Genny Pasquino, Presidente dell’Associazione SUDest di Guardavalle Marina (Cz), con questo articolo pubblicato dal sito “Senza Fili.org” parla del suo rientro in Calabria, al suo paese, dopo anni vissuti fuori. Descrive il suo impegno nel sociale e denuncia il fatto che le istituzioni, nonostante l’attenzione dei quotidiani, non si sono mai interessate al suo progetto. Di seguito l’articolo a firma della stessa Genny Pasquino: <<Il mare mi chiamava, senza smettere mai. Ammiravo lo splendido paesaggio di Pergine Valdarno, ma cercavo lui. Lui che con i suoi colori stabiliva il mio umore, la sua struggente malinconia.
Lui sempre mutevole, mai uguale. Come me, sempre in cerca di me stessa. E’ così, lentamente scaturisce dentro di me il bisogno di tornare a casa. E ci torno a casa.
Dopo oltre un decennio trascorso in Toscana, mi ritrovo nel mio paese d’origine, Guardavalle, nel catanzarese. Ma non lo riconosco più. O forse non mi riconosco io. Desideravo tanto tornare a casa. Ma dov’ è casa mia? Solo il mare con la sua bellezza mi regala la sensazione che tanto anelavo. Il resto no. Il “brutto” circonda i miei spazi. Mi sento parte di un sistema che vuole piegarmi alla “mediocrità”. La scarsa vitalità del paese, le poche attenzioni per la cultura destinata ai bambini dalle istituzioni laiche e la mia piccola cittadina in piena crescita, mi spingono a provare a dare una scossa. Non posso vedere la mia amata terra soffrire. Per me amare vuol dire prendersi cura. Amare vuol dire donare, dedicare tempo e attenzioni. “Addomesticare” come dice “Il Piccolo Principe”.
Così, prende forma l’idea di realizzare una biblioteca per bambini. E i primi a contribuire sono i generosi amici perginesi. Raccolgo libri per la prima infanzia: fiabe, favole, filastrocche, storielle… La mole di libri aumenta. Rendo partecipe del progetto l’Amministrazione Comunale e la scuola. Plausi e complimenti. Di fatto però mi ritrovo con due grosse scatole colme di libri per bambini e senza un locale dove sistemarli. Incapace di mediare con le Istituzioni locali e territoriali, propongo il progetto al Centro Sociale Anziani di Guardavalle Marina. Conosco bene l’immobile che ospita il centro di aggregazione: il mio ex asilo. Mi suggeriscono una stanza deposito posta al piano superiore adiacente alle stanze sede dell’Avis. Proprio la stanza dove giocavo con i miei compagni della scuola materna. Mi riaffiorano tanti ricordi, tanti suoni e tanti sorrisi. Guardo quella stanza fredda e sporca. Le pareti tristi e malinconiche, ma cariche di storie di bambini che si intrecciano tra di loro. Una storia sprecata e dimenticata – penso.
La mia piccola mi guarda ed esplode in un sorriso incoraggiante. ” Mamma, ti aiuto io a ripulirla. Faremo una biblioteca bellissima.” Ginevra ha ragione. Oggi è una biblioteca bellissima. Ma non è solo una biblioteca. E’ un open pace culturale multietnico che organizza “Baby convegni” scientifici, tavole rotonde sul tema della gastronomia multietnica, baby interviste ad autori e a talenti professionali territoriali, progetti teatrali che diffondono la cultura della generosità e della solidarietà, visite guidate alla scoperta del patrimonio storico- culturale della Regione. Un posto dove si incontrano famiglie senza distinzioni. Accomunate dal desiderio di stare insieme. Partendo dall’ obbiettivo di sostenere i diritti civili dei bambini, cittadini sin dalla nascita, promuove le pari opportunità, la democrazia paritaria, la cultura della “prevenzione”, l’inclusione sociale e la proposta di modelli socio-culturali “sostenibili”. In pratica, tutto ciò che può essere utile per la formazione e la crescita dei bambini, accompagnata dalla consapevolezza di essere cittadini. Spin off della “Biblioteca dei piccoli” il progetto la “Polis dei bambini” che si pone, attraverso iniziative ad hoc, l’intento di promuovere la cittadinanza attiva dei piccoli alla vita sociale e di avvicinare i bambini alle Istituzioni, una distanza che ho percepito molto in Calabria. Sono determinata ad impedire che mia figlia e i bambini della comunità si abituino al “brutto” e che apprezzino, invece sempre di più la bellezza di fare comunità. Il mio non è solo un bisogno materno di offrire a mia figlia Ginevra spazi e stimoli adeguati, (come spesso mi sento dire) è la consapevolezza di poter contribuire a rendere migliore in Paese in cui vivo.
Io combatto la mia battaglia sola, incoraggiata da famiglia e amici. Le istituzioni nonostante l’attenzione dei quotidiani non si sono mai interessate, mentre io vorrei condividere quanto ho maturato attraverso questa particolare esperienza. Il mio forte senso civico mi spinge a non mollare. E non importa quale paese mi ospita. Quello che conta è la consapevolezza di avere un ruolo in un sistema sociale composto da bambini, uomini e donne appartenenti ad un’unica razza: quella umana. Grande o piccolo che sia il cotesto di appartenenza, è del tutto irrilevante. Il finto orgoglio territoriale non ha nulla a che fare con la cittadinanza. La Costituzione ci tutela nei diritti sin dalla nascita, ma cittadini consapevoli si diventa. L’indifferenza delle Istituzioni mi porta ad un’unica considerazione: non abbiamo gli stessi obbiettivi.>>