L’idea lanciata dall’Università delle Generazioni 22 anni fa. Il titolo era stato dato al primo libro del poeta ed esule kossovaro Ysmen Pireci. Nel 1994 l’Università delle Generazioni di Agnone del Molise ha tradotto dalla lingua albanese le prime 12 poesie dell’intellettuale Ysmen Pireci, che dal Kosovo si era rifugiato a Capracotta (dove faceva il pastore) per sfuggire alle persecuzioni serbe in quegli anni difficili dei Balcani. La prima pubblicazione di tali poesie è avvenuta nella rivista arbereshe-kroata “Kamastra” realizzata a Montecilfone (CB) dalla prof.ssa Fernanda Pugliese. Domenico Lanciano, fondatore-responsabile dell’associazione culturale agnonese, ha voluto dare alla raccolta poetica di Ysmen Pireci il titolo di “Il villaggio senza nome” per significare che c’è un “popolo in cammino” senza Stato e senza bandiera ma pulsante, vasto ed attivo proprio come una vera Nazione. Questo popolo senza nome era e continua ad essere quello dei migranti, in particolare quello dei rifugiati, dei richiedenti asilo e di tutti coloro che, a vario titolo, fuggono da persecuzioni, guerre, fame e morte.
Poi, nel 2007 la raccolta di poesie “Il villaggio senza nome” è divenuto libro, sempre per interessamento dell’Università delle Generazioni che, editandolo, ha provveduto a spiegare nella “Introduzione” le profonde e significative motivazioni nazionali e sovranazionali del titolo di quella pubblicazione. Adesso, quel sogno di dare un nome a quel villaggio ideale pare sia divenuto realtà, poiché per la prima volta nella storia delle Olimpiadi c’è una cosiddetta “Nazionale Rifugiati” che partecipa ai Giochi più famosi ed antichi del mondo. Il presidente del CIO (comitato olimpico internazionale) Thomas Bach ha detto che la squadra dei rifugiati sarà un simbolo di speranza che servirà ad attirare l’attenzione di tutti sulla gravità della crisi dei migranti. Lo scorso gennaio il presidente Bach, in visita ad un campo profughi nei pressi di Atene, aveva deciso di far passare anche da lì la torcia olimpica.
Agnone è da secoli detta “l’Atene del Sannio” pure per la sua lungimiranza sociale e per l’umanesimo culturale. Probabilmente l’idea di un “Villaggio senza nome” (inteso come “comunità” omogenea di persone, seppure migranti, profughi e rifugiati) non poteva che nascere proprio ad Agnone. Pure per questo ha trovato gioia ed esultanza la decisione del CIO di far partecipare proprio come “Nazione” gli atleti in rappresentanza di questo “popolo senza confini” e quindi “senza nome”. Tale “Nazionale” sfilerà nella serata d’inaugurazione del 5 agosto a Rio 2016 con la bandiera del CIO e immediatamente dopo la bandiera e della delegazione ospitante del Brasile. L’ONU ha stimato essere attualmente in oltre 60 milioni la consistenza dei rifugiati nel mondo (praticamente gli stessi abitanti dell’Italia), ovvero una vera Nazione, un vero Stato e Agnone ne è la capitale ideale e morale già dal 1994 con il suo primo Presidente Ysmen Pireci.
A questo popolo, questa nazione, questo Stato senza territorio (che potrebbe essere però quello dei nostri cuori e delle nostre menti) oltre alla capitale Agnone del Molise, potrebbe essere assegnato il nome ufficiale di Olympiad ed avere una propria bandiera (la raffigurazione azzurra di un Terra sullo sfondo giallo del sole perenne che illumina e scalda tutti, indistintamente tutti). Adesso aspettiamo un inno musicale!
Redatto dall’Università delle Generazioni