MESSINA – A seguito dell’appello rivolto da parte del segretario provinciale e cittadino del PD di Messina a Bersani sulla vertenza servirail e più in generale sulle dismissioni RFI dallo stretto di Messina, il Partito Democratico nazionale si è mobilitato inviando a Messina la Senatrice Rita Ghedini (in sostituzione del responsabile economico Fassina) che ha incontrato i lavoratori e i dirigenti del partito locale presso il Duomo di Messina.

A seguito dell’incontro la Senatrice Ghedini insieme al capo gruppo del PD in Commissione Trasporti al Senato Marco Filippi ed il Senatore Passoni, hanno presentato un interrogazione rivolta ai Ministri del Lavoro, al Ministro dei Trasporti ed al Ministro dell’Economia sul processo di dismissione operato da Ferrovie dello Stato e in particolare sulla vertenza degli ex cuccettisti servirail e operatori Ferotel.. Il Partito Democratico di Messina continuerà a seguire insieme al partito nazionale la “Vertenza Messina” del trasporto ferroviario.

Noi chiediamo una revisione del Piano Nazionale dei Trasporti ferroviari figlio del Governo Berlusconi-Bossi al fine di rivedere le scelte che hanno penalizzato il sud e la Sicilia a vantaggio delle regioni del nord. Seguiremo con attenzione la vertenza servirail e ferotel insieme a tutte le vertenze occupazionali di Messina nella consapevolezza che dobbiamo lottare per far riconoscere a Messina un ruolo nazionale che fino ad oggi non ha avuto.

Bisogna chiudere il tempo del vassallaggio politico ed aprire una nuova fase in cui il territorio diviene protagonista autorevole del proprio futuro in un rapporto anche conflittuale ma leale con il Governo Nazionale, indipendentemente dal colore politico di esso.

 Il Segretario Cittadino del PD – Giuseppe Grioli

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Di seguito il testo integrale dell’ interrogazione:

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07945 – Atto n. 4-07945

Pubblicato il 12 luglio 2012, nella seduta n. 764

 

GHEDINI , FILIPPI Marco , PASSONI – Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, delle infrastrutture e dei trasporti e dell’economia e delle finanze. –

Premesso che:

le progressive dismissioni operate da Ferrovie dello Stato sia nel comparto della navigazione sullo stretto di Messina sia nel comparto treni per il trasporto passeggeri e merci hanno subito un’accelerazione soprattutto dal 2007: da quell’anno, infatti, il servizio offerto nello stretto si è ridotto progressivamente da 4 navi ferroviarie che effettuavano circa 56 corse giornaliere fino ad attestarsi oggi all’impiego di una sola nave che garantisce un totale di 18 corse giornaliere;

la riduzione del traghettamento marittimo è la logica conseguenza del venir meno dei collegamenti ferroviari tra la Sicilia e il continente che sono passati in questi anni dai 12 treni a lunga percorrenza per Venezia, Torino, Milano, Roma, gli attuali 5 treni (3 notturni e 2 diurni) che si arrestano per la maggior parte a Roma (eccettuato un collegamento per Milano ripristinato qualche settimana fa);

il servizio merci Cargo aveva già anticipato la riduzione operata da Ferrovie dello Stato, anche in conseguenza dell’aumento dei benefici per il trasporto su gomma (autostrade del mare) e la contemporanea ed eguale assenza di incentivi per il trasporto su ferro. Oggi la sua presenza in un territorio soprattutto legato al trasporto interregionale è sporadica, per non dire quasi inconsistente, riferita per lo più al trasporto di infiammabili dai siti petrolchimici siciliani;

tali continue dismissioni, frutto di una precisa scelta di politica aziendale avallata dal precedente Governo, hanno comportato una compressione del diritto dei cittadini siciliani alla mobilità ed alla continuità territoriale;

nonostante le rassicurazioni del Ministro delle infrastrutture e trasporti pro tempore che garantiva sulla tenuta di un sistema di trasporto ferroviario che non avrebbe più penalizzato, a suo dire, la provincia di Messina e tutta la Sicilia, oggi si è arrivati all’epilogo di un lungo e travagliato piano di abbandono del territorio da parte di Trenitalia;

