Caro Tito, da giovedì 16 aprile è nelle sale cinematografiche il film di Nanni Moretti “Mia madre” … ovvero un’altra utile occasione per riflettere (nel caso ce ne fosse ancora bisogno) sul dolore che si prova davanti alla morte della propria madre, specialmente se dopo malattia “preparatoria”. Moretti si era già cimentato nel 2001 (attraverso il film “La stanza del figlio”) con il discorso del dolore che ci rende orfani di qualcuno che, carne della propria carne, ci viene tolto per sempre, spesso anche brutalmente ed improvvisamente. Si parla dei dolori più atroci che possono sconvolgere la nostra esistenza. Come elaborare, poi, un simile inconsolabile strazio?…
C’è chi s’immerge nella fede religiosa come in un universo placentare e catartico. C’è chi preferisce affrontare la menomazione invalidante in modo laico, ragionandoci su. In entrambi i casi, è sempre difficile, anzi arduo, ritrovare l’equilibrio infranto. Ed è proprio come se un vetro venisse rotto in milioni di pezzettini che è impossibile ricomporre.
Il dolore, a parere mio, resta ancora un vero e proprio “mistero” (come la stessa vita che lo genera) ed è, sicuramente, una delle più grandi avventure umane, poiché tocca tutti, più o meno. Il dolore è, quindi, patrimonio dell’Umanità. E come tale, per essere così diffuso, potrebbe essere meglio valorizzato (se non altro come pretesto per cercare di trovare modi e motivi per attutirlo e ridurlo il più possibile). Tuttavia può essere “illuminato” come “il dolore illuminato” di Elena Salvatore Ferrante, pediatra ospedaliera in pensione, amica di famiglia assieme al marito, primario ginecologo-ostetrico Domenico Ferrante, quando entrambi, negli anni ottanta, lavoravano all’Ospedale di Agnone del Molise, prima di trasferirsi all’Ospedale regionale di Campobasso.
Fra qualche giorno, il 28 aprile 2015, ricorre il 38mo compleanno dalla nascita del loro figlio primogenito Dominick (nato, appunto, il 28 aprile 1977 ad Abington negli USA).
Ogni anno, Elena Salvatore Ferrante, viene alla Scuola Media Statale di Agnone (dove Dominick è stato alunno modello e dove gli è stata intitolata la Biblioteca) per commemorarlo nel contesto di un fruttuoso “Laboratorio permanente di scrittura creativa”.
Infatti, Dominick è deceduto al mare di Ostia il 15 agosto 2005, nel ferragosto di dieci anni fa, dopo aver salvato due persone che stavano annegando. Una morte da eroe.
Puoi immaginare, caro Tito, quale strazio hanno avuto i genitori di Dominick!… Il dolore che strazia tutti i genitori che perdono un figlio, specialmente se in giovane età. E Dominick non soltanto era il loro primogenito, ma era pure un delicato e saggio poeta … un appassionato umanista che, per l’universo letterario, aveva voluto cambiare facoltà, da medicina a lettere, per coltivare la sua Arte. Entrambi i suoi genitori hanno cercato di elaborare questo dolore nel modo migliore possibile, ma il padre, dopo pochi anni, ha raggiunto Dominick (evidentemente non ha retto allo strazio), mentre la madre sta cercando in tutti i modi di vivere il più utilmente possibile per se stessa e per gli altri. In particolare, ha già dato alle stampe i libri inediti di Dominick (come, ad esempio, “Il cielo incompiuto” di cui evidenzio la copertina) e cerca di valorizzare la vita del figlio in tanti modi come la campagna educativa per la salvezza dagli annegamenti assieme alla Guardia Costiera, mentre il Comune di Campobasso sta pensando ad un Concorso letterario intitolato a Dominick.
Elena ha donato lo studio medico del marito ad una comunità del Kossovo e non manca occasione di confortare chi è rimasta orfana di un figlio come Giuseppina di Carovilli che (pensa caro Tito!), trovandosi in Agnone, è passata a salutarmi proprio adesso mentre sto scrivendo questa lettera (è un caso o un segno?) … e non la vedevo da 9 mesi, dai tristissimi giorni del funerale del figlio Luca, mio collega di lavoro. Luca Venturini, 22 anni appena, è deceduto in un inspiegabile incidente stradale, da solo, mentre veniva a lavorare la mattina dell’ 8 luglio del 2014. Era un ragazzo adorabile per bontà e sensibilità. E la madre, poco fa, mi ha raccontato delle tante difficoltà incontrate nell’affrontare ed elaborare questo immenso dolore, nonostante la fede che la soccorre.
