Caro Tito, “onora il padre e la madre” ha tuonato a Mosè sul monte Sinai il Dio di Israele nel dettare le massime leggi di utile comportamento alle sue tribù prima di farle entrare nella terra promessa. Ovviamente, ogni popolo, abitatore anche del più sperduto angolo del mondo, è pervenuto per autocoscienza fin dalla primissima antichità più o meno alle medesime leggi di quelle ebraiche, tramandateci in Occidente dalla Bibbia. Per il genere umano sono tutte norme di sopravvivenza generazionale ma anche di buon senso individuale e collettivo per realizzare una convivenza civile e pacifica. Dall’imperativo-invito intergenerazionale “onora il padre e la madre” è nato il proverbiale “bastone della vecchiaia” … ovvero il figlio o altra figura familiare o esterna destinata o prescelta (già anzitempo) a prendersi cura dei vecchi genitori bisognosi di assistenza, perché non più autosufficienti per età avanzata o per malattia.
Al giorno d’oggi, in Italia insistiamo ad importare termini esteri (in gran parte di lingua inglese) per evidenziare espressioni tipiche, situazioni e personaggi particolari. Accade così per il proverbiale e antichissimo riferimento al “bastone della vecchiaia” che attualmente possiamo anche tradurre e adattare con “caregiver” ovvero chi cura anziani e malati. Infatti, tale parola ci proviene dal composto inglese “care” (cura) e “giver” (donatore) … quindi il “caregiver” è colui che dona assistenza, colui che presta cure ad altri. In genere è un termine tecnico-professionale per distinguere persone “diplomate” e sindacalmente retribuite, ma può essere pure generico e volontario, amicale o familiare. Può assumere un significato evolutivo di “badante” …. cioè la molto nota figura di collaboratrice familiare che si occupa (in modo più diffuso e capillare da qualche decennio a questa parte) di anziani e malati, pur non avendo la necessaria specializzazione tecnica per occuparsi di assistenza socio-sanitaria. In effetti le badanti, specialmente quelle provenienti dall’estero, sono retribuite poco, spesso senza contributi e a volte con turni stressanti persino fino a 24 ore con insufficiente riposo e gratificazione… e più che badanti sembrano, a volte, dei veri e propri “cirenei” (coloro che prendono in modo totale sulle proprie spalle la croce di altri) e nella maggior parte dei casi è un’occupazione fatta costretti dal bisogno e dalla necessità, non per scelta professionale o vocazione.
E poiché siamo in piena Settimana Santa 2015 voglio dedicare questa mia lettera proprio a tutti coloro che si assumono l’ònere di essere “bastone della vecchiaia”, di “badante-caregiver” o di “cireneo familiare” nell’assicurare una dignitosa e serena vecchiaia ai nostri genitori e parenti e nell’aiutare i tutti i malati, spesso lungodegenti e persino nella loro delicatissima e dolorosa fase terminale. Ribadisco la mia più grande stima e la mia più straordinaria ammirazione verso coloro che fanno di tutto, in piena scienza e coscienza, per alleviare o confortare la sofferenza psico-fisica delle persone (ma anche degli animali e di tutti gli esseri viventi)… resto dell’opinione che non c’è al mondo maggiore merito, specialmente per chi si spende in questa missione in modo assolutamente gratuito e volontario oltre che altamente professionale ed efficace.
In particolare, voglio dedicare questi miei pensieri a T.A.L., un fraterno amico che in questi giorni è alle prese con una emergenza di salute genitoriale. E’ un mio modo per stargli vicino, incoraggiarlo e tifare per lui, così come tifo, veramente e di cuore, per tutti coloro che sono impegnati in un’opera generazionale così importante, indispensabile a lungimirante. “Bisogna fare i figli fino in fondo” mi ha detto T.A.L. qualche giorno fa. E questa sua consapevolezza è assai lodevole, preziosa e rassicurante. Mi sembra che possa essere di buon esempio per tanti altri figli, specialmente per coloro che si mostrano restii a prendersi adeguatamente cura dei propri genitori, confortandone i difficili anni del decadimento psico-fisico. Il vero amico si vede nel momento del bisogno … figuriamoci il vero figlio!
Questa mia intende essere una lettera molto affettuosa e solidale e non una dissertazione sociologica, metodologica-programmatica, economica ed istituzionale della figura del “caregiver” su cui ultimamente si sta opportunamente discutendo davvero parecchio, a torto o a ragione. E scrivo questo accorato messaggio in clima di Settimana Santa anche perché ci sono fin troppe famiglie in perenne passione (alcune proprio in pieno calvario) pure per la presenza di uno o più componenti malati, invalidi, non-autosufficienti da accudire con pochi mezzi e senza adeguato sostegno psicologico o istituzionale, come sarebbe nel loro diritto naturale e civile. La passione di Cristo, la sua Via Crucis, evidenzia fortemente il personaggio del “Cireneo” … una figura che impregna atrocemente anche la nostra cultura familiare e sociale (spesso troppo facile e disinvolta, egoistica e dannosa tendenza dello “scarica barile” – “scarica responsabilità”). Pure perché vittime di tale malacultura, i “cirenei” familiari e sociali sono assai cari al mio cuore il quale, per essere personalmente passato da questa spirale dolorosa, sa bene quale solitudine e quali misfatti si patiscono in simili circostanze, tanto da comprometterne definitivamente l’esistenza.
Con questa lettera 111 scritta all’inizio di questa Settimana Santa 2015, oltre a dimostrarmi particolarmente solidale e assai vicino a coloro che patiscono e compatiscono (pure nel senso che condividono il medesimo patimento, la medesima pietas umana e cristiana) restando tenacemente vicini a coloro che soffrono … voglio invitare tutti ad una più articolata e profonda riflessione sul senso ed il ruolo di chi deve occuparsi, a diverso titolo ma più efficacemente, dei malati di ogni tipo e genere.
Voglio altresì assicurare, per esperienza diretta, che un tale difficile compito, se bene assolto, godrà della “compensazione” naturale o religiosa della propria coscienza.
La professione o la missione di occuparsi di chi soffre ci dona, solitamente, una permanente gratificazione etica e morale tale che ci fa campare di una grande e preziosa rendita spirituale fino alla fine dei nostri giorni.
Profonda serenità e autentica felicità sono segreti e permanenti doni che sorreggono la vita di chi dona tutta o parte della propria esistenza, rafforzandola in modo indicibile. Di vero cuore, Buona Pasqua a tutti!
Domenico Lanciano (lunedì santo 31 marzo 2015)