 considerato che:

dal dicembre 2012, Messina e la Sicilia, se si esclude il recente ripristino del treno per Milano, restano scollegate dal Nord del Paese, con conseguenze gravi per i cittadini, l’occupazione e l’economia di questi territori;

all’interno di questa cornice, si inserisce la vertenza occupazionale degli 80 ex lavoratori Servirail (cuccettisti), licenziati dal mese di dicembre 2011 in conseguenza della soppressione dei treni a lunga percorrenza che collegavano la Sicilia con il resto del Paese; ora, dopo varie iniziative di lotta, questi lavoratori stanno occupando il campanile della cattedrale di Messina;

l’11 agosto 2012 scade l’indennità di disoccupazione per gli ex lavoratori Servirail, che già da questo mese ne percepiscono una percentuale pari al 60 per cento della retribuzione;

mentre la Angel service Srl – nuova società che si sostituisce a Servirail nei servizi a Ferrovie dello Stato – ha assunto dei lavoratori senza garantire l’applicazione di alcuna clausola sociale in favore del passaggio dei lavoratori di Servirail e nelle altre regioni (Lombardia e Puglia) i dipendenti sono stati ricollocati nelle società fornitrici di servizi ferroviari per Ferrovie dello Stato, per reimpiegare gli 80 cuccettisti messinesi non si è trovata alcuna soluzione;

il 28 maggio, Ferrovie dello Stato ha prospettato il reimpiego di 20 unità come cuccettisti e ipotizzato per le altre 60 la possibilità di assunzione presso le aziende appaltatrici delle pulizie;

posto che anche in quel settore vi sarebbero esuberi, come dimostra la vertenza dei 21 ex dipendenti Ferrotel, ancora da definire, il cui anno di cassa integrazione è già scaduto, quel settore chiaramente non offre reali garanzie;

per contro, la proposta di attivare un contratto di solidarietà riguardante tutti i cuccettisti che operano in Italia è stata ricusata da Ferrovie dello Stato;

rilevato che:

le alterne vicende di grandi opere infrastrutturali, tra le quali il ponte sullo stretto, hanno determinato per Messina e il suo hinterland la riduzione della stazione ferroviaria al rango di stazione di transito, tanto che oggi nei progetti si prevede che dei 28 fasci di binari ne resteranno 5;

il contesto socio-economico è sempre meno competitivo perché le scelte di Ferrovie dello Stato, oltre alla lesione del diritto alla mobilità ed alla continuità territoriale dei cittadini, stanno determinando una forte penalizzazione per gli operatori economici, che devono subire costi più elevati per il trasporto merci, dovuti alla soppressione dei treni cargo;

dato che senza treni risulterà difficile difendere economia ed occupazione, ma anche e soprattutto di abbattimento di quegli ostacoli, come il costo del traghettamento e gli sgravi per il trasporto su ferro, che possono eliminare le differenze con gli altri territori ed incentivare l’utilizzo del mezzo su rotaia,

 si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della situazione e quali siano le loro valutazioni in merito;

se il Governo, nel suo ruolo di azionista unico e di decisore strategico del gruppo Ferrovie dello Stato, non ritenga opportuno intervenire urgentemente ed in modo risolutivo presso i vertici di Trenitalia affinché si affronti il problema occupazionale, in particolare prevedendo forme di tutela del reddito per gli ex dipendenti Servirail e Ferrotel e, in generale, dei lavoratori interessati dai processi di riorganizzazione posti in essere da Ferrovie dello Stato;

se e come i Ministri in indirizzo intendano procedere, per quanto di competenza, al fine di assicurare la corretta gestione del servizio universale passeggeri, la continuità territoriale ed il diritto alla mobilità dei cittadini, in particolare di quelli delle regioni meridionali, evitando così di marginalizzare le aree deboli della penisola.

 

 

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