Come ti ho scritto in altra lettera, avrei voluto realizzare una A.G.O. – Associazione Genitori Orfani, per organizzarmi meglio nel seguire chi è alle prese con una perdita così tremenda. Come quella subìta dai coniugi Antonio e Teresa Loprete, miei compari di cresima, che hanno subìto la morte del loro giovane figlio Pasquale. Il padre ha scritto una assai commovente poesia che possiamo leggere nell’opuscolo “Ricordi badolatesi” che ho edito nel 2004 (per come distribuito dall’associazione culturale “La Radice” di Badolato) e nel 2007 (inserendolo nel quinto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori”). Qui ne riproduco la copertina contornata di verde-speranza.
Ho notato che la scrittura può aiutare davvero tanto nell’elaborare il dolore. Come nel caso di Giuseppe de Ciocchis di Agnone, il quale qualche mese fa ha dato alle stampe proprio alcune riflessioni in onore della moglie morta qualche anno fa: “Un legame indistruttibile nel tempo” di cui riporto qui la copertina. Il prof. De Ciocchis (come i coniugi Loprete) ha voluto “condividere” il ricordo della moglie con gli altri facendo distribuire l’opuscolo dentro le quasi mille copie del mensile agnonese “L’Eco dell’Alto Molise” che raggiunge anche gli abbonati nei cinque continenti.
Elena Salvatore Ferrante scrive frequentemente lettere al figlio Dominick che il sito religioso http://www.srifugio.it/dolore_illuminato.php le pubblica proprio sotto l’intitolazione “Il dolore illuminato”. Qui unisco una poesia che questa “mater dolorosa” dedica a tutte le mamme che hanno perso un figlio. Personalmente sono convinto che si possa trovare conforto e forza per continuare a vivere nel leggere “il dolore illuminato” di altri, l’esperienza altrui. Spesso le autobiografie (in qualsiasi modo espresse) sono assai utili per portare meglio la propria croce. E milioni di sofferenti hanno come ormai plurimillenario riferimento di conforto la vita di Maria di Nazareth, la madre per eccellenza che perde un giovane figlio (l’iconografia della “Pietà” è emblematica del momento più acuto del dolore di una madre, come la Madonna, che piange il figlio morto).
C’è, nel mondo, tutta una “letteratura del dolore” che andrebbe, a mio parere, meglio organizzata, studiata e fruita anche per lenire gli strazi di milioni di persone e, specialmente, per soccorrere le troppe solitudini (spesso nascoste) pure per evitare che il dolore non retto diventi pazzìa. Infatti non tutti reggono a determinati strazi, come mia zia Giovanna (moglie di zio Vincenzo Lanciano) che ha perso nello stesso momento due teneri figlioletti a causa dei residuati bellici nel 1944 a Badolato. E come non pensare, adesso, a tutti quei genitori (specialmente alle madri) che perdono i propri figli, specialmente se bambini, nelle guerre come quelle in atto in tante parti del mondo e, in particolare, nel Medio Oriente. Che cuore di pietra hanno i governanti e i responsabili dei popoli se continuano ancora a provocare e ad alimentare stragi, carneficine, veri e propri mattatoi umani!… Se si continua così il mondo verrà ingoiato dal dolore!… Al contrario, dobbiamo fare sì che venga eliminato il dolore evitabile e che il dolore inevitabile ci affratelli sempre di più in un abbraccio collettivo!…
Un affettuoso abbraccio a tutti, quindi, specialmente a chi è alle prese con un dolore che non è ancora illuminato dalla fede o da altri valori confortanti ed incoraggianti a continuare a vivere pure per il bene degli altri sofferenti o dei più bisognosi. E un fraterno augurio: che si possa realizzare una migliore e più adeguata “rete di conforto” volontario e di “sostegno” istituzionale (Stato + Religioni + Cultura + Medicina + Psicologia + Scuole, ecc.) poiché quella che c’è attualmente non è sufficiente ad affrontare drammi e tragedie personali, familiari e sociali. La vita ha la sua scuola. E una vera e propria “Scuola di Conforto” sarebbe assolutamente necessaria ed urgente. C’è troppo dolore nel mondo! Il dolore è un’energia che va governata, altrimenti ci distruggerà. Illuminare il dolore, illuminare la vita è un imperativo di sopravvivenza!
Abbracci e vere cordialità a tutti! Domenico Lanciano
(Agnone, martedì 14 aprile 2015 ore 11,55)