Siamo ormai a fine estate ma la regione continua a essere colpita dagli incendi, quasi tutti di origine dolosa. Un bilancio, quello del 2017, a dir poco drammatico per la Calabria, che con oltre 20.000 ettari è tra le tre regioni italiane che hanno perduto la maggior quantità di vegetazione.
In questa immagine scattata domenica 27 agosto, un incendio partito da contrada Campelise di Rose prosegue verso le contrade Meritani e Pristini di Castiglione Cosentino (CS).
Ancora oggi, dopo due mesi di incendi, la Calabria continua a bruciare, come molte altre regioni del Centro-Sud. Protezione Civile, Vigili del fuoco e forze dell’ordine, stremati e a corto di personale, stanno facendo del loro meglio per arginare sul territorio una situazione drammatica che pone la Calabria tra le prime tre regioni più colpite d’Italia assieme a Sicilia e Campania.
Secondo i dati della Protezione Civile Calabria, dal 15 giugno al 10 agosto di querst’anno gli incendi nella regione sono stati 5.155, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2016. La provincia dove si sono registrati il maggior numero d’incendi è stata quella di Cosenza, con 1.675 roghi verificatisi nel 2017 contro i 778 del 2016. Cifre in aumento anche in tutte e quattro le altre province calabresi: a Catanzaro negli ultimi due mesi si sono verificati 1.088 incendi, a Reggio 969, a Vibo Valentia 850, a Crotone 573.
Nella giornata di lunedi 28 i roghi hanno raggiunto le contrade Zerti e Stilla e sono intervenuti canadair ed elicotteri.
È una situazione paradossale e senza precedenti quella di quest’anno, un’estate lunghissima senza piogge in cui ogni giorno i Calabresi si ritrovano a osservare nubi che oscurano il sole durante l’arco della giornata, in qualsiasi punto dell’orizzonte. Uno scenario desolante: decine di migliaia di ettari di boschi andati in fumo che impiegheranno chissà quanti anni a ricostituirsi e ristabilirsi, con danni incalcolabili anche per la biodiversità della regione.
Nella notte fra il 27 e il 28 l’incendio prosegue il suo cammino avvicinandosi alle abitazioni di contrada Pristini.
“Dall’area urbana di Cosenza, a Rende, San Fili e Mendicino fino a Luzzi, gli incendi classificati di interfaccia (quelli che interessano il tessuto urbano e le aree immediatamente periferiche dei centri abitati) sono stati particolarmente diffusi e devastanti per l’ambiente e pericolosi per la pubblica incolumità”, dice il presidente di Legambiente Calabria Francesco Falcone. “Pur non mancando gli attacchi diretti al patrimonio naturalistico più pregiato – come l’incendio che ha interessato la Pineta di Suvereto nell’area marina di Capo Rizzuto, dove da anni gli appetiti imprenditoriali di abusivi e ‘ndrangheta hanno posato gli occhi. – sono troppi gli incendi che si sono sviluppati alle porte di piccoli centri della Calabria, lungo le strade o nelle periferie cittadine, che poi hanno aggredito e devastato anche il patrimonio boschivo di pregio e le aree protette”.
Roghi vicino le abitazioni dell’Università della Calabria, Arcavata di Rende, venerdi 25 agosto.
“Tanti casi, con diverse sfaccettature, che rendono al momento complicato disegnare l’identikit di chi alimenta i roghi”, continua Falcone. “Lasciamo alle forze dell’ordine indagare sui diversi casi affinché ci venga restituita una lettura più chiara di un fenomeno che va oltre le ipotesi banali che da più parti sono state avanzate, soprattutto da parte di quelle istituzioni regionali preposte alla prevenzione e allo spegnimento degli incendi boschivi che anziché fare predicano e spostano le responsabilità verso altri per giustificare le loro inadeguatezze. Lo ribadiamo a chiare lettere: il patrimonio naturalistico e forestale della Calabria va a fuoco anche per i ritardi nella programmazione, nella incapacità di prevenire i fattori di innesco degli incendi e nella mala gestione del nostro patrimonio forestale. Tutto questo è il carburante che alimenta i roghi favorendo l’azione dei piromani che coprono gli interessi della criminalità organizzata. Le istituzioni regionali che dovevano prevenire e ridurre i rischi, in un territorio già messo a dura prova dalla siccità e dalle alte temperature di questa estate torrida: hanno fallito clamorosamente”.
L’intervento di un elicottero tra le contrade Zerti e Stilla, lunedì 28 agosto. Il giorno dopo, grazie all’intervento di elicotteri e canadair, questo incendio risulterà finalmente spento, ma altri continuano a imperversare nella regione
Parole dure che fanno da corollario a un’estate lunghissima e dolorosa per la natura, così come per gli abitanti della regione. Molte famiglie delle aree rurali hanno lottato duramente per fronteggiare il fuoco là dove minacciava i loro terreni, le loro coltivazioni. Lontano dagli aiuti, non pervenuti per mancanza di addetti o per la contemporaneità di altri eventi, tutti si sono dati comunque da fare per contrastare al meglio la perdita di vegetazione.
Nella notte del 27 agosto, gli abitanti della zona colpita dall’incendio nelle contrade Zerti e Stilla osservano impotenti le fiamme che divorano i loro terreni.
A partire da 3 anni fa gli incendi in Calabria hanno registrato un’escalation spaventosa. Quest’anno si è raggiunto il picco più alto. Numerosi roghi hanno interessato anche le aree protette fra cui Il Parco nazionale della Sila, dove nel territorio del comune di Longobucco sono andati in fumo quasi 5.000 ettari, una vera catastrofe ambientale.
Ciò che la gente si aspetta è chiarezza sulla vicenda, legiferazione più severa e puntuale, e, soprattutto, prevenzione. Si aspetta la pioggia con la speranza che possa domare i roghi ancora attivi e con la speranza che questa interminabile estate secca e piena di fuoco volga finalmente al termine.
Fonte: http://www.nationalgeographic.it – Testo e fotografie di Giuseppe Intrieri