(GuardavalleWeb riceve e pubblica) – Avevano lasciato Placanica con la promessa di tornare, per scoprire quale segreto nasconde quel simbolo trovato all’ingresso della Grotta dei Re. Il gruppo di speleologi e archeologi protagonisti della spedizione esplorativa del settembre 2011 torneranno ad agosto, più motivati che mai, con l’obiettivo di capire se davvero la suggestiva cava che si trova nei pressi del Monte Gallo nasconde le tombe dei 110 Re del Mare di stirpe pelasgica.
“Placanica Cave Project” nasce per iniziativa della Geographical Research Association di Michael Bolognini, uno degli esploratori della missione del 2011, in collaborazione con il Comune di Placanica. Il progetto coinvolgerà anche studiosi del Gruppo Pangea e speleologi dei club alpini Feltre e Val Ceresio.
Annuncia Bolognini: «Effettueremo un’indagine più approfondita del territorio alla ricerca di prove scientifiche che possano confermare le ipotesi avanzate dagli studiosi».
Placanichesi “Indiana Jones”.
Gli speleologi, che rimarranno a Placanica due settimane, hanno anche in mente di coinvolgere gli abitanti del luogo nelle attività esplorative. «In questi mesi – spiega il sindaco Rocco Mario Clemeno – abbiamo visto, soprattutto nei giovani, molta curiosità e attenzione verso le grotte, e così abbiamo chiesto agli speleologi di coinvolgere i placanichesi nel progetto, organizzando visite guidate nelle zone meno pericolose e pur sempre suggestive».
Di recente il Comune, in collaborazione con l’Afor ha concluso i primi lavori di recupero della via di accesso alla Grotta dei Re, realizzando anche una staccionata e un’area ristoro.
I Re del Mare.
La curiosità degli studiosi verso la Grotta dei Re è legata alle scoperte di Mario Tolone, avvocato che tra gli anni Settanta e Novanta ha rinvenuto nella zona di Girifalco un centinaio di statuette e tavolette in pietra o terracotta cosparse di iscrizioni in una lingua iberica simile al basco, utilizzata dai popoli primitivi del Mediterraneo. Alcune di queste tavolette, descrivono il rito di sepoltura dei Re del Mare. E una delle scritte narra appunto delle 110 bare dei sovrani che, nel 6.700 a.C., sarebbero approdate presso l’odierna Squillace, per poi raggiungere la zona di Placanica ed essere custodite temporaneamente nella grotta. Gli speleologi, l’anno scorso, all’ingresso, inciso nella roccia a circa tre metri di altezza, avevano individuato un glifo che corrisponderebbe alla scritta iberica “sepolture”.
Altre ipotesi archeologiche. Una seconda ipotesi storico-archeologica, altrettanto suggestiva, è stata avanzata di recente da Andrea Abou Saida, responsabile dei progetti scientifici dell’associazione Geographical Resarch Association. Grazie alla collaborazione con il famoso epigrafista americano Paul Schaffranke, Abou Saida ha ipotizzato che le tavolette della collezione Tolone possano risalire alla Seconda Guerra Punica, al tempo in cui (tra il 206-202 a.C.) Annibale trascorse circa 5 anni con il suo esercito in Calabria, rifugiandosi tra le montagne calabresi e probabilmente usando le grotte di Placanica per cerimoniali religiosi e di augurio, prima di tornare in Africa e subire la distruzione del suo esercito contro Scipione l’Africano. Secondo questa nuova ipotesi, il simbolo della “Grotta dei Re”, riprodotto anche alla base di una statuetta trovata a Girifalco, indicherebbe la dea cartaginese Tanit.