I Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza, nell’ambito di specifiche attività svolte a tutela delle uscite a carico del sistema previdenziale, hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria 518 soggetti residenti nella provincia di Cosenza, per truffa ai danni dell’I.N.P.S..
Le indagini sono coordinate dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, dott. Dario Granieri.
Nello specifico, le Fiamme Gialle hanno accertato che numerosi soggetti beneficiari della cd. “indennità di accompagnamento”, negli anni 2010, 2011, 2012, 2013 e 2014, erano stati ricoverati presso strutture ospedaliere pubbliche o private per periodi superiori a trenta giorni, con retta a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale, senza effettuare le prescritte comunicazioni all’I.N.P.S..
Il beneficio economico viene concesso se, a causa della minorazione fisica o psichica, l’invalido si trova nella impossibilità di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore o, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, abbisogna di una assistenza continua. Decade, invece, per il periodo in cui il percettore usufruisce di periodi di ricovero di lunga degenza in strutture sanitarie con pagamento della retta medico-assistenziale a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Al fine di evitare una doppia spesa, quindi, la normativa in vigore prevede l’obbligo di comunicare tali periodi di ricovero all’Ente previdenziale che interrompe l’erogazione dell’indennità per quel periodo per “girare”, in sostanza, la somma all’Azienda sanitaria Provinciale.
Le somme “indebitamente” percepite nel quinquennio dai singoli variano da un minimo di €. 800 ad un massimo di €. 28.000, per un danno complessivo al Servizio Sanitario Nazionaledi circa 800 mila euro.
Per passare a setaccio ogni struttura ospedaliera della provincia, i militari del Nucleo PT della Guardia di Finanza di Cosenza hanno acquisito presso l’A.S.P. del capoluogo brutio gli elenchi di oltre 40 mila nominativi di soggetti che risultavano essere stati ricoverati presso le menzionate strutture sanitarie.
Gli stessi dati sono stati, poi, incrociati con quelli forniti, nell’ambito di una consolidata e preziosa collaborazione, dall’INPS di Cosenza e della sede Centrale di Roma.
Il reato contestato è quello di truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale che prevede la pena della reclusione da uno a cinque anni e la multa da euro 309 a euro 1.549.
Inoltre, nei confronti di tutti i soggetti segnalati all’Autorità Giudiziaria, saranno avviate le procedure per il recupero delle somme “indebitamente” percepite.