Il grande Eduardo de Filippo “rivive” sul palco del teatro Costabile, grazie alla commedia “Non ti pago” messa in scena dalla compagnia “Il Dialogo” di Napoli, nell’ambito della sesta stagione teatrale “Vacandiandu – Città di Lamezia Terme”.
Un’apertura col botto, che ha entusiasmato il numeroso pubblico presente al teatro Costabile di Lamezia Terme, che ancora una volta ha apprezzato la qualità della rassegna organizzata dall’associazione “I Vacantusi”, sotto la direzione artistica di Nicola Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo.
Il pubblico ha infatti apprezzato molto la bravura dei vari interpreti guidati dal regista Ciro Ruoppo. In particolare, il regista ha effettuato una scelta scenografica essenziale, costituita da un unico ambiente con più porte e finestre a rappresentare la casa degli anni ’60 e ha utilizzato espedienti semplici come l’aumentare dei fiori sotto il quadro del defunto a scandire lo scorrere del tempo o ancora la voce vera di De Filippo a fine rappresentazione per rendere lui omaggio e far emozionare il pubblico.
Al centro della storia c’è la famiglia, e di essa continuano a far parte a pieno titolo, con i loro diritti e doveri, anche i morti. Da qui si sviluppa la trama dell’opera in cui la superstizione, i sogni, la possibilità di sbarcare il lunario, con un colpo di fortuna al gioco del lotto, sono gli aspetti che caratterizzano la Napoli di de Filippo.
Il sogno, insieme ad altri messaggi misteriosi, ma decifrabili da quanti ne conoscono i codici, diventa mezzo privilegiato di comunicazione e di intervento, non sempre benefico, da parte dei trapassati. Tutta la commedia, infatti, ruota attorno al gioco del lotto e a contrasti tra malintesi e colpi di scena con moglie, figlia, collaboratori domestici, prete e avvocato, fino a giungere a una conclusione a lieto fine, attraverso il quale si dimostra che non è il denaro a dare la felicità, ma l’armonia familiare.
Protagonista della storia è Salvatore Maccaro nei panni di Ferdinando Quagliolo, gestore di un banco del lotto, giocatore incallito e inesorabilmente sfortunato che, nella sua interpretazione ha ben evidenziato la testardaggine e l’impulsività di don Ferdinando, la gelosia e l’invidia nei confronti di Mario Bertolini (interpretato da Antonio Mauro), suo dipendente, sempre vincente al lotto, che ama, riamato la figlia di lui, Stella (interpretata da Roberta Allocca). E poi le due macchiette divertenti dei fratelli Frungillo, interpretate da Giuseppe Trinchese e Rosaria Vecchiarelli, che ha interpretato anche Carmela. In scena Tina Spampanato nei panni della moglie Concetta; Alfredo Lace nei panni di Aglietello, suo consigliere uomo di fatica di casa Quagliolo; Lucrezia Manganelli nei panni di Margherita la cameriera; Felice De Cicco nei panni di don Raffaele Console, il parroco che rappresenta la legge di Dio; Peppe Miccio nei panni dell’avvocato Lorenzo Strumillo che rappresenta la legge degli uomini; Liana De Rosa nei panni di Erminia, la zia di Bertolini; Rosaria Vecchiarelli nei panni di Carmela, unico sostenitore della tesi di don Ferdinando.
Lo spettacolo è andato in replica anche domenica per accontentare i tantissimi spettatori che non hanno potuto assistere alla prima serata.