Caro Tito, lunedì 11 febbraio 2013 viene ricordata la Madonna di Lourdes (alla cui grotta delle apparizioni, alle falde dei Pirenei francesi, ogni anno ricorrono milioni di pellegrini in cerca di salute fisica e spirituale, specialmente dall’Italia). Ogni 11 febbraio ricorre, quindi, la ”Giornata mondiale del malato” per i cattolici e per tutti coloro i quali (non credenti o appartenenti ad altre religioni) hanno maggiore sensibilità e migliore attenzione verso i malati, verso i sofferenti nell’anima e nel corpo. Ormai tale “Giornata mondiale del malato” è giunta alla 21^ edizione e la figura e la pratica evangelica del “Buon Samaritano” è al centro delle riflessioni individuali e comunitarie. Certo è che noi esseri umani (ma anche gli animali e le cose inanimate) siamo destinati al deterioramento, alla corrosione e alla morte. Ognuno di noi si trova inevitabilmente ad affrontare, prima o poi (chi più chi meno) una qualche sofferenza, una qualche malattia, un qualche disagio … per cui è necessaria, anzi indispensabile ed insostituibile, una solidarietà tale da cercare di diminuire, se non proprio eliminare del tutto, le negatività che attentano alla salute individuale e sociale.
La salute, si sa, è e deve essere al primo posto nella nostra vita! Secondo me, non c’è merito maggiore, in questo mondo, che stare vicini alle persone malate nel corpo e nell’anima, alleviandone la sofferenza o risolvendone con impegno, onestà, umanità e molto seriamente i problemi. Sono sempre del parere che il premio migliore per tutta questa dedizione viene dato dalla nostra Coscienza. Tuttavia, bisognerebbe realizzare un “Premio Nobel per la Salute” evidenziando coloro i quali si prodigano per i malati e i sofferenti, specialmente nella vecchiaia e a fine vita, così come hanno fatto Santa Madre Teresa di Calcutta (con le sue case-ospedale della dignità) o San Padre Pio da Pietrelcina (con la sua Casa sollievo della sofferenza) o come tantissimi altri in ogni parte del mondo. Bisognerebbe altresì evidenziare coloro che si prodigano per la salute del nostro pianeta in ogni suo aspetto. E se non possiamo dare noi direttamente una mano ad alleviare il dolore altrui, cerchiamo di aiutare chi, per vocazione o per civiltà, ha scelto di dedicarsi al servizio del disagio sociale (che è sempre più in aumento specialmente oggi con la crisi culturale, politica ed economica) e al servizio dell’ecologia globale.
Con queste premesse evolutisi negli anni, fin dall’agosto 1967 (cioè da quando per la prima volta ho visto la realtà di Lourdes) ho avanzato la proposta-progetto di fare del Santuario della Madonna della Sanità di Badolato un centro operativo, con strutture riabilitative, a beneficio dei malati nel corpo e nell’anima. Una “piccola Lourdes”. Ne parlai con l’allora intraprendente sacerdote Antonio Peronace, rettore di tale santuario badolatese (antico di oltre mille anni) e con tanti altri. Poi, approfondendo le caratteristiche religiose della interzona di Badolato, ho notato che sono numerosi i santuari dedicati alla salute, a cominciare dal quello dei Santissimi Cosma e Damiano a Riace, delle chiese dedicate a San Pantaleone, ecc. ecc.
La Minerva (dea della salute per gli antichi greci e romani) aveva diversi culti, specialmente nella zona di Squillace e persino nelle montagne delle Serre. Così, ho ipotizzato un “Golfo della Salute” (cioè quello di Squillace) da specializzare in strutture ed attività per la salute umana, animale ed ecologica. Ho provato (come è avvenuto per tutte le mie idee-proposta) ad interessare istituzioni ed imprenditori a questo progetto di specializzazione territoriale … così come è avvenuto in altre parti d’Italia e del mondo, dove una zona omogenea veniva quasi tutta dedicata ad una produzione principale o portante con il metodi dei “distretti” o dei “poli” produttivi.
Ritengo ancora possibile specializzare Badolato e dintorni in un vero e proprio “Parco della Salute” partendo dall’idea religiosa e sociale della salute vista attraverso le devozioni e i santuari a lei dedicati. Ci sarà pur uno o più motivi per cui proprio nella nostra zona (tra mare Jonio e montagna delle Serre) ci sono parecchi e antichissimi siti dedicati proprio alla salute!?… Solitamente l’industria parte sempre dalla cultura e dalle caratteristiche espresse dal territorio oltre che dai bisogni individuali e collettivi. Perciò (facendo tesoro della letteratura italiana ed estera sui “distretti” e sui “poli” produttivi ad alta specializzazione) sono sicuro che non soltanto l’interzona di Badolato potrebbe essere specializzata in un “Parco della Salute” … ma l’intera Calabria, considerando che è regione al centro del Mediterraneo e con una possibile ricca utenza afro-asiatica oltre che più propriamente europea, anche per il clima e una base ecologia interessante. Infatti, sempre più coppie, provenienti dalle inquinate città europee, vengono in Calabria per il concepimento, i nove mesi di gestazione e la nascita dei propri figli. Caro Tito, ti sembra poco questo?… Non è un segnale da cogliere nel miglior modo possibile? Perché non fare un’industria di tale tendenza e di altri bisogni legati alla salute e all’ecologia totale?….quindi, perché non specializzare la nostra regione in “Calabria, Parco della Salute”?!