Il presidente Marcello Minasi lo aveva dichiarato nel corso dell’assemblea di giorno 16 «Analizzeremo tutta la documentazione prodotta e soprattutto una copia della perizia tecnica». Intanto cresce la mobilitazione cittadina contro la chiusura della struttura Come anticipato nel corso della riunione tenutasi lo scorso 16 marzo nell’aula Magna dell’Ospedale Piemonte, il Comitato spontaneo Popolare “Salviamo il Piemonte” ha inoltrato formale richiesta per avere accesso a tutti gli atti amministrativi riguardanti la vicenda, partendo proprio da « una copia della perizia tecnica rese esecutiva il 12/05/06/ a firma dell’ing. Famulari nonché di tutte le determinazioni del Dipartimento di Protezione civile in merito alla sicurezza ed all’utilizzazione della struttura ospedaliera». Secondo quanto infatti sostenuto dal procuratore Marcello Minasi chiamato alla guida del Comitato, l’intenzione del è quella di valutare attentamente attraverso l’analisi dei dati tecnici, se esistano le condizioni tali da determinare la chiusura di alcuni reparti del nosocomio. Ma le richieste avanzate dai cittadini non si fermano alla “consultazione” dei documenti tecnici: il Comitato invita infatti la direzione generale a sospendere il trasferimento di personale ed attrezzature dal Piemonte al Papardo e chiede l’immediata cantierizzazione per la messa in sicurezza dei padiglioni ancora non in regola con «l’adozione di temporanea dislocazione dei servizi – ove necessario – durante i lavori o la richiesta di temporanea utilizzazione al demanio militare dell’ attigua ed inattiva struttura dell’ Ospedale Militare». A breve i rappresentanti del gruppo cittadino forniranno inoltre una relazione in merito a tutti gli elementi della vicenda con relativo documento contenente soluzioni concrete che «salvino l’ esigenza primaria di mantenere in efficienza la struttura». Il Comitato “Salviamo il Piemonte”, che conta al momento oltre 5000 iscritti, «sicuro di interpretare i comuni sentimenti della popolazione oltre che del personale dell’ ospedale, ha fermamente ribadito la irrinunciabile funzione e valenza strategica della struttura ospedaliera discendente dalla sua ubicazione, valenza resa ancor più manifesta dal carente sistema di collegamenti con l’ ospedale “Papardo” e la conformazione geomorfica del territorio che si sviluppa in lunghezza». Nel corso dell’assemblea, infatti, il presidente Minasi ha evidenziato come in caso di evento sismico e dunque di relativo blocco delle arterie di collegamento, il Papardo ubicato in una zona decisamente distante dal centro, rischierebbe di rimanere isolato rendendo dunque impossibile interventi e soccorsi urgenti. Sul “caso” Piemonte interviene oggi anche l’Associazione Cattolica Operatori Volontari “Deborah”: «Al solo pensiero che l’Ospedale Piemonte corre il rischio di essere ridimensionato o addirittura chiuso – afferma il presidente Francesco Truscello – tutta la cittadinanza è in allarme e in allerta. Vogliamo che siano ripristinati quei canoni di sicurezza, per troppi anni trascurati da chi ha amministrato, indispensabili per garantire i degenti e il personale sanitario. Chiediamo però che non sia dimenticato che in passato l’Ospedale è stato culla di didattica universitaria. Ribadiamo che non si può permettere la chiusura di una struttura storica come il Piemonte, che dobbiamo tutti insieme impegnarci affinché vengano ripristinate quelle condizioni di sicurezza che consentano all’ospedale di tornare ad essere efficiente, accogliente, per garantire la salute dei cittadini messinesi tra l’altro già duramente provati da una serie di calamità naturali».
Tempostretto.it – Elena De Pasquale