né una dispensazione farmaci, devono pagare e quindi si rivolgono alle strutture sanitarie con molta difficoltà quando le patologie sono in fase discretamente avanzate. Pensate che il primo approccio è la visita medica e devono pagare al Dispensary 500 CFA (cioè meno di un euro). Quando gli si propone la necessità di effettuare alcune analisi (max 3000 CFA, cioè 4-5 euro ) in alcuni casi accettano, ma altri rifiutano proprio perché sono in assoluta povertà. In questi casi interviene la Mission Catholique ed è il motivo della sua esistenza, oltre a quello evidentemente religioso.
Abbiamo visto due bambini affetti malaria, fratelli di quattro anni e di un anno e mezzo ai quali è stata prescritta la terapia orale domiciliare. Ad un ragazzo di 14 anni, sempre affetto da malaria è stato consigliato il ricovero e subito si è iniziata la terapia endovenosa. Ricovero significa che gli si dà il letto e basta. Paga la degenza 1000 CFA (2 euro al giorno). Qui si aggiungono sempre le vitamine, ne hanno veramente bisogno data l’alimentazione certamente non completa e assolutamente limitata in qualità e quantità.
La febbre della malaria è una febbre molto alta con sudorazione profusa ed è una malattia molto debilitante. Nel tardo pomeriggio sono passato a controllare il ragazzo ed aveva 40 di febbre, veramente in un bagno di sudore. L’impatto con queste situazioni mediche è decisamente forte e coinvolgente. La responsabile che è una infermiera di grandissima esperienza, svolge le mansioni di un medico vero e proprio. Anche se mi ero preparato con un ripasso di Malattie Tropicali la realtà è un’altra cosa e devo dire che apprendo giornalmente nozioni pratiche relative a queste malattie.
I farmaci sono di provenienza cinese. Altre patologie ricorrentissime sono le parassitosi intestinali e malattie dermatologiche tropicali. Avevo avuto un approccio della sanità in questi posti già con l’esperienza in Nicaragua, ma il Camerun è un altro mondo. Piccole note aggiuntive: quando si fa l’anamnesi, tra le domande che si pongono alle donne c’è ne una che mi ha sorpreso particolarmente: quante mogli ha tuo marito?… Proprio così! Ciao a tutti, Michele.
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Caro Tito,
spero che questa testimonianza del dottore Notario sia utile anche per riflettere maggiormente sulla necessità che si realizzi, nel mondo, la più concreta ed efficace “globalizzazione dell’amore” per tutti gli esseri umani che hanno diritto, per nascita, ad un minimo di dignità e benessere di base. Altri missionari (religiosi e laici, non soltanto cattolici e cristiani) si battono, con la loro vita e la loro opera perché si realizzi la cosiddetta “civiltà dell’amore universale”. A tale proposito, già da tempo avrei voluto scriverti di don Battista Battaglia, l’attuale parroco di Marcedusa (paese della pre-Sila jonica in provincia di Catanzaro), il quale è stato missionario in Madagascar per tanti decenni fino a quando, per motivi di salute, è stato costretto a tornare al suo paese natìo. Conosco don Battista da oltre 50 anni, poiché mio fratello Antonio ne ha sposato la sorella Ines. Abbiamo avuto più occasioni per parlare di tante cose inerenti l’Africa (e il Madagascar in particolare) e della situazione dei missionari non sempre adeguatamente sostenuti né da parte della “istituzione Chiesa” cattolica né da parte del popolo dei credenti.
Questo della fede è un problema assai serio, pure perché il suo valore si manifesta non soltanto nell’ordinario quotidiano verso i più diseredati ma anche e soprattutto nei momenti di grande necessità e di tragica emergenza, come ad esempio quella dei cristiani attualmente martirizzati dall’ISIS (in Iraq e in Siria) o in altre parti del mondo. Constato con dolore che pure altre religioni non sono solidali con alcuni loro confratelli di fede, con i cosiddetti “ultimi”… clamoroso è ciò che sta accadendo nel Sud-Est asiatico, dove centinaia, forse migliaia, di musulmani Rohingya, in fuga dalla Birmania che li perseguita drammaticamente, vagano nell’oceano respinti ai tanti approdi persino dagli stessi paesi musulmani! Ne riporto una foto, fruibile in internet, tratta dal quotidiano romano “la Repubblica” (12 maggio 2015).
Situazioni similmente raccapriccianti sono, purtroppo, innumerevoli nel mondo di oggi, dove la violenza contro minoranze, soprattutto religiose, è spesso spietata e senza alcuna difesa, senza alcuna salvezza. Eppure ci sono tanti organismi internazionali che dovrebbero intervenire ma che, per un motivo o l’altro, restano inattivi, restano a guardare. Se tutti noi fossimo più reattivi a tutte queste ingiustizie, a tutte queste violazioni dei diritti umani … probabilmente l’O.N.U. e altri enti ed associazioni avrebbero più forza e maggiore motivazione a fare la loro parte istituzionale o volontaria. Spesso penso che il nostro silenzio di persone e di popolo contribuisca ai massacri, alle morti per fame e per malattie. Ognuno di noi ritiene di fare qualcosa, di fare almeno la propria parte (per quanto piccola) per alleviare le sofferenze del mondo?…
Il dottore Michele Notario sta facendo la propria parte e, dopo essersi speso per oltre 35 anni sulle sue difficili montagne come medico di base, adesso sta affrontando con amore e coraggio altre difficili contrade come medico-missionario. Mi auguro che egli sia di esempio per chi voglia e possa fare, come lui, qualcosa di più diretto e concreto, di più tangibile ed efficace. Ho sempre ritenuto che è necessario aiutare le persone nel paese dove sono nate o dove hanno scelto di vivere. L’emigrazione deve essere del tutto volontaria e non, come accade adesso in modo così massiccio e difficilmente gestibile, imposta da molteplici necessità, da violenze politico-religiose o addirittura per strategia “contro-coloniale” e di subdola conquista dell’Occidente. La scelta di Notario è una scelta che contribuisce a guadagnarci pace ed equità universale, poiché persone meglio curate ed accudite, maggiormente amate e dignitose sono meno propense alla ribellione per sofferenze, ingiustizie e disperazione. Ma, questo, è un altro discorso. Lo faremo, spero, in un prossimo futuro, pure perché è tempo di realizzare con la massima urgenza il “riequilibrio” tra i popoli … altrimenti tutto il nostro pianeta sarà invivibile e ne pagheremo tutti, indistintamente tutti, le tragiche conseguenze!
Buon riequilibrio a tutti! Cordialità!
Domenico Lanciano
(Agnone del Molise, venerdì 12 giugno 2015 ore 08,3