“La qualità, che risulta spesso mediocre, si migliora coinvolgendo i cittadini nel monitoraggio del servizio, come stabilisce l’art. 2, comma 461 della Finanziaria 2008”, spiega Lorenzo Miozzi, presidente MC. Autobus pubblici urbani. Funzionano? Rappresentano una valida e – ormai necessaria alternativa – all’utilizzo dei mezzi privati nelle città congestionate dal traffico e dallo smog? Movimento Consumatori ha realizzato una ricerca monitorando questo servizio pubblico in otto grandi città del nostro Paese: tre del Nord (Torino, Milano e Venezia), due del Centro (Firenze e Roma) e tre del Sud (Napoli, Bari e Palermo). Dall’indagine è emerso che sul fronte della tempi di attesa si va dai 30 minuti di Bari e di Palermo ai 2 minuti nel centro di Napoli (ma in periferia si aspettano anche 30 minuti per vedere arrivare il proprio autobus).
Nel caso di Napoli, i cittadini lamentano, in maniera particolare, la differenza tra il servizio in centro e quello nelle aree periferiche dovuto alla soppressione di alcune corse. Generalmente il problema è presente anche nelle altre città, ma con tempi di attesa inferiori: nelle zone centrali gli autobus passano con maggior frequenza (ogni 5 minuti), in periferia si aspetta in media dai 15 ai 20 minuti.
Per quanto riguarda l’accesso delle vetture ai disabili a Palermo il pianale è presente solo in alcune vetture, a Venezia è assente nei mezzi più vecchi (ma quelli in circolazione sono ormai pochi). Nelle altre città è presente, ma i viaggiatori dichiarano di non averlo mai visto in funzione o raramente.
L’aria condizionata invece è in genere presente in tutti i mezzi più moderni. A questo proposito se consideriamo, l’età media del parco bus ci attestiamo in linea di massima intorno agli otto anni. Per “anzianità” spiccano Palermo (12 anni) Torino (11) e Napoli (10,5). Sul fronte sporcizia le vetture risultano abbastanza pulite dappertutto, tranne che a Napoli e a Palermo dove i passeggeri reputano il livello d’igiene scarso.
Tirando le somme, cosa lamentano maggiormente i viaggiatori? In linea generale il troppo affollamento negli orari di punta, la poca puntualità che costringe a lunghe attese al freddo o sotto il sole cocente (spesso non ci sono pensiline alle fermate), la carenza di corsie preferenziali (che comporta l’incertezza dei tempi di percorrenza) e, in città come Milano, l’insufficienza di collegamenti in orario notturno.
A questo punto rimane da chiedersi quanto costa servirsi degli autobus pubblici. Qual è il prezzo dell’abbonamento mensile e del biglietto singolo nelle diverse città oggetto dell’indagine? Prima di fornire i prezzi, una precisazione: gli abbonamenti e i biglietti acquistati permettono di utilizzare generalmente anche i servizi di metropolitana e tram.
Per l’abbonamento mensile, si va dai 30 euro di Roma (ma è quasi certo che a giugno 2012 aumenterà di 10 euro) ai 40 di Napoli e di Palermo. A Bari si pagano 33 euro, a Firenze e a Venezia 35, a Torino 38. A Milano l’abbonamento costa 30 euro, ma ci si trova di fronte alla particolarità di dover fare una tessera elettronica che ha un costo di emissione di 10 euro e vale 4 anni. Il prezzo del singolo biglietto va dai 0,90 centesimi di Bari a 1,50 di Milano, Torino e Roma (nella Capitale attualmente costa 1 euro, ma sempre da giugno 2012 sembra che sia previsto l’aumento. Andranno ad aumentare però anche i minuti di validità: da 75 a 100).
“Le carenze che lamentano i cittadini – dice Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento Consumatori – sono molte e rendono speso poco piacevole servirsi dei mezzi pubblici: autobus sovraffollati su cui è impossibile salire e che costringono ad aspettare l’arrivo di un altro bus, creano disagi e ritardi per chi deve recarsi al lavoro e a scuola. Il traffico poi diventa anche per gli autobus pubblici una croce inevitabile vista l’insufficienza di corsie preferenziali”.
Movimento Consumatori da diverso tempo cerca di porre l’attenzione sulla mancata applicazione dell’art. 2, comma 461 della Finanziaria 2008 (L. n. 244/2007). Una norma che decreta la fattiva partecipazione dei consumatori e degli utenti, attraverso le associazioni di consumatori, in materia di funzionamento e controllo della qualità dei servizi pubblici locali.
“La criticità principale – spiega Miozzi – è la scarsa conoscenza da parte delle amministrazioni pubbliche locali della norma, inoltre le amministrazioni che hanno iniziato ad applicarla lo fanno in maniera blanda e in gran parte limitata alla consultazione da parte delle associazioni di consumatori. Un altro punto debole è la diffidenza, a consentire alle associazioni, la partecipazione al monitoraggio della qualità dei servizi pubblici locali che per noi rappresenta un punto fondamentale. In questo quadro, la prospettiva è naturalmente promuovere l’attivazione delle associazioni, in modo che possano collaborare per ottenere qualità del servizio, universalità e economicità. Dare voce ai consumatori è essenziale per offrire un servizio a misura di cittadino”.
Fonte: movimentoconsumatori